Rivista "IBC" X, 2002, 2

musei e beni culturali / didattica

Da otto anni, a Bologna, il Museo Davia Bargellini e le Collezioni comunali d'arte funzionano, dal punto di vista didattico, come un sistema.
Una rete da percorrere... a piedi

Rita Novelli Nanni
[responsabile didattica dei Musei civici d'arte antica di Bologna]

Dire che ogni museo fa parte di un insieme più ampio è ormai cosa ovvia, così come osservare che il grado di comprensione della sua "rete" è inevitabilmente legato alla cultura, all'esperienza e alla sensibilità di ogni singolo visitatore. Se richiamo la natura soggettiva di tali rapporti è perché avverto, accanto alla loro ineluttabilità, i limiti ed i rischi di una loro fissazione. Tanto più che mi occupo di didattica rivolta alla scuola, un'attività indirizzata ad un'utenza in cui i "rapporti" si complicano, perché entrano in gioco non solo gli interessi e le esperienze dell'insegnante e di ogni singolo alunno, ma anche quelli collettivi della classe tutta, oggi sempre più variegata per etnie e culture.

Da circa otto anni due musei di Bologna funzionano praticamente, dal punto di vista didattico, come un "sistema museale": sono il Davia Bargellini e le Collezioni comunali d'arte. L'attività didattica rivolta alle scolaresche attivata al Museo civico d'arte industriale e galleria Davia Bargellini dal 1984 ha dimostrato, fin dai suoi primi passi, l'urgenza di superare lo spazio-museo.1 Un'ulteriore prova della fisiologica necessità di superare le mura del museo è l'evoluzione del percorso "Vita di una famiglia nobile del Settecento", nato nel 1988, che inizialmente si limitava a Palazzo Bargellini proponendo la storia dell'omonima famiglia, la lettura dello storico edificio, degli arredi e dei dipinti provenienti dalla nobile dimora. Il percorso aveva riscosso un vero consenso presso le scuole, ma l'opuscolo-questionario che lo accompagnava avvertiva già del bisogno di spaziare oltre: la formula stessa del questionario risultava funzionale al lavoro scolastico, ma nasceva anche dall'intenzione di non esaurire le domande, bensì di lasciarle aperte. La pubblicazione stessa, in chiusura, suggeriva vari itinerari per inquadrare ed allargare l'argomento e al primo posto figuravano proprio le Collezioni comunali d'arte.

Fu nel 1994, però, che ebbe inizio concretamente l'intreccio didattico tra i due musei. Massimo Ferretti, direttore scientifico dei Musei civici d'arte antica (Civico medievale, Collezioni comunali d'arte, Davia Bargellini), lanciò due proposte accettate con entusiasmo dal pubblico: collegare la visita domenicale dei musei alla scoperta di un luogo della città e programmare visite guidate festive e pomeridiane, con taglio rinnovato, per genitori e bambini. Il dirigente orientò anche la didattica rivolta alle scuole in questo senso e fu così che i due musei furono collegati, come già io stessa, incaricata dell'attività didattica del Davia Bargellini, avevo suggerito nell'appendice dell'opuscolo citato.

Da quel momento la visita si è potuta svolgere, a seconda della richiesta, anche in due tappe: la prima al Davia Bargellini e la seconda alle Collezioni comunali. I due musei presentano infatti innegabili affinità nella storia e nella tipologia: nati nei medesimi anni, arredati, conservano ed espongono materiali provenienti dagli edifici storici in cui hanno sede. La storia di entrambi i palazzi è un indispensabile elemento di coesione, perché educa l'occhio alle forme architettoniche e decorative e contemporaneamente permette d'ambientare i materiali ed evocare in modo tangibile la vita quotidiana che vi si svolgeva.

Ma il legame esistente tra Palazzo Bargellini e il Palazzo Comunale è, per altri versi, ancora più stretto: con l'allungamento in Palazzo d'Accursio il percorso didattico offre un evidente esempio del governo misto dello stato della Chiesa a Bologna. Se Palazzo Bargellini è stato la residenza di una delle tante famiglie senatorie bolognesi, Palazzo Comunale ospita la sala del senato e l'appartamento estivo del Cardinal Legato, dove oggi hanno sede, appunto, le Collezioni comunali.

Il prolungamento della visita offre altresì ai ragazzi l'opportunità di una riflessione storica più ampia sul ruolo politico dell'aristocrazia del tempo, esemplificata dalla sala Urbana, detta anche "sala degli stemmi". I numerosi emblemi che vi figurano appartengono ai cardinali legati che si sono avvicendati nella carica a Bologna; i principi della Chiesa, là ricordati, provenivano infatti dalle più importanti famiglie italiane del tempo, nobili e principesche. Nel retroterra culturale del ragazzo i loro nomi, apposti sotto la raffigurazione araldica, evocano sempre una città, un luogo, un avvenimento, che li fa spaziare oltre i confini, in tutta la nostra penisola.

La seconda parte della visita, a Palazzo Comunale, è altresì l'occasione per cominciare a spendere e a verificare quanto è stato appreso nel corso della prima tappa. Ecco, per i ragazzi, l'emozione della scoperta, un'emozione preparata e favorita anche nella sua espressione. L'allenamento dell'occhio a cogliere affinità e diversità, la padronanza linguistica in ambito architettonico, decorativo, araldico, pittorico danno ora i loro frutti. In questa seconda tappa la rielaborazione delle conoscenze è il primo passo per la trasformazione delle risorse: da indotte ad autonome. Ritengo che nell'epoca dei files un intervento "tradizionale" - prezioso per la crescita di un giovane - sia anche propedeutico, come tante altre esperienze dirette, alla lettura e al godimento del virtuale.

Dopo diversi anni trascorsi in questo campo sono certa che l'esperienza didattica con le scuole possa risultare utile anche ad un pubblico più variegato, disposto a farsi accompagnare dall'agile e nuova pubblicazione sull'argomento, ora in cantiere. Ma, come spesso succede mentre si decide di "fissare" qualcosa, all'orizzonte compare già del nuovo di cui non si può non tenere conto: è il caso delle formidabili tempere provenienti da Palazzo Aldrovandi, un recente acquisto delle Collezioni comunali d'arte.2 Una conferma in più che ogni museo è vivo ed è una rete.

 

 

Note

(1) Fin dal primo percorso, "La ceramica graffita nell'età rinascimentale", l'obiettivo di questo museo d'arte industriale non era solo mettere a fuoco il vasellame dell'epoca indicata e le relative tecniche di lavorazione. Inevitabilmente l'attenzione veniva portata lontano, nel tempo e nello spazio: le dimostrazioni pratiche di un anziano vasaio erano accompagnate, ad esempio, dai suoi commenti ai disegni del Cinquecento di Cipriano Piccolpasso conservati al Victoria and Albert Museum di Londra, il primo museo d'arte industriale del mondo. Altro obiettivo di questo itinerario era poi riflettere sulla terracotta, uno dei materiali più usati nel corso di tutta la storia umana e ancora così presente non solo in città, ma in tutta la nostra regione. Ovviamente si invitavano a visitare i luoghi più significativi, presentati solo virtualmente, attraverso le diapositive.

(2) C. Bernardini, Passato e presente, in Sette dipinti, a cura di B. Buscaroli, Ferrara, Edisai, 2002, pp. 23-31.

 

 

 

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