Rivista "IBC" XVI, 2008, 2

musei e beni culturali / media, progetti e realizzazioni

Le collezioni del Museo del Risorgimento di Bologna dedicate alla Grande Guerra aggiungono valore e acquistano visibilità nel progetto della Certosa on-line.
Qui riposano i soldati

Mirtide Gavelli
[Museo civico del Risorgimento di Bologna]
Maria Chiara Liguori
[Ufficio nuove istituzioni museali del Comune di Bologna]

Il Museo civico del Risorgimento di Bologna, inaugurato il 12 giugno 1893 dal sindaco Alberto Dallolio, venne da subito suddiviso in due settori complementari, seppure sostanzialmente autonomi. Da una parte le collezioni documentarie, che raccoglievano manoscritti, libri, opuscoli, stampe, fotografie, cartoline eccetera, vennero collocate nella sede che ancora oggi occupano, all'ultimo piano di via de' Musei, nel Palazzo Galvani, sede del civico Museo. Dall'altra le collezioni più propriamente museali, che vennero esposte in toto al piano terra del medesimo edificio, in una sala appositamente decorata con i busti dei "padri della patria" e gli stemmi delle città emiliano-romagnole, pensata per accogliere uniformi, armi, medaglie, dipinti e tutti quegli oggetti che i generosi bolognesi del tempo ritennero giusto donare alla città per celebrare il processo di unificazione nazionale da poco vissuto, raccolte che si arricchirono poi durante gli anni della Prima guerra mondiale con documenti legati al conflitto in corso e ai soldati caduti.

All'epoca tutti i materiali vennero inventariati e collocati, ma seguendo le consuetudini del tempo, che prevedevano l'apposizione di un numero collettivo di ingresso alle donazioni, e non al singolo pezzo, fosse esso cartaceo o museale. Circa venti anni fa, anche grazie al fattivo intervento della Soprintendenza per i beni librari e documentari dell'Istituto beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), è stato ripreso un intenso lavoro di intervento sul patrimonio, che ha visto nel corso degli anni susseguirsi la catalogazione delle stampe, l'effettuazione di campagne fotografiche legate ai materiali museali e la catalogazione del patrimonio oplologico.1 Più di recente, con interventi interni al Museo, si è intrapresa un'azione oramai obbligata nell'ottica contemporanea dell'accesso ai beni culturali: valorizzare il patrimonio e renderlo fruibile non solo agli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto a quel tipo di pubblico "nuovo" che, grazie al web, negli ultimi anni sta scoprendo la possibilità di consultare archivi e documenti anche on-line, scoprendo in tal modo un nuovo interesse per temi storici altrimenti ritenuti poco appetibili.

La necessità di trovare nuovi modi di comunicazione ha favorito la collaborazione con il progetto promosso dall'Ufficio nuove istituzioni museali del Comune di Bologna e sviluppato, dal punto di vista tecnologico, dal CINECA (Consorzio interuniversitario per il calcolo automatico), e ha spinto il Museo a un rinnovato impegno, in particolare sui fondi relativi alla Grande Guerra, implicati nel lavoro di sviluppo della sezione dedicata a questo tema nell'ambito del più ampio progetto del Museo virtuale della Certosa di Bologna (www.certosadibologna.it).2 All'interno del Museo del Risorgimento, dunque, sin dal 2003, si è intrapreso il lavoro di base per la fruizione dei materiali: riordinamento delle raccolte, indicizzazione, e digitalizzazione del patrimonio. A queste fasi hanno partecipato, e continuano a partecipare, non solo soggetti interni alle istituzioni, ma anche giovani del mondo universitario, obiettori di coscienza in passato e ora operatori del servizio civile volontario, semplici appassionati e cultori della materia.3

La partecipazione al progetto "Museo virtuale della Certosa" ha portato sino a ora:

· alla inventariazione informatizzata del fondo "Archivio caduti della Grande Guerra", costituito da circa 10000 pezzi, e all'avvio del relativo lavoro di digitalizzazione dei documenti (al momento è stato acquisito circa un quarto del materiale);

· alla digitalizzazione, e messa a disposizione degli utenti della biblioteca, delle annate complete de "Il Resto del Carlino" per il periodo 1 luglio 1915 - 31 luglio 1919;

