Rivista "IBC" XX, 2012, 3

biblioteche e archivi / convegni e seminari, mostre e rassegne, storie e personaggi

Arnaldo Forni, libraio editore. Cominciò stendendo tomi sulla iuta. Divenne il "re delle anastatiche", riproducendo su nuova carta edizioni antiche.
Un sacco di libri

Maurizio Avanzolini
[Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Bologna]

La storia della produzione e della circolazione del libro a Bologna nel Novecento è ancora in buona parte da scrivere. È una storia complessa, che riguarda libri e riviste, librerie, biblioteche e case editrici, di cui finora sono stati scritti solo alcuni capitoli, piccoli tasselli difficili da ricomporre per la frequente carenza di documentazione. La Biblioteca dell'Archiginnasio da alcuni anni sta cercando di ricollocare al loro posto alcune tessere di questo ampio e articolato mosaico, fatto non soltanto di oggetti, ma anche di persone: librai, bibliotecari, tipografi, editori (badigit.comune.bologna.it/mostre/index.htm).

Solo per ricordare alcune delle ultime iniziative, nel 2007, con la mostra "All'ombra del Littorio", sono state ricostruite le vicende in epoca fascista della rivista del Comune di Bologna, digitalizzata e ora disponibile integralmente on line per le annate dal 1924 al 1939; nel 2009, con la mostra "Da 100 anni per tutti", sono state ripercorse le vicende delle biblioteche di pubblica lettura, a partire dalla Biblioteca Popolare creata da Albano Sorbelli nel 1909, passando per la Biblioteca della Casa del Fascio, poi per le prime biblioteche di quartiere, fino a Sala Borsa. Nel frattempo, ciò che è rimasto del patrimonio della Biblioteca della Casa del Fascio, salvato dalla distruzione, è stato catalogato mantenendone, attraverso le collocazioni, l'organizzazione originale, ed è ora accessibile al pubblico. Nel 2010 è stata la volta di "Incunaboli", un'esposizione sul tema dei rapporti tra l'Archiginnasio e il mercato antiquario fra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento. Nel 2011 una mostra, "Le due vite di Teresita", è stata dedicata alla prima donna che ha lavorato in Archiginnasio, Teresita Mariotti Zanichelli, e nello stesso anno è stata ricordata l'attività editoriale della libreria antiquaria Palmaverde di Roberto Roversi, con la mostra "Libri. Fogli che bruciano".

Così, quando nel 2011 la famiglia dell'editore e libraio Arnaldo Forni ha proposto un'iniziativa in Archiginnasio per ricordarne la figura in occasione del centenario della nascita, l'idea è stata subito rilanciata, e la Biblioteca, in stretta collaborazione con i familiari, ha allestito una mostra dal titolo "Un sacco di libri. Arnaldo Forni (1912-1983) libraio antiquario, editore" (dal 16 aprile al 9 giugno 2012) e ha organizzato un convegno, che si è tenuto nella sala dello Stabat Mater il 18 aprile 2012, a cento anni esatti dalla nascita di Forni.

Oltre alla mostra, accessibile on line dal sito della Biblioteca dell'Archiginnasio, saranno presto disponibili gli atti del convegno, a cui hanno partecipato, nella seduta del mattino presieduta da Rosaria Campioni: Arnalda Guja Forni (La sua vita nei libri), Enrico e Ginevra Marmocchi (Ricordi di famiglia), Antonio Faeti (Forni e la Forni: a scuola sotto il portico), Maria Gioia Tavoni (Le sfide della casa editrice Forni), Franco Bacchelli (Arnaldo Forni libraio antiquario) e Ferdinando Di Orio (Perché una laurea "honoris causa"). Nella seduta del pomeriggio, presieduta da Giancarlo Roversi, sono intervenuti: Giorgio Montecchi (Le anastatiche: un'editoria speciale del Novecento), Lorenzo Baldacchini (Un editore e la memoria bibliografica della nazione), Mauro Perani (La cultura ebraica nelle edizioni di Arnaldo Forni), Marina Calore (Il "Teatro italiano antico": un'utopia editoriale) e Romano Vettori ("Bibliotheca Musica Bononiensis ovvero: "La Forni", una parola sola per i Filologi musicali italiani del secondo dopoguerra). Nel corso del convegno è stata proposta la videoregistrazione di un'intervista a Giorgio Montanari, il decano del librai bolognesi (Ricordi di un libraio).


