Rivista "IBC" XVII, 2009, 3

territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / immagini, progetti e realizzazioni, storie e personaggi

Uno scrittore e una fotografa: parte, a Carpi, un progetto triennale per raccontare le trasformazioni della città. Prima puntata: i volti e i racconti dei negozi che scompaiono...
La bottega giù all'angolo

Guido Conti
[giornalista e scrittore]

Ci sono due modi per raccontare la vita che cambia, quello di stare in casa propria e vedere come la grande storia, negli anni, attraversa le strade e le piazze di un paese, oppure mettersi lo zaino in spalla e girare per il mondo. Zavattini, con il suo progetto su Luzzara, nel Reggiano, aveva scelto la prima strada. Alla fine del 1929 inventa il numero unico umoristico "Il Luccio", con i personaggi tipici ritratti in caricatura da Latino Barilli. Nel 1955, insieme alle fotografie di Paul Strand, da Einaudi, pubblica Un paese, un capolavoro d'immagini e racconto, seguito, nel 1975, da un altro volume, Un paese vent'anni dopo, con le immagini di Gianni Berengo Gardin, una serie che si chiude idealmente con l'ultimo volume, pubblicato nel 2006, Paul Strand, Cesare Zavattini. Lettere e immagini, in cui Elena Gualtieri ricostruisce con foto inedite, carteggi e documenti la nascita del progetto durato quasi ottant'anni.1

Narrativamente, Giovannino Guareschi lavora sulla stessa idea. Dal 1946 al 1968 racconta l'Italia che cambia attraverso i racconti di Don Camillo, Peppone e il Crocifisso che parla. Questi racconti registrano il cambiamento della grande storia, con i suoi riflessi nel "Mondo piccolo", dalla ricostruzione al referendum popolare, dalle prime elezioni libere al Concilio vaticano II, fino al boom economico, con i capelloni, per chiudersi nel 1968 con la morte di Guareschi. Così accade per la saga dei racconti della famiglia di Giovannino, cominciata ben prima, nel 1939: un unicum nella storia della letteratura italiana del Novecento, la dimostrazione di come la grande storia entri nelle famiglie di tutti e condizioni modi di vita, pensieri e affetti.

Così, quando abbiamo deciso di cominciare a fotografare le vecchie botteghe di Carpi (Modena), discutendo con la fotografa Marzia Lodi abbiamo deciso di lavorare proprio su questa tradizione: vedere come cambia il mondo attraverso la lente di un paese o di una città, scandagliando i rapporti tra autore e vita, tra scrittura e storia, tra piazza e mondo. Fotografare le vecchie botteghe di Carpi che resistono ai cambiamenti epocali che stanno trasformando la città nel tessuto commerciale, sociale e culturale, raccontando le storie dei commercianti e dei piccoli artigiani, rientra perfettamente in questo progetto culturale che attraversa tutto il Novecento. Queste vecchie botteghe, non solo d'artigianato, che presto chiuderanno, si trasformeranno o verranno sostituite da altre attività commerciali, sono un passato ancora presente, destinato a scomparire. Molti negozi di Carpi non hanno subìto restauri, resistono a rifacimenti e a ristrutturazioni, e sono ancora così com'erano venti, trent'anni fa.

Questa operazione culturale dimostra ancora una volta come si senta la necessità di riflettere e pensare i cambiamenti in atto nella quotidianità e come questi cambiamenti trasformino il nostro modo di vivere e pensare. È un'indagine che interessa anche le scelte politiche del territorio. Da tempo le piccole e grandi città hanno lavorato per concentrare e decentrare il commercio nei grandi supermarket, nei centri commerciali della prima periferia, senza una vera e propria politica per le attività non solo commerciali che si trovano nel centro e nei dintorni delle piazze, con una perdita di identità avvertita in maniera forte non solo dai residenti. Nel frattempo hanno aperto attività nuove e diverse, come negozi di chincaglieria cinese, kebab, pizzerie al taglio gestite da cittadini extracomunitari, fast-food, banche, senza una vera e propria riprogettazione culturale ed economica del centro-città.

Quando abbiamo proposto l'idea al Comune di Carpi, il progetto si è allargato grazie al lavoro di riflessione svolto con Anna Prandi, direttrice della Biblioteca multimediale comunale "Arturo Loria" e coordinatrice delle sale espositive. È stato così individuato il tema del lavoro come filo conduttore di un progetto fotografico che si svilupperà nei prossimi tre anni. Si parte quest'anno con le vecchie botteghe e i piccoli artigiani, con una riflessione sul commercio e la vitalità dei centri storici. Nel 2010 il progetto si svilupperà sui modi e sulle forme del lavoro nelle fabbriche e nell'industria, per indagare su com'è cambiato il modo di vivere il lavoro in questi anni di crisi e non solo nel settore della maglieria, ma anche raccontando le persone e gli ambienti, dalle piccole e medie industrie fino a quelle a conduzione famigliare, che rappresentano ancora un forte tessuto connettivo nell'economia della zona.

