Rivista "IBC" XV, 2007, 3

musei e beni culturali / convegni e seminari, immagini, mostre e rassegne, pubblicazioni

Mamma mia, Ravenna, Danilo Montanari Editore, 2007.
Si fa presto a dire mamma

Priscilla Zucco
[IBC]

"Son tutte belle le mamme del mondo" si cantava a Sanremo nel 1954. La mamma delle canzoni, delle poesie, della pubblicità è sempre bella, dolce e serena. "Mamma mia" esclamiamo invece aprendo e guardando le immagini contenute in questo libro, che sembra un inno alla risorsa vitale del materno capace di grande forza anche in condizioni di emarginazione, abbandono, malattia e povertà, e che Mamma mia in effetti si intitola. L'iniziativa, che oltre alla pubblicazione ha contemplato un convegno e una mostra realizzati nello scorso maggio, è stata promossa dall'Assessorato alle pari opportunità del Comune di Ravenna e dalle consigliere di parità della Provincia di Ravenna, si è avvalsa dei contributi di Elisabetta Gulli Grigioni, antropologa, e di Nadia Ceroni, conservatore del Museo d'arte della città di Ravenna (MAR), e ha preso avvio da un progetto del fotoreporter Giampiero Corelli. Attraverso la lente della psicoanalisi il soggetto centrale del volume è l'identità femminile rappresentata dalla funzione del materno che ogni donna, madre potenziale e figlia fattuale, iscritta nella storia archetipica della nascita, contiene ed esprime con la forza e la fierezza della propria natura.

Il testo di Elisabetta Gulli Grigioni attraversa il significato del materno richiamando numerose fonti storiche, antropologiche, psicologiche e sociologiche, e articolandolo in paragrafi dedicati alle antiche madri, alla Madonna, al corpo della donna nelle funzioni sessuali e di nutrimento, al mammismo, alle madri sventurate e alle madri vicarie e all'ipotesi di un "Museo delle Madri" realizzato a partire dagli oggetti e documenti grafici della sua collezione, alcuni dei quali riprodotti in Mamma mia. Nadia Ceroni commenta ed esibisce le opere conservate dal MAR relative alla figura della madre, proponendo un percorso cha parte dal Quattrocento e approda alla contemporaneità. L'esposizione di diverse Madonne col Bambino, Natività, Annunciazioni e Sacre Famiglie è anche il pretesto per recuperare, intorno a un tema, il patrimonio artistico del "sommerso museale" che per mancanza di spazio viene relegato nei depositi.

Il reportage di Giampiero Corelli nasce dall'incontro con circa duecento mamme al Pala De André di Ravenna il 24 febbraio 2007. Sono donne di diverse nazionalità poi riprese in contesti domestici. Altre fotografie sono state scattate a Sarajevo e Belgrado. La maternità è rappresentata nei suoi molteplici aspetti: nel senso di continuità della vita attraverso le generazioni (trisnonne con trisnipoti), nella potenza generativa al di là della malattia e delle difficoltà (la mamma invalida, la donna sottoposta a intervento al seno, la mamma profuga), nella disposizione alla maternità di ogni donna che può manifestarsi e realizzarsi in espressioni alternative (la signora con i nani del giardino e quella negli spogliatoi della squadra di calcio), nel femminile viscerale e distruttivo (le madri omicide), nella formazione simbolica infantile del materno (le bambine con la bambola), nella solitudine e nell'autosufficienza femminile di fronte alla gestazione e all'accudimento dei figli (il padre è sempre assente, salvo in un caso... in cui funge da madre), nella responsabilità materna di stimolare l'emancipazione e l'inserimento sociale delle generazioni (la madre che legge alla figlia, quella che insegna a tirare la sfoglia). Queste fotografie lucide, colorate e impudicamente realistiche non vogliono suscitare commozione ma una presa di coscienza. L'immagine tradizionale della maternità, con la mamma che mette a tavola i figli o che li segue nei compiti e nelle attività, è forse il privilegio di poche donne: spesso invece il ciclo naturale della vita è un processo difficile e faticoso.

 

Mamma mia, Ravenna, Danilo Montanari Editore, 2007, 155 p., s.i.p.

 

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