Rivista "IBC" XIX, 2011, 4

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni, leggi e politiche, pubblicazioni

Nei saloni affrescati di Palazzo Leoni, dentro il centro storico di Bologna, l'IBC ha aperto al pubblico la nuova sede della sua biblioteca.
Un patrimonio per tutti

Vasco Errani
[presidente della Regione Emilia-Romagna]
Giuseppina Tonet
[IBC]

Il 17 ottobre 2011 è stata inaugurata la nuova sede della Biblioteca "Giuseppe Guglielmi", che raccoglie il patrimonio librario dell'Istituto regionale per i beni culturali. Pubblichiamo il commento del presidente della Regione Emilia-Romagna, presente all'inaugurazione, e l'intervento scritto dalla responsabile della raccolta per il volume che ne racconta le vicende.1


Biblioteche, una ricchezza di tutti

È di pochi giorni fa la protesta a Roma di bibliotecari e scrittori contro la scure dei tagli che si sta abbattendo sulle biblioteche pubbliche. Una condizione, quella del nostro Paese, che rischia di allontanarci ancora di più dagli standard europei, ma che non è certo isolata. Per esempio sono 800, secondo le stime effettuate da operatori del settore, le biblioteche che rischiano di chiudere i battenti con la perdita di migliaia di posti di lavoro in Gran Bretagna, dove l'opposizione ai tagli di budget sta coinvolgendo tutti.

È dunque con un'indubbia soddisfazione che, in queste ore, abbiamo inaugurato a Bologna la nuova sede della biblioteca dell'Istituto per i beni culturali. Una raccolta di oltre quarantamila volumi che viene consegnata alla città insieme a un "contenitore" che più prestigioso non potrebbe essere, le sale del restaurato Palazzo Leoni in pieno centro storico, grazie alla disponibilità del Reale Collegio di Spagna.

Il cuore di una comunità è il suo patrimonio culturale, che va valorizzato e reso pubblico: ecco dunque che in una condizione come quella attuale, dove la crisi economica rischia di farci perdere di vista la straordinaria importanza del nostro tesoro librario, un'inaugurazione come quella della biblioteca dell'IBC assume un carattere che è anche politico, di decisa scelta.

La cultura non è un lusso, ma una risorsa. La rete delle biblioteche pubbliche dell'Emilia-Romagna raggiunge, con 450 strutture e oltre 2.000 addetti, oltre l'85 per cento dei centri abitati, grandi città e piccoli paesini. È come una rete neuronale attraverso cui si diffonde il sapere e si preserva la nostra memoria, un pezzo importante del sistema formativo e informativo, una ricchezza di tutti e che tutti dobbiamo saper valorizzare e difendere.

[Vasco Errani]


A Palazzo Leoni, in via Marsala 31, nei saloni d'onore del piano nobile affrescati con le scene della guerra di Troia e le gesta di Enea, l'Istituto per i beni culturali inaugura e apre al pubblico la propria biblioteca. In un contesto in cui tutte le istituzioni culturali centrali e locali vivono un momento complesso di passaggio e di riflessione identitaria, l'IBC e la Regione Emilia-Romagna operano una scelta culturale forte e rendono pubblica una raccolta di libri che, nata agli inizi degli anni Settanta come ausilio per l'attività di ricerca dell'ente, è diventata un catalogo di rilievo nazionale per le tematiche legate ai beni culturali.

È doveroso riconoscere l'impegno del Reale Collegio di Spagna, nella figura in particolare del Rettore, professor Valdecasas, a voler far conoscere e rendere alla città queste sale importanti e prestigiose; e per una felice congiunzione di intenzioni un bene culturale storico è stato recuperato a un uso e una funzione pubblica di biblioteca.

Adattare una struttura storica alle esigenze di un pubblico servizio, con tutti i vincoli e problemi che questo comporta, sta diventando in questi anni un'operazione quasi in controtendenza. I centri storici di molte città, e qui parliamo di Bologna, stanno vuotandosi di molte funzioni che vengono trasferite in periferia per motivi logistici, economici, e perché è molto più semplice utilizzare spazi moderni, facilmente raggiungibili, per qualsiasi attività. In questo modo il centro si svuota e saloni impareggiabili, come le stanze di Palazzo Leoni, restano nascosti alla città.

