Rivista "IBC" XVIII, 2010, 3

Dossier: Le lingue di un incontro - L'Emilia-Romagna parla con Cuba

territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /

I paesaggi della collaborazione

Maria Giuseppina Muzzarelli
[docente di Storia medievale all'Università di Bologna, già vicepresidente della Regione Emilia-Romagna]

Il paesaggio come testo, il paesaggio come storia, l'arte del paesaggio, trattati sul paesaggio: molti sono i contributi e le pubblicazioni anche recenti sul tema, diversi i punti di vista sull'"uso" del paesaggio e sulle modalità di porsi in relazione con vaste pianure o con aridi calanchi. C'è davvero molto da leggere e altrettanto su cui riflettere. Per un intervento come questo, necessariamente ma anche volutamente breve, mi preme dire che il paesaggio emiliano-romagnolo (ma in realtà solo alcuni tratti di esso, pochi fra i molti possibili) è stato chiamato in causa per individuare nove brani con i quali si è realizzata una silloge che abbiamo proposto alla traduzione di giovani studenti dell'Università dell'Avana (con revisione da parte degli studenti dell'Università di Bologna e ovvia collaborazione, là e qua, dei docenti).1

Si è trattato di un garbato svelamento della nostra identità, ma anche della ricerca di una dimensione comune, di una corrispondenza cioè (le traduzioni praticano le corrispondenze) fra le peculiarità di un territorio, fra il modo di intenderle da parte di chi le vive e le ama, e quanti si trovano a enormi distanze chilometriche e culturali. Distanti eppure interessati a conoscere luoghi e, attraverso i luoghi, a familiarizzare con usi, sensibilità e soprattutto persone: quelle che si riconoscono nei paesaggi descritti. Si è trattato anche di un'operazione di costruzione di relazioni, fra giovani e fra istituzioni, a fini di conoscenza, a partire dai paesaggi intesi come ambito di fusione fra esigenze ed eventi, fra natura e cultura, fra casualità e disegno.

Il paesaggio esiste di per sé, ma si fa elemento di dialogo grazie alle parole, oltre che alle rappresentazioni pittoriche o fotografiche: grazie, cioè, alle descrizioni che hanno presentato, alle menti se non agli occhi dei giovani cubani, piazze, viuzze, stati d'animo, prodotti legati ad ambienti: in una parola paesaggi, che dell'ambiente sono la rappresentazione storica ed estetica. Con quelle descrizioni e con quei paesaggi, si sono misurati i giovani traduttori chiamati a rendere intellegibili, e fruibili, reti a strascico o soffitti affrescati, ora un gusto e ora un atteggiamento: i paesaggi si sostanziano anche di tutto ciò.

Ai paesaggi, usualmente, si applicano nozioni estetiche (belli, suggestivi...) o impegni politici ed etici più che mai urgenti (da salvaguardare...) ma i paesaggi sono anche spazi da godere e da comunicare per trasferire ad altri emozioni e insieme evoluzioni, per costruire una condizione di comunanza, un abbecedario che consenta di scrivere e di capirsi, di intendere di cosa siamo fatti, cosa vediamo, cosa produciamo, cosa mangiamo, cosa amiamo e cosa abbiamo da offrire alla conoscenza altrui.

Il lavoro promosso e condotto con i ragazzi di Cuba, nell'ambito della cooperazione internazionale, ha voluto partire dai giovani e dai paesaggi, utilizzando le sensibilità e le capacità di alcuni fra i nostri maggiori scrittori, per condividere e per costruire, per trasformare l'oggettivo (spiagge, colline) in soggettivo (idea di quiete, senso del radicamento), l'io in noi, l'incomunicabile in trasmettibile. Descrivere i paesaggi, cittadini o extraurbani, come hanno fatto gli autori che abbiamo scelto, è stato un modo per approfondire la nostra identità e per comunicarla. Tradurre quei brani è stato un modo per accorciare le distanze e per trovare le parole che corrispondono e che quindi ci mettono a confronto, preparano un dialogo, rendono possibile il superamento delle distanze, almeno un po', almeno a tratti.

Cooperazione è anche questo: aiutarsi a capirsi, sforzarsi di trovare corrispondenze, sollecitare la curiosità per l'altro a partire dal suo ambiente, che ha costruito ma che ha anche subìto, che l'ha condizionato e che ha imparato ad apprezzare, che gli ha dato identità ma anche senso del limite. Siamo partiti dalle corrispondenze fra uomini e paesaggi per tentare di stabilirne alcune fra uomini e uomini, e arrivare a crearne altre fra altri uomini e altri paesaggi. Si tratta di un percorso a tappe, dalle cose alle persone, per "ominizzare", se posso ricorrere a questo termine di nuovo conio.

L'operazione ha come chiave interpretativa la corrispondenza fra uomini e luoghi e come obiettivo "l'uomo umano", formula non ignota a chi studia Giovanni Pascoli, poeta della nostra regione il cui nome è inscindibilmente legato, fra l'altro, a un luogo, San Mauro, dove è nato e dove ha costruito almeno parte della sua sensibilità, alla quale i paesaggi hanno dato un non piccolo contributo. Contributi del genere sono comunicabili: questo è l'assunto e il fine del progetto che in pochi mesi, sfidando non poche difficoltà, è stato portato a compimento con entusiasmo e frutto. Si tratta di un avvio, il processo è ancora lungo e credo che potrà dare esiti profittevoli e soddisfacenti a partire dai giovani e dalla cultura, per arrivare dove si vorrà.


Nota

(1) Leggere e guardare l'Emilia-Romagna. Leer y mirar Emilia-Romaña, a cura di M. G. Muzzarelli, con la collaborazione di A. Campanini, V. Cicala, V. Ferorelli, M. Spinazzola, postfazione di E. Raimondi, Bologna, Regione Emilia-Romagna, 2010.

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