Rivista "IBC" XI, 2003, 3

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / itinerari, pubblicazioni

A. Brilli, Un paese di romantici briganti. Gli italiani nell'immaginario del Grand Tour, Bologna, il Mulino, 2003.
Gli stranieri ci guardano

Valeria Cicala
[IBC]

L'articolo di Umberto Eco Com'è l'Italia descritta dagli altri che funge da prefazione al libro Italieni. Le lettere dall'Italia dei corrispondenti stranieri, pubblicato su "la Repubblica" di venerdì 11 luglio 2003, rimanda, sebbene non lo si citi, a un recente e bel libro di Attilio Brilli: Un paese di romantici briganti. Gli italiani nell'immaginario del Grand Tour. Pur nel differente arco cronologico preso in considerazione da Brilli e nella diversa ottica di chi scrive, dalla lettura del saggio emergono alcune considerazioni formulate dagli stranieri sull'approccio alla realtà politica, al modo che gli italiani hanno di porsi rispetto alle grandi problematiche, che non sono poi così differenti dalle corrispondenze attuali. Si potrebbe dire che queste denunciano e "soffrono", a volte, degli stessi tòpoi.

L'autore ha scritto altri testi ben noti e fondamentali per chi si dedica a questo ambito di ricerca, e che si segnalano anche per lo stile della narrazione. C'è una sottile capacità di riallacciare i nodi della storia culturale dando luce assai efficacemente al contesto sociale e antropologico che si delinea. La sapienza della documentazione anche in questo nuovo libro si compenetra con il ritmo del racconto. Brilli ritorna sulla lunga stagione del Grand Tour (dal diciassettesimo secolo, di cui l'esponente più anziano è Jean-Baptiste Labat, nato nel 1663, si arriva agli inizi del Novecento con Mark Twain, morto nel 1910, oltre alle tantissime e continue citazioni di altri eminenti figure).

Sono messi a confronto o resi paradigmatici itinerari e considerazioni di personaggi che hanno attraversato l'Italia con fortissime aspettative, nella fascinazione costante del passato, sentendosi a volte i salvatori e gli estimatori ultimi di un patrimonio di cui gli italiani sono spesso inconsapevoli, e che forse neanche meritano. La lettura del libro offre spunti significativi ripensando l'attuale situazione dei nostri beni culturali. Gli illustri forestieri che hanno attraversato questa terra mitica, concentrato di ideali e di arte, rifiutando spesso di guardarne la realtà, hanno portato inevitabilmente il "bagaglio" della loro cultura, delle loro consuetudini e dei loro preconcetti; e in questa nuova ricerca l'autore mette a fuoco la dimensione frequentemente schiacciata e stereotipa in cui vengono fissati gli abitanti del nostro paese.

Nei sei capitoli in cui si articola l'analisi dei testi, delle immagini, delle corrispondenze dei viaggiatori - tra i quali predominano gli anglofoni (21 su 35 ai quali si fa più sistematicamente riferimento e di cui figurano, opportunamente, le schede biobibiografiche) - si compone il rapporto spesso mancato, perché evitato o ritenuto superfluo, con chi abita nei luoghi che tanto entusiasmano i viaggiatori. Uno spaccato assai interessante che riguarda non solo le grandi città, ma anche tanti centri, cosiddetti minori, ma paesaggisticamente e artisticamente ben noti. I viaggiatori sono "turisti" spesso disposti anche ad affrontare itinerari meno agevoli pur di raggiungere il luogo o l'oggetto del desiderio: la passione per il Guercino, ad esempio, porta molti a Cento, altri affrontano un impervio tragitto per visitare Urbino e il Montefeltro. Si assiste alla riscoperta dell'arte dei secoli immediatamente anteriori al Rinascimento.

Colpisce il rammarico che viene espresso per la raggiunta unità politica che infrange una certa visione statica e volta solo al passato a cui il forestiero non sa rinunciare, come pure sembra essere perenne la diffidenza per le popolazioni del Sud, coniugata alla forte attrattiva che quest'area geografica esercita per le sue condizioni climatiche, le stesse che vengono stigmatizzate perché responsabili dei costumi e delle abitudini di vita poco edificanti dei locali. Dalle contraddizioni e dall'enfasi dei nostri ormai lontani visitatori, così come emergono da questo ottimo e incalzante libro, possiamo cominciare a rileggere e a rivisitare, senza permaloso risentimento, bensì con indispensabile autoironia, non solo l'Italia, ma anche molti degli umori e degli atteggiamenti che ci configurano attualmente.

 

A. Brilli, Un paese di romantici briganti. Gli italiani nell'immaginario del Grand Tour, Bologna, il Mulino, 2003, 167 p., Ç 11,50.

 

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