Rivista "IBC" XV, 2007, 3

biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni

Miniature nella Biblioteca comunale di Imola, a cura di M. Baruzzi e S. Mirri, catalogo di F. Lollini, Imola (Bologna), Biblioteca comunale di Imola, 2006.
Miniature imolesi

Simonetta Nicolini
[storica dell'arte]

Una recente pregevole impresa editoriale illustra in modo compiuto il patrimonio di libri miniati (manoscritti e incunaboli) posseduti dalla prestigiosa Biblioteca comunale di Imola (Bologna). Molti di essi erano rimasti fin qui inediti o quasi sconosciuti, mentre alcuni erano da tempo noti: primo fra tutti il singolare volume che raccoglie alcune delle miniature dell'Inferno dantesco di mano del "Maestro del Vitae imperatorum", realizzate alla metà del XV secolo per la versione di lusso dell'opera con commento di Guiniforte Barzizza destinata a Filippo Maria Visconti; quindi il Salterio inglese dell'inizio del XIII secolo, prodotto della raffinatissima cultura che si sviluppò a Winchester nella fase di passaggio dalle forme romaniche a quelle bizantino-gotiche e che produsse libri per una committenza di altissimo rango quali la Bibbia eponima. Attorno a entrambi questi volumi si sviluppò l'interesse del collezionismo ottocentesco.

La Commedia per i Visconti, che aveva in antico avuto diversi importanti passaggi di proprietà, venne ritrovata, dopo un lungo periodo di oblio, in un castello della Dordogna nel 1835 dall'erudito de Flotte; questi subito ne chiese un'edizione a stampa all'imolese Giuseppe Zaccheroni, fuoriuscito per motivi politici dal territorio italiano. Ultimato il lavoro sul manoscritto, Zaccheroni pensò bene di sottrarre al codice visconteo alcune delle carte miniate per allegarle, come illustrazioni preziose, all'esemplare a stampa da lui donato nel 1866 alla biblioteca di Imola, città per la quale, dal 1865, fu eletto deputato al Parlamento italiano. Una parte del volume miniato restò in Francia, e, nel 1887 fu venduto alla Bibliothèque Nationale di Parigi, ove ancora è conservato, mentre alcuni ritagli finirono nelle gore del mercato antiquario (scheda in catalogo di Fabrizio Lollini per i frammenti di Imola e di Marianne Besseyre per la parte in Francia).

Il Salterio inglese che giunse alla biblioteca in seguito alle soppressioni napoleoniche ha una vicenda assai meno documentata dal punto di vista dei passaggi di proprietà (una voce locale lo voleva donato da Giacomo III Francesco Stuart, pretendente al trono inglese, di passaggio a Imola nel 1717), anche se una nota di possesso lo dichiara appartenuto in precedenza a un probabile erede di Thomas More. Certo, il codice incuriosì lady Murray, che lo venne a consultare il 14 luglio 1847, probabilmente seguendo quell'interesse per la "prima arte cristiana" che aveva guidato in Italia e proprio in Romagna, solo cinque anni prima, Lord Lindsay alla ricerca della purezza primitiva della pittura medievale, ma che avrebbe avuto anche significativi risvolti commerciali se è vero che nel 1858 Antonio Panizzi propose (per fortuna invano) l'acquisto del Salterio imolese per le raccolte della British Library di cui era curatore.

Tra i restanti volumi descritti in catalogo altri meritano almeno una citazione per bellezza e rarità: una Bibbia ebraica della seconda metà del XV secolo (tra 1480 e 1492), di confezione spagnola arricchita da una decorazione che unisce alle tradizionali figurazioni della religione del popolo eletto componenti ibride, che richiamano motivi tanto del repertorio italiano quanto di quello fiammingo (la lunga e esauriente scheda è redatta a cura di Mauro Perani, l'analisi storico artistica da Fabrizio Lollini); un manoscritto della biografia del cardinale Albornoz dell'umanista Giovanni Garzoni (1506), trascritto e miniato da Girolamo Pagliarolo. Testimonia della ricca produzione d'area bolognese di fine Quattrocento anche un Officio della Vergine (ms. 34, Galli 93), mentre è correttamente riferito all'ambito fiorentino il Salterio ms. 28 trascritto dal noto copista Gonsalvo Fernandez de Heredia che, per le caratteristiche decorative, è associabile alla produzione "in serie" della bottega di Vespasiano da Bisticci. Tra diversi codici di contenuto documentario della raccolta, meritano di essere segnalati i due gemelli che conservano i Capitoli concessi dal Doge Leonardo Loredan alla Comunità di Tossignano la cui decorazione viene qui correttamente riferita alla bottega veneziana del miniatore Benedetto Bordon, e che, credo, sia anche confrontabile con le eleganze calligrafiche e le consuetudini decorative di manoscritti di mano del veneziano Alberto Maffei.

Infine, il repertorio degli incunaboli miniati permette, come d'altra parte era stato fatto per le raccolte di Reggio Emilia (anch'esse studiate da Fabrizio Lollini con eguale cura, completezza e approfondimento critico), di valutare, anche dal punto di vista di una produzione minore e seriale, quel problematico passaggio che coinvolge la decorazione miniata nel momento di avvento e affermazione della stampa a caratteri mobili. Osserviamo allora, anche attraverso gli esempi imolesi, l'uso ormai stabilizzato tanto dei cosiddetti bianchi girari di matrice umanistica, quanto della decorazione floreale di origine tardogotica, ferrarese e veneta che evidentemente avevano conquistato il gusto del pubblico di lettori della seconda metà del XV secolo e che per la loro adattabilità al layout della pagina divengono i motivi più diffusi per la decorazione degli incunaboli.

 

Miniature nella Biblioteca comunale di Imola, a cura di M. Baruzzi e S. Mirri, catalogo di F. Lollini, Imola (Bologna), Biblioteca comunale di Imola, 2006, 260 p., s.i.p.

 

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