Rivista "IBC" XVII, 2009, 3

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, pubblicazioni, storie e personaggi

V. Fortunati, I. Graziani, Properzia de' Rossi. Una scultrice a Bologna nell'età di Carlo V, Bologna, Editrice Compositori, 2008.
Femmina e scultora

Elisabetta Landi
[IBC]

Una "femmina scultora". Suscitò scalpore Properzia de' Rossi (1490-1530), donna scultrice (la prima, in Europa), usa a tener le mani "nelle cose meccaniche, fra la ruvidezza de' marmi e l'asprezza del ferro", come osservò ammirato il Vasari. Una mulier virilis, si potrebbe dire, ma un'artista sensibile, in grado di "intagliar noccioli di pesche" con "delicatissima maniera" e con "tanta pazienza... che fu cosa singolare e maravigliosa il vederli". A questa rappresentante celebre del gentil sesso, Vera Fortunati e Irene Graziani dedicano una monografia, promossa dall'Assessorato alla cultura e alle pari opportunità della Provincia di Bologna nell'ambito delle attività del Centro di documentazione sulla storia delle donne artiste in Europa dal Medioevo al Novecento.

Poco si conosceva, e si conosce tuttora, di questo personaggio. La vita di Properzia, che "fu del corpo bellissima, e sonò, e cantò ne' suoi tempi, meglio che femmina della sua città", si ammanta di mistero, nonostante la testimonianza del Vasari. Morì di peste nel 1530, e purtroppo non fece in tempo a incontrare Clemente VII, il quale, a Bologna per l'incoronazione di Carlo V, aveva chiesto di lei, "volunteroso di vederla", ma era stato deluso dalla sua scomparsa, che gli "spiacque grandissimamente". "Andò la fama di così nobile et elevato ingegno per tutt'Italia". Properzia era una celebrità, ma, come si può immaginare, in quanto donna le capitò di essere boicottata perché con la sua professione dimostrava che non era vero quanto sosteneva la storiografia ufficiale, cioè che la scultura fosse un'arte "da maschi" e dovesse avere, per questo, il primato; inoltre, a quelle date, faceva scandalo che una femmina collaborasse con artisti uomini, con opportunità "alla pari", nel cantiere prestigiosissimo di San Petronio.

Qui lavorava Amico Aspertini, il quale, invidioso, fece di tutto per screditarla, e testimoniò a suo sfavore. "La Properzia gli ha sgraffignato il volto". Così interveniva, il pittore, sul banco dell'accusa, nel processo per l'aggressione a Vincenzo Miola in cui anche lei era stata implicata, al fianco di Domenico Francia. Fu una lite tra artisti, tuttavia fiorirono, sulla sua persona, numerose leggende, e si favoleggiò di avventure sentimentali. Certo non mancarono le trasgressioni, se alla formella con Giuseppe e la moglie di Putifarre (Bologna, Museo di San Petronio, 1526) la giovane affidò il ricordo di una liaison extraconiugale. Ma si trattò di un'opera fondamentale, perché è in quest'unica scultura documentata, eseguita per le porte della basilica bolognese, che si rivela la maestria della scultrice, aggiornata ai modelli della "maniera moderna", dal Raffaello delle logge, e della settima in particolare, a Michelangelo Buonarroti.

Scorre, nel rilievo, un erotismo raffinato, destinato a influenzare l'immaginario del Correggio e del Parmigianino, e sopravvive il ricordo di un episodio biblico contaminato con la mitologia, quasi un inseguimento "pagano", quello di Apollo e della ninfa Dafne. E in più, una lettura muliebre, dove con effetti pittorici squisiti si evidenziano, attraverso le forme, stati d'animo ed emozioni intense. Un primato, per molti aspetti, come quello espresso nell'attività di intagliatrice, in cui Properzia, producendo opere straordinarie, riattualizzò una tradizione antichissima (della scultura in miniatura scriveva, infatti, Plinio). Una gara tra natura e arte, come piaceva ai collezionisti delle wunderkammern europee, per rappresentare la forza creativa dell'ingegno umano. E specialmente di quello femminile.


V. Fortunati, I. Graziani, Properzia de' Rossi. Una scultrice a Bologna nell'età di Carlo V, Bologna, Editrice Compositori, 2008, 127 pagine, 35,00 euro.

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