Rivista "IBC" XVII, 2009, 3

biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni

La memoria della Romagna toscana continua a vivere nell'Archivio storico comunale di Modigliana.
Storie di confine

Sabina Brandolini
[archivista]

Dopo un intervento durato quasi tre anni, è tornato pienamente fruibile ai ricercatori l'Archivio storico del Comune di Modigliana (Forlì-Cesena), uno tra i più interessanti archivi della Romagna toscana, ovvero di quell'insieme di comunità romagnole che furono sottoposte per secoli allo stato fiorentino. Tra l'autunno del 2005 e l'estate del 2008 l'archivio modiglianese è stato infatti oggetto di tre successivi interventi diretti dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), nell'ambito dei piani destinati alle biblioteche e agli archivi degli enti locali: l'incarico, affidato alla società Archimemo ed eseguito da chi scrive, ha portato al riordino e all'inventariazione analitica di gran parte dei fondi antichi conservati nel Palazzo pretorio, sede anche della Pinacoteca comunale "Silvestro Lega".

L'attuale complesso di fondi costituisce la parte residua di un più ampio insieme di archivi prodotti da magistrature e uffici comunitativi e governativi, i quali, formatisi e sedimentatisi nel corso dei secoli proprio nell'antico Palazzo pretorio, furono conservati fino al 1865 presso la locale Cancelleria: si tratta degli archivi delle comunità, delle magistrature giudiziarie, dei luoghi pii e dei catasti di Modigliana e di Tredozio, nonché di fondi di altre istituzioni governative che ebbero sede a Modigliana nell'Ottocento. Questo grande archivio di concentrazione, dopo la soppressione della Cancelleria (nel 1865), progressivamente si ridusse: dopo l'Unità furono consegnate al Comune di Tredozio le sue carte; nel 1923 l'archivio giudiziario, il fondo più antico di tutto il complesso (documenti in originale dal 1376), venne aggregato all'archivio della Pretura di Faenza (ora è nella Sezione faentina di Archivio di Stato); infine, nel 1941, gli antichi volumi catastali passarono prima all'Ufficio tecnico erariale di Forlì e poi all'Archivio di Stato.

Nonostante queste perdite, il complesso di fondi resta tuttora notevole, non solo per la presenza, oltre all'archivio comunale, di parecchi importanti fondi aggregati, ma anche per il complessivo buono stato di conservazione dell'insieme, intendendo con ciò non soltanto la condizione fisica dei pezzi, in gran parte buona (con alcune significative eccezioni), ma soprattutto la struttura logico-archivistica dei fondi e delle serie. Nonostante il disordine fisico, grazie alla presenza di titoli e segnature originali sulle unità archivistiche e attraverso il confronto con gli antichi inventari e l'elenco di consistenza del Rabotti, si è potuto appurare che l'ultimo ordinamento significativo fu quello voluto nel 1846 dal cancelliere comunitativo di Modigliana, Guido Zati, e successivamente mantenuto e integrato dai cancellieri successivi. Per tale motivo, benché in sede di riordino si sia proceduto a distinguere più correttamente fondi e serie rispetto a quanto operato dal cancelliere (che mirava più a un ordine di tipo topografico che logico-archivistico), è stato possibile mantenere nelle grandi linee l'ordinamento di metà Ottocento, finanche nell'aspetto fisico dei pezzi.

L'impronta data all'archivio dal cancelliere (che, si ricorda, era un ufficiale governativo nominato dal potere centrale fiorentino per sovrintendere all'operato delle comunità facenti parte della sua giurisdizione) non è certo una peculiarità dell'archivio storico modiglianese, bensì un tratto tipico di tutti gli archivi delle ex comunità granducali toscane, come hanno rilevato prima il Prunai nel 1963 e in seguito l'Antoniella nel 1974.1 In area toscana, infatti, la figura del cancelliere-archivista e le numerose e precise norme sugli archivi emanate dal Granducato hanno creato una notevole uniformità nella sedimentazione degli archivi comunali, che comprendono di norma anche i fondi giudiziari, almeno fino a che furono attive le cancellerie (1865).