Chiuderemo il lavoro nel 2011 con il tema del lavoro della terra. Negli ultimi trent'anni anche questo mondo è cambiato radicalmente. Le case coloniche sono state abbandonate, o hanno subìto ristrutturazioni molto pesanti, sono stati tagliati salici lungo i fossi, le coltivazioni hanno assunto un nuovo carattere, con un cambiamento del paesaggio funzionale all'industrializzazione dell'agricoltura. Insomma, una rivoluzione lavorativa che è anche abitativa, paesaggistica e culturale, con gli indiani che fanno i "bergamini", girano in bicicletta con turbanti rossi e verdi, lavorano il formaggio (qualcuno eredita anche la vecchia acetaia), con un cambiamento dal basso della nostra cultura rurale che troverà nuova vitalità con una nuova popolazione. Oggi quasi la metà della popolazione di Luzzara è costituita da immigrati che lavorano nell'agricoltura e nelle stalle.

La rinnovata Biblioteca di Carpi, dedicata allo scrittore Arturo Loria, rappresenta un perfetto esempio di restaurazione e utilizzo dell'archeologia industriale. Dapprima fabbrica di cappelli di paglia appartenente alla famiglia Loria, poi scuola femminile negli anni Venti, la vecchia manifattura è oggi centro di cultura e motore delle iniziative della città. La struttura, aperta anche il sabato e la domenica, con afflussi record proprio nei giorni festivi, è la dimostrazione di come sia possibile aggregare e far ritrovare i cittadini nel centro della città, in un luogo che fortifichi il senso di appartenenza a un territorio in grande trasformazione.

La politica culturale avviata dall'"Arturo Loria" spiega bene questa doppia vocazione: un forte legame col territorio e un'attenzione particolare alle tendenze dell'arte contemporanea. Di fronte a tante mostre sbandierate come novità e assai poco interessanti, Anna Prandi e l'assessorato alla cultura hanno deciso di dare una svolta alla biblioteca anche come sede di mostre importanti, piccole ma molto interessanti. Nel novembre 2007, in occasione dell'apertura, è stato inaugurata l'esposizione di Matisse illustratore di libri d'arte, a cui è seguita quella più recente di Juan Mirò, anch'egli illustratore di libri straordinari che hanno segnato la cultura del Novecento, passando per la mostra di Alessandro Sanna e a quella prevista a ottobre del 2009, dedicata a Guido Scarabottolo. Un rapporto sempre privilegiato, quello con i libri, e un'attenzione costante all'arte (anche quando si sposa con materiali poveri: come accade coi segnalibri della mostra aperta fino al 12 settembre di quest'anno, a cura di Lorella Lolli, intitolata "Lasciare un segno, Segnalibri in mostra").

La memoria affidata alla fotografia, in questo contesto culturale di valorizzazione del territorio, resta fondamentale. Marzia Lodi - scrittrice e autrice, tra l'altro, di libri di cucina originali e di grande successo - ha scelto di lavorare fotograficamente in una maniera particolare sulle botteghe di Carpi, con uno sguardo assoluto. Abbiamo discusso molto sul libro, sulla grafica e sul taglio da dare a questa mostra di immagini. L'intenzione è prima di tutto evitare l'effetto nostalgia e la pura e semplice documentazione, con immagini in bianco e nero. Non basta documentare, bisogna rubare l'anima e i volti delle persone, con un taglio ironico, leggero e nello stesso tempo capace di raccontare, con la sintesi di un'immagine, l'aria che si respira dentro questi luoghi di lavoro e di socialità.

Si mostra così, davanti ai nostri occhi, come una semplice ma importante rivelazione, una consuetudine che purtroppo sembra essere caduta in disuso ma che vive ancora in seno a questi luoghi con una grande verità: la consuetudine dell'ascolto. Le botteghe sono luoghi di racconto. Nelle botteghe, siano essi negozi e laboratori, si parla ancora, ci si ascolta, è ancora acceso quel lume di speranza che porta a guardarsi negli occhi per tentare di comprendersi. Sono i luoghi di un riconoscimento quotidiano: c'è sempre una seggiola vuota, pronta per essere usata dall'avventore che si siede e comincia a fare filòs, a raccontare e a raccontarsi.

Le botteghe parlano. I commercianti e gli artigiani, dentro alla loro realtà, sono ancora pronti ad ascoltare il mondo, mentre il mondo, lentamente, sembra essersi distratto e aver dimenticato l'importanza di raccontarsi. Così nel volume, accanto alle fotografie, pubblicheremo questi racconti, salvando aneddoti, storie, piccoli episodi di vita quotidiana, che definiscono il destino di singoli individui e, insieme, un'immagine della città. Con il pensiero che, fra dieci o vent'anni, avremo salvato l'immagine di una Carpi che sta già cambiando, lasciando nell'archivio della memoria un messaggio in bottiglia per le generazioni future.


Nota

(1) C. Zavattini, P. Strand, Un paese, Torino, Einaudi, 1955; C. Zavattini, G. Berengo Gardin, Un paese vent'anni dopo, Torino, Einaudi, 1976 (nuova edizione: Zavattini / Berengo Gardin. Un paese vent'anni dopo, a cura di G. Berengo Gardin, Milano, Federico Motta Editore, 2002); Paul Strand, Cesare Zavattini. Lettere e immagini, a cura di E. Gualtieri, Bologna, Comune di Reggio Emilia - Archivio Cesare Zavattini - Fondazione Un Paese - Edizioni Bora, 2006.

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