Rivista "IBC" XII, 2004, 4

territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni

La migliore architettura del Novecento chiede di essere conosciuta, valutata e tutelata: un progetto della Regione Emilia-Romagna risponde con una ricognizione che ha censito quasi seicento edifici.
Indagini sul contemporaneo

Piero Orlandi
[IBC]

Piero Orlandi, architetto, responsabile del Servizio regionale di programmazione e sviluppo dell'attività edilizia, è anche il nuovo responsabile del Servizio per i beni architettonici e ambientali dell'IBC. Da questo numero fa parte della redazione della rivista.

 

La nuova legge regionale 16 del 2002 sulla qualità architettonica e paesaggistica del territorio ( www.regione.emilia-romagna.it/edilizia/recupero-edilizio-LR16) ha l'obiettivo di promuovere progetti di enti locali, enti pubblici e soggetti privati che puntino alla conservazione degli edifici di pregio e alla valorizzazione delle aree urbane di valore storico che siano in condizioni di degrado o di sottoutilizzo. Ma la innovazione della legge consiste nell'affrontare questi temi con un'ottica aggiornata all'oggi, ovvero con progetti che prevedano anche la realizzazione di architettura ed arte contemporanee, e che al tempo stesso, quando necessario, utilizzino il metodo della demolizione di opere ed edifici considerati incongrui con il paesaggio urbano ed extraurbano. In questo modo si possono dare risposte efficaci, in grado di riqualificare gli spazi della città diffusa, delle periferie, dell'edilizia che caratterizza l'espansione urbana a macchia d'olio degli ultimi decenni del secolo scorso.

Ma la ricerca della incongruità edilizia, l'aspirazione a migliorare l'architettura e l'urbanistica delle città non deve condurre a generalizzazioni. Il Novecento ci ha lasciato anche capolavori dell'architettura che sono già in parte studiati - in particolare, quelli dei primi cinquant'anni - e che devono essere restaurati e preservati dalla distruzione o dalle manomissioni. Per questo motivo la legge 16/2002 prevede anche di erogare contributi per interventi di restauro del moderno e soprattutto promuove gli studi dedicati alla conoscenza degli edifici di interesse architettonico costruiti nel secolo appena trascorso. L'opinione pubblica è portata infatti a dare un giudizio negativo della modernità, sulla spinta della constatazione della scarsa qualità di spazi e di vita delle periferie novecentesche; un compito che la Regione può svolgere efficacemente consiste proprio nel diffondere una maggiore conoscenza dei casi eccellenti dell'architettura della seconda metà del Novecento. Può essere utile rendere la gente consapevole che il degrado urbano non è da attribuire soltanto alle colpe degli architetti, ma è frutto di una serie di fattori verificatisi in momenti diversi nel corso dell'ultimo mezzo secolo: tra questi, la crescita demografica delle aree urbane, l'aumento della ricchezza (durante il boom economico) e il conseguente consumo di territorio, una gestione urbanistica non sempre all'altezza nel rispondere ai complessi fenomeni economici e demografici, l'imitazione frettolosa e scadente di modelli architettonici resa possibile anche dal rapidissimo progresso tecnologico degli anni del secondo dopoguerra.

L'Assessorato regionale alla programmazione territoriale ha dunque deciso di affidare al Servizio per i beni architettonici e ambientali dell'IBC una ricerca estesa a tutto il territorio regionale e riferita al periodo 1945-2000, proprio per distinguere, nella massa della produzione edilizia degli ultimi cinquant'anni, gli edifici di pregio. È evidente che l'obiettivo finale consiste nel preservare dalla distruzione questi edifici; ma prima ancora di questa finalità, si tratta di promuovere, come detto, una migliore conoscenza e una diversa valutazione dell'architettura contemporanea.