Conoscere la vita di Arnaldo, interamente trascorsa tra i libri, prima come libraio antiquario e poi anche come editore, permette di intraprendere un lungo viaggio nelle librerie antiquarie, nelle biblioteche circolanti, nelle tipografie, nelle case editrici e nelle biblioteche di Bologna per il periodo che va dagli anni Trenta fino all'inizio degli anni Ottanta del Novecento.

Come per molti imprenditori di successo, anche per Arnaldo Forni vi sono stati fondamentali incontri con persone speciali, brillanti intuizioni e circostanze fortunate che hanno contrassegnato i momenti più significativi della sua vita professionale. Nato nel 1912 a Zenerigolo, una piccola frazione di San Giovanni in Persiceto, frequenta e termina con fatica la scuola complementare; è un ragazzo irrequieto, spesso assente alle lezioni, che non accetta il modesto lavoro procuratogli dal padre: vuole fare qualcosa di grande nella vita, anche se ancora ha le idee confuse. Poi, casualmente, entra in contatto con il mondo dei libri, di cui intravede le potenzialità commerciali, e inizia a vendere libri usati, probabilmente senza licenza, sotto i portici di Bologna. È la fase meno documentata, ma più avventurosa della vita di Arnaldo, il quale, per trasportare i libri, usa sacchi di iuta, che stende per terra e su cui espone la merce: da qui il titolo della mostra, con il rimando ai primi momenti difficili della sua carriera, che lo stesso Forni amava ricordare come tipico esempio di chi è arrivato al successo sfruttando solo le proprie capacità e il proprio spirito di iniziativa.

Mentre vende libri sotto i portici, fa un incontro fondamentale: conosce Albano Sorbelli, direttore dell'Archiginnasio, studioso di fama e professore di bibliologia e bibliografia all'Università di Bologna: ne rimane colpito e inizia a frequentare, pur non essendo studente universitario, le lezioni di Sorbelli, che costituiranno la base per la sua formazione di libraio antiquario. La strada è definitivamente tracciata: nel 1936 ottiene la licenza di venditore ambulante di libri e nel 1937, finalmente, la prima vera libreria, in via Galliera 15, nel centro di Bologna.

Arnaldo gira l'Italia alla ricerca di intere raccolte da acquistare, mentre la moglie Odila Bellotti gestisce la libreria, che nel 1939 è affiancata dalla Biblioteca circolante affidata alla sorella di Arnaldo, Maria Angela. L'attività di libraio antiquario in pochi anni cresce di livello e i cataloghi di vendita iniziano a proporre libri antichi e rari, tanto che nel 1940 l'Archiginnasio, ancora diretto da Sorbelli, acquista da Forni una rara edizione veneziana del 1520: Grunii Corococtae Porcelli testamentum. Laurentii Abstemii Maceratensis..., Venetijs, per Georgium de Rusconibus, 1520.

La guerra non ferma Arnaldo, che nel 1947 va negli Stati Uniti per apprendere le tecniche di vendita e pubblicitarie più avanzate. Di quegli anni sono rimaste, negli archivi della famiglia Forni, centinaia di fatture che attestano numerose vendite di libri a biblioteche, istituti di ricerca e privati collezionisti statunitensi; molti dei libri elencati nei cataloghi di Forni, inoltre, vengono richiesti in Sudamerica, in Israele e in altre parti del mondo.

Nel 1952 apre una seconda libreria in via Castel Tialto 3, dove alcuni clienti ricordano i sacchi di iuta pieni di libri, posizionati anche lungo le scale. Oltre ai cataloghi di vendita tradizionali, Forni prepara cataloghi speciali (per esempio la Biblioteca di un amatore), rivolti a un pubblico selezionato, offrendo in vendita incunaboli, cinquecentine e rari libri illustrati.

Ma i risultati raggiunti non appagano il desiderio di successo di Forni: complice anche una rarefazione del mercato del libro di antiquariato, rispetto agli anni Trenta e Quaranta in cui era stato più facile fare buoni affari, nasce l'idea di intraprendere l'attività di editore. In alcuni appunti della metà degli anni Cinquanta, Forni getta le basi della nuova attività e nel 1959 pubblica il suo primo libro: nasce la Arnaldo Forni Editore, che adotta una marca tipografica simile alle marche create dagli stampatori bolognesi della fine del Quattrocento, già studiate da Albano Sorbelli.

La storia dell'editoria presenta molti casi di librai che intraprendono l'attività editoriale, basti pensare a grandi nomi quali Nicola Zanichelli, Ulrico Hoepli e Leo Samuel Olschki; dopo aver pubblicato alcuni libri di ambito universitario e di argomento storico, Arnaldo Forni intuisce le grandi potenzialità dell'editoria dei reprints, e si lancia in un'avventura che lo porterà in pochi anni a essere definito "il re dell'anastatica".

