Rivista "IBC" X, 2002, 2

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

Il Cinquecento a Bologna. Disegni dal Louvre e dipinti a confronto, a cura di M. Faietti con la collaborazione di D. Cordellier, Milano, Electa, 2002.
Il Cinquecento a Bologna

Elisabetta Landi
[IBC]

A Bologna e alla grafica del Cinquecento è dedicata la mostra allestita dal 18 maggio al 18 agosto 2002 in Pinacoteca e nelle Sale delle Belle Arti. Sono 103 le opere in catalogo e 59 i disegni presentati, più della metà mai visti in Italia. Molti i prestiti da collezioni grafiche francesi: 55 fogli provengono dal Louvre, dove furono esposti nel 2001 nella rassegna "Un siècle de dessin à Bologne 1480-1580. De la Renaissance à la réforme tridentine" curata da Marzia Faietti, direttrice del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca di Bologna e Dominique Cordellier, conservateur en chef del Cabinet des Dessins del Louvre: gli stessi autori dell'esposizione giunta a Bologna grazie al gemellaggio tra il Département des Arts graphiques du Musée du Louvre e la Pinacoteca Nazionale.

Di scena la "bolognesità", intesa come carattere peculiare e distintivo della produzione figurativa locale individuata da precise coordinate: le ricerche espressionistiche dell'Aspertini, per esempio, adeguate alla fisiognomica dell'Achillini e contrapposte alla suprema semplificazione formale di Francesco Francia o alla purezza metafisica di un eroe solitario come il Bagnacavallo, fino al vigore deformante del Nosadella o alla sintesi di molteplici personalità di artisti filtrate nell'opera di Biagio Pupini.

Accanto ai disegni, circa una quarantina di dipinti si allineano lungo il percorso espositivo evidenziando l'apporto di diversi artisti al tessuto pittorico locale ritagliato entro le coordinate di quel secolo denso di avvenimenti e virate di cultura: dal protoclassicismo elegante di ispirazione umbro toscana suggerito all'aprirsi del Cinquecento dalla forte personalità di Giovanni II Bentivoglio alla Bologna cattolica e postridentina del cardinal Paleotti per giungere infine, dagli anni Settanta, al pontificato del Boncompagni precedente, ma di poco, la riforma artistica dei Carracci.

Presenze autorevoli e capolavori testimoniano del vario intreccio dei bolognesi con Roma, prima della cacciata dei Bentivoglio e ancor più dopo il passaggio al governo pontificio: con Firenze, polo di attrazione coi cantieri vasariani di palazzo Vecchio; con Venezia, simbolo di cultura mediato da Dosso Dossi e Girolamo da Carpi e meta ambita per Lorenzo Costa, Marcantonio Raimondi e Amico Aspertini. Non da ultimo con le signorie vicine di Mantova e Ferrara, di Modena o di Parma, tramite Giulio Romano, Parmigianino, Niccolò dell'Abate: fino a Genova, decentrata quanto attraente, e non di meno, grazie al cantiere di palazzo Doria.

Così, oltre ad immancabili presenze come la Santa Cecilia di Raffaello, capolavoro della Pinacoteca, la mostra propone dipinti di interlocutori illustri dei pittori bolognesi: da Girolamo da Treviso, lungamente impegnato nella città delle due torri, al Parmigianino, rappresentato dal San Rocco della basilica petroniana, a Girolamo da Carpi, del quale l'esposizione ripropone la pala di San Salvatore (Madonna e Santi), a Giorgio Vasari, Niccolò dell'Abate, Tommaso Laureti, Denjs Calvaert, insieme ad opere locali di Lorenzo Costa, Francesco Francia, Amico Aspertini, presente con la pala celeberrima di San Martino, Innocenzo da Imola, Bagnacavallo, Biagio Pupini, Fontana, Tibaldi, Nosadella, Raimondi e altri maestri, in un rimando continuo ed efficace alla rassegna dei disegni.

Commenta la mostra il catalogo edito da Electa e curato da Marzia Faietti con la collaborazione di Dominique Cordellier: un prezioso strumento di lavoro corredato di numerose immagini e riferimenti di confronto utili all'inquadramento dell'area culturale esaminata.

 

Il Cinquecento a Bologna. Disegni dal Louvre e dipinti a confronto, a cura di M. Faietti con la collaborazione di D. Cordellier, Milano, Electa, 2002, 383 p., s.i.p.

 

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