Rivista "IBC" XXV, 2017, 4

territorio e beni architettonici-ambientali / leggi e politiche

Come muta la percezione di habitat e risorse del territorio che richiedono una tutela adeguata.
I paesaggi rurali storici: il futuro è nelle origini

Mario Cerè
[IBC]

I paesaggi rurali ereditati dal passato sono contrassegnati da un rapporto di forte interazione tra l’uomo e la natura. Un rapporto che affonda le sue radici in una storia di lunga durata, portatrice di peculiari sedimentazioni culturali. L’analisi dell’evoluzione storica può fornire utili indicazioni per il ripristino, la conservazione e la valorizzazione dei paesaggi rurali e delle produzioni tradizionali locali.

Dice Andrea Carandini:

Un contesto paesaggistico è un organismo naturale, agricolo-pastorale o insediativo che si è andato componendo e sovrapponendo nei millenni grazie al lavoro, all’abilità e al gusto di uomini tanto numerosi quanto a noi sconosciuti, i quali inconsapevolmente hanno determinato un ordine dovuto ad attività riproposte identiche o compatibilmente variate, che hanno conferito alla stratificazione un volto riconoscibile, al quale siamo legati come a quello di una persona amata. Ne consegue che qualsiasi intervento irresponsabile e incongruo sfigura in un attimo qualsivoglia millenario, contesto, trasformando significati e bellezze in deprimente disordine. ( 1)

Nell’introduzione a Paesaggi rurali storici. Per un catalogo nazionale, voluto dal Ministero per le politiche agricole , Mauro Agnoletti ha messo in evidenza che, in linea con la Convenzione europea del paesaggio, “il catalogo vuole testimoniare l’importanza del paesaggio come una delle espressioni storicamente più rappresentative dell’identità culturale del Paese”. ( 2)

Infatti per la Convenzione il paesaggio “deve diventare un soggetto politico d’interesse generale perché contribuisce in modo importante al benessere dei cittadini europei” e soprattutto “costituisce una risorsa favorevole all’attività economica”.
A tale proposito Franco Farinelli asserisce che essa mette al primo posto la percezione e in virtù di ciò appare innovativa per almeno due aspetti. Il primo riguarda appunto il richiamo alla percezione: “proprio in quanto frutto di quest’ultima, esito cioè del processo percettivo, il territorio e l’ambiente vengono trasformati appunto in paesaggio”. ( 3) Il secondo consiste nel suo riferimento a un soggetto per la prima volta mobile: “il soggetto della percezione è anche un soggetto mobile, corrisponde infatti non soltanto all’‘abitante’, ma anche al ‘turista’, essere che per definizione si sposta”. ( 4)

La portata innovativa della Convenzione necessita di un ulteriore sviluppo della riflessione sul concetto di paesaggio e sugli strumenti operativi di lettura del paesaggio stesso e dei suoi processsi storico-ambientali. Di fatto con il Catalogo nazionale si è aperto un nuovo percorso per la patrimonializzazione di specifici paesaggi rurali, reinterpretati come eredità ambientali viventi di “paesaggi culturali” storici.

Per Roberta Cevasco , “i paesaggi rurali storici e la biodiversità che conservano, acquisita attraverso l’attivazione di habitat e risorse, una volta iscritti nel più vasto concetto di ‘patrimonio rurale vivente’ e in una prospettiva europea ( living rural heritage), rovesciano i problemi della loro gestione e conservazione quando espressi da una prospettiva puramente naturalistica”. ( 5)
Dai dati raccolti per il Catalogo emerge, infatti, che le forme tradizionali di tutela sono una delle maggiori cause della vulnerabilità dei paesaggi rurali storici, quando questi si trovano localizzati all’interno di aree a protezione ambientale o paesaggistica, come nel caso della storica pineta di pino domestico di Ravenna su cui sono stati apposti innumerevoli vincoli ambientali e paesaggistici, ma con dinamiche vegetazionali che stanno compromettendo le sue caratteristiche storiche di bosco puro di pino domestico, avviandola verso una anonima naturalità che peraltro non potrà essere conseguita, mentre sicuramente saranno perse le sue caratteristiche originarie. ( 6)
Il patrimonio rilevato offre un’ampia gamma di sedimentazioni culturali, di situazioni ambientali, di contesti socioeconomici e strutture paesaggistiche di grande fascino estetico. Molti dei luoghi segnalati per il Catalogo sembrano essere conosciuti solo o quasi esclusivamente dalle popolazioni locali e da pochi studiosi di paesaggi.

