Rivista "IBC" IX, 2001, 2

convegni e seminari, pubblicazioni, storie e personaggi

Un europeo del '700

Davide Gnola
[direttore della Biblioteca comunale di Cesenatico (Forlì-Cesena)]

L'attenzione di Rimini nei confronti di Aurelio de' Giorgi Bertola (Rimini 1753-1798) non è mai mancata, forse davvero "perché questo suo cittadino, vissuto in un Settecento cosmopolita, ha bene interpretato della sua terra la vocazione europeistica, l'ampiezza degli orizzonti culturali, l'antropologia curiosa e aperta a ogni esperienza, come si conviene a un mondo che, prima con l'attività marinara, poi con il turismo, non ha mai rinnegato la nativa estroversione". Così nota Andrea Battistini nell'introduzione al volume, pubblicato anche grazie al contributo del Comune di Rimini e dell'IBC, che raccoglie gli atti del convegno dedicato al letterato riminese in occasione del bicentenario della morte e che ha visto la partecipazione di relatori italiani e stranieri.

Aurelio de' Giorgi Bertola, "figura ricca di interessi e di fermenti, facilmente sedotta da ogni esperienza mondana" - sottolinea ancora il curatore - fu senz'altro uomo da meritare tale attenzione. Egli è "un vero rappresentante di quella che è la cultura settecentesca nelle sue dimensioni più affascinanti", aggiunge Ezio Raimondi nelle sue conclusioni al convegno riminese: abate ed insieme massone, pienamente partecipe di un secolo "libertario e libertino", Bertola solletica identificazioni suggestive, "autorizzate" dallo stesso Battistini, come quella con il Don Giovanni mozartiano (magari rivisto cinematograficamente da Losey, nella scena del ballo campestre e della seduzione di Zerlina): del resto, se non "mille e tre", furono varie anche le donne di Bertola (come viene illustrato in una interessante relazione al convegno), il quale fu pure consapevolmente "rivoluzionario": "il popolo ha un'enorme benda sugli occhi: facciamo di strappargliela".

Altre forse troppo azzardate identificazioni vengono alla mente per questo viaggiatore mosso come Bruce Chatwin da un istintivo "horreur du domicile". Bertola non svolge un Grand Tour, che non viene da lui rispettato nelle sue tappe canoniche (sono infatti assenti Londra e Parigi, anche se Bertola conosce bene il "viaggiatore sentimentale" Sterne). La sua anatomia dell'irrequietezza ("Voi non conoscete Bertola. Basta che senta nominare una città, già vuol viaggiare per vederla" - rivelava l'amico Giovan Cristofano Amaduzzi -) mostra invece ogni tappa del suo muoversi connessa con la necessità di nuove e diverse esperienze: da Rimini a Siena, Napoli, Vienna, Pavia, poi nel Viaggio sul Reno, denso di evocazioni musicali (degno di nota, come segnala Raimondi, che diverse citazioni di questa opera compaiano in un recente saggio dedicato dal musicologo Charles Rosen alla Generazione romantica).

Una tale disposizione non poteva che dare luogo, in poesia, a risultati interessanti: Bertola tempera con la nativa dolcezza mediterranea le durezze nordiche ossianico-cesarottiane, dalle quali è attratto, ma alle quali non se la sente di abbandonarsi; la natura arcadica e pastorale viene aggiornata nelle sue opere poetiche con cognizioni scientifiche che gli giungono dalla frequentazione pavese di Spallanzani e Volta. Infine, in un secolo come il Settecento nel quale una favola lirica come il Flauto magico può divenire una sorta di manifesto massonico, anche la musica non può essere aliena dagli interessi di Bertola: si è già rilevata l'assonanza con il personaggio di Don Giovanni, ma più estesamente per Bertola la musica incarna l'ideale di un'armonia che possa ricomporre in un unico disegno diverse voci, tonalità, esperienze: ancora una volta viene spontaneo rammentare Mozart, esempio di una straordinaria diversità e polifonia, ma nel quale anche il sublime e il "non familiare", magari resi con la dissonanza come nel finale del Don Giovanni, sono sempre ricondotti ad una unità di visione "armonica".


Un europeo del Settecento. Aurelio de' Giorgi Bertola riminese, a cura di A. Battistini, Ravenna, Longo, 2000, 466 p., L.45.000.

 

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