Fortunatamente, a Bologna, il cuore culturale e della ricerca pulsa ancora in centro, distribuito tra le aule universitarie, le biblioteche di facoltà, le sedi culturali, le librerie piccole e grandi. In questa prospettiva va valutato l'impegno a mantenere la raccolta dell'IBC in centro, nell'area universitaria, nonostante le difficoltà a rispettare le normative, i parametri inderogabili che equiparano una biblioteca a una discoteca, e gli adattamenti forzosi a un'architettura storica.

Vengono alla mente le parole di Giorgio Pasquali che, in Pagine stravaganti di un filologo,2 commenta in questo modo (siamo nei primi decenni del Novecento) l'esperienza in una sala di lettura forse simile alla nostra:


[...] anch'io apprezzo la malìa dello studio in un'antica e venerabil sala, cui si giunga attraverso broli verzicanti e chiostri di architettura perfetta, ma mi indispettisco poi, se la venerabil sala ha troppo poca luce, e se d'inverno nonostante il termosifone vi si battono i denti, e se i silenzi dei secoli sono rotti dalla voce troppo alta di un impiegato romagnolo, brav'uomo probo e operoso, se altri mai, ma di carattere eccitabile e dotato da natura di voce troppo più sonora che non richiederebbe il suo ufficio.


La modernità ci ha dato la tecnologia e le soluzioni funzionali per rimuovere i disagi. Un progetto di illuminazione tecnica adeguata a spazi monumentali e un sistema di riscaldamento moderno riescono a rendere confortevoli anche antiche e venerabili sale.

Nel progetto di allestimento della biblioteca si è scelto di mantenere intatta l'atmosfera del luogo, adeguando colori e dimensioni di scaffali e arredi all'impianto complessivo della sala, tenendo conto in egual misura dei fregi a muro, della geometria dei marmi colorati a terra e delle tonalità rosseggianti dei mattoni bolognesi che fanno da quinta prospettica oltre le finestre. La sola vista dell'abside della chiesa di San Martino che quasi irrompe dalle vetrate in una prospettiva inusuale e imponente, meriterebbe una visita alle sale della biblioteca.

Gli arredi dunque si mimetizzano, si fanno trasparenti, per lasciare spazio alla monumentalità del contenitore storico. Più che un riuso è un uso diverso e pubblico, a vantaggio degli utenti e della città, di un luogo della storia artistica di Bologna. L'intero progetto di allestimento della biblioteca, con tutte le fasi di realizzazione conseguenti, è stato curato dal personale interno dell'Istituto. Un'esperienza complessa, che ha richiesto un'immersione in un labirinto di normative tecniche in continuo movimento, una corsa a ostacoli tra vincoli architettonici e legislativi, e una difesa strenua di scelte estetiche da contrapporre o contendere alle esigenze della tecnica. La scelta di utilizzare competenze e disponibilità interne ha determinato un notevole contenimento dei costi dell'operazione.


"Biblioteca è una raccolta ordinata di libri", è la definizione che troviamo declinata in modo più o meno ampio nei repertori, dalla Enciclopedia Treccani fino a Wikipedia. Pubblica è considerata, nel senso comune, qualunque biblioteca che sia in qualche modo aperta al pubblico, senza riferimento effettivo alla titolarità amministrativa. È la funzione, dunque, il compito istituzionale più caratteristico ed essenziale, che consente di tipizzare gli istituti bibliotecari presenti sul territorio. Vi sono le grandi biblioteche di tradizione, di cui l'Italia è ricca, che custodiscono i tesori di carta, i codici miniati, i libri preziosi ricchi di incisioni, gli esemplari unici; vi sono le biblioteche pubbliche, rivolte alla totalità della popolazione, che sono il punto di riferimento dell'attività culturale della comunità, dove il libro è un tipico oggetto d'uso insieme ad altri materiali multimediali e digitali; vi sono le biblioteche di ricerca, che sono solitamente raccolte specializzate, messe a disposizione dalle strutture universitarie e dagli istituti culturali in genere.

In questa categoria va iscritta la Biblioteca "Guglielmi". È una raccolta che si è venuta a formare e accrescere contestualmente all'attività di indagine e ricerca condotte dall'Istituto nell'ambito del territorio dell'Emilia-Romagna.

