Rivista "IBC" XVIII, 2010, 3

Dossier: Le lingue di un incontro - L'Emilia-Romagna parla con Cuba

territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier / immagini

L'Avana, andata e ritorno

Margherita Spinazzola
[IBC]

Quello di cui si dà conto in questo dossier è stato il viaggio di chi scrive e ha l'onore di raccontarne, ma è soprattutto il percorso di un'idea di cooperazione della nostra Regione, di persone che si interrogano e interrogano dai due lati del mondo.1 Tutto è nato con il libro Leggere e guardare l'Emilia-Romagna. Leer y mirar Emilia-Romaña, realizzato in poco più di cinque mesi. Per non rifare una storia già detta, basti ricordare che, a una scelta di brani dedicati all'Emilia-Romagna, ha fatto seguito una pubblicazione tradotta da studenti delle due sponde, accompagnata da un dialogo accademico e amministrativo che ha messo insieme enti diversi e, almeno fisicamente, lontanissimi: la Regione Emilia-Romagna (con una straordinaria ricchezza di professionalità interne), l'Università di Bologna, l'Università dell'Avana, l'ARCI, l'Ambasciata d'Italia all'Avana, l'Ambasciata di Cuba a Roma.2

Forse è stata una scommessa l'aver rinunciato all'alta professionalità di traduttori affermati e di una vera casa editrice, ma si è voluta una cooperazione intesa come apertura di credito, puntando su una nuova generazione internazionale di studiosi che si affaccia al mondo del lavoro, investendo insieme in conoscenza reciproca e democrazia. I protagonisti italiani dedicano più innanzi una riflessione linguistica a questa esperienza; con i loro colleghi d'oltreoceano, sono indubbiamente portatori di una lingua viva, moderna, ancorata al mondo al quale è destinata questa antologia, ossia quello latino-americano.

Rabelais, nel IV libro del Gargantua, racconta di un mare gelido, sul quale galleggiano le parole congelate, colte dal freddo quando furono proferite. Il comandante del vascello che lo solca, ne butta sul ponte a piene mani, e sembrano confetti iridati in varie tonalità; ormai passati i rigori dell'inverno, alcune si sgelano spontaneamente e tornano comprensibili, ritrovando la loro voce. Tuttavia altre, pur fondendo al calore delle mani curiose che le raccolgono, scompaiono senza essere intese, perché rimandano a una lingua sconosciuta, anzi suonano barbare, nell'accezione classica del termine. Questo hanno fatto i nostri studenti che, forti delle rispettive culture e lingue d'origine, hanno scaldato insieme le parole, dando loro il ritmo dell'oggi.

Proprio grazie agli studenti, siamo testimoni di un primo ritorno. Nessuno dei ragazzi cubani studiava l'italiano come prima lingua curricolare. Ciononostante, al termine degli studi, che ha coinciso con il termine della traduzione, per quattro di loro si sono aperte le porte dell'Istituto di italiano della Facoltà di lingue dell'Avana, per uno l'Oficina de l'Historiador de la Ciudad con specifico riferimento alla competenza nella lingua italiana, per altri ancora quelli di uffici commerciali che avranno rapporti con il nostro Paese.

Nella percezione dei ragazzi, espressa esplicitamente nel corso della loro comunicazione al "Seminario degli italianisti" (di cui si dirà), il lavoro di traduzione è stato un'occasione di crescita unica e irripetibile, tale da far loro pensare a un futuro lavorativo che non possa prescindere dall'uso della nostra lingua; occasione tanto più eccezionale in quanto offerta non da un Paese in cui si parla una delle lingue principali del loro cursus studiorum (inglese, francese o russo) ma da una Regione in cui si parla una di quelle complementari. Si tratta dunque di una ricaduta occupazionale del tutto imprevista, da una parte, e di un legame duraturo che si è creato verso il nostro Paese, dall'altra. Tralasciando l'ambito ufficiale, non sarà facile dimenticare l'incredulità, prima, e gli occhi lucidi, poi, di chi stringeva un libro che riporta il proprio nome, la fierezza di avere dialogato con il mondo, la commozione al momento degli addii.

