Rivista "IBC" XX, 2012, 1
Dossier: Quattro passi fra le carte - Itinerari attraverso il mondo di Alessandro Blasetti
Come prendere per mano distratti visitatori e attrarli verso la macchina che permette l'accesso agli archivi? A questa finestra che è il catalogo on line, a questo scrigno che è la scatola di conservazione? Compito di chi opera negli archivi non è solo di fare ordine, selezionare, classificare, rendere accessibili i documenti, quanto piuttosto di dar loro una seconda esistenza e di alimentare la curiosità, l'interesse di chi avvia, per obblighi e necessità, una ricerca.
L'amore per la ricerca è un sentimento in via d'estinzione e la passione per lo studio ormai si misura in crediti. Archivisti e conservatori, oggi più che mai, devono porsi il problema di come rendere piacevole, appassionante, oltreché utile e costruttiva, la perlustrazione di un archivio pubblicato su web. Il progetto concluso grazie all'intervento dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), l'inventario on line dell'archivio "Alessandro Blasetti", è lo spunto per riflettere sui risultati ottenuti e sui nuovi obiettivi da raggiungere.
L'eterogeneità dei documenti e degli standard di descrizione
Gestire e descrivere gli archivi è un compito delicato, perché corrisponde a controllare una riserva di memorie. Molti degli archivi di personalità del cinema sono archivi complessi, come del resto tante raccolte novecentesche, poiché vi confluiscono documenti eterogenei: dagli appunti per la preparazione di un film, alle varie edizioni dell'opera nei suoi diversi supporti.
La ricchezza dell'archivio "Blasetti" ne è una testimonianza: le carte (manoscritti, dattiloscritti, documenti spesso inediti); le fotografie (album di famiglia, scatti promozionali, foto sul set del film); il corredo pubblicitario (manifesti, locandine e brochure). Accanto a questo: una raccolta di libri e riviste appartenuti al regista e, evidentemente, i suoi film di finzione (in pellicola) e alcuni preziosi filmati amatoriali, girati nell'ambito familiare, per diletto o per sperimentare (su supporto Pathé baby). Ogni serie di documenti ha una propria specificità e per descrivere ogni tipologia si deve fare riferimento alle pratiche di descrizione o catalogazione ampiamente sviluppate in ambito nazionale e internazionale nei diversi contesti: bibliotecario, archivistico, audiovisivo...
La Cineteca, negli ultimi vent'anni, ha seguito queste pratiche per catalogare le proprie raccolte e alcuni fondi, raggiungendo obiettivi importanti: i volumi della biblioteca sono catalogati nel Polo unificato bolognese (UBO) del Servizio bibliotecario nazionale (SBN); le fotografie seguono gli standard della Scheda F, messa a punto dall'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD) per la descrizione dei beni fotografici; per le pellicole e gli audiovisivi, le norme di riferimento sono quelle della Fédération Internationale des Archives du Film (FIAF) e una parte del patrimonio della Cineteca è già confluito nel Portale europeo degli archivi (European Film Gateway) che è parte della rete "Europeana"; gli archivi prevalentemente cartacei, come l'archivio "Blasetti", sono descritti secondo gli standard archivistici nel sistema regionale IBC Archivi, come ampiamente spiegato in questo dossier.
Seguendo questa strada, sono stati raggiunti risultati positivi: un alto standard di qualità nella descrizione delle raccolte e degli archivi, la possibilità di supportare gli utenti in ricerche analitiche, la condivisione di strumenti e metodologie maturate nell'ambito delle competenze dell'IBC, del Centro interbibliotecario - Sistema di ateneo dell'Università di Bologna, e anche di istituzioni europee all'avanguardia nelle pratiche di descrizione dell'audiovisivo. Infine, abbiamo beneficiato dei vantaggi di essere aggregati a poli bibliotecari e archivistici dell'ambito regionale, nazionale e internazionale.
Tuttavia esiste un problema legato a queste scelte: le diverse tipologie di documenti rischiano di essere disgregate in sistemi di descrizione che non colloquiano.
Nell'ambito della preziosa raccolta di volumi e riviste di Alessandro Blasetti (alcuni dei quali con dedica, o autografati) sarebbe di grande interesse evidenziare, per esempio, il legame esistente tra una rivista catalogata in SBN (si pensi a "cinematografo" di cui Blasetti fu fondatore) e le stesure manoscritte e dattiloscritte degli articoli che andarono a comporre il primo numero. Come pure sarebbe utile poter mettere in relazione la raccolta di fotografie con il resto del patrimonio.
