Rivista "IBC" XIII, 2005, 2

biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni

Una passione balcanica tra affari, botanica e politica coloniale, a cura di M. G. Bollini, Bologna, Comune di Bologna, 2005.
Un naturalista nei Balcani

Stefano Pezzoli
[IBC]

A Bologna, nelle logge superiori del cortile dell'Archiginnasio, dal 3 marzo al 25 giugno 2005, è stata aperta una mostra dal titolo "Una passione balcanica - politica coloniale, affari e botanica tra la dissoluzione dell'impero ottomano e la seconda guerra mondiale". Questa rassegna, formata da documentazione cartacea, fotografie d'epoca e alcuni oggetti, ha dato visibilità al cospicuo lavoro di inventariazione scientifica dell'archivio di Antonio Baldacci (Bologna 1867-1950), materiale documentario che fu donato alla Biblioteca dell'Archiginnasio dai nipoti Lorenzo e Maria Teresa Arus nell'anno 2000, insieme a circa 4000 fra libri e opuscoli. L'evento espositivo è stato accompagnato dall'uscita di un ponderoso volume della collana "Biblioteca de 'L'Archiginnasio'" (serie III, 4), a cura di Maria Grazia Bollini, Una passione balcanica tra affari botanica e politica coloniale, contenente l'inventario del fondo Antonio Baldacci, costituito da corrispondenza, scritti di viaggio, carte e documenti personali, biglietti da visita, materiale fotografico, periodici, stampe e documenti cartografici, e un antico erbario. Un fondo ricchissimo, imprescindibile per chi vorrà approfondire le relazioni fra l'Italia e il mondo balcanico fra Otto e Novecento.

Il bolognese Baldacci fra il 1885 e la prima guerra mondiale compì infatti numerosi viaggi nell'area balcanica, prevalentemente nel Montenegro e in Albania, mosso primariamente da interessi geografici e botanici, che col passare del tempo andarono progressivamente allargandosi a una dimensione etno-antropologica con chiari e manifesti risvolti di adesione alla politica coloniale italiana, di evidente tendenza espansionistica sulle terre dinariche. Così Baldacci, attento fitogeografo e osservatore della natura dei luoghi, si applicò anche a missioni diplomatiche come informatore e svolse pure il ruolo di mediatore commerciale tra Italia e Montenegro. Fu pure inviato speciale per il quotidiano "Il Resto del Carlino", dopo la formazione dello stato jugoslavo fu tenace propugnatore dell'indipendenza del Montenegro e fino agli ultimi tempi mantenne vivo interesse per relazioni italo-slave e italo-albanesi.

Di questa intensissima e variegata attività la mostra ha offerto campioni documentari e oggetti, provocando curiosità per un'esplorazione pionieristica, con squarci su di un arduo transito in paesi ancora chiusi a uno sguardo "europeo". Ed esibendo una strana commistione di attenzioni e scopi diversificati, affiorante dai quadri espositivi, dalle situazioni e dalle attività diverse palesate nelle lettere e nei documenti. E poi le fotografie, dove domina l'asprezza di un paesaggio arido, l'isolamento fra le montagne, dove appaiono costruzioni povere, e gruppi di persone, gli uomini sempre armati, e le donne separate dagli uomini; fra le fotografie alcuni esemplari dello studio Marubi di Scutari, del piacentino Pietro Marubi, stupefacente galleria di uomini e donne in costume tradizionale, dagli sguardi fissi o estremizzati, con abbondanza di armamento, e pose in appoggio a rustici intrecci di rami d'albero.

Fra i tanti pezzi esposti un passaporto in caratteri arabi rilasciato a Baldacci dall'autorità ottomana; alcuni oggetti (un podometro, una macchina fotografica Kodak folding pocket, un barometro Golaz, un cucchiaio di legno intagliato con fischietto incorporato, un paio di calze albanesi di lana con ricche decorazioni); una cartolina pubblicitaria della rivista "Adriatico nostro" con un leone di San Marco apertamente aggressivo; un quaderno di viaggio in Montenegro che elenca il contenuto dei bagagli di Baldacci; un lasciapassare rilasciato dal Capo di Stato Maggiore della Marina per missione riservata; biglietti da visita in varie lingue e diversi alfabeti; uno stralcio topografico della valle del Cem, fra Albania e Montenegro, con tracciati itinerari manoscritti; una dedica con fotografia del "vecchio filibustiere fiumano Gabriele D'Annunzio"; il libretto del film Non v'è resurrezione senza morte, pellicola propagandistica filo-montenegrina.

 

Una passione balcanica tra affari, botanica e politica coloniale, a cura di M. G. Bollini, Bologna, Comune di Bologna, 2005 ("Biblioteca de 'L'Archiginnasio'", serie III, 4), 830 p., _ 25,50.

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