· all'inventariazione, digitalizzazione e messa on-line del fondo fotografico "Monumenti della Grande Guerra", composto da 1200 fotografie e cartoline raccolte dal Museo tra il 1920 e il 1930 nel corso di una imponente opera di coinvolgimento dei comuni italiani (badigit.comune.bologna.it/monumenti/index.html);

· alla digitalizzazione del volume edito nel 1927 a cura dell'Ufficio centrale notizie di Bologna, I morti della provincia di Bologna nella guerra MCMXV-MCMXVIII, e al successivo inserimento on-line delle oltre diecimila biografie contenute nel volume, organizzate in un database che ne consente l'interrogazione (badigit.comune.bologna.it/mpb/index.htm);

· alla produzione di schede di approfondimento sugli eventi bellici a livello locale e nazionale con selezione dell'apparato multimediale: fotografie, mappe, brani letterari e musicali.

Attualmente si sta lavorando all'inventariazione e digitalizzazione del patrimonio fotografico relativo al primo conflitto mondiale (al momento le fotografie inventariate e digitalizzate sono oltre 2200 su un totale stimato di circa 3500).4

Questo lavoro, lungo e complesso, assume un significato reale solo se riesce poi a giungere, come già accennato, ai potenziali fruitori, siano essi appassionati, studiosi o utenti del mondo della scuola. In quest'ottica si muove il progetto legato al Museo virtuale della Certosa, che vede come oggetto privilegiato l'impiego delle tecnologie digitali per la valorizzazione del cimitero storico di Bologna, inteso sia come collezione artistica significativa, sia come museo a cielo aperto della storia della città, sia come portale attraverso cui scorrere in rassegna personaggi ed eventi storici di rilievo a livello cittadino, nazionale o, anche, internazionale, ridonando voce a monumenti e persone che il tempo e la dimenticanza ha reso muti, incapaci di raccontare ancora la propria storia.

Il progetto si articola su numerose ricostruzioni virtuali, che vanno dal modello del territorio di Bologna a singole aree della città (come piazza Nettuno) o della Certosa (con chiostri e monumenti artisticamente significativi). Le ricostruzioni tridimensionali servono come punto di accesso alle informazioni che sono state raccolte su persone ed eventi, e poi organizzate in un database multimediale. La possibilità di muoversi nell'ambiente virtuale con la semplicità dei giochi da computer, rende la navigazione piuttosto intuitiva e permette di visitare gli spazi anche attraverso il web. In ordine di realizzazione, si sono dapprima ricostruiti il Monumento Ossario ai caduti partigiani e il Sacrario di piazza Nettuno. Si è poi passati alla Prima guerra mondiale, utilizzando come punto di partenza il Monumento Ossario della Grande Guerra e le sepolture individuali presenti in Certosa (www.comune.bologna.it/museorisorgimento/museo/musraccordo_grandeguerra.htm). Nei primi mesi del 2008 è stata resa fruibile la sezione dedicata all'arte e alla storia della Bologna ottocentesca attraverso il neoclassico chiostro III. Si proseguirà poi con la Chiesa di San Girolamo e la necropoli etrusca, scoperta nell'area della Certosa alla fine del XIX secolo.

Il Monumento Ossario della Grande Guerra raccoglie i resti di circa 3000 soldati, la maggior parte dei quali provenienti da altre province ma deceduti per cause di guerra negli ospedali bolognesi tra il 1915 e il 1920, oltre ai resti di circa 200 prigionieri di guerra austroungarici, impiegati allora nel Bolognese in lavori di bonifica del territorio e morti negli ospedali cittadini per malattie. Con una serie di controlli incrociati è stato possibile identificare circa 400 nomi di bolognesi e ricollegarli alla relativa biografia pubblicata nel volume I morti della provincia di Bologna nella guerra MCMXV-MCMXVIII già citato; quasi altri 200 caduti sono stati individuati nelle tombe singole o di famiglia sparse nei vari campi della Certosa.

Questo campione, piccolo rispetto ai più di 10750 caduti della provincia, ma comunque significativo, ha consentito non solo di associare storie all'elenco di nomi forniti dalle iscrizioni del Monumento, ma anche di ricollegare questi nomi alla grande storia dell'evento bellico. Il database, infatti, è stato organizzato in modo da accogliere la complessità del tema e offrire l'opportunità, pur attraverso un numero limitato di casi, di scorrere la cronologia degli anni di guerra, leggere approfondimenti sulle battaglie, grandi e piccole, su brigate e corpi militari coinvolti, oltre che sui luoghi del fronte, passando da una scheda all'altra, da un approfondimento a un elemento multimediale.