All'inizio degli anni Sessanta l'editoria anastatica non era ancora molto diffusa, ma Forni ha accumulato una grande esperienza nel campo della vendita dei libri e sa che c'è una forte richiesta di edizioni antiche o rare, difficili da reperire e spesso molto costose: le anastatiche possono dare una risposta a questa richiesta, offrendo riproduzioni identiche all'originale ma a costi contenuti.

Rispetto all'editoria tradizionale, vi sono poi alcuni aspetti positivi: generalmente di una anastatica si stampano 250-350 esemplari; le opere da ristampare vengono proposte a potenziali clienti, che con la sottoscrizione possono prenotarne una o più copie. Una volta raggiunto un certo numero di sottoscrizioni, i costi complessivi della stampa sono coperti e la vendita del resto delle copie rappresenta un guadagno sicuro. I rischi sono perciò relativamente contenuti, e inoltre, rispetto alle attrezzature necessarie all'editoria tradizionale, i macchinari per la ristampa e il procedimento stesso sono semplici e poco costosi.

Nel 1961 Forni stampa la sua prima anastatica: è il Catalogo della Biblioteca musicale G.B. Martini di Bologna di Gaetano Gaspari, repertorio fondamentale per la storia della musica. Subito dopo è la volta dei 29 volumi di A Catalogue of the Greek coins in the British Museum, strumento di grande importanza per gli studi numismatici: il successo è immediato e Forni, senza mai abbandonare l'attività di libraio antiquario, si lancia nella nuova avventura. Nel 1964 acquista i primi macchinari, stampando in proprio le sue edizioni, e nel 1967 apre la nuova sede di via del Triumvirato 7, a Bologna. Sono anni di intensa attività, che culmina nel 1970 quando Forni pubblica 200 titoli, di cui 188 sono anastatiche, praticamente un nuovo titolo al giorno.


La Arnaldo Forni Editore, trasferitasi nel 1973 da Bologna a Sala Bolognese, diviene una delle più importanti case editrici di anastatiche del mondo, mentre Arnaldo continua a svolgere con successo l'attività di libraio antiquario.

Uno dei problemi che Forni doveva affrontare era procurarsi un esemplare in buono stato del libro antico o raro da ristampare. Da conoscitore e frequentatore delle sale di consultazione di diverse biblioteche storiche italiane, sa perfettamente dove procurarsi le "materie prime": tra il 1961 e il 1983 chiederà per esempio, alla Biblioteca dell'Archiginnasio, il prestito di oltre 300 libri, circa il 10% di tutti i reprints stampati nello stesso periodo. Ciò che può risultare singolare è che la Biblioteca chiedeva in cambio solo una copia della ristampa ottenuta dai propri originali (in seguito diventeranno tre), e addirittura si faceva garante per Forni del prestito di edizioni antiche conservate in altre biblioteche italiane.

Da alcuni anni a questa parte l'utilizzo per scopi commerciali anche di una sola immagine conservata presso archivi e biblioteche è soggetta al pagamento di diritti, e quindi la facilità con cui Forni si procurava gli originali da ristampare appare oggi sorprendente. I direttori dell'Archiginnasio dell'epoca consideravano invece come elemento determinante il risultato pratico dell'attività editoriale di Forni, ovvero la possibilità di sostituire con reprints le edizioni antiche soggette a eccessiva usura, specialmente se collocate in sala di consultazione, e quindi di garantirne una migliore conservazione. Inoltre dalle anastatiche si possono facilmente ottenere riproduzioni, anche con la fotocopiatura diretta, con grande vantaggio e comodità per gli studiosi.

Arnaldo Forni non amava definirsi un collezionista e un bibliofilo, ma un imprenditore, e in un'intervista del 1968 dichiara, con probabile sconcerto dei bibliofili stessi, che le sue anastatiche erano più belle dei libri antichi di cui erano copia, perché stampate su ottima carta e senza le imperfezioni presenti nelle vecchie pagine.

