Rivista "IBC" XIX, 2011, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / didattica, itinerari, progetti e realizzazioni, pubblicazioni

Una guida agile e dettagliata accompagna i passi di chi desidera esplorare, tra Toscana ed Emilia-Romagna, la Linea che divise l'Italia tra il 1944 e il 1945.
A piedi nella storia

Marco Boglione
[studioso di fortificazioni e architettura militare]
Vito Paticchia
[IBC]

Sulle tracce della Linea Gotica è il titolo della guida storico-escursionistica che accompagnerà chi vorrà ripercorrere il fronte che dall'autunno del 1944 all'aprile del 1945 correva dalle spiagge a nord della Versilia, a quelle a nord di Ravenna, attraversando la Toscana e l'Emilia-Romagna.1 Una linea che non spezzava in due solo la Penisola - il Nord, dal Centro-Sud; le zone ancora occupate dalle truppe tedesche, da quelle liberate dagli anglo-americani; le terre sottoposte alle spoliazioni, ai soprusi e alle violenze dell'occupante, da quelle in cui iniziava la ricostruzione materiale e morale del Paese dopo decenni di acquiescenza alla dittatura - ma sradicava dai propri territori anche intere comunità, trasferite altrove per esigenze belliche dell'uno o dell'altro contendente, dividendo talvolta le stesse famiglie.

Suddivisa in 18 tappe, con 2 importanti deviazioni e 3 appendici, supportata da mappe e informazioni dettagliate, da fonti archivistiche e iconografiche anche inedite e da numerose immagini recenti, la guida permette la visita a luoghi e siti particolarmente significativi, offrendo una descrizione dettagliata dei segni sedimentati nella memoria di quei territori. Pur essendo un'iniziativa autonoma dell'editore Fusta, questa pubblicazione concretizza uno dei punti programmatici del progetto regionale "Linea Gotica", che la Regione Emilia-Romagna, il suo Istituto per i beni culturali e l'Unione nazionale comuni comunità enti montanicondividono da anni con numerose province ed enti territoriali. Pubblichiamo l'introduzione degli autori e una sintesi delle tappe che compongono l'intero percorso.


Non esiste, sul territorio, un tracciato definito, lineare, storicamente documentato e riconoscibile, della Linea Gotica. Essa non era una sequenza ininterrotta di robuste fortificazioni saldamente ancorate al terreno e tra loro collegate; era piuttosto uno sbarramento difensivo in profondità, incentrato su capisaldi che controllavano tutti gli accessi (strade, valichi, sentieri, valli) lungo la direttrice che da Pesaro a Massa collegavano il Centro-Sud al Nord Italia e alla pianura padana. È stato quindi possibile, per qualcuno, parlare della Linea Gotica come di una "astrazione", di una "invenzione" di Hitler, di una linea immaginaria e fantasiosa: in poche parole, di un grande "bluff" della storia.

La sensazione che essa fosse sfuggente e invisibile, "immateriale" diremmo oggi, era netta agli occhi di chi aveva il compito di documentarne l'esistenza, di fissarne su lastra i contorni per permettere ai propri generali di preparare i piani d'attacco e agli artiglieri di centrarla e colpirla.

Un acuto fotografo di guerra, Robert Schmidt, uno dei combat photographers aggregato alla Quinta Armata americana e cresciuto alla scuola dei documentaristi della Grande Depressione americana degli anni Trenta, ha scritto che, per indicare le difese tedesche che sbarravano agli alleati l'accesso al Nord, il termine "Linea" era non solo una "definizione erronea", ma soprattutto una definizione geometrica "completamente fuorviante". Essa era sì una linea trasversale che attraversava l'Italia da Ovest a Est, dal Tirreno all'Adriatico, ma aveva uno sviluppo per niente lineare e, soprattutto, "straordinariamente profondo". Lo stesso Hitler, che pure aveva inventato l'appellativo Goten per indicare le difese che dovevano impedire alle armate anglo-americane l'avanzata dalla Penisola italiana verso il sud della Germania, lo abbandonò subito dopo per un più indefinito Apenninstellung, cioè una generica "Posizione" e non una ben definita Linie. Ancora più evanescente l'altro termine - Grüne Linie, "Linea Verde" - con cui compare in alcuni documenti ufficiali tedeschi.