Per quanto riguarda in particolare l'area della Romagna toscana, questo dato è stato ripreso in due pubblicazioni edite dall'IBC tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta. Nel 1989, l'inventario dell'archivio storico di Castrocaro e Terra del Sole, fin dal titolo del volume,2 qualificava l'archivio dell'ex capoluogo della Provincia della Romagna fiorentina come un tipico esempio di archivio toscano preunitario. Pochi anni dopo, Giuseppe Rabotti, nella Guida generale degli archivi storici comunali dell'Emilia-Romagna, a proposito degli archivi dei comuni della provincia di Forlì, metteva lucidamente a fuoco una fondamentale divisione tra i comuni che avevano fatto parte dello Stato pontificio e quelli che furono aggregati alla provincia soltanto nel 1923, dopo essere stati per secoli nel territorio toscano, qualificando i fondi prodotti da questi ultimi come archivi prettamente toscani, portatori di una tradizione e di una struttura amministrativa e archivistica ben delineate, senza possibilità di confronto con gli archivi dei comuni ex pontifici.3

La Romagna toscana, come hanno illustrato in passato gli studi del Repetti, del Mini e di recente la corposa monografia a cura dell'Accademia degli Incamminati di Modigliana,4 comprendeva, oltre alle comunità dell'ex Granducato, confluite nell'attuale provincia di Forlì-Cesena (Bagno di Romagna, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Dovadola, Galeata, Modigliana, Portico e San Benedetto, Premilcuore, Rocca San Casciano, Santa Sofia, Sorbano,5 Tredozio, Verghereto), anche quelle che restarono escluse dal riaccorpamento amministrativo definito dal decreto n. 544 del 1923, ovvero gli attuali comuni di Marradi, Palazzuolo sul Senio e Firenzuola che si trovano tuttora in provincia di Firenze.

Tra gli archivi comunali della Romagna toscana, quello di Castrocaro Terme e Terra del Sole è probabilmente il più rilevante, almeno per tutto il periodo che va dall'inizio del Quattrocento alla fine del Settecento, periodo in cui, Castrocaro prima, e Terra del Sole poi, furono i centri capoluogo della Provincia di Romagna all'interno dello stato toscano e le più importanti sedi giudiziarie di tutta l'area. Un altro archivio di grande interesse avrebbe potuto essere quello del Comune di Rocca San Casciano, se non avesse subìto gravissimi danni a causa di un incendio, nel 1891, e soprattutto in seguito, nel corso del secondo conflitto mondiale. Rocca fu infatti per secoli un centro istituzionalmente rilevante, sede di una grossa Cancelleria a partire dal 1572 fino all'Unità, importante sede giudiziaria dalla fine del Settecento al 1923, e di una Sottoprefettura dalla Restaurazione in avanti; se i fondi giudiziari, in seguito alla soppressione del Tribunale (1923) sono confluiti nell'Archivio di Stato di Forlì, l'importante archivio della Cancelleria rocchigiana, ancora conservato nell'archivio comunale all'epoca della ricognizione del Versari (1899),6 è andato irrimediabilmente perduto.

La Cancelleria di Rocca era la più estesa, per territorio di giurisdizione, nell'ambito della Romagna toscana, per quanto a causa della dispersione archivistica e della mancanza di studi specifici non se ne conosca esattamente l'ambito territoriale: stando al Versari, comunque, nelle filze degli atti e del carteggio dei cancellieri rocchigiani si trovavano documenti di grande interesse per la storia istituzionale, demografica e socioeconomica delle comunità di Dovadola, Modigliana, Portico, Premilcuore, Rocca e Tredozio. Di queste comunità, Modigliana è certamente la più rilevante per popolazione e attività economiche: dopo essere stata, per circa quattro secoli, sede del più importante ramo comitale dei Guidi, nella primavera del 1377 si era liberata dal loro dominio e aveva stipulato capitoli di accomandigia con la Repubblica fiorentina; quindi, entrata a far parte del distretto di Firenze, aveva goduto a lungo di una posizione privilegiata nei riguardi della dominante, come testimoniano gli statuti (conservati nell'Archivio storico comunale in una copia del 1775), statuti approvati nel 1384 e poi parzialmente riformati e modificati più volte fino al 1763.