Di fondamentale importanza è, dunque, il lavoro di analisi e progettazione, portato avanti dall'IBC, per arrivare a un'interoperabilità tra le descrizioni archivistiche, bibliografiche e quelle degli altri beni culturali. Senza questa opportunità, non si potrà mai avere una visione unitaria della complessità di un fondo e chiunque avvii una ricerca archivistica su Blasetti, su Pasolini o su qualunque altra personalità del Novecento, dovrà necessariamente reiterarla nei diversi sistemi di descrizione.
L'inventario on line di Blasetti: punto di partenza per ricomporre l'unità
Un archivio dovrebbe essere pensato e rappresentato come un organismo vivente. Non si può descrivere analiticamente una parte di un fondo senza dare conto della sua intera struttura. Per questo, giustamente, si è pensato di includere nella struttura ad albero che rappresenta l'archivio "Blasetti" le serie relative ai film e alle fotografie. Per ora il livello di descrizione di queste due serie non può che essere superficiale, ma in prospettiva ognuno di questi diversi documenti dovrà poter colloquiare con tutti gli altri.
Tutte le parti descrittive di un archivio dovrebbero ritornare a essere organi e non semplici protesi sostitutive di qualcosa che manca. È davvero necessario rinunciare alla complessità e alla specificità delle diverse serie di documenti per poter mettere insieme, sul piano descrittivo, oggetti diversi? Purtroppo, come è ovvio, non basta ricondurre la descrizione dei diversi documenti a un unico database per ricreare l'unità perduta. I supporti informativi, utilizzati senza uno sforzo di conoscenza e di analisi della natura dell'archivio, non risolvono il problema. È illusorio anche pensare che le nuove tecnologie possano permetterci di arrivare in tempi brevi a un accesso semplice e immediato al patrimonio conservato, perché la costruzione di un archivio on line richiede investimenti importanti.
La mancanza di risorse spinge le diverse istituzioni a confrontarsi, a fare rete, e, grazie a forme di collaborazione fattive, si sta cercando di incrementare la visibilità e la conoscenza del patrimonio eterogeneo di biblioteche, archivi e musei.
Per completare il lavoro sull'archivio "Blasetti", integrando il patrimonio fotografico e audiovisivo, occorre lavorare all'idea di un sistema (un metaOPAC) che possa gestire dati provenienti da ambiti di descrizione differenti e aggregarli. Sarà questo il modello da seguire, anche per costruire ulteriori progetti, come la pubblicazione on line dell'archivio "Pasolini" e di altri grandi personaggi della storia del cinema.
Regione, nazione, mondo
Punto di forza dell'inventario on line di Blasetti è la sua integrazione in un contesto più ampio di archivi di interesse storico. L'ambito è ovviamente quello regionale: non mancano nel fondo "Blasetti" riferimenti a intellettuali e critici emiliano-romagnoli, da Pietro Bianchi a personaggi che ci stanno molto a cuore, come, per esempio, Renzo Renzi.
Certo, sarebbe prezioso riuscire ad aggregare a questa rete gli archivi dei principali cineasti e critici cinematografici della regione. Si moltiplicherebbero i punti di intersezione tra un archivio e l'altro e sarebbe possibile, in alcuni casi, ricostruire scambi epistolari di grande interesse come quelli tra Renzi e Antonioni, tra Fellini e Pasolini, tra Zavattini e lo stesso Blasetti. Nell'epoca d'oro della cinematografia italiana, infatti, era frequente la corrispondenza tra cineasti, intellettuali e politici: sarebbe dunque interessante arrivare a incrociare le ricerche con archivi di personalità del mondo della cultura e della politica regionale. Gli esiti potrebbero rivelarsi interessanti, dal momento che in nessun'altra regione italiana sono nati e si sono formati tanti importanti cineasti.
Il passo successivo potrebbe essere la costruzione di un portale nazionale dei cineasti italiani, nel quale fare confluire la descrizione di fondi importanti come il fondo di Luchino Visconti, l'archivio di Federico Fellini, il patrimonio di Michelangelo Antonioni e molti altri.
L'accessibilità: esempi di archivi in Italia o all'estero
Costruire un archivio, o semplicemente dargli un ordine, significa sempre e comunque costruire un nuovo sistema di valori e di priorità. Benché si cerchi di rispettare fedelmente le intenzioni di chi ha raccolto la documentazione, l'intento di rendere pubblico e accessibile ciò che una volta era privato conferisce ai documenti un nuovo statuto: dopo aver perso il loro valore d'uso, i documenti diventano nuove fonti da indagare.
