Rivista "IBC" XXV, 2017, 2

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni, pubblicazioni

Il futuro del contemporaneo

Claudia Collina
[IBC]

Nella strutturazione dei dati delle schede di catalogo di opere d’arte contemporanea, la cosiddetta scheda OAC redatta dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del MiBACT, il design è assimilato all’arte contemporanea con cui divide lo stesso destino poetico oggettuale e l’impermanenza dei materiali, cui si aggiungono valenze stilistiche ed estetiche spesso coincidenti.

Nell’intelligente volume curato da Giovanna Cassese Il futuro del Contemporaneo. Conservazione e restauro del design, l’abbinamento tra le due materie è ripetuto come un mantra dai numerosi esperti, storici dell’arte e del design, restauratori, designer e artisti, che hanno firmato i brevi, ma incisivi, saggi scaturiti dall’omonimo convegno organizzato dalla Fondazione Plart, nell’ambito del Festival internazionale del Design del 2015 a Napoli.

Un libro transdisciplinare e denso di brillanti contributi che compongono una polifonia di riflessioni ed esperienze teorico-critiche, curatoriali, artistiche e tecniche sulla materia e che squadernano un ventaglio assai ricco di idee, strategie, metodi, prassi e nuove sfide per la valorizzazione, la conservazione e il restauro dell’arte, seriale o unica che sia, della cosiddetta “età della plastica”. Un libro che fotografa la complessità del presente con la consapevolezza dell’ambiguità dei confini delle opere di design – testimonianza estetica del continuo evolvere della quotidianità della civiltà – e apre a scenari futuri senza chiudersi in troppe risposte, seppur esaustive.

La straordinaria collezione di design in materie plastiche di Maria Pia Icutti, presidente della Fondazione Plart di Napoli, è da lei stessa introdotta nelle caratteristiche che la contraddistinguono: 1500 oggetti d’uso comune e pezzi unici realizzati in materiali polimerici, tra i quali spiccano nomi di artisti e designer come Lucio Fontana, Enrico Baj, Tony Cragg, Michele De Lucchi, Gaetano Pesce, Tom Dixon, solo per citarne alcuni, cui si aggiungono i giovani talentuosi di Formafantasma e Officine Corpuscoli emersi dal lavoro di scouting che la Plart svolge per trovare soluzioni ecosostenibili per il design del presente e del futuro; a ciò si coniuga l’attività di ricerca applicata alla conservazione e al restauro delle materie plastiche messa in campo dalla Fondazione museo sin dalla sua apertura nel 2008.

Giovanna Cassese, cogliendo con finezza tutta la complessità che investe l’argomento del design, è autrice di un articolato testo che tocca sia gli aspetti etici, civili, istituzionali, politici che artistici, conservativi ed espositivi di questo “sistema-prodotto”, il made in Italy; proprio sul marchio che ha dato fama al nostro Paese a livello planetario, il MiBACT sta puntando a un rilancio sin da quando nel 2007 è uscito il Libro Bianco sulla Creatività, realizzato dalla Commissione sulla Creatività e Produzione di Cultura in Italia sotto la Presidenza di Walter Santagata.

Concordo profondamente con Cassese che definisce “il rapporto tra arte e design una storia antica che ha a che vedere con la sinestesia e la sintesi delle arti” coinvolgendo arte contemporanea, artigianato, architettura e progetto, in perenne, indefinito equilibrio tra funzione del design e ricerca poetica intrinseca all’opera d’arte; e che determina la necessità di salvaguardia, conservazione e restauro del bene in un’ottica di confronto e rete interistituzionale e interdisciplinare, con network internazionali volti alla migliore messa a punto di sinergie e “buone pratiche” sul tema.

La prima sessione, ll design oggi tra passato e futuro: arte architettura, artigianato e industria è aperta da Andrea Viliani che propone una soluzione territorialmente consapevole ai fini della collaborazione interistituzionale tra pubblico e privato sull’arte e il design del presente e del futuro con “una piattaforma condivisa di ricerca, formazione e mediazione culturale in grado di operare fra arte, architettura, design, storia dell’arte e storia dell’industria e della tecnologia: una rete potenzialmente unica al mondo”; segue l’intervento eminente di Renato De Fusco che esprime la necessità della conciliazione delle simmetriche e antitetiche esigenze di conservazione e di innovazione delle arti visuali proprio attraverso la pratica del design quale “modo di cucire il patrimonio del passato con gli elementi utilitari ed estetici del presente”.