Sembrerebbe pertanto impossibile, se non velleitario, proporre un tracciato fisico, materiale, percorribile a piedi, come abbiamo pensato di fare con questa nostra ricerca. In realtà la Linea Gotica non solo è esistita nei documenti, nella memoria dei protagonisti e dei combattenti, nel ricordo delle vittime, nelle ferite delle città colpite dai bombardamenti, nel racconto degli anziani; ma di linee ne sono esistite due, e di entrambe restano segni tangibili, importanti, talvolta notevoli, su tutti i territori che esse hanno attraversato.

Una prima, identificabile nelle postazioni fortificate visitate dal comandante delle armate tedesche in Italia, Albert Kesselring, ai primi di agosto del 1944 e trovate "soddisfacenti", tuttora visibili a Carrara, a Borgo a Mozzano, ai passi della Futa e della Collina, lungo la valle del Foglia, sulla costa adriatica a Cesenatico, Cervia, Marina di Ravenna, Porto Garibaldi; a Mesola e Bosco Mesola. Davanti a una parte di queste, a Montemaggiore, nel Pesarese, alla fine di agosto del '44, lo stesso Primo ministro inglese Winston Churchill volle dare inizio all'offensiva alleata, che nelle sue aspettative doveva dilagare rapidamente nella pianura padana e da lì, attraverso il corridoio di Lubiana, entrare nei Balcani e arrestare l'avanzata da est dell'Armata Rossa.

Una seconda, che chiamiamo "Linea invernale", posizionata lungo le linee di arresto dell'avanzata alleata dopo che lo slancio iniziale per arrivare a Bologna si era arenato a 20 chilometri dalla città. La Linea Gotica era stata superata un po' ovunque, ma non sfondata decisamente e in profondità. I tedeschi allestirono questa seconda linea difensiva che correva dalle spiagge a nord della Versilia a quelle a nord di Ravenna, da Cinquale alla foce del Reno. Affrontava le Alpi Apuane e la Garfagnana, percorreva il crinale tosco-emiliano da Passo del Saltello a Monte Spigolino passando per Abetone; si dirigeva verso la valle del Reno lungo i monti della Riva e il Belvedere facendo di Vergato una città fantasma; estirpava la brigata Stella Rossa incenerendo case, villaggi e borghi e si attestava a Caprara e Monte Sole trucidando donne, anziani e bambini; superava il Setta insanguinato e saliva a Monte Adone passando per Monterumici; cedeva, dopo aver falcidiato intere divisioni americane, Livergnano e Monte delle Formiche; indietreggiava in val di Zena e nella valle del Sillaro, per poi riaffacciarsi baldanzosa sulla Vena del Gesso e a Tossignano; giunta in pianura, si arroccava a Riolo, prendeva in ostaggio l'intera popolazione e si incanalava lungo gli argini del Senio verso il fiume Reno e l'Adriatico. Allagava il litorale e le valli a nord di Ravenna e qui, trasformate in un immenso acquitrino terre di bonifica e valli di Comacchio, placava per qualche mese la propria furia devastatrice.

È in questi territori, lungo questi crinali, queste valli e questi argini, dove la memoria dei lutti e delle distruzioni è ancora viva a distanza di quasi settant'anni, che noi intendiamo accompagnare i lettori. E invitiamo a un viaggio che può iniziare soltanto quando, come suggeriva il filosofo Ivan Illich, si esce da casa muniti di uno spazzolino da denti, di una attrezzatura e preparazione adeguate, aggiungiamo noi, che li abbiamo percorsi in lungo e in largo per mesi e in tutte le stagioni, per poter segnalare al meglio eventuali difficoltà e suggerire possibili alternative.

Il percorso principale si snoda lungo 18 tappe di un tracciato continuo e ininterrotto, da Cinquale a Sant'Alberto di Ravenna, che però può essere iniziato da uno qualunque dei suoi punti-tappa, dove sostare, rifocillarsi e ripartire in qualsiasi momento, per una qualsiasi delle sue destinazioni e in qualunque direzione. In attesa di poterlo segnare con specifica tabellazione, esso segue, soprattutto sui crinali di montagne e colline, i segnavie del Club alpino italiano: dove mancava un importante collegamento, da Pizzo di Campiano a Rocca Corneta, abbiamo provveduto, con l'aiuto della sezione CAI di Porretta, ad aprire e segnare un tratto di antico sentiero.