Il tema del paesaggio non è stata una scelta peregrina per una antologia di presentazione del nostro territorio, destinata a essere tradotta per il mondo latino-americano. La parola "paesaggio" è distinta dal lemma "paese". Nell'ultimo scorcio del secolo passato, Emilio Sereni prima, con la sua lucidissima rassegna dedicata all'evoluzione del paesaggio agrario italiano, Lucio Gambi poi, ci hanno condotto a una riflessione che distingue fra il paese nel quale ci si trova a essere più o meno inconsapevolmente collocati, e il paesaggio che passa necessariamente attraverso gli occhi e diventa tale solo quando l'individuo se ne appropria.

Non è un transito immediato: anche linguisticamente, "paesaggio" è un termine che entra nel linguaggio solo nel Seicento, non a caso attraverso l'arte (quella francese nello specifico), dove l'artista è l'ermeneuta che riproduce, ricrea ciò che vede. Si crea così un legame di "addomesticamento", come ha precisato Maria Giuseppina Muzzarelli firmando la cura del volume mentre ricopriva il ruolo di vicepresidente della Giunta dell'Emilia-Romagna. La persona apre un dialogo con ciò che vede, che non è più luogo casuale di vita ma appunto paesaggio, fatto proprio nella mente, riempito di esseri umani e in relazione biunivoca con chi ne è partecipe, il quale lo riconosce e lo muta, almeno nel pensiero o con il semplice vissuto. Lucio Gambi, infatti, scrive del paesaggio anche come cultura di altri sensi, e dell'uomo come misura di tutti i possibili paesaggi. Si comprende, allora, la scelta di presentarsi, di svelarsi attraverso questo tema comune.

Non è stato difficile, su questo stesso argomento, sollecitare le risposte di alcuni intellettuali cubani, incontrati tanto grazie agli incontri ufficiali, quanto per merito di un passaparola virtuoso che incassava, per così dire, la benevolenza che ha circondato il volume sul paesaggio; non tutti, purtroppo, possono rientrare in queste pagine: penso ai docenti universitari e no, a quanti appartengono alla benemerita Società "Dante Alighieri", a coloro che si avvicinavano a ogni conferenza, avidi di un contatto esterno. Da tutti, però, si è cercato di imparare e trarre spunti che qui trovano posto, ancorché soggettivamente mediati.

I voli che raggiungono dall'Europa la capitale cubana arrivano nella serata. A seconda della stagione, e quindi dell'ora in cui cala l'oscurità, può essere difficile percepire altro se non i suoni, siano essi quelli del mare, che può essere impetuoso anche nel suo tratto cittadino, siano quelli della musica che esce dai locali del centro. È al primo risveglio che l'occhio rimane abbacinato dalla luce tropicale, dalla vivezza dei colori della vecchia città restaurata, mentre l'orecchio si assuefa ai rumori del giorno, ancora ricchi di musica, pur se diversa: prevale, infatti, quella degli uccelli da compagnia e da cortile, in un curioso relais sonoro, di una lingua differente. Luce e ombra, suoni e colori sono stati assai più di un mero sfondo al contrappunto delle interviste a Eusebio Leal Spengler e a Mayerín Bello Valdés, una suite di opinioni profondamente legate a una cultura di cui Alejo Carpentier, con il suo Concerto Barocco, disegna il carattere surreale, oscillante fra architettura e natura, fra poesia e musica, fra America Latina ed Europa.

Ed ecco un altro viaggio di ritorno. Tanto più agevole sarà in futuro, quanto prima cederanno le difficoltà di comunicazione elettronica a cui la tecnologia ci ha altrimenti abituato, con una maggiore diffusione dei telefoni cellulari (introdotti a Cuba solo nel 2008), con l'accesso a una maggiore varietà di teletrasmissioni, con un incremento dell'accesso a Internet, oggi limitato anche (ma non solo) dalla lentezza dovuta all'assenza di banda larga. Secondo i dati citati il 19 giugno 2010 dall'agenzia Reuters, le possibilità di comunicazione interna ed esterna rimangono per i cubani ben al di sotto della media degli altri paesi latino-americani.