La ricerca, condotta da Luisa Bravo e Matteo Porrino, è stata eseguita utilizzando due strumenti principali: la consultazione di un repertorio bibliografico costituito da alcune guide e monografie e dalle principali riviste di settore; e la individuazione di alcuni referenti nominati dalle università tecniche della regione (facoltà di architettura e ingegneria di Parma, Ferrara, Modena, Bologna e Cesena), e dai comuni superiori a 50.000 abitanti (Rimini, Cesena, Forlì, Faenza, Imola, Bologna, Carpi, Modena, Reggio, Parma, Piacenza, Ravenna, Ferrara). Questa prima fase di lavoro, condotta nel 2003, ha portato all'individuazione di circa 600 edifici. È ora in corso una campagna fotografica, affidata a Riccardo Vlahov, e che dovrà confluire, nel corso del 2005, in una mostra e in un volume che conterrà la schedatura più approfondita di una campionatura più ristretta di edifici, ottenuta con la consulenza di alcuni docenti universitari: Maristella Casciato, Giovanni Leoni, Mario Lupano e Vittorio Savi. Per questa seconda fase è prevista una collaborazione con la Direzione per l'arte e l'architettura contemporanee del Ministero per i beni e le attività culturali, e con la Direzione regionale per l'architettura e il paesaggio, collaborazione regolata da un protocollo d'intesa che sarà siglato a breve.

Gli edifici compresi nella ricerca sono stati suddivisi in cinque periodi che hanno il compito di contestualizzare il progetto di architettura rispetto allo sviluppo sociale ed economico della regione e del paese. I periodi scelti sono:

1) l'architettura della ricostruzione, dal 1945 alla fine degli anni Cinquanta (il tema dominante sono i quartieri "INA-Casa");

2) la crescita della città, dalla fine degli anni Cinquanta ai primi anni Settanta (i piani per l'edilizia economica e popolare e l'espansione delle aree industriali);

3) la seconda fase di espansione: gli anni Settanta (i centri direzionali, i quartieri fieristici, il recupero del centro storico);

4) gli anni Ottanta (l'avvio dei programmi complessi di riqualificazione urbana);

5) gli anni Novanta e gli anni recenti (le infrastrutture per i trasporti e l'accessibilità urbana).

Oltre agli edifici possono far parte degli elenchi anche gli spazi interni aperti al pubblico, in quanto spesso possono contribuire alla formazione di un preciso paesaggio urbano (ad esempio le gallerie commerciali); le opere di restauro, ma soltanto nel caso che non si tratti di restauro di tipo scientifico conservativo, ma di progetti di recupero edilizio in cui alla rifunzionalizzazione-riqualificazione è accompagnata una reinterpretazione architettonica operata dal progettista; gli spazi aperti, come piazze, giardini pubblici, aree monumentali, che sono stati schedati in quanto parte caratterizzante della forma urbana. La campagna fotografica in corso ha poi preso in considerazione le decorazioni artistiche degli edifici eseguite con l'applicazione della cosiddetta "legge del due per cento", la legge 717 del 1949.

Gli edifici selezionati sono firmati da tutti i grandi nomi dell'architettura italiana del Novecento. A titolo puramente esemplificativo, si indicano alcuni casi:

● A Bologna, il quartiere Barca di Giuseppe Vaccaro (1957-62), il negozio Gavina di Carlo Scarpa in via Altabella (1961-63), il Monte dei Paschi di Siena in via Rizzoli di Ferdinando Forlay (1962-65), la Biblioteca di Economia e commercio di Enzo Zacchiroli in via Belle Arti (1963-73), la Chiesa di San Pio X in via della Pietra di Giorgio Trebbi (1960-68), la stazione di servizio e il ristorante Mottagrill Cantagallo di Melchiorre Bega (1960-61).

● A Parma si segnalano il restauro del palazzo della Pilotta ad opera di Guido Canali (1970-86), l'Istituto Giordani in via Toscana di Costantino Dardi (1985-2000), il centro commerciale Torri di Aldo Rossi e Gianni Braghieri (1985-88), l'Istituto tecnico Bodoni in via Piacenza di Guido Canella, la sistemazione del Piazzale della Pace di Mario Botta (1996-98), il nuovo e recentissimo Auditorium di Renzo Piano nell'ex zuccherificio Eridania; a Salsomaggiore le Terme Zoja di Franco Albini (1967-71).

● A Reggio Emilia, il quartiere INA-Casa "Rosta Nuova" di Franco Albini, Franca Helg e Enea Manfredini (1956), la Camera di commercio di Osvaldo Piacentini - Cooperativa Architetti e Ingegneri (1954-55), la nuova sede del Consorzio Parmigiano-Reggiano di Guido Canali (1977-83).

