Rivista "IBC" XV, 2007, 2

territorio e beni architettonici-ambientali / immagini, pubblicazioni

F. Rangoni, Yemen, con testi di I. Camera D'Afflitto, 'A. al-'Aziz al-Maqalih, Bologna, Damiani Editore, 2006; M. Galimberti, New York Polaroid..., cura e prefazione di G. Scimè, Bologna, Damiani Editore, 2007.
Torri lontane

Valeria Cicala
[IBC]

Cosa hanno in comune, oltre all'editore Damiani, i due fotografi, Fabio Rangoni e Maurizio Galimberti, protagonisti dei preziosi cataloghi che vi segnaliamo? Forse le torri. Queste segnano non solo l'orizzonte del fiabesco e poetico Yemen in bianco e nero di Rangoni - in particolare quello della capitale, situata al nord del paese, San'a - ma costituiscono anche lo skyline in abbacinanti piani di cristallo della città moderna per antonomasia: New York. Quella che può adombrare nei suoi scenari, per il modo in cui ci è proposta da Galimberti, una favola spesso inquietante, una parabola della contemporaneità raccontata graffiando o ricomponendo le immagini, creando mosaici di scatti che reinterpretano e restituiscono la complessità brulicante della metropoli.

C'è il piacere di un viaggio scritto attraverso la fotografia, ma con forti riferimenti alla poesia e alla letteratura ad accomunare i due artisti. Il lavoro di Fabio Rangoni quasi si compenetra con una raccolta inedita di poesie di un importante poeta arabo dei nostri giorni, 'Abd al-'Aziz al-Maqalih, e, nelle immagini di vita quotidiana che propone, rimanda al Pasolini regista. In queste foto incontriamo una terra anche dolente ma viva; luminosa tra slanciate e millenarie, seppure fragili e sbocconcellate, architetture. Incrociamo occhi e sorrisi che cercano un futuro, labbra capaci di raccontare ancora fiabe. Per non addormentare i sogni.

Le foto di Galimberti, sulle quali l'autore interviene con tecniche di frottage o creando "mosaici" con svariate decine di immagini dello stesso soggetto (frammenti di cielo e di grattacieli, per la maggior parte), narrano una città che ha sintonie con le città invisibili di Calvino, una sorta di pentagramma di luci e di colori denso di stupore, di entusiasmo per un paesaggio urbano che può anche annientare, travolgere, regalare non solo sogni ma anche ossessioni. Dice Galimberti rispondendo a Mariateresa Cerretelli: "Ho usato la Polaroid come fosse un pianoforte e qualcosa nella mia fotografia è cambiato. Scattare diventava, nota dopo nota, una piccola sinfonia". Certamente una musica degli occhi che ha i timbri di un'esperienza senza retorica e fortemente creativa.

 

F. Rangoni, Yemen, con testi di I. Camera D'Afflitto, 'A. al-'Aziz al-Maqalih, Bologna, Damiani Editore, 2006, 125 p., euro 25,00; M. Galimberti, New York Polaroid..., cura e prefazione di G. Scimè, Bologna, Damiani Editore, 2007, 251 p., euro 40,00.

 

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