Forni ripeteva spesso che la caratteristica più importante dei suoi reprints era prima di tutto di essere strumenti efficaci di lavoro e di studio, e non si trattava di una furbesca affermazione per mascherare gli aspetti commerciali della sua attività editoriale: Forni è un imprenditore del libro, non un filantropo, e il suo obiettivo principale è prima di tutto vendere. Ma che i suoi reprints siano stati e siano tuttora preziosi strumenti di svariate attività professionali e culturali, è indubbio. Per rendersene conto basta immaginare, per un attimo, che le anastatiche di Forni scompaiano all'improvviso dalle biblioteche di tutto il mondo: per rimanere ancora all'Archiginnasio (ma l'esempio si potrebbe fare con altre realtà italiane e straniere), ecco scomparire dalla sala di consultazione le Cose notabili del Guidicini, le Notizie degli scrittori bolognesi del Fantuzzi, il Dizionario corografico del Calindri, il Glossarium mediae et infimae Latinitatis di Charles Du Cange e altre decine di strumenti fondamentali per il lavoro e la ricerca, specialmente biografica e bibliografica.

È vero che molte delle opere ristampate da Forni negli ultimi anni sono state digitalizzate e sono disponibili on line, ma per molte altre si dovrebbe tornare alla consultazione degli originali, spesso posseduti solo da un numero limitato di biblioteche storiche. L'uso degli originali sarebbe comunque soggetto a limitazioni, per esempio nel caso di richieste di riproduzione. Sarebbe inoltre quasi impossibile, per le biblioteche che non possiedono gli originali, acquistarli sul mercato antiquario, sia per gli alti costi, sia per l'irreperibilità delle più rare edizioni riproposte da Forni. Verrebbero così a mancare fondamentali strumenti di lavoro per bibliotecari, archivisti, ricercatori e studiosi di numerose discipline, dall'economia alla musica, dall'arte alla linguistica.


Nel Catalogo 1982. Opere originali e ristampe anastatiche pubblicate e in sottoscrizione, l'ultimo stampato prima della morte avvenuta nel 1983, è condensato il lavoro editoriale di Arnaldo Forni: il Catalogo, di 219 pagine, elenca ben 29 collane, poi le pubblicazioni in ordine alfabetico per autore; segue la suddivisione dei titoli in 72 materie, dalla culinaria alla storia locale, dal diritto alla religione, dal folklore all'araldica. Complessivamente il Catalogo presenta oltre 3.300 titoli, perlopiù di anastatiche, ed era, all'epoca, il quarto catalogo in Italia per numero di titoli dopo Giuffrè, Mondadori ed Einaudi.

Con una tale ricchezza di proposte editoriali, che coprivano le più diverse materie, era indispensabile per Forni circondarsi di validi collaboratori, a cui affidare la direzione delle varie collane, in particolare per la scelta delle opere da ristampare. Si trattava quasi sempre di studiosi provenienti dal mondo universitario: per esempio Giuseppe Vecchi, musicologo e filologo di fama internazionale e amico di infanzia di Arnaldo, oppure lo studioso di economia Luigi Dal Pane. L'attività editoriale in ambito musicale è certo una delle più importanti per Forni, che con la consulenza di Vecchi avvia la collana "Bibliotheca musica Bononiensis"; più che snocciolare cifre e dati sui libri di musica stampati, vale la pena ripetere il titolo dell'intervento di Romano Vettori al convegno su Arnaldo Forni tenutosi in Archiginnasio: "Bibliotheca musica Bononiensis", ovvero "La Forni", una parola sola per i Filologi musicali italiani del secondo dopoguerra. Lo stesso Vecchi definì la collana "una vera bibbia della musica [...] un corpus indispensabile per le biblioteche, gli istituti, gli archivi".

Un altro settore strategico dell'attività di Forni è la storia locale: anche in questo caso, alla base, c'è l'intuizione che in Italia, all'inizio degli anni Sessanta, stia nascendo un rinnovato interesse per gli studi locali. Nel corso di pochi anni, Forni ristampa centinaia di opere riguardanti paesi, città e regioni di tutta Italia; nel Catalogo del 1982, ben 134 titoli riguardano la Sicilia, 52 la Sardegna, 65 la Liguria, e così via. Forni organizza il lancio di questi nuovi reprints con una mirata ed efficace campagna pubblicitaria, promuovendo articoli specifici su riviste e quotidiani locali.

Proprio l'attività nell'ambito della storia locale gli varrà il più importante riconoscimento della sua attività professionale: la laurea ad honorem in materie letterarie che gli viene assegnata dall'Università dell'Aquila nel 1980 con queste motivazioni: "[...] al nostro Abruzzo il Forni ha dedicato un'attenzione che ci ha consentito di avere a disposizione testi, da quello dell'Antinori a quello del Pansa e del Ciampoli, altrimenti inconsultabili o consultabili a prezzo di dispendiosi sacrifici".

Arnaldo Forni muore a Bologna nel 1983, ma la sua attività di libraio ed editore prosegue tuttora grazie alle figlie e ai nipoti (www.fornieditore.com).

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