Rivista "IBC" XIX, 2011, 4

Dossier: Storie di Risorgimento - L'Unità d'Italia vista dall'Emilia-Romagna

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Un'epopea monumentale: sculture, lapidi ed epigrafi

Orlando Piraccini
[IBC]

I "monumenti tricolori" sono tra di noi, nelle nostre città. Stanno solitamente nelle piazze, lungo le vie principali, in parchi e giardini, sotto i grandi loggiati municipali. Qui continuano a svolgere il loro compito, di commemorare e celebrare la storia risorgimentale e l'Unità italiana. Si presentano in forma di complessi statuari. Hanno diverse sembianze, fogge ed età. Sono più o meno attraenti a seconda del loro stato e della posizione.

Generalmente sono "ritratti" di personaggi legati alla nascita della nazione Italia e alla sua indipendenza: uomini famosi, padri della patria, patrioti, combattenti, statisti, politici. E non mancano raffigurazioni di fatti salienti, di episodi gloriosi, di eroiche gesta. Tramandati dalle comunità locali dell'età postunitaria e del primo scorcio del secolo passato, i monumenti del Risorgimento chiedono oggi a noi uomini del nostro tempo di poter continuare a esistere, come memorie vive di un passato glorioso che non va dimenticato.

A questi monumenti sono dedicati il volume della collana "Immagini e documenti - 150° Unità d'Italia"1 e il programma divulgativo che, insieme agli altri progetti realizzati dall'IBC, chiudono il 2011: anno di censimenti e di inventariazioni, di verifiche e di progetti intorno alle memorie risorgimentali "diffuse" nel territorio emiliano e in quello romagnolo.

Poco meno di sessanta esemplari, datati tra il settimo decennio dell'Ottocento e gli anni seguenti la fine della Prima guerra mondiale, formano un corpus di eccellenze all'interno di tre capitoli tematici: il primo riguardante Giuseppe Garibaldi, certamente il protagonista più celebrato del nostro Risorgimento; il secondo sui "padri della patria" e su quanti sono stati artefici dell'Unità d'Italia e hanno in vario modo partecipato alla nascita della nazione; il terzo, infine, comprende sculture nelle quali maggiormente si esalta la funzione commemorativa delle imprese legate all'indipendenza italiana e al ricordo di quanti per essa sono caduti combattendo.

Sui "monumenti tricolori" si sono rispolverate vecchie storie locali a proposito delle installazioni e delle vite successive, fino all'attualità. Ogni manufatto è stato tratteggiato con le sue caratteristiche strutturali e nel contesto ambientale di appartenenza, e si è fatto conoscere per la sua rilevanza documentaria e per il suo effettivo pregio artistico.

Ciò che dunque emerge, da un luogo all'altro dell'Emilia e della Romagna, è uno straordinario patrimonio diffuso di storia (e arte), di cui fanno parte tante altre memorie lapidee ed epigrafiche murate nelle strade, nelle piazze, lungo i portici, nelle facciate delle case, all'interno degli edifici pubblici delle nostre città; e con esse altri "ritratti" di personaggi risorgimentali in forma di busti, medaglioni scolpiti, bassorilievi. Nel primo "inventario" che chiude questa fase della ricerca se ne contano oltre settecento: un dato impressionante, che richiama in modo speciale la volontà più remota di tramando della memoria risorgimentale, ma che testimonia anche la persistenza nel tempo del ricordo di quell'epopea, se si considera l'alto numero di manufatti distribuiti cronologicamente tra la prima grande celebrazione del Cinquantesimo e l'odierno momento commemorativo.

Tra monumenti e lapidi trionfa, come si diceva, Giuseppe Garibaldi, specialmente nella Romagna della cosiddetta "trafila". La statua marmorea di Cesenatico, dell'inizio degli anni Ottanta, è una delle prime d'Italia: precede di poco quella di Ravenna. Poi si celebra l'eroe a Guastalla, a Parma, a Piacenza, a Bologna (con la grande statua equestre in bronzo di via dell'Indipendenza dell'anno 1900). Tanti i busti garibaldini, come quello dello scalone di Forlì, magnificato da un addobbo baroccheggiante, o quello di Ferrara, o quello di Cesena, nel loggiato del Palazzo municipale, con la sua corona di caduti per l'Italia unita.

