Rivista "IBC" XIV, 2006, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni

"Nuèter. Storia, tradizione e ambiente dell'alta valle del Reno bolognese e pistoiese", XXXI, 2005, 2.
I diavoli alle dita

Ivan Orsini
[collaboratore dell'IBC]

La rivista "Nuèter (Noialtri)" è il frutto semestrale dell'amore per la propria terra dell'associazione di volontariato culturale "Gruppo di studi Alta Valle del Reno". Il presidente, il professor Renzo Zagnoni, i suoi collaboratori e tutti coloro che con testi e fotografie o altra documentazione contribuiscono ad arricchire lo stato delle ricerche rivolte al bacino geografico e umano di quest'area, esprimono un'esigenza di riflessione e di attenzione sul portato delle tradizioni, le più svariate, di cui la storia personale e corale si arricchisce di continuo. Nel numero 62 della rivista (dicembre 2005) ritroviamo la consueta attenzione rivolta al documento, considerato come un prisma che riflette i diversi aspetti della realtà ( www.nueter.com).

Ecco dunque avvicendarsi fotografie risalenti fino al cuore del Novecento (Estate 1963 all'Abetina presso Spedaletto), cartoline che riproducono paesaggi dei nostri monti verdeggianti (Cartoline), saggi di storia locale calibrata su di un'epoca specifica come il Medioevo (Renzo Zagnoni, Pellegrini e pellegrinaggi dal Bolognese alla Terra Santa e a Santiago), su di un'insolita angolatura (Annunziata Medola, Negozi di tradizione - Medola, calzature da cent'anni a Porretta), o su singoli personaggi (Clara Castelli, Grazie don Remo; Giorgio Battistini, Castelluccio: don Oliviero Giovannini, il sacerdote alla clorofilla).

In particolare, a titolo di esempio, vorremmo soffermarci sull'intervento di Remo Bracchi, Dialetto e dialetti - Î uslén al dìda. Vengono indagate le ragioni storiche, psicologiche e religiose che in numerosissimi dialetti del Centro e Nord-Italia hanno determinato la nascita di un'espressione, "avere gli uccellini (o i pettirossi, i cani, i diavoli ecc.) alle dita", che significa "avere le dita delle mani intirizzite dal rigore invernale, a tal punto da sentirle dolere". Lo studioso passa in rassegna numerosissime varianti del detto; le sue fonti sono svariati trattati di etnolinguistica. Nell'impossibilità di giungere a una conclusione vera e propria, si fornisce tuttavia una serie di spunti interpretativi e di percorsi critici: l'autore giunge infine a ritenere che l'espressione abbia costituito un campo semantico sul quale si sarebbe giocato l'incontro-scontro tra alcune credenze pagane e il Cristianesimo "dirompente".

 

"Nuèter. Storia, tradizione e ambiente dell'alta valle del Reno bolognese e pistoiese", XXXI, 2005, 2, 384 p., _ 13,00.

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