L'IBC venne costituito nel 1974 con uno dei primi atti regionali, a testimonianza del valore fondativo attribuito alla cultura per dare comprensione ai fenomeni, percezione e tratto identitario a una comunità. Con un approccio innovativo e interdisciplinare, la Regione Emilia-Romagna affida all'Istituto la promozione e lo svolgimento dell'"attività conoscitiva e operativa, di indagine e di ricerca, per la valorizzazione e il restauro del patrimonio storico e artistico, per la tutela, la valorizzazione e la conservazione dei centri storici, per lo svolgimento di ogni funzione relativa ai beni artistici, culturali e naturali, prestando in tali campi la propria consulenza alla Regione e agli Enti locali".3 E più avanti attribuisce il compito di "raccogliere, conservare, riprodurre e mettere a disposizione del pubblico la documentazione scritta, iconografica, cartografica, audiovisiva e multimediale nonché la consultazione delle banche dati relative ai beni culturali e ambientali" dell'Emilia-Romagna.

"Conoscere per programmare" riassume in uno slogan l'esigenza di superare la frattura fra conoscenza scientifica verificata sul campo e scelta politica. Fu un modello culturale che trovò cornice sistemica e storica nel fortunato volumetto Una politica dei beni culturali di Andrea Emiliani.4 L'ipotesi di lavoro che si venne a delineare si concretizzò, fin dal primo momento, nelle grandi campagne di rilevamento sul campo, in una sorta di verifica sperimentale del sapere scientifico. Era la ricerca, l'attività euristica si usava dire, portata sul territorio seguendo l'insegnamento di Lucio Gambi, di Andrea Emiliani, di Carlo Poni, di Pierluigi Cervellati, di Giancarlo Susini e dei molti altri che condivisero l'impresa, alla scoperta delle testimonianze e delle forme di civiltà entro le quali la società è strutturata. Tutto questo andava raccolto, studiato, catalogato e divulgato per farne partecipe la comunità perché la conoscenza e la memoria storica costituiscono il momento primo di ogni azione di tutela.

Rotti gli schemi dell'ideologia delle Antichità e Belle Arti, codificate nei musei e nelle biblioteche di tradizione, si parla di un nuovo concetto di bene culturale che coinvolge ogni testimonianza delle espressioni umane e dell'intervento dell'uomo e che diventa patrimonio comune da salvaguardare.

Una grande impresa editoriale ebbe un ruolo fondativo per lo sviluppo del clima intellettuale che portò a Bologna alla nascita dell'Istituto e, a dicembre dello stesso 1974, per volere di Giovanni Spadolini, alla nascita del Ministero per i beni culturali e ambientali. È la Storia d'Italia dell'editore Giulio Einaudi, che ebbe come curatori del piano complessivo Ruggero Romano e Corrado Vivanti. Nel tomo 5, I Documenti,5 dedicato alla cultura, compare il primo saggio di museografia pubblicato in Italia, dal titolo Musei e museologia di Andrea Emiliani. Sono presenti anche le voci Gli archivi, curata da D'Angiolini e Pavone, La scuola a cura di Ricuperati, Università e istruzione pubblica a cura di Antonio La Penna. Manca inspiegabilmente la voce "Biblioteche". Eppure nel grande affresco istituzionale ricostruito, pochi anni prima, dall'indagine della Commissione Franceschini,6 le biblioteche avevano avuto ampia e documentata rappresentazione: è mancato quindi un passaggio, una riflessione sulle sorti delle biblioteche nella tradizione culturale italiana, una ricostruzione lucida, autonoma, scevra da suggestioni e princìpi provenienti da altri paesi.

Con l'Unità d'Italia l'accento fu posto sull'educazione (attribuzione amministrativa al Ministero della pubblica istruzione) e sulla funzione di conservazione del patrimonio bibliografico. Lo spirito di rinnovamento legato alla nascita del Ministero per i beni culturali portò a valorizzare la funzione informativa e a sottolineare il ruolo delle biblioteche a pieno titolo nel sistema della comunicazione.7 Al cliché tradizionale di monumento dedito alla conservazione museale di un patrimonio si volle contrapporre un'ipotesi e un progetto complessivo di organizzazione dei servizi a livello nazionale che, basato sul metodo della cooperazione, fosse anche un superamento della contrapposizione centralismo-decentramento. L'approccio tecnico alle questioni che contraddistingue i bibliotecari si concretizzò in unificazione di metodi, regole, organizzazione in sistemi, cooperazione e servizi nazionali, come il catalogo collettivo, consultabile on line, delle biblioteche che partecipano al Servizio bibliotecario nazionale.