Abbiamo poi aggiunto 3 ulteriori proposte (che chiamiamo appendici per distinguerle dalle tappe vere e proprie) di visita a luoghi o siti particolarmente significativi e importanti per offrire una maggiore completezza di informazione e conoscenza: le fortificazioni del Carrara Riegel, lo sbarramento di Borgo a Mozzano, lo straordinario complesso dei bunker a Mesola.

In ogni tappa trattiamo argomenti storici fornendo fonti d'archivio anche inedite e testimonianze dei protagonisti. Parliamo di coloro che hanno calpestato il territorio che attraversiamo, raccontando in quali condizioni, con quali forze e con quale spirito vi hanno combattuto; segnaliamo ovunque la presenza e la tipologia delle fortificazioni che si incontrano. Descriviamo in maniera minuziosa e precisa tutto il percorso, con qualche annotazione sulla morfologia del paesaggio, la geologia del territorio, i principali esemplari di flora e fauna.

Ma è soprattutto un viaggio nella storia, nel cuore della Seconda guerra mondiale, e, prendendo a prestito le parole di Piero Calamandrei, un pellegrinaggio laico alle radici della nostra Costituzione. Vorremmo trasmettere, oltre alle nostre conoscenze, la nostra passione e i nostri slanci, i nostri pensieri e i nostri stati d'animo. Infine, nell'anno in cui si celebra il Centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, vorremmo testimoniare anche l'amore per il nostro Paese e per coloro che l'hanno costruito unito, libero e democratico. Buona lettura e, soprattutto, buona camminata, amici lettori.


Tappa 1: Cinquale - Castello Aghinolfi

Inizia in Versilia, sulla spiaggia di Cinquale, il viaggio attraverso il fronte invernale della "Linea Gotica 2" che ci condurrà fino a Sant'Alberto, a nord di Ravenna. Dal lago di Porta saliamo al castello Aghinolfi, la fortezza medievale trasformata in postazione per cannone dai tedeschi, che i soldati della divisione "Buffalo" espugnarono il 5 aprile 1945 grazie al coraggio di Vernon Baker, primo ufficiale di colore a essere insignito nel 1997 della più alta onorificenza americana, la Medaglia d'Onore.


Tappa 2: Vietina - Folgorito - Termo

Dalle poderose mura del castello Aghinolfi alle trincee scavate nella terra. La seconda tappa ci permette di esplorare "La Linea Gotica di Montignoso" sulla vetta del monte Folgorito, la cui dorsale verso il monte Altissimo era disseminata di fortificazioni campali tedesche. Il Comune di Montignoso è decorato di Medaglia d'Oro al Valor Civile per i fatti accaduti nella Resistenza in onore alla sua popolazione, che rimase tenacemente aggrappata alla propria terra nei duri mesi della Linea Gotica, sfidando sia l'occupante tedesco sia il fuoco delle artiglierie alleate.


Tappa 3: Termo - Pasquilio - Arni

Tappa di montagna su sentiero impegnativo che ci consente di scavalcare le Alpi Apuane e lasciare definitivamente alle nostre spalle il mar Tirreno. Paesaggi straordinari di rara e selvaggia bellezza fanno da contorno a un percorso dedicato alla memoria di coloro che morirono per la conquista della libertà. "Morti per la patria. Vivi nei nostri cuori".


Tappa 4: Arni - Castelnuovo di Garfagnana

Da Arni, importante centro di estrazione marmifera le cui cave sono oggi abbandonate, si inizia a scendere verso Castelnuovo di Garfagnana lungo il crinale meridionale del vallone del Torrente Turrita Secca. I tedeschi allestirono su queste montagne, nell'inverno del 1944, la debole ala destra dello sbarramento arretrato di Castelnuovo di Garfagnana, dopo aver abbandonato le robuste fortificazioni in caverna di Borgo a Mozzano.


