Rivista "IBC" XVIII, 2010, 1

musei e beni culturali / storie e personaggi

La pittrice bolognese Norma Mascellani ci ha lasciato. Seppe unire arte e generosità.
Norma, dagli Appennini alle Ande

Anna Maria Aldrovandi Baldi
[giornalista]

Norma Mascellani se ne è andata, a poco più di cento anni. Piccola, minuta, apparentemente fragile, "la Norma" ha cavalcato con forza, coraggio e grinta tutto il Novecento, connotandosi per meriti non comuni, in campo artistico e umanitario. Già all'Accademia godeva della stima di tutti gli insegnanti e i bidelli; Giorgio Morandi da subito disse di lei: "La signorina Mascellani mi dà bene a sperare". Solida come una roccia, è riuscita ad affermarsi sui "maschiacci", in anni in cui la donna consacrava la sua vita a casa, chiesa e figli.

Unica "femmina" in Accademia, suscitava l'invidia dei compagni guadagnandosi i premi più prestigiosi dell'epoca: il premio Moj, la medaglia d'oro per il Paesaggio, l'invito alla seconda Quadriennale romana, la partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1940, allo scoppio della guerra. Un inizio brillante, che preludeva a tutto un percorso disseminato di importanti riconoscimenti, che culminarono nel 1962 con l'assegnazione della "Stella della Bontà" da parte del cardinale Lercaro: "Esitai molto prima di accettare quel premio" - raccontava lei - "perché allora come oggi mi sento inadeguata a tanto onore. L'ho vissuto come un debito, così che, per 'mettermi in pari', da allora devolvo tutto il frutto della mia pittura a opere benefiche".

Con un susseguirsi di grandi mostre (e con contributi generosissimi) Norma partecipa a tante iniziative, tra cui eccelle la realizzazione del "Villaggio senza barriere", sull'Appennino bolognese, in località Cà Bortolani. Una grande opera, definita a suo tempo "Villaggio pilota in Europa", dove in una ventina di villette bifamiliari sono ospitati giovani con handicap insieme alle loro famiglie. Nella vita di Norma, arte e generosità sono vissute l'una in forza dell'altra. Un carattere schietto, brusco, diretto connota la sua vita; una sensibilità poetica, trasfigurata, quasi mistica definisce la sua pittura. Il suo linguaggio pittorico è quasi preghiera: l'infinito, la laguna, Venezia, le brume della Bassa, San Luca, gli oggetti del quotidiano, i fiori di cardo, le conchiglie, la luce sublime: tutto è omaggio e ricerca di Dio.

Norma ha sempre saputo di essere brava. Negli ultimi anni, con consapevole orgoglio, diceva: "Per tutta una vita sono stata una brava pittrice: ora sono diventata un'artista!". Nella sua lunga strada ha incrociato tanti: più volte ricevuta dal papa, ha incontrato e aiutato madre Teresa di Calcutta; ha avuto i consigli e l'approvazione di Lorenzo Viani; ha frequentato Cesare Zavattini e insieme hanno costituito il premio "Suzzara"; ha goduto, come si diceva, dell'alta considerazione di Giorgio Morandi, che l'ha premiata con un generoso contributo per le sue opere benefiche (www.normamascellani.it).

Dagli ottant'anni in poi, lei e la sua pittura hanno solcato il mondo: ha esposto in Francia, in Grecia, in Svezia, in Perù. Qui è arrivata a piedi, come tutti, fino a Machu Picchu, e con orgoglio raccontava: "Sono salita a oltre 2.500 metri! In quel villaggio ho scoperto un mondo popolato prevalentemente di donne: piccole e scure di pelle, vestite di colori sgargianti ma piegate dalla fatica, per i carichi incredibili che portavano sulle spalle!". Ritornò da quel viaggio con un'idea fissa: fare qualcosa per quelle donne. Cominciò a dipingere, giorno e notte, per preparare una grande mostra, che realizzò in una galleria bolognese con un successo strepitoso. I suoi quadri andarono a ruba: poté comprare un terreno in Ecuador ed edificarvi una casa di ospitalità e di studio per bambine orfane: la Hogar de niñas "Norma Mascellani", ai piedi delle Ande.

La sua raffinata pittura e la sua intelligente pragmaticità si sono fuse in un ottimale sodalizio tra arte e generosità. Le sue sapienti velature, che mutano la realtà in atmosfere da sogno, hanno permesso al suo nome di varcare l'oceano. Un giorno, scherzando, le dissi: "Da oggi in poi, ti chiamerò 'Norma, dagli Appennini alle Ande'!". Felice e lusingata, mi rispose con una sonora risata. Quell'attimo di gioia, indelebile come un'impronta, è rimasto nella mia mente.

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