Di Alejo Carpentier, di paesaggi urbani e poetici, parla più diffusamente in queste pagine l'iberista Giovanni Marchetti, uno dei coordinatori della traduzione partecipata di Leggere e guardare l'Emilia-Romagna: si ricordino anche le sue omologhe cubane, Regla Arango Polanco e Cristina Bello Beltrán. Marco Giomini, diplomatico appena rientrato dal suo incarico all'Avana, riferisce qui sull'interesse che circonda la cultura italiana: ritorno, questo, tutto italiano, ancorché segnato da sentimenti forti per l'isola, dove Giomini si era del resto reso protagonista del "Seminario degli italianisti", che ogni anno raduna quanti lavorano con la nostra lingua a Cuba. All'edizione di quest'anno, che si è tenuta dal 19 al 21 maggio e che ha fatto memoria di Italo Calvino, vale ora la pena di dedicare un resoconto, benché non esaustivo e solo a testimonianza della profonda e meditata attenzione che lingua e cultura italiana ricevono a Cuba.

Per scompigliare un po' le carte, tuttavia, sia concesso di cominciare dal ritorno dell'iniziativa, ossia dal pubblico che ha seguito i lavori; la sala conferenze della Biblioteca Villena, nel cuore dell'Avana antica, è sempre stata piena fino alle ultime file, anche se i presenti cambiavano in relazione ai contenuti delle varie comunicazioni.3 Non hanno perso una parola gli insegnanti di lingua arrivati da ogni angolo dell'isola: per loro, il solo fatto di sentire parlare in italiano, di essere immersi nella lingua, di avvicinare studiosi venuti anche dall'Italia, era di valore assoluto. Poi c'erano immigrati di prima e seconda generazione, che non trascurano neanche un'occasione per riannodare o rinfrescare i legami con la cultura del loro Paese. Vi erano inoltre universitari, intellettuali legati a importanti organismi culturali cubani e, quello che più stupiva, un pubblico giovane ed eterogeneo che, dalla fotografa dilettante al cantante rock, sembrava non voler perdere l'opportunità di un incontro con un mondo percepito come molto lontano.

Marco Baccin, il nostro Ambasciatore all'Avana, ha introdotto il Seminario soffermandosi sulla diffusione della lingua come strumento di diplomazia culturale; non a caso, la reciproca attenzione italo-cubana non coinvolge solo i beni culturali, italiano incluso, ma anche altri campi, quali quello agricolo e commerciale e, soprattutto all'Avana, si può ragionevolmente parlare di funzione politica della cultura, nel suo senso più alto.

È stata Mayerín Bello Valdés a onorare Italo Calvino, di cui è instancabile studiosa. Il suo intervento ha individuato le sfide lasciate sul tappeto da ciascuna delle sei proposte delle Lezioni americane. Leggerezza, rapidità, precisione, visibilità, molteplicità e consistenza vanno intese come punto d'arrivo e proiezione verso il futuro, mentre le sfide a cui Bello ha fatto riferimento - "Letteratura e compromesso politico", "Compromesso opposto alla istituzionalizzazione", "Gnoseologia dello scrittore", "Letteratura e industria", "Utopia e scetticismo", "Umanità malgrado tutto" - sono altrettante prove che lo scrittore italiano ha affrontato nella sua carriera di intellettuale in perpetuo dialogo con il suo tempo.

Lo scrittore Alejo Carpentier ritorna anche nella comunicazione di Rafael Rodríguez Beltrán, che esamina le sue reazioni a una contestata affermazione di Giovanni Papini in cui si rimproverava la povertà creativa della letteratura latino-americana nei confronti di quella europea. Carpentier obietta che in questo caso non c'è reale confronto, dal momento che la letteratura latino-americana è stata a lungo letteratura europea, pervicacemente attaccata a sentimenti e correnti del Vecchio Continente, non fosse altro che per affermazione identitaria; caso mai, ritorce Carpentier, ci sarebbe da chiedersi come l'America Latina sia stata in grado di produrre, in così breve tempo rispetto alla formazione degli stati nazionali, una ricca letteratura autoctona: Domingo Sarmiento, José Hernández, José Martí, ai quali Rodríguez Beltrán aggiunge la Nobel cilena Gabriela Mistral, contemporanea proprio di Papini. Sicuramente più equilibrati di quest'ultimo si dimostrarono la stessa Mistral, che al letterato fiorentino procurò alcune miracolose erbe indigene nel tentativo di alleviarne la cecità, o Jorge Luis Borges, che lo riteneva scrittore immeritatamente dimenticato.

