Rivista "IBC" IX, 2001, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / didattica

Paesaggi in aula

Mario Panizza
[direttore del Dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Modena e Reggio Emilia]
Sandra Piacente
[docente di Geografia presso il Dipartimento di Scienze della terra dell'Università di Modena e Reggio Emilia]

Da vari anni i ricercatori delle discipline scientifiche hanno rivolto l'attenzione ed esteso il loro campo di interesse anche verso settori più legati a problematiche di tipo storico, artistico e sociale. È in parte una conseguenza della necessità di superare una immagine di sé spesso troppo tecnicistica, e in parte deriva dall'adeguamento a una nuova filosofia culturale di integrazione fra discipline scientifiche e discipline umanistiche.

Un ambito preferenziale e stimolante è quello rappresentato dai rapporti fra beni culturali e il contesto paesaggistico in cui sono inseriti e, in particolare, fra essi e le scienze della terra. Infatti lo studio dei beni culturali e dei problemi ad essi collegati deve includere in maniera integrata le relazioni tra le componenti fisiche e quelle antropiche che, nello spazio e nel tempo, hanno interagito, si sono condizionate e si condizionano tuttora. Relazioni che possono essere indicate secondo precise fasi di operatività:

- conoscenza degli aspetti geologicoambientali del territorio in cui è inserito il bene culturale, sia in termini di risorse che di pericolosità;

- individuazione dei rapporti di causa e effetto, visti come studio delle motivazioni ambientali che hanno influenzato e/o determinato la costruzione del bene stesso;

- individuazione e caratterizzazione dei materiali naturali e dei loro derivati, con particolare attenzione alla ricostruzione della zona di provenienza e dei percorsi di approvvigionamento, contribuendo anche a definirne le tecniche di lavorazione e utilizzo, lo stato di conservazione e gli interventi di restauro;

- applicazione di strumenti conoscitivi e metodologici di tipo sedimentologico, stratigrafico, botanico, ecc. nelle ricerche archeologiche;

- valutazione del rischio, determinato da pericolosità geologiche, a cui può essere esposto il bene, al fine di individuare interventi di difesa o di riduzione del rischio stesso;

- valutazione di impatto ambientale, cioè delle conseguenze che la fruizione del bene può portare sull'ambiente naturale, al fine di mettere a punto delle eventuali misure di mitigazione;

- gestione del bene culturale, che non può prescindere dalla sua conoscenza integrata con quella dell'ambiente circostante;

- messa a punto di strategie di interventi di valorizzazione e di fruizione in campo divulgativo, turistico e sociale, nella comprensione dell'ambiente circostante.

Le ricerche, condotte in modo integrato, portano a considerare gli oggetti di studio sotto un nuovo punto di vista, che fa loro assumere un valore non solo scientifico ma anche culturale, nel senso più simbolico e ampio. In tal modo l'individuazione delle radici storiche e scientificoambientali del bene consentiranno di definirne il senso di appartenenza territoriale e di riconoscerne la funzione di patrimonio integrato e collettivo, condiviso e condivisibile.

E proprio per arrivare alla "condivisibilità" più ampia possibile nasce la necessità di mettere in campo nuove strategie di formazione e sensibilizzazione. Ciò che bisogna favorire è il cambiamento del punto di vista: non programmare per proteggere e proteggere per gestire, bensì programmare per far conoscere, conoscere per sviluppare coscienza, coscienza per valorizzare e autoproteggere.


Partendo da queste premesse concettuali e sulla base di esperienze decennali di ricerche condotte negli stessi ambiti l'Università di Modena e Reggio Emilia ha messo a punto un progetto didattico in Scienze dei beni culturali, che comprende un corso di laurea di primo e uno di secondo livello e un master che, promosso dal dipartimento di Scienze della terra, ha coinvolto gran parte delle competenze dell'ateneo.

L'approccio didattico non è tanto improntato alla trasmissione di nozioni quanto di nodi concettuali e metodi disciplinari, volti comunque alla formazione di una cultura integrata e quindi unitaria.

Gli obiettivi formativi evidenziati nel nuovo corso di studi sono in sintesi: creare un'interfaccia di comunicazione ed una integrazione culturale tra competenze umanistiche e tecnicoscientifiche specifiche; fornire strumenti conoscitivi e metodologici nell'ambito dei beni culturali, individuando le relazioni fra questi e i contesti ambientali; fornire conoscenze sulle metodologie di catalogazione informatizzata dei beni culturali, in relazione ai problemi della tutela e della conservazione, anche identificando strumenti per la loro valorizzazione e divulgazione; incentivare prospettive professionali nel campo dei beni culturali, anche a favore della valorizzazione del contesto paesaggistico.

Le conoscenze acquisite, sia in termini di individuazione e valutazione dei problemi che in termini di metodologie e tecniche, hanno lo scopo di formare un professionista capace di promuovere i necessari collegamenti fra le diverse competenze nello studio, nella diagnosi, nella conoscenza e nella tutela-valorizzazione dei beni culturali e del relativo contesto. Il laureato dovrà quindi essere in grado di interagire con gli specialisti delle varie discipline coinvolte nella gestione dei beni in oggetto e di avvalersi dei peculiari apporti tecnicoscientifici. La sua attività, basata sullo studio e la conoscenza del contesto "storico" (storia, preistoria, geostoria), consisterà nella progettazione di interventi efficaci per la conoscenza e la protezione del bene. Questa gestione dinamica è finalizzata anche a una promozione culturale, sociale, economica e turistica e alle problematiche del rischio e dell'impatto ambientali.

Sono evidenti le ricadute culturali e professionali, individuate e sottolineate anche dai numerosi apprezzamenti e dalla disponibilità a collaborare che soprintendenze, musei e amministrazioni (sia locali che regionali) hanno espresso sul progetto. Altrettanto evidenti le ricadute che possono derivare dall'istituzione di un iter formativo così configurato in un territorio come quello delle province di Modena e Reggio Emilia, così ricco di istituzioni culturali spesso non sufficientemente collegate fra loro. La speranza infatti è che il nuovo percorso universitario possa costituire il legante di un sistema a rete fra le diverse istituzioni culturali, volto non solo allo studio e alla ricerca, ma anche al riconoscimento del significato, intrinseco e di contesto, e alla trasmissione di valori.

 

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