Tappa 5: Castelnuovo di Garfagnana - Lago Santo

L'ascesa che da Castelnuovo di Garfagnana ci conduce in Emilia sul crinale che separa la Garfagnana dall'Appennino modenese si svolge, dopo un breve trasferimento motorizzato o ferroviario per raggiungere l'inizio del sentiero, in un ambiente montano che pare isolato dal resto del mondo. Sembra persino che il vento, a tratti, trasmetta ancora i clangori della terribile guerra dell'inverno 1944.


Tappa 6: Lago Santo - Abetone

Tappa tra le più suggestive, con un lungo tratto di crinale e luoghi intensamente ricchi di storia. Dalle mulattiere per il trasporto dei rifornimenti alle postazioni dove giovani attratti dalla propaganda della Repubblica sociale italiana, e da una falsa idea di patria, passarono un inverno di neve e di freddo mentre nelle valli sottostanti la vita riprendeva lentamente.


Tappa 7: Abetone - Capanno Tassoni

L'Abetone con i suoi boschi di alto fusto e la sua manodopera specializzata fu il primo cantiere della Linea Gotica a partire dall'estate del 1943, mentre le valli dell'Alto Appennino modenese furono il territorio delle brigate partigiane guidate da Armando, che dall'autunno del 1944 affiancarono le truppe alleate nell'attacco ai crinali e ai capisaldi tedeschi.


Tappa 8: Capanno Tassoni - Rocca Corneta

Si abbandona il crinale di confine tra la Toscana e l'Emilia, scendendo vistosamente di quota. Dalle praterie di mirtilli e dalle faggete contorte dal vento e dalle tempeste di neve, si arriva nella valle del Dardagna, incontrando i primi borghi medievali del Medio Appennino modenese e bolognese.


Tappa 9: Rocca Corneta - Abetaia

Percorso ricco di suggestione e interesse nel cuore della Linea Verde 2 sulla strada per Bologna, il tratto Rocca Corneta - Abetaia ci conduce alla scoperta delle difese campali tedesche sul massiccio di Monte Belvedere e su Monte Castello, che impegnò per mesi le forze alleate e partigiane: qui ebbe luogo la più importante azione offensiva della Força Expedicionária Brasileira (FEB), tuttora studiata nelle accademie militari brasiliane.


Tappa 10: Abetaia - Vergato

Si attraversano luoghi che presentano fenomeni geologici interessanti per la presenza di imponenti agglomerati di rocce marnose-arenarie che si affacciano a picco sulle valli sottostanti. Si percorre tutto il crinale tra le valli dell'Aneva e del Reno, che i brasiliani della FEB strapparono ai tedeschi nel marzo del '45, a copertura dell'avanzata verso nord degli alpini della Decima Divisione americana. Da Castelnuovo scenderemo a Vergato, dall'ottobre del '44 città-fantasma sulla linea del fronte.


Tappa 10a: Abetaia - Montese - Castel d'Aiano

Seguiremo il cammino incrociato della FEB e dei tre reggimenti (Ottantacinquesimo, Ottantaseiesimo, Ottantasettesimo) della Decima Divisione di montagna USA, lungo i crinali che portavano alla Via Emilia attraversando i comuni appenninici che maggiormente hanno legato i loro destini e la loro memoria agli uomini venuti d'oltreoceano. Montese, che ha dedicato piazze, monumenti e un museo ai brasiliani, e con loro si è anche gemellata; Castel d'Aiano, che oltre a piazze, monumenti e raccolte, nel 1996 ha anche sostenuto la candidatura alla Presidenza degli Stati Uniti di Bob Dole, ex sottufficiale della Decima Divisione, ferito e curato nelle sue infermerie da campo.


Tappa 10b: Castel d'Aiano - Cereglio - Vergato

Un territorio aspro, roccioso, con valli strette e ripidi pendii scoscesi, attraversato da strade e mulattiere che le forze di occupazione tedesca controllavano con estrema durezza per impedire azioni di sabotaggio e di intelligence a favore degli alleati. Ultima barriera naturale prima delle morbide colline delle valli del Samoggia e del Lavino, preludio di quella pianura padana dove si sarebbe consumata la disfatta tedesca.