Per concludere questa veloce e inevitabilmente superficiale digressione di politica culturale va ricordato il peso della prospettiva introdotta, quasi a ricongiungere percorsi paralleli, dall'uscita di Letteratura e manufatti di G. Thomas Tanselle nella traduzione italiana di Luigi Crocetti.8 Vi si dice che il libro non è solo un oggetto fisico che trasmette un contenuto intellettuale, è anche un manufatto che comunica informazioni rilevanti.

Ai libri antichi, ai cosiddetti "rari e di pregio" con belle rilegature e decorazioni artistiche viene riconosciuto da tutti un valore estetico ed economico indipendentemente dal contenuto, ma ogni manufatto, e questa è la lezione di Tanselle, è testimone di una storia, di tecniche di fabbricazione, di indizi importanti per gli studi bibliografici e di cultura materiale.


In questo flusso culturale trova riconoscimento, forma e ragioni di sviluppo la raccolta libraria dell'IBC. Nata come struttura a supporto dell'attività di ricerca dell'ente, è progressivamente diventata una raccolta di rilievo, di circa 40.000 volumi, sulle tematiche dei beni culturali, con un particolare riferimento al territorio dell'Emilia-Romagna.

Nel 1995, per volontà del presidente Ezio Raimondi, venne riordinata nella sede di via Santo Stefano 28, nei locali che furono a suo tempo sede del Consorzio di pubblica lettura, e intitolata alla memoria di Giuseppe Guglielmi, poeta, traduttore e primo direttore dell'IBC. Contestualmente è iniziata la catalogazione informatizzata e l'adesione al Sistema bibliotecario nazionale, dapprima come polo dell'ente Regione, insieme con la biblioteca dell'Assemblea legislativa e le raccolte degli assessorati, di recente con l'inserimento nel Polo unificato bolognese.

Negli anni passati, per problemi legati all'accessibilità della sede, è stato fornito un servizio rivolto in prevalenza a studiosi e ricercatori vicini alle iniziative dell'ente; da ora, nella nuova sede, l'intera raccolta è resa disponibile a tutti con possibilità di ricerca libera a scaffale. La sezione specializzata di biblioteconomia, bibliografia e storia delle biblioteche è collocata a Palazzo Bonasoni in quanto è funzionale alle attività correnti della Soprintendenza per i beni librari e documentari.

All'inizio del percorso della biblioteca è raggruppata tutta la produzione editoriale dell'IBC. Sono state considerate anche le pubblicazioni di altre istituzioni in cui vi sia stato un coinvolgimento dell'Istituto a qualche titolo nell'impresa, e in questo modo la sezione diventa una sorta di raffigurazione visiva dell'opera costante e dell'impegno dell'IBC a sostegno e promozione delle iniziative sul territorio. È l'intera collezione, in realtà, una rappresentazione su scaffale del percorso e delle scelte di politica culturale dell'ente. Troviamo sviluppate aree di interesse specifico: arte, museologia, restauro, storia locale, cultura materiale, artigianato artistico, biblioteconomia, archivistica, archeologia, urbanistica, studio del territorio, ambiente naturale, metodologie della conservazione e catalogazione dei beni culturali.

Particolare attenzione è stata posta al recupero della documentazione locale, anche dei testi considerati minori. Le pubblicazioni a scarsa circolazione, gli scritti dello studioso locale o del parroco, hanno un valore documentario importante. Assumono anche un valore di testimonianza del gusto di un periodo e di un modo di fare divulgazione culturale, nella scelta per esempio dei caratteri tipografici, degli ornamenti o dello stile di impaginazione. Non sempre queste opere hanno un destino di biblioteca, e quindi di conservazione, ma sono tessere che servono a ricostruire un mosaico e in un mosaico nessuna tessera ha meno valore dell'altra.

Questa tipologia di materiali caratterizza fortemente la raccolta ed è disponibile per la consultazione in sede. Non è solo la preziosità o la rarità dei libri a dare valore a una collezione; spesso, come nel nostro caso, a farlo è il rapporto vicendevole che lega i titoli l'uno all'altro e che può, nella consultazione diretta a scaffale, suggerire imprevisti percorsi di ricerca. Solo una parte della raccolta è ammessa al prestito esterno (doppie copie e il materiale conservato nel magazzino), proprio per rafforzare e dare significato alla funzione specifica di struttura per la ricerca.