Dalla fine del Trecento a circa metà Cinquecento, Modigliana fu sede di podesteria di primo grado e in seguito, nonostante la riduzione delle competenze in materia criminale, continuò per secoli, fino al 1923, a essere sede giudiziaria e carceraria. Inoltre, se il potere granducale la mantenne in secondo piano rispetto a Rocca, nel periodo napoleonico (1811), divenne sede di una Sottoprefettura che controllava l'operato delle mairies (comuni) dell'intera Romagna toscana, con l'aggiunta anche di Badia Tedalda e di Sestino (oggi in provincia di Arezzo). Con la Restaurazione, questa centralità venne meno, ma fu parzialmente compensata dall'istituzione, nel 1814, di una cancelleria autonoma (fin dalla seconda metà del Settecento era stato presente in loco un aiuto cancelliere dipendente dal cancelliere di Rocca), che dal 1837 estese la competenza anche sul territorio della vicina Tredozio, e, nel 1825, di un ingegnere di circondario, con funzioni tecniche in materia di strade, acque e fabbriche di buona parte della Romagna toscana; in particolare, l'ingegnere modiglianese Tommaso Lepori, che ricoprì a lungo l'incarico, ebbe un ruolo fondamentale nella modernizzazione e nel potenziamento delle reti viarie di quei territori e dei collegamenti con la capitale Firenze.7

Non vanno poi trascurate alcune istituzioni locali che cominciarono la loro attività nel Seicento e nel Settecento: nel 1660 fu fondata la prestigiosa Accademia letteraria degli Incamminati tuttora esistente, nel 1722 lo Spedale dei poveri di Cristo e nel 1738 il Monte pio. In particolare il Monte, istituito in seguito a un lascito testamentario del 1659, è l'unico istituto creditizio di questo genere presente nella Romagna toscana, insieme a quello di Premilcuore,8 e, nel periodo compreso tra la Restaurazione e l'Unità, fu depositario di capitali appartenenti a quasi tutte le comunità della Romagna toscana.

Per venire ora agli archivi, a eccezione dei fondi giudiziari, conservati nella Sezione di Archivio di Stato di Faenza (Ravenna), tutti i fondi delle istituzioni sopra citate si trovano nell'Archivio storico comunale di Modigliana. L'Archivio comprende innanzitutto il fondo comunale preunitario: oltre alla copia settecentesca degli statuti del 1384 già menzionata, è presente una serie di partiti e deliberazioni consiliari che è la più antica a essersi conservata negli archivi comunali della Romagna toscana (documenti in originale dal 1475 all'Unità), una ricca documentazione contabile (i saldi cominciano dal 1545) e fiscale (dal 1678), il carteggio dei mairies e dei gonfalonieri, lo stato civile napoleonico, la documentazione relativa alla leva (a partire dal 1826), gli atti della Guardia civica e della Guardia nazionale. Inoltre, benché conservata nel fondo antico della Biblioteca comunale, non è da escludere che possa essere ricondotta all'Archivio preunitario anche la copia cinquecentesca dei capitoli di accomandigia stipulati con Firenze nel 1377. Tra i documenti del fondo si segnalano alcune testimonianze sugli studi giovanili e la partecipazione alle guerre risorgimentali del pittore macchiaiolo Silvestro Lega, nato a Modigliana nel 1826 e morto a Firenze nel 1895.

