Rivista "IBC" XV, 2007, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / immagini, pubblicazioni, storie e personaggi

1944-1945: la guerra nelle immagini ufficiali dei militari addetti al servizio fotografico e in quelle, private, di un soldato che spediva a casa i suoi rullini.
Impressioni dal fronte

Vittorio Ferorelli
[IBC]

Le foto in bianco e nero di questo numero provengono dai National Archives di Washington, USA (www.archives.gov/dc-metro/): sono state scattate dai fotografi dell'esercito americano tra l'autunno del 1944 e la primavera del 1945 e documentano l'arrivo delle truppe alleate nei paesi dell'Appennino emiliano e il lungo inverno che terminò con la liberazione di Bologna e poi del Nord Italia. Le didascalie riportano, tra parentesi, la data della foto, il nome dell'autore e il numero d'ordine all'interno dell'archivio di origine. Il prezioso materiale documentario è stato reperito nel corso della ricerca condotta nel 1992 da Luigi Arbizzani e Vito Paticchia per l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, un'indagine presentata al pubblico due anni dopo nella mostra "Combat Photo: 1944-1945", alla vigilia del cinquantesimo anniversario della Liberazione.

"Non sono le foto, volutamente spettacolari, dei grandi reporter di guerra che con la loro leggendaria Leica o con la Contax riuscirono a catturare e fermare brandelli di storia per consegnarli alla memoria degli uomini, alla loro ammirazione, al loro disprezzo, al loro furore iconoclasta, alla loro esaltazione. Sono invece le immagini di addetti alla ricognizione fotografica [...,] veri e propri 'operai' della macchina da presa i quali, ogni mattina, ricevuti gli ordini dai rispettivi comandi, partivano in direzione del fronte e andavano a fotografare, a distanza ravvicinata, il territorio controllato dal nemico".1 E che prima di partire, strada facendo, e a fine missione, non smettevano di scattare immagini di una terra distrutta, popolata di civili affamati, piccoli orfani, donne in lutto e uomini decisi a resistere, nonostante tutto.

Anche la maggior parte delle foto a colori di questo numero, a cominciare da quella che si vede in copertina, proviene da quei tempi e da quei luoghi. Con due significative differenze. L'autore, il soldato americano di origine messicana Cruz F. Rios, artigliere della "10th Mountain Division", non fotografava per lavoro ma per passione. Una passione nata per caso, dopo l'acquisto di una fotocamera da un commilitone, e poi cresciuta durante la spedizione militare che partì dalla Toscana e arrivò a Venezia attraversando gli Appennini. Le foto, scattate al riparo dagli sguardi degli ufficiali, raccontano il viaggio di un ragazzo di 26 anni in un paese straniero: un diario di guerra privato, inviato a casa rullino dopo rullino, insieme alla speranza di tornare vivo e intero. La seconda differenza sta proprio nei colori, così rari nei reportage dell'epoca (le pellicole Kodachrome usate da Rios vennero introdotte in America solo nel '35). Senza il filtro distanziante del bianco e nero, e il suo inevitabile coefficiente di nostalgia, guardiamo queste immagini e ci rendiamo conto, non senza turbamento, di quanto quella guerra sia recente.2

"Ogni mattina, quando mi sveglio, ringrazio il Signore per un altro giorno che mi ha concesso. Sono stato veramente benedetto, per avere potuto raggiungere il mio ottantasettesimo compleanno, perché, circa sessanta anni fa, ho visto la morte in faccia, per diversi mesi. Molti dei miei amici più cari non sono stati così fortunati". Scrive così, oggi, il vecchio Cruz Rios, dalla sua casa di Fresno, in California. Dell'Italia ricorda tanti paesaggi, e soprattutto quelli delle montagne e della "Valle del Po". Era un americano qualunque, ma non era il solito americano. Quando uno dei suoi compagni d'armi, guardando i nostri connazionali, li definiva "gente bizzarra", lui si rammaricava per tanta ignoranza. Gli erano sempre piaciute l'arte e la storia e per questo motivo amava l'Italia. "Hanno così tanto." - pensava di noi - "Noi siamo moderni in tante cose così come, in altre, siamo così indietro".

 

Note

(1) V. Paticchia, Immagini di guerra fra propaganda e documentazione, in Combat Photo: 1944-1945. L'amministrazione militare alleata dell'Appennino e la liberazione di Bologna nelle foto e nei documenti della 5a Armata americana, Bologna, IBC-Grafis, 1994, p. 311.

(2) L'intera raccolta delle immagini di Cruz Rios, conservata al Museo di Iola di Montese (Modena), è stata pubblicata nel volume Sulle orme di mio padre. In My Father's Foxholes and Footsteps, a cura di A. e G. Gandolfi, Bologna, Re Enzo Editrice, 2006 (www.sulleormedeinostripadri.it): ringraziamo i curatori e l'editore per averci concesso di riprodurle.

 

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