Legate all'insegnamento della lingua italiana in corsi di laurea di diverso indirizzo di due università cubane, e in corsi per interpreti e lavoratori del turismo, sono state rispettivamente le relazioni di Nancy Mercadet Portillo con Regla Arango Polanco, e Yackeline Dopico Gómez con Saul Giniebra Muñoz. Mercadet e Arango hanno sottolineato la necessità di integrare i testi disponibili e di armonizzare i tempi di studio tanto degli studenti a tempo pieno, quanto dei lavoratori che proseguono la loro formazione universitaria.

È bello ricordare, a questo punto, il grande momento dedicato agli studenti che si erano impegnati nella traduzione di Leggere e guardare l'Emilia-Romagna: con l'intervento di alcuni di loro - introdotto dalla docente Cristina Bello Beltrán, che ha affermato il primato della comunicazione e della corrispondenza con la lingua di arrivo - hanno spiegato quali tecniche traduttive e scelte di registro li avessero guidati nell'affrontare i testi arrivati dalla nostra regione, con quanta incredulità avessero accolto questa apertura di credito scientifico del tutto inattesa, e come non avessero lesinato energie e scienza nell'applicarsi.4

Quale ruolo abbia la Società "Dante Alighieri" nella diffusione della lingua italiana è stato riassunto da Giuseppina Moscatelli e basti pensare che nell'anno accademico 2009/2010 le richieste di iscrizione ai corsi di lingua italiana sono state 750, contro un massimo accettato di 303.

Il contributo italiano al Seminario è giunto da Paola Maria Giunchi (Università La Sapienza di Roma), da Lorenzo Bartoli (Università Autonoma di Madrid) e dalla stessa Regione Emilia-Romagna. Giunchi ha riassunto le prospettive più recenti nel campo della glottodidattica e ha condotto un laboratorio di analisi linguistica contrastiva. Bartoli ha invitato a riflettere sulle idiosincrasie reciproche che si incontrano fra italiano e spagnolo e che sono di difficile insegnamento: qualunque didattica della lingua trova difficoltà nella trasmissione dell'uso di parti caratterizzanti della lingua viva, quali la deissi e i marcatori linguistici (per esempio gli "allora" e "insomma" da una parte, i pues e gli entonces dall'altra); una sua seconda comunicazione, di stampo tutto filologico, è stata dedicata all'immagine di colpa in Dante, Petrarca e Boccaccio, e si è soffermata sulla differenza fra colpa e vergogna, condanna e riconoscimento di colpevolezza.

Il nostro contributo, quasi conclusivo del Seminario, non poteva che essere sul tema del paesaggio e sulle motivazioni e le fasi di una collaborazione così intensamente vissuta da ambedue le parti, di cui qui si è detto. Le pagine che seguono in questo dossier di "IBC" non vogliono certo suonare come conclusive. Al contrario, vogliono essere proprio l'inizio di un altro ritorno, almeno attraverso i campi del sapere, nei quali l'Istituto per i beni culturali è protagonista per la nostra Regione.


Note

(1) La curatrice ringrazia l'Ambasciatore d'Italia all'Avana, Marco Baccin e Stefania Fancello della stessa Ambasciata, per il continuo sostegno, Lourdes Díaz Fernández, dell'Ambasciata di Cuba a Roma, per la sua attenzione. L'esperienza e la competenza professionale di Valeria Cicala e Vittorio Ferorelli sono state fondamentali nella redazione del dossier.

(2) Leggere e guardare l'Emilia-Romagna. Leer y mirar Emilia-Romaña, a cura di M. G. Muzzarelli, con la collaborazione di A. Campanini, V. Cicala, V. Ferorelli, M. Spinazzola, postfazione di E. Raimondi, Bologna, Regione Emilia-Romagna, 2010.

(3) Tutte le comunicazioni saranno pubblicate nei "Cuadernos de italianistica cubana", rivista edita all'Avana con il concorso dell'Ambasciata d'Italia, della Società "Dante Alighieri" e del Gruppo degli italianisti cubani.

(4) Ecco i nomi degli studenti cubani impegnati nella traduzione: Marta Hernández, Ana Luisa García, Wendy Melo, Maria del Carmen Alvarez, Odaliris Cruz, Mailín Bandera, Natalie Brito, Arturo Cruz, Lilian Vega, Ariel Díaz, Rosana Pérez, Librada Sánchez, José Ernesto Guadarrama, Cristopher Elias Quesada, Elaine Guzmán, Lauren Rendueles, Rigoberto Mir, Giselle Ferrón, Mayili Torres, Janady Rivas, Anaisy Coto, Yaumara Gil.

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