Un grande supporto alla ricerca è costituito oggi dalla pubblicazione on line di documenti digitalizzati; grazie al sostegno dell'IBC, è stato possibile digitalizzare una parte molto rilevante dell'archivio "Blasetti": un'operazione a dir poco monumentale.
Negli ultimi venti anni, molto è stato fatto per rendere accessibili gli archivi del cinema. All'estero, più che in Italia, si moltiplicano esperienze di cataloghi on line di raccolte cinematografiche. Il Pacific Film Archive di Berkley (PFA) ha messo a punto, insieme all'Università della California, un portale pensato per chi studia cinema o per chi lo insegna. CineFiles rende accessibili scansioni di recensioni, rassegne stampa, programmi di sala, articoli di giornale e una parte significativa delle raccolte della biblioteca del PFA riguardanti il cinema mondiale del passato e del presente. Qualcosa di più che un semplice catalogo di biblioteca, perché i documenti si possono scaricare e utilizzare gratuitamente a fini didattici.
In Europa tre esempi di punta ci vengono da Francia, Germania e Inghilterra. Il Deutsches Film Institut, insieme ad altri archivi e istituzioni, ha realizzato Filmportal.de, piattaforma on line dedicata al cinema tedesco, in cui si trovano informazioni su 76000 film e 171000 persone. Si tratta di una ricchissima banca dati informativa, i cui oggetti non sono sempre in relazione con il patrimonio posseduto dall'archivio di Francoforte.
Il British Film Institut, sul proprio sito web, organizza il patrimonio conservato in categorie d'uso. Si rivolge a diverse tipologie di utenti, a chi studia e vuol fare una ricerca relativa ai film posseduti, ma anche al semplice appassionato in cerca di film da scaricare gratuitamente. La pratica del download è in fondo un modo per fidelizzare i più giovani e gratificare i nuovi cinefili in cerca dell'oggetto raro e da collezione. Le immagini a portata di mano costituiscono una grande attrazione, una strategia che sempre più archivi utilizzano.
Altrettanto gratificante, per chi fa ricerca, è ottenere una risposta esaustiva in un solo click. E qui il riferimento è la Cinémathèque française - Bibliothèque du Film, che ha costruito Ciné-ressources, il catalogo collettivo delle biblioteche e archivi di cinema in Francia. A partire da un titolo o un nome, è possibile ricercare simultaneamente i documenti presenti in tutti gli archivi francesi. La prima risposta è data dal numero delle diverse tipologie di documenti (manifesti, carteggi, rassegne stampa, fotografie, libri) per ogni film o personalità del cinema. Ogni singola scheda ha un buon livello descrittivo e molti documenti sono presenti in digitale. Una manna per chi studia cinema.
Rare sono, invece, le esperienze fatte intorno agli archivi di personalità del cinema. In Italia segnaliamo l'inventario del fondo "Visconti", realizzato dalla Fondazione Istituto Gramsci, un progetto che meriterebbe una maggiore visibilità e che potrebbe essere una delle parti fondamentali di un ipotetico portale dedicato agli archivi del cinema in Italia. Resta un riferimento, sul piano nazionale e internazionale, l'archivio on line di Chaplin (www.charliechaplinarchive.org), realizzato proprio dalla Cineteca di Bologna, sul quale non ci soffermiamo per evitare forme di autocompiacimento. Tra gli archivi di enti, per completezza e accessibilità, ricordiamo il sito dell'archivio storico dell'Istituto Luce e, in Francia l'archivio della Gaumont (www.gaumontpathearchives.com).
I due ultimi esempi hanno anche un'ulteriore funzione, quella commerciale. La costruzione di vetrine di immagini e gli approfondimenti on line non solo supportano le strategie di marketing, ma anche stimolano chi fa ricerche a scopi culturali ed educativi. A questi modelli ci si è ispirati per costruire la pagine di Cinestore, il negozio on line della Cineteca di Bologna.
Pur nell'ideale di trasparenza e accessibilità a cui miriamo nella costruzione di archivi on-line, l'ambizione è quella di conservare, dell'archivio, il suo potere evocativo, il suo essere profondamente coinvolgente. Così che tutti coloro che si trovino immersi in una ricerca finiscano per provare quel "piacere dell'archivio" di cui gli archivisti e gli storici hanno parlato come di uno dei tratti più affascinanti del loro lavoro.
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