Rivista "IBC" VIII, 2000, 3

territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni, pubblicazioni

Ghirri e gli altri

Isabella Fabbri
[IBC]

"L'Atlante è il libro, il luogo in cui tutti i segni della terra, da quelli naturali a quelli culturali, sono convenzionalmente rappresentati: monti, laghi, piramidi, oceani, città, villaggi, stelle, isole. In questa totalità di scrittura e descrizione, noi troviamo il posto dove abitiamo, dove vorremmo andare, il percorso da seguire".

Così scriveva Luigi Ghirri nel 1973 presentando il suo primo lavoro fotografico: trentaquattro immagini formato venti per trenta, tratte da un atlante geografico e realizzate con la tecnica della macrofotografia, a comporre un viaggio "all'interno dei segni, delle immagini", l'unico tipo di viaggio ancora possibile nella avvenuta "distruzione dell'esperienza diretta". Un viaggio che parte da ritratti topografici saturi di elementi (a geometria fitta delle costellazioni, una porzione di città americana) e prosegue in una progressiva rarefazione dei segni, prima identificati in segni verbali ("Oceano", "desert"), successivamente ridotti a linee che tagliano e inquadrano superfici, fino a stemperarsi in paesaggi costituiti da macchie di colore.

Il primo lavoro del fotografo reggiano prefigura ampiamente la sua opera successiva e i suoi temi più significativi: l'attenzione al paesaggio inteso come spazio della possibile conoscenza del mondo; il tema del viaggio e dell'esplorazione come riappropriazione percettiva; la riflessione sul ruolo della fotografia e "sul suo potere di variare i rapporti con il reale" che offre una (piccola) opportunità di conoscenza rispetto ad una visione e ad una esperienza altrimenti totalmente codificate. Il progetto "Atlante" inaugura anche un metodo di lavoro che Ghirri manterrà nei suoi numerosi fotolibri: la progettazione "artigianale" del menabò. Un lavoro che prevede tutto: dalla definizione della sequenza,all'incollaggio delle stampe sui cartoncini, alla rilegatura.

A distanza di quasi trent'anni, nell'estate appena trascorsa, il progetto "Atlante" ha ripreso vita a Rubiera (Reggio Emilia): negli spazi dell'Ospitale - grande edificio con corte interna costruito all'incrocio tra la via Emilia e il corso del fiume Secchia, un tempo adibito a stazione di sosta e ricovero per i pellegrini e oggi restaurato e riconvertito a contenitore culturale - sono state presentate le trentaquattro immagini. Contemporaneamente è stato ristampato il volume, realizzato sulla base del menabò costruito dal fotografo e conservato presso l'archivio Ghirri. Il volume comprende anche una seconda versione, con piccole varianti rispetto all'originale e con un titolo diverso: "Weekend". L'iniziativa è stata promossa dal progetto "Linea di confine per la fotografia contemporanea" in collaborazione con l'archivio Ghirri, la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e l'IBC.

La riproposizione di momenti importanti del lavoro fotografico di Ghirri a Rubiera non è nuova: legami di conoscenza diretta e di filiazione ideale uniscono infatti il fotografo reggiano scomparso nel 1992 ai fotografi giovani e affermati che, dalla fine degli anni Ottanta, gravitano intorno a "Linea di confine", progetto di ricerca fotografica sul territorio sostenuto, oltre che da Rubiera, dalla Provincia di Reggio Emilia e dai comuni di Boretto, Brescello, Cavriago, Correggio, Gualtieri, Luzzara, Poviglio, Scandiano e dal Parco fluviale del Secchia.

Da Ghirri "Linea di confine" e i suoi primi animatori (Guido Guidi, William Guerrieri, Paolo Costantini) hanno mutuato il tema della rilevazione del paesaggio come filo conduttore della ricerca fotografica. Rilevazione che si è mossa prevalentemente nell'ambito geografico marcato dal tracciato della via Emilia, prediligendo i territori incerti e precari che si situano tra città e campagna, tra costruito e naturale, in cui il paesaggio sembra scomparire o deflagrare, o ancora le trasformazioni subìte dall'ambiente urbano e l'indagine di quelli che l'antropologo francese Marc Augè ha definito "non luoghi" (spazi codificati di passaggio e di similaggregazione come svincoli autostradali, stazioni di servizio, centri commerciali).

In dieci anni di attività "Linea di confine" è diventata un punto di riferimento importante nel panorama fotografico italiano: ha avviato numerosi laboratori fotografici, tradotti poi in mostre e cataloghi, e ha promosso parallelamente occasioni di incontro e di riflessione. Nel maggio 2000, ormai insediata negli spazi ariosi dell'Ospitale di Rubiera, ha festeggiato i suoi primi dieci anni con una serie di iniziative (mostre, convegno, laboratori fotografici) riunite sotto il titolo "Via Emilia. Ricerche sul territorio". Due le mostre: "Via Emilia. Fotografia, luoghi e non luoghi 2", centrata su lavori inediti di Olivo Barbieri, Guido Guidi, Lewis Baltz, Paola de Pietri, Walter Niedermayr e Franco Vaccari, e la riproposizione di una selezione delle immagini "storiche" di "Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio", mostra pensata e realizzata da Ghirri nel 1986.


L. Ghirri, Atlante, Milano, Edizioni Charta, 1999, 72 p., L. 55.000.

 

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