Sono di guida in questo le parole usate da Luigi Crocetti per definire la biblioteca desiderata:9


La biblioteca desiderata non è tanto o, per meglio dire, non è soltanto quella in cui addetti e utenti si muovono a loro agio, quella confortevole e luminosa (ma quanti dubbi stanno sorgendo sulla luminosità ottimale della biblioteca!), quella in cui la configurazione delle strutture permette servizi efficienti ed efficaci. È invece la biblioteca le cui strutture s'inseriscono adeguatamente e inconfondibilmente nella particolare atmosfera culturale della comunità alla quale si rivolge. Nella sua particolare e unica condizione d'istituto culturale premessa e conseguenza di tutti gli altri istituti della comunità, il suo progetto dovrebbe essere in primo luogo rapportato al disegno generale delle funzioni culturali in questa comunità.


Con la sua "particolare unica condizione" la Biblioteca "Guglielmi" entra a far parte del sistema culturale cittadino e ne arricchisce l'offerta informativa. La mappa delle biblioteche specializzate, ricostruita da Rosaria Campioni nel suo saggio,10 è certamente testimonianza, una volta ancora, del grado di civiltà e della tradizione dotta della città di Bologna, ma è anche il risultato della lunga e continua attività di tessitura di una rete integrata delle risorse bibliografiche promossa dalla Soprintendenza per i beni librari. È un percorso che si snoda tra istituti di impianto secolare e nuclei di ambito specifico non ancora inseriti a tutti gli effetti nei servizi di cooperazione tra biblioteche e che insieme costituiscono un'enorme collezione dai confini estesi, con il catalogo unificato come punto catalizzatore del sistema. Parafrasando il titolo di un volume dedicato ai musei possiamo definire l'insieme di tali strutture "la biblioteca diffusa".11

[Giuseppina Tonet]


Note

(1) Libri a Palazzo. Una sede ritrovata per la biblioteca dell'IBC, a cura di E. Landi e G. Tonet, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Bononia University Press, 2011. Per un approfondimento on line sulla nuova sede e sull'inaugurazione, si veda il dossier curato da Vittorio Ferorelli e Giuseppina Tonet: www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/dx/07parliamo/storico/biblio/par/bibliotecaibc.htm.

(2) G. Pasquali, Biblioteche, "Civiltà moderna", 1929, 1; poi in Vecchie e nuove pagine stravaganti di un filologo, Torino, De Silva, 1952; poi in Per la salvezza dei beni culturali in Italia. Atti e documenti della Commissione d'indagine per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio, Roma, Casa Editrice Colombo, 1967, volume III, pp. 384-390. Ripubblicato in: Il ritorno a Gottinga, in Pagine stravaganti di un filologo, Firenze, Le lettere, 1994, vol. 1, p. 201; Conservare il Novecento: gli archivi culturali, a cura di L. Desideri e G. Zagra, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2010, p. 175.

(3) Legge regionale 46-1974, "Costituzione dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna"; Legge regionale 29-1995, "Riordinamento dell'Istituto dei beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna"; Legge regionale 18-2000, "Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali".

(4) A. Emiliani, Una politica dei beni culturali, Torino, Einaudi, 1974.

(5) Storia d'Italia, Torino, Einaudi, 1973, volume V.

(6) Per la salvezza dei beni culturali in Italia, cit.

(7) "Identificare le biblioteche come beni culturali snatura la loro vera funzione di servizi informativi" è il titolo della tesi numero 2 del documento approvato al congresso nazionale dell'Associazione italiana biblioteche di Viareggio del 1987.

(8) G. T. Tanselle, Literature and artifacts, Bibliographical Society of the University of Virginia, 1998 (traduzione italiana di L. Crocetti: Letteratura e manufatti, Firenze, Le lettere, 2004).

(9) L. Crocetti, La biblioteca desiderata, in Il nuovo in biblioteca e altri scritti, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1994, pp. 26-34.

(10) R. Campioni, La Biblioteca Guglielmi e dintorni, in Libri a Palazzo, cit., pp. 27-31.

(11) Il museo diffuso. Beni culturali e didattica a Cesena, testi di A. Emiliani e G. Conti, Milano, Mazzotta, 1987.

Azioni sul documento

Elenco delle riviste

    Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Cod. fiscale 800 812 90 373

    Via Galliera 21, 40121 Bologna - tel. +39 051 527 66 00 - fax +39 051 232 599 - [email protected]

    Informativa utilizzo dei cookie

    Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271
    Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, [email protected], [email protected]