L'apparato multimediale ha fatto prevalentemente riferimento ai fondi del Museo del Risorgimento: potendo usufruire delle risorse documentali dell'"Archivio caduti", si è posto l'accento sugli aspetti umani della guerra, fornendo al pubblico del web l'opportunità di guardare i volti dei soldati, di leggerne il profilo biografico e talvolta le gesta, e, molto più spesso, semplicemente le lettere spedite alle famiglie. Di relazione in relazione, il passaggio dal privato al pubblico, dal livello individuale a quello collettivo, e viceversa, diventa continuo.

La flessibilità del database si palesa anche nell'uso che può essere fatto del materiale raccolto. La complessità dei contenuti ne fa uno strumento adatto a più livelli di utilizzo. La selezione dei dati da presentare al pubblico, infatti, è stata fatta in base al principio di accumulo e non a quello di esclusione, in modo da offrire quanto più materiale possibile. Se l'idea di partenza è ridare capacità comunicativa a monumenti e nomi che il tempo ha reso muti, restituendo alla città le tracce del suo passato, la funzione di ausilio alla ricerca e alla didattica è stata individuata come altrettanto importante. Lo studioso trova informazioni che sarebbero altrimenti disperse, e grazie alle maschere di ricerca, semplice e avanzata, l'interrogazione dei dati è agevolata, velocizzando il lavoro. Come strumento per la didattica, l'abbondanza di informazioni lascia maggiore libertà all'insegnante, costituendo eventualmente anche una fonte di ispirazione e di stimolo perché gli studenti approfondiscano la storia della propria famiglia ricongiungendola ai grandi eventi storici.

Nel prossimo futuro si prevede di ampliare il coinvolgimento dei cittadini e degli studenti attraverso due strategie: il contatto con i comitati locali di appassionati dei comuni della provincia e una campagna di raccolta di materiale sui caduti della Prima guerra mondiale da lanciare sulle pagine locali di un quotidiano nazionale. Entrambe le iniziative sono già state avviate con discreto successo in relazione ai partigiani bolognesi e si pensa ora di estenderle a questa sezione di lavoro del Museo delle Certosa. Si chiederà di portare documenti, foto e storie dei parenti, materiale che, una volta recepito in formato digitale, sarà man mano aggiunto alla banca dati. Una volta completato il database dedicato alla Bologna ottocentesca, si avrà poi l'interessante possibilità di attivare collegamenti diacronici tra le banche dati e seguire, almeno in alcuni casi, le famiglie a ritroso nel tempo. Si sta infine valutando la possibilità di creare facili giochi educativi. Del resto, la quantità di materiale raccolto e la flessibilità degli strumenti offrono numerose strade per ampliare una platea di utenti anche molto diversi.


Note

(1) Il progetto di catalogazione delle 5000 stampe conservate presso la Biblioteca del Museo, partito nel 1989 e di durata pluriennale, è stato coordinato da Giuseppina Benassati e realizzato da Claudia Collina (IBC): la soggettazione ne consente un'ampia fruizione alla tipologia di pubblico specifica dei musei del Risorgimento, interessato più alla ricerca per soggetto che per autore. Nel corso degli anni Novanta sono state realizzate le campagne fotografiche dedicate ad armi, uniformi, copricapi e sculture. La catalogazione del materiale oplologico è confluita, in due tranche (armi bianche e armi da fuoco), in due volumi del "Bollettino del Museo del Risorgimento" (1998, 43; 2004, 49); al momento non si possono consultare via web le catalogazioni realizzate, ma sul sito del Museo è possibile consultare collezioni fotografiche dedicate alla Grande Guerra e alla Trafila garibaldina del 1849 (www.comune.bologna.it/museorisorgimento).

(2) Sul Museo della Certosa si veda: P. Cuzzani, Dormono a' piè qui del colle, "IBC", XV, 2007, 4, pp. 38-40.

(3) Per una relazione completa su queste attività si vedano l'introduzione e gli interventi del volume Archiviare la guerra: la Prima Guerra Mondiale attraverso i documenti del Museo del Risorgimento, a cura di M. Gavelli, "Bollettino del Museo del Risorgimento", 2005, 50.

(4) Il lavoro è svolto da una giovane volontaria del servizio civile, Mara Casale.

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