● A Modena, il famosissimo Cimitero di San Cataldo di Aldo Rossi e Gianni Brughieri (1971-83); a Carpi, il Monumento al deportato del gruppo BBPR, Belgiojoso, Peressutti e Rogers (1963-73), con importanti interventi artistici di Guttuso, Cagli, Léger, Picasso; a Maranello, la Galleria del vento della Ferrari, di Renzo Piano.

● A Ferrara, il restauro e ampliamento del Palazzo di Giustizia, di Carlo Aymonino (1977-84), il complesso INA-Casa di via Isabella d'Este di Giovanni Michelucci (1955), il complesso di Porta Reno di Adolfo Natalini (1993); a Comacchio, la Casa-museo Remo Brindisi di Nanda Vigo (1967-71).

● A Cesena, l'Hotel Casali di Giuseppe Mazzanti (1957), il piano di riqualificazione urbana Ex Zuccherificio di Vittorio Gregotti (1995-2002); a Cesenatico, il municipio di Giò Ponti (1959-60), la colonia marina Enpas in località Tagliata, di Paolo Portoghesi e Eugenio Abruzzini (1961-65).

● A Ravenna, l'Esattoria comunale della Cassa di risparmio di Ludovico Quadroni (1962-68), la Centrale termoelettrica SADE a Porto Corsini di Ignazio Gardella (1957), il restauro della Biblioteca Classense di Marco Dezzi Bardeschi (1987), le case bifamiliari e in linea di Aldo Aymonino, Claudio Baldisserri e Lorenzo Sarti a Lido di Classe (1983-88), la palazzina direzionale Kubo in piazza Zaccagnini di Franco Purini e Laura Thermes (2000-01), varie ville di Bruno Minardi in viale delle Nazioni a Marina di Ravenna (1999-2001); a Faenza, la fabbrica Caroli, di Gabriele Lelli e Davide Cristofani (1995-96), la sala mostra e uffici per il gruppo ICF di Alessandro Bucci (1999-2001).

La crescente attenzione dedicata negli ultimi anni alla architettura e all'urbanistica del Novecento ha preso impulso dall'attività meritoria di associazioni culturali (in particolare: DOCOMOMO - DOcumentation and COnservation of buildings, sites and neighborhoods of the MOdern MOvement, www.docomomo.com; AAA - Associazione nazionale degli archivi di architettura contemporanea, oberon.iuav.it/aaa.html), di studiosi e dipartimenti universitari, e della Direzione per l'architettura e l'arte contemporanee del Ministero per i beni e le attività culturali (www.darc.beniculturali.it). Gli studi si rivolgono ora con rinnovata intensità alla conoscenza, inventariazione, restauro e promozione degli archivi degli architetti del Novecento, in considerazione della loro fondamentale importanza per affrontare qualsiasi intervento di conservazione degli edifici. Anche la Regione Emilia-Romagna, sempre in riferimento al dettato della legge 16/2002, ha avviato una sua attività di ricerca in questo campo (affidata ad Annunziata Robetti) affiancandosi al lavoro già svolto da anni da istituzioni come il Centro studi e archivio della comunicazione - CSAC di Parma (www.unipr.it/arpa/csac/home.htm), l'Archivio storico dell'Università di Bologna, soprattutto grazie a Giuliano Gresleri e Maria Beatrice Bettazzi (www.archiviostoricounibo.it/), e da alcuni ordini degli architetti.

Ci si è mossi finora cercando di restituire un catalogo dei principali luoghi, in prevalenza pubblici, in cui è conservata in regione la documentazione sull'architettura del Novecento, stimolati dal difficile quesito "Conservare la memoria o conservare gli edifici?" che veniva posto in un numero della rivista "Parametro" (il 230 del 1999: www.parametro.it/parametro.htm), interamente dedicato agli archivi di architettura: in un certo senso, il progetto ambizioso della legge 16 è di fare entrambe le cose, promuovere la conoscenza del Novecento e dei suoi vertici qualitativi - soprattutto della seconda metà, più sconosciuta da un punto di vista critico e meno popolare e più osteggiata dalla sensibilità comune - e offrire strumenti, gli archivi degli architetti tra questi, per poter affrontare le scelte di cosa restaurare in modo prioritario, visto che forse non tutto deve esserlo necessariamente, come sembrava suggerire con ragionevolezza Maristella Casciato su quella stessa rivista.

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