Rivista "IBC" XX, 2012, 2
musei e beni culturali / mostre e rassegne
Il museo "Visto da voi", cioè da noi, dal pubblico. È il titolo di una mostra. Impressioni, esperienze, stupori degli occhi, pensieri che possono trasformarsi in un commento scritto, in un disegno, in un flash più o meno immediato. È questo il passaggio successivo - il valore aggiunto, potremmo dire - che Anna Dore e Federica Guidi, le curatrici di questa curiosa e stimolante mostra, allestita a costo zero ma con molto spirito nella sala dei gessi del civico Museo archeologico, sollecitano nel pubblico che visita l'esposizione.
La mostra è costituita soprattutto da firme (molte celebri), da brevi considerazioni, da messaggi lasciati sui libri che, ancora oggi, accolgono i nomi dei visitatori del museo; quasi dei manuali di bella calligrafia, fin verso gli anni Sessanta del secolo scorso. Su queste pagine, inchiostrate prevalentemente di nero, ci si imbatte nell'umanità che da 130 anni a questa parte è entrata, ha attraversato il cortile tappezzato di lapidi romane, è venuta a conoscere gli antenati etruschi e poi romani, ma si è imbattuta anche in un certo numero di tracce celtiche. Molti sono entrati da studenti per preparare un esame e sono poi tornati da illustri studiosi di storia, di archeologia e di scienze affini. Tutti hanno assaporato la così diversa dimensione della cultura egizia, grazie a una delle più preziose collezioni della cultura nilotica in Italia, qui conservata.
Ciò che la mostra vuole ottenere è avvicinare il pubblico contemporaneo, sollecitando, un po' fuori dagli schemi, l'opinione sul museo, sulle collezioni. Si possono lasciare parole, ma anche inviare immagini o piccoli video relativi agli oggetti, allo spaccato che ha maggiormente colpito il visitatore grande o piccolo. Un'ulteriore volontà di far conoscere e comunicare il patrimonio è sottesa alle didascalie che, tra l'ironico e l'impertinente, sono state accostate ai gessi di famose statue greche e romane, per vedere la reazione del pubblico (c'è anche uno dei nani di Biancaneve che fa capolino tra i panneggi e le posture classiche delle statue riprodotte). Il museo è più che mai della comunità che vive un luogo e di coloro che arrivano da fuori e desiderano capire le peculiarità della città che visitano.
Emblematici, nell'esposizione, sono i disegni realizzati dai bambini che vengono al museo con gli insegnanti, e del resto i laboratori didattici dell'Archeologico sono ben noti e radicati nell'attività di questa prestigiosa istituzione.
La mostra, che deve la sua realizzazione anche alla generosa collaborazione dell'associazione "Amici del Museo Civico Archeologico - Esagono" e di Studio Talpa, è pure un modo alternativo di ripercorrere la storia culturale e politica di Bologna e non solo - basti pensare all'ottavo centenario dell'Università: quanti nomi prestigiosi del mondo scientifico internazionale nel libro degli ospiti! - o il passaggio di alti funzionari dello Stato impegnati nell'ambito delle "Belle Arti" (come allora si definivano i beni culturali), o le visite di studenti che sarebbero diventati famosi: uno per tutti, Pericle Ducati, che sarebbe poi divenuto anche direttore del museo. Per giungere ai docenti con cui hanno sostenuto esami di archeologia e antichità anche le persone che qui lavorano.
In ogni temperie cittadina e nazionale il museo archeologico è rimasto uno dei luoghi privilegiati, capace di aggregare persone, di alimentare la cultura; e sempre restituisce un'orgogliosa consapevolezza dei valori che il suo patrimonio esprime. L'idea di questa mostra ci ha riportato ad alcune iniziative dell'IBC, che avevano l'analogo intento di rendere il pubblico protagonista del museo: il concorso di scrittura "6000 caratteri per un museo", la mostra "Gli occhi del pubblico" e il suo catalogo, oltre ai progetti europei dedicati all'educazione del pubblico.
Arricchiamo ulteriormente il dialogo con il Museo archeologico aperto da questo simpatico progetto "interattivo": al di là del tempo dell'esposizione, infatti, si può scrivere a [email protected]. Lasciamo traccia delle emozioni, come dei ricordi ritrovati. In tanti sono entrati qui, la prima volta, da giovani matricole: c'è chi ha già raccontato brevemente, su una postazione video, il suo rapporto con il museo. E molti, per loro fortuna, continuano a frequentare queste stanze per lavoro, per il piacere di imparare ancora e progettare insieme. Ci sentiamo un frammento di questo work in progress, senza che nessuno si azzardi a definirci "pezzi da museo"!
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