Tra i "padri della patria", grande protagonista è Vittorio Emanuele II, a cavallo nei Giardini Margherita di Bologna, maestoso a Modena, e invece, a Ferrara, "tirato giù" dal suo piedistallo cittadino insieme alla bella fanciulla scolpita che gli faceva compagnia. Anche per lui, comunque, lapidi in abbondanza e busti d'autore.

Tante le epigrafi e pure qualche effigie per Mazzini e per Cavour, ma ogni luogo ha il proprio personaggio risorgimentale da ricordare, tra patrioti, combattenti, garibaldini, caduti per la patria, ma anche tra i rappresentanti del popolo nei primi governi d'Italia. L'elenco dei nomi è infinito. Ma andando per monumenti, dalla Romagna all'Emilia, si incontrano figure come Eugenio Valzania a Cesena, Luigi Carlo Farini a Ravenna e a Russi, Aurelio Saffi a Forlì, Felice Orsini a Meldola, don Giovanni Verità a Modigliana, Raffaele Pasi a Faenza, Ugo Bassi e Marco Minghetti a Bologna, Quirico Filopanti a Budrio, Ciro Menotti e Nicola Fabrizi a Modena, Enrico Cialdini a Castelvetro e a Reggio Emilia, Manfredo Fanti a Carpi, Antonio Panizzi a Brescello, don Giuseppe Andreoli a Rubiera, Gian Domenico Romagnosi a Salsomaggiore e a Piacenza, Angelo Balestrieri a Polesine Parmense, senza dimenticare la grande apparizione verdiana di Parma.

In ogni luogo si celebrano poi gesti eroici, e specialmente i caduti per l'Indipendenza e per l'Italia unita: tante le epigrafi alla memoria e, tra i monumenti, quello di Ravenna, anno 1888, con una titolazione che comprende anche Anita, quasi come madrina ideale della patria; o quello alla Montagnola di Bologna che, con lo splendido bassorilievo posto sulla scalea del parco, ricorda la rivolta popolare contro gli Austriaci; o quello di Modena sui fatti del 1821 e '31.

In quanto all'arte, come non riconoscerle una sua parte in questi "monumenti tricolori"? Nel loro insieme essi formano un vero e proprio "museo" della scultura italiana tra Ottocento e Novecento, dal verismo al liberty. All'opera furono artisti come Enrico Astorri, Davide Calandra, Filippo Cifariello, Francesco Fasce, Ettore Ferrari, Stefano Galletti, Tullo Golfarelli, Carlo Monari, Giulio Monteverde, Carlo Parmeggiani, Enrico Pazzi, Domenico Rambelli, Pasquale Rizzoli, Cesare Sighinolfi, Italo Vagnetti, Vincenzo Vela, Ettore Ximenes, Arnaldo e Cesare Zocchi. A loro si deve questo nostro Risorgimento scolpito.


Nota

(1) Monumenti tricolori. Sculture celebrative e lapidi commemorative del Risorgimento in Emilia e Romagna, a cura di O. Piraccini, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Editrice Compositori, 2011. Il volume, presentato da Angelo Varni, si avvale di un testo di Ezio Raimondi, della collaborazione di Patrizia Tamassia, delle fotografie di Costantino Ferlauto e delle schede realizzate da: Silvia Bartoli, Giancarlo Benatti, Fiorello Bottarelli, Mirco Carrattieri, Giorgio Cicognani, Giovanni Fanti, Mirtide Gavelli, Angela Ghinato, Antonella Gigli, Marco Minardi, Maria Antonietta Monti, Alessandra Mordacci, Mario Proli, Otello Sangiorgi, Paolo Zanfini. Il programma divulgativo, ideato da Orlando Piraccini, è realizzato da Costantino Ferlauto e Carlo Tovoli.

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