Tappa 11: Vergato - San Martino

Da Vergato, distrutta al novanta per cento dall'aviazione alleata per la presenza di ponti ferroviari e stradali, a San Martino, nel cuore del Parco storico di Monte Sole, fra i ruderi dei borghi medievali cancellati dalla geografia del territorio, insieme ai suoi abitanti, dalla ferocia nazista: un viaggio di riflessione e di speranza perché il deserto non si estenda all'animo umano.


Tappa 12: San Martino - Brento

Da monte Caprara a Monte Sole, da Casaglia a Cerpiano, attraverso luoghi di accanita resistenza e di disumana barbarie, luoghi che hanno simboleggiato il desiderio di libertà e di giustizia e che ora alimentano un nuovo spirito di pace e di fratellanza. La storia, che qui è iscritta su ogni pietra, su ogni sasso, su ogni albero e su ogni sentiero che calpestiamo, ci indica che solo nel rispetto della diversa umanità c'è garanzia di un futuro per i popoli.


Tappa 13: Brento - Monte Calderaro

Si affronta tutto il crinale orientale del Contrafforte pliocenico, un bastione naturale lungo 15 chilometri, barriera naturale a cavallo di cinque valli (da ovest a est: Reno, Setta, Savena, Zena e Idice) strenuamente difeso dai tedeschi per sbarrare le due importanti carrozzabili che portavano a Bologna: la Statale 64 (Porretta-Bologna) e la Statale 65 (Firenze-Bologna).


Tappa 14: Monte Calderaro - Monterenzio

Dalla valle dell'Idice alla valle del Sillaro, dalle imponenti emersioni tufacee con pareti a picco su impenetrabili fossi, ai calanchi di argilla scagliosa che mutano in continuazione la geografia del territorio, seguendo il corso dei cambiamenti climatici. Al centro, Monte Grande, Monte Cerere, Montecalderaro, la punta più avanzata dello schieramento alleato in direzione della Via Emilia, che i "Diavoli verdi" tedeschi, reduci da Cassino, tentarono ripetutamente, ma inutilmente, di riprendere.


Tappa 15: Monterenzio - Borgo Tossignano

Dai calanchi del Sillaro ai gessi del Santerno, attraversando territori suggestivi e dalla bellezza selvaggia, dove il sacrificio degli uomini in divisa è stato notevole. Per tutti il ricordo del fango e del freddo che attanagliava i corpi e rendeva difficile la sopravvivenza, fino a mettere in discussione la scelta di combattere.


Tappa 16: Borgo Tossignano - Riolo Terme

Ancora lungo la Vena del Gesso, dai ruderi dell'antica rocca di Tossignano fino a quella restaurata di Riolo Terme, antichi manieri colpiti dalla guerra ma con destini diversi, dove però operarono le forze della nuova Italia: la Trentaseiesima Brigata partigiana e il Gruppo di combattimento "Friuli".


Tappa 17: Riolo Terme - Cotignola

Dopo le tappe in montagna e in collina, si arriva in quella pianura tanto agognata da Churchill, nella speranza che le truppe meccanizzate alleate potessero finalmente esprimere tutto il loro potenziale militare. E invece fu una cocente delusione: i canali e gli argini costruiti nei secoli per regolamentare le acque e rendere fertile un territorio paludoso e malsano, rappresentarono un nuovo, insidioso ostacolo: il Senio fu l'ultima, impegnativa difesa tedesca.


Tappa 18: Cotignola - Sant'Alberto

Dopo la liberazione di Ravenna, avvenuta il 4 dicembre 1944 con un piano preparato e attuato dal comandante partigiano "Bulow" in collaborazione con gli inglesi, il Senio è stato l'ultima linea di difesa tedesca sul fronte orientale della Linea Gotica. Tutto l'argine destro fino a Sant'Alberto fu scavato per allestirvi bunker e centri di fuoco, che ai primi di aprile del 1945 furono travolti da una micidiale concentrazione di fuoco alleata. E su quegli argini, ultima tappa del nostro itinerario, oggi possiamo ritrovare, e nutrire, i semi della libertà e della democrazia.


Nota

(1) V. Paticchia, M. Boglione, Sulle tracce della Linea Gotica. Il fronte invernale dal Tirreno all'Adriatico in 18 tappe, presentazione di M. Mezzetti, Saluzzo (Cuneo), Fusta Editore, 2011.

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