Contributi sempre più circoscritti alla riflessione su salvaguardia, conservazione e restauro delle materie plastiche si susseguono nel volume degli atti del convegno che, proprio per l’argomento trattato, si presenta in una veste editoriale particolarmente colorata e graficamente accattivante.

Cecilia Cecchini con un approccio antropologico definisce la linea del tempo dell’età della plastica, nata ed evoluta negli ultimi centocinquant’anni, un’era breve ma estremamente rivoluzionaria per la maggior parte degli artefatti; Lia Rumma sottolinea come “una corretta operazione di restauro deve innanzitutto saper comprendere il pensiero dell’artista e rispettarlo”. Angela Tecce puntualizza “la fragilità dell’oggetto-plastica” indicando nel destino di ogni specifico oggetto la necessità “di evitare la dissoluzione del singolo manufatto anche in ragione della sopravvivenza del ‘progetto’ civile, artistico, di design che ne è alla base”.

Giorgio Bonsanti propone una rivoluzione da lui stesso definita copernicana, rispetto alle argomentazioni di Cesare Brandi, per definire la chiave di volta di approccio teoretico al restauro dell’arte contemporanea: “si ha restauro pertanto non quando un’operazione materiale di conservazione è applicata ad un’opera d’arte, ma, quasi tautologicamente, quando colui, o colei, che esegue tale operazione, è un restauratore […] laddove, indipendentemente dal valore dell’oggetto (che in qualche misura deve comunque essere stato riconosciuto, altrimenti l’operazione non si farebbe), i procedimenti che si applicano per la sua conservazione rispondano a determinati requisiti” e quindi, nel restauro del design, “oggetto per eccellenza della moltiplicazione artistica”, saranno particolarmente importanti tutte le condizioni di contesto, non esclusa quella soggettiva e sentimentale dell’affezione all’oggetto; e, conclude Antonio Rava, con l’accettazione consapevole dell’ “impermanenza dei materiali sintetici utilizzati nelle opere d’arte e di design, che sono spesso le uniche testimonianze di un folto gruppo di oggetti d’uso che sono tutti spariti e sono stati costantemente sostituiti”.

La Fondazione e museo Plart è sicuramente all’avanguardia nella conservazione preventiva e nella sperimentazione di metodologie di restauro delle opere di design in plastica, ma si dimostra veramente avanzata nell’attività di scouting di giovani italiani e internazionali che sviluppano ricerche sul riciclo e sulla sostenibilità dei materiali per gli oggetti di design. Pina di Pasqua e Alice Hansen raccontano lo straordinario incremento delle collezioni attraverso le invenzioni di Studio Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin) e Officina Corpuscoli (Maurizio Montalti) che, rispettivamente, hanno dato vita alle collezioni Botanica e The future of Plastic. Formafantasma ha realizzato “una serie di oggetti caratterizzati da dettagli organici e plantiformi, suggerendo una nuova estetica post industriale”, mentre Officina Corpuscoli “ha progettato per il Plart una serie di oggetti ‘coltivati’, usando particolari specie fungine come ‘collante’ per materiali organici di scarto”, ricerca sperimentale sul growing design che, analogamente a quella di Formafantasma, avrà bisogno di particolare cure di conservazione preventiva, anche su indicazioni degli autori, “perché se gli oggetti sono mantenuti in condizioni ideali di umidità e temperatura, il degrado può essere impedito”. E questa, che dovrebbe essere la prassi quotidiana di una corretta conservazione per ogni opera d’arte, è il requisito minimo per garantirne la longevità.

Tutti i saggi degli atti di questo convegno internazionale sono come tessere di un mosaico che assume forma compiuta grazie alla presenza di ognuno: inoltre, si ricordano gli interessanti contributi di Sara Abram, Andrea Anastasio, Silvana Annichiarico e Barbara Ferriani, Lorenzo Appollonia, Alessandra Barbuto, Tim Bechtold, Leonardo Borgioli, Luisa Cevese, Maria Corbi, Riccardo Dalisi, Fabio De Chirico, Giuseppe Furlanis, Susanne Granes, Michele Iodice, Francesca Caterina Izzo, Brenda Kheneghan, Barbara Lavorini, Daniele Marrama, Franco Mello, Luigi Nicolais, Anty Pansera, Marco Petroni, Ulderico Santamaria, Yvonne Shashua, Pilar Vélez e Teresa Bastardes.

Il futuro del contemporaneo. Conservazione e restauro del design, a cura di Giovanna Cassese, atti del convegno internazionale, a cura di Cassese G., Hansen A., Russo A., Napoli, Fondazione Plart, 15-16 maggio 2015, Roma, Gangemi Editore, 2016, pp. 207.

 

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