Rivista "IBC" XXIV, 2016, 1

biblioteche e archivi / pubblicazioni

Le ricerche di Friedrich Schürr in Romagna nel 1914, a cura di Cristina Ghirardini, Editrice La Mandragora, Imola, 2014.
Capirsi in dialetto

Ivan Orsini
[Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna]

La raccolta di saggi Le ricerche di Friedrich Schürr in Romagna nel 1914 si inserisce nella cornice di un progetto di collaborazione tra il Centro per il dialetto romagnolo della Fondazione Casa di Oriani e il Phonogrammarchiv di Vienna, che è considerato il più grande e importante archivio sonoro al mondo. La referente del Centro Cristina Ghirardini avviò nel 2012 contatti con Gerda Lechleitner del Phonogrammarchiv in merito al possibile reperimento delle registrazioni effettuate su dischi di cera dal linguista austriaco Friedrich Schürr − esperto di lingue e dialetti romanzi e collaboratore dell'Accademia Imperiale delle Scienze della capitale asburgica − e da lui consegnate al Phonogrammarchiv. Questi primi scambi di informazioni sfociarono nel progetto succitato, che si è concretato nella pubblicazione multimediale (2014) Friedrich Schürr's Recordings from Romagna (1914) − CD audio, CD ROM e libretto a stampa −, in una giornata di studio (10 ottobre 2014) presso la Sala Muratori della Biblioteca Classense e nel volume oggetto della presente recensione. Quest'ultimo riunisce gli interventi di etnomusicologi, di fonetisti sperimentali e di funzionari del Phonogrammarchiv di Vienna.

Il giovane linguista austriaco si era incuriosito ai dialetti romagnoli dopo avere condotto ricerche sul Pulon Matt, versione tragicomica cinquecentesca, in dialetto romagnolo, de L'Orlando Furioso. Reduce da Firenze, prima di intraprendere la via del ritorno verso il suo paese decise di entrare in contatto diretto con la Romagna e i romagnoli. Esplose in lui una vera e propria passione per questa terra così sanguigna e ricca di attrattive per un giovane linguista quale era lui. Nel 1913 e nel 1914 compì viaggi di alcune settimane in queste terre per prendere dimestichezza con i dialetti locali e sottoporre a persone del posto per la resa dialettale un questionario che radunava singole parole e frasi comuni in italiano, come anche qualche verso poetico. In questo modo, avvalendosi del registratore che il Phonogrammarchiv gli aveva messo a disposizione, poté raccogliere materiale preziosissimo passibile di ulteriori e più approfonditi studi. Schürr preferiva, quali informatori, persone di cultura medio-alta che avessero una buona e genuina conoscenza del proprio dialetto. Questa attività di ricerca sul campo era più complessa e faticosa di quel che oggi ci si potrebbe aspettare. Occorreva predisporre il questionario da mostrare agli informatori, poi convocarli perché era impensabile recarsi a casa di ciascuno di loro portandosi appresso le attrezzature di registrazione che erano oltremodo pesanti; infine, bisognava impegnarsi nello studio di quanto era stato registrato ascoltando e riascoltando i dischi di cera. Il linguista doveva necessariamente lavorare su copie dei dischi originali, in quanto l'uso prolungato di questi ultimi ne avrebbe provocato il deperimento in tempi molto brevi.

Sicuramente un ruolo importante nella "esplosione" della passione di Schürr per la Romagna lo tenne il medico e poeta Aldo Spallicci, che fu sin dal loro primo incontro molto contento di accogliere un giovane straniero, così preparato e così interessato al suo territorio: per questo cercò di sostenerlo in tutti i modi recuperandogli informatori, pubblicazioni e fornendogli ragguagli e consigli su un ambito così articolato e ancora per larga parte inesplorato come l'universo dei dialetti romagnoli.

Il carteggio conservato alla Biblioteca della Cassa di Risparmio di Ravenna tra Schürr e Spallicci copre un arco temporale che va dagli anni immediatamente precedenti la Grande Guerra fino alla morte di Spallicci occorsa nel 1973. La loro fu un'amicizia sincera, che si sviluppò e si mantenne tenacemente ancorata al comune affetto per la Romagna e la sua gente. Le lettere dei due non varcano quasi mai i confini tematici, linguistico-letterari, frutto di una scelta tacitamente condivisa. Questo evitò loro di scontrarsi ad esempio sul terreno politico, visto che Spallicci era antifascista mentre sembra che Schürr avesse abbracciato le idee nazionalsocialiste.

Fu verso la fine del secondo decennio del Novecento che Schürr produsse i suoi lavori più significativi: Dialetti romagnoli (1917) e Studi di dialetti romagnoli (1917-1919), discesi dalle registrazioni effettuate in Romagna nel 1914 fino a che lo scoppio del conflitto non costrinse il glottologo austriaco a rientrare nell'Impero, nonché delle registrazioni compiute nei campi di prigionia imperiali durante la guerra.

Il volume ospita anche un capitolo, scritto da due ricercatori − fonetisti sperimentali − dell'Università di Torino, che mette alla prova delle più avanzate tecnologie moderne gli esiti delle ricerche compiute da Schürr e mostra una loro sostanziale tenuta, il che comprova il rigore e la scientificità delle indagini del nostro linguista, pur con i limiti tecnici cui il momento storico costringeva.

In conclusione, questo volume mostra due indubbi pregi: la ricostruzione storica dei decenni di attività scientifica del Nostro, e il quadro, ricchissimo di spunti per successive indagini, delle strutture fonetiche e fonologiche dei dialetti romagnoli.

Le ricerche di Friedrich Schürr in Romagna nel 1914, a cura di Cristina Ghirardini, Editrice La Mandragora, Imola 2014.

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