Rivista "IBC" XI, 2003, 3

territorio e beni architettonici-ambientali / itinerari, pubblicazioni

G. Cenacchi, I Monti Orfici di Dino Campana. Un saggio e dieci passeggiate, Firenze, Edizioni Polistampa, 2003.
Cercatemi sull'Appennino

Isabella Fabbri
[IBC]

Alla vasta letteratura critica su Dino Campana - a cui a suo tempo ha contribuito anche l'IBC con una mostra e un catalogo dedicati al periodo bolognese del poeta di Marradi (I portici della poesia: Dino Campana a Bologna (1912-1914), a cura di Marco A. Bazzocchi e Gabriel Cacho Millet, Bologna, IBC - Pàtron Editore, 2002) - si aggiunge ora, come ulteriore tassello, un libro originale, per metà saggio e per metà guida escursionistica dedicata a dieci itinerari campaniani sull'appennino tosco-emiliano. L'autore Giovanni Cenacchi non fa di mestiere il critico letterario. È amante della montagna (camminatore e scalatore) e lettore per passione di Campana. Un investimento duplice il suo, che gli consente di esplorare con finezza e adesione, si potrebbe dire passo dopo passo, ma senza ingenuità, alcuni dei luoghi/temi centrali della poetica campaniana, riscoprendoli e rileggendoli proprio là dove sono maturati e in qualche modo sedimentati.

L'Appennino che domina Marradi nei suoi due versanti romagnolo e toscano, con la sua solitudine, le sue asprezze e dolcezze improvvise, è il luogo che Campana scelse come rifugio contro le sofferenze e le incomprensioni di una vita erratica e tormentata, ma che rappresentò anche una primaria fonte di ispirazione, "emblema e spazio ideale in cui la poesia potesse abitare". Le sue passeggiate, i suoi percorsi, l'incessante andare e venire dal "tumulto delle città colossali" sospinto dall'esigenza, vitale ma mai soddisfatta, di un riconoscimento da parte della società letteraria del suo tempo, sono ancora tutti scritti nelle valli, nei crinali e nel reticolo dei sentieri, da Marradi alla Verna, da Campigno al monte Falterona.

"Salgo (nello spazio, fuori dal tempo)" scrive Campana e Cenacchi sottolinea come lo spazio e l'esperienza della montagna e del cammino acquistino per Campana la centralità di soluzioni allo stesso tempo esistenziali e poetiche. La terra d'esilio appenninica in cui Campana studia, legge e scrive, e che abita nei suoi periodici ritorni, gli permette una concreta via di fuga: fuga dal mondo e dal tempo, che Campana, sulle orme di Nietzsche, considera la prigione del soggetto. Liberarsi dal tempo significa consegnarsi allo spazio, alla radicalità delle cose e degli elementi della natura che esistono fuori da noi, che non sono nati da un nostro progetto. Significa anche acquisire e mettere alla prova la sapienza di una scrittura poetica che aderisca a queste cose, che sappia coglierle e seguirle nel loro movimento. Una scrittura visiva e visionaria insieme.

L'Appennino è dunque qualcosa di molto più denso e pregante di un semplice sfondo, della casuale scenografia che ambienta la vita e l'opera di Campana. Ripercorrerlo, dice Cenacchi, rappresenta così un modo (il modo?) per essere finalmente buoni lettori di Campana.

 

G. Cenacchi, I Monti Orfici di Dino Campana. Un saggio e dieci passeggiate, Firenze, Edizioni Polistampa, 2003, 224 p., Ç 16,00.

 

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