Nell'archivio modiglianese si conservano inoltre numerosi e importanti fondi aggregati: innanzitutto l'archivio della Cancelleria (con documenti a partire dal 1636), di cui si segnalano almeno le filze del carteggio e il libro di memorie del 1781 sul terremoto che colpì quelle zone romagnole; il fondo della Sottoprefettura napoleonica, costituito essenzialmente da documentazione fiscale e militare, ricca di dati sullo stato delle popolazioni, ma anche di straordinarie testimonianze umane (come alcune lettere di soldati palazzuolesi ai familiari, che documentano efficacemente le dure condizioni delle campagne di conquista napoleoniche); le carte dell'Ingegnere di circondario, che comprendono carteggi, relazioni, perizie e piante, anche di pregio; il fondo delle Carceri, di piccole dimensioni e circoscritto a un periodo cronologico limitato, ma con un paio di registri dei detenuti che potrebbero essere di interesse per lo studio sia dei fenomeni criminali e dell'attività risorgimentale di quella zona, sia per i soprannomi di ambito romagnolo; si segnalano inoltre alcuni documenti relativi all'attività del prete e patriota risorgimentale don Giovanni Verità, che fu cappellano delle carceri nel 1861. Meritori di studio sono anche i registri contabili del Monte pio: nonostante i danni subìti da questo fondo (sembra a causa di un incendio), sono presenti in maniera continuativa, dal 1738 al 1889, i registri dei pegni, con notizie dettagliate sugli impegnanti e sugli oggetti impegnati.

Infine nell'archivio sono presenti altri fondi di enti assistenziali, alcuni ancora da riordinare: compagnie religiose, pie eredità e Spedale dei poveri di Cristo. Quest'ultimo archivio, di proprietà dell'Azienda sanitaria locale di Forlì, è stato affidato in deposito al Comune di Modigliana ed è conservato presso la Biblioteca comunale. Di prossima acquisizione dovrebbe essere l'archivio Papiani (secoli XVII-XX), famiglia gentilizia modiglianese che annoverò tra i suoi membri figure di spicco in ambito toscano e pontificio: questo fondo, donato di recente dagli ultimi eredi all'Accademia degli Incamminati, verrà affidato in deposito al Comune di Modigliana e materialmente conservato nei locali dell'Archivio storico comunale. A distanza di secoli dunque, il Palazzo pretorio, dove l'archivio di Modigliana nel lontano Trecento si era formato, continua ancora oggi a essere un luogo di concentrazione di un vasto complesso di fondi, come lo era stato un tempo all'epoca dei cancellieri-archivisti.


Note

(1) Soprintendenza archivistica per la Toscana, Gli archivi storici dei comuni della Toscana, a cura di G. Prunai, Roma, [senza nome dell'editore], 1963 ("Quaderni della Rassegna degli archivi di Stato", 22); A. Antoniella, Atti delle antiche magistrature giudiziarie conservati presso gli archivi comunali toscani, "Rassegna degli archivi di Stato", XXXIV, 1974, 2-3.

(2) Archivi storici in Emilia-Romagna. Guida generale degli archivi storici comunali, a cura di G. Rabotti, Bologna, Analisi, 1991 ("Emilia-Romagna Biblioteche Archivi", 19), p. 233.

(3) Un archivio toscano in Romagna. Inventario dell'Archivio storico preunitario di Castrocaro - Terra del Sole (1473-1859), a cura di A. M. Del Lauro, Bologna, Analisi, 1989 ("Emilia-Romagna Biblioteche Archivi", 13).

(4) E. Repetti, Dizionario geografico, storico, fisico della Toscana, Firenze, 1839, vol. III; G. Mini, La Romagna toscana, Castrocaro (Forlì-Cesena), Tipografia editrice A. Barboni, 1901; Romagna toscana. Storia e civiltà di una terra di confine, a cura di N. Graziani, Firenze, Le Lettere, 2001, vol. II.

(5) F. Versari, L'archivio di Rocca San Casciano con notizie storiche sulla terra e descrizione speciale degli statuti del 1412 e 1416, Rocca San Casciano (Forlì-Cesena), Licinio Cappelli editore, 1899.

(6) Il Comune di Sorbano nel 1964 fu soppresso e il suo territorio accorpato a quello del Comune di Sarsina.

(7) B. Farolfi, M. R. Fiorini, Traverse di Romagna. Studio sulla rete viaria rotabile e ferrata nella Romagna toscana dell'Ottocento, Rocca San Casciano (Forlì-Cesena), Cappelli, 2001.

(8) Sacri recinti del credito. Sedi e storie dei monti di pietà in Emilia-Romagna, a cura di M. Carboni, M. G. Muzzarelli, V. Zamagni, Venezia, Marsilio, 2005.

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