Vale la pena ricordare che per l’Emilia-Romagna – come ha precisato il coordinatore regionale Franco Cazzola – si è tentato di “cercare nei paesaggi del presente il peso del passato, per rilevarne non solo una maggiore armonia e piacevolezza estetica, ma a volte anche una più elevata ‘razionalità’ nell’uso della terra e degli ecosistemi in essa presenti”. ( 7)

Sulla base di queste considerazioni sono state segnalate sei aree:

  • la grande Tenuta della Diamantina, collocata a poca distanza da Ferrara, frutto dell’attività di bonifica e riorganizazione dello spazio agricolo iniziata alla fine del quindicesimo secolo;
  • le partecipanze agrarie centopievesi, non molto distanti da Bologna e Ferrara;
  • il comprensorio di bonifica Valli Le Partite che si colloca in un contesto di bassa pianura tra Modena e Mirandola;
  • la pineta di San Vitale, situata nei pressi di Ravenna che oggi fa parte del Parco regionale del Delta del Po;
  • i castagneti del medio Lavino, nei pressi di Monte San Pietro;
  • la zona olivicola della Valle del Lamone, attorno a Brisighella.

Le aree rilevate costituiscono un formidabile punto di partenza per la sperimentazione di nuovi strumenti di conservazione e valorizzazione e offrono un materiale di studio di assoluto interesse per molti settori scientifici.

Un primo importante contributo in tal senso, lo si può trovare nel volume Biografia di un paesaggio rurale individuale . ( 8)Il testo raccoglie le ricerche sviluppate da geografi, storici, ecologi ed archeologi in collaborazione con il Fondo Ambientale Italiano applicate alla ricostruzione e al restauro di un paesaggio rurale di interesse storico nella località Case Lovara (Parco delle Cinque Terre). Nell’introduzione viene dato merito a Mauro Agnoletti di aver consentito l’apertura di un momento applicativo per la storiografia dei paesaggi rurali in Italia con un primo tentativo di una loro catalogazione. Un tentativo di successo che si è iscritto felicemente nel più vasto movimento oggi in atto alla scala globale per la patrimonializzazione del bio-cultural heritage. ( 9)

Davvero un libro che scava in profondità per la ricchezza di fonti e documentazione. La profondità e la complessità dei saperi messi in campo si possono riscontrare nell’incontro tra una geografia umana storica, che si richiama a Lucio Gambi e a Massimo Quaini, e l’ecologia storica di derivazione inglese.

Il complesso dei materiali di ricerca confluiti nel volume dimostrano che diventa sempre più pressante sperimentare il recupero di una gestione locale della biodiversità a partire dai saperi e saper-fare ancora presenti, anche attraverso un’operazione di strip dei piccoli e grandi événements. ( 10)
Negli ultimi tempi fortunatamente si può osservare come, anche grazie al coraggio di taluni produttori pionieristici (che talvolta non è forzato definire eroici), si stia manifestando un nuovo interesse per gli ordinamenti colturali tradizionali, più vicini ai significati profondi del paesaggio italiano.

Seppur lentamente, via via si va delineando un modello di sviluppo basato sulla conservazione innovativa dei contesti locali identitari, così come auspicato da Paola Branduini e Andrea Sisti . ( 11)

L’Anno europeo del patrimonio culturale è un’ottima occasione per continuare la riflessione avviata e allo stesso tempo per approfondire le novità introdotte dal Decreto ministeriale n. 17070 del 19 novembre 2012 che ha istituito l’Osservatorio del paesaggio rurale e il Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali.

Note

1 A. Carandini, La forza del con-testo, Bari, Laterza, 2017, pagina 9.

2 M. Agnoletti, Caratteristiche e stato di conservazione del paesaggio storico, in Paesaggi rurali storici. Per un catalogo nazionale/Historical rural landscapes. For a national register, a cura di M. Agnoletti, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Roma-Bari, Laterza, 2010, pagine 5-103.

3 F. Farinelli, Le politiche, il paesaggio e la politica, in Rapporto sullo stato delle politiche per il paesaggio, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo-Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, Roma, CLAN group, 2017, pagina 43.

4 Idem, pagina 44.

5 R. Cevasco, Sulla “rugosità” del paesaggio, “Études de lettres”, 1-2, 2013, online 15 maggio 2016.

6 M. Agnoletti, Trasformazione e vulnerabilità del paesaggio agrario e forestale italiano nell’ultimo secolo, in Caring for our soil, Report WWF, 2017, pagina 116.

7F. Cazzola, Emilia Romagna, in Paesaggi rurali storici. Per un catalogo nazionale/Historical rural landscapes. For a national register, a cura di M. Agnoletti, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Roma-Bari, Laterza, 2010, pagina 283.

8 Biografia di un paesaggio rurale,a cura di N. Gabellieri, V. Pescini, Novara, Oltre edizioni, 2015.

 9 R. Cevasco, C. Montanari, D. Moreno, M. Quani, Lavori in marigne ad un progetto di restauro paesaggistico, in Biografia di un paesaggio rurale, a cura di N. Gabellieri, V. Pescini, Novara, Oltre edizioni, 2015, pagina 22.

10 E. Turri, Il paesaggio racconta, Saggio presentato al Convegno della Fondazione Osvaldo Piacentini, Reggio Emilia, marzo 2000.

11 P. Branduini, A. Sisti, Paesaggio e altre politiche: politiche agricole, in Rapporto sullo stato delle politiche per il paesaggio, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo-Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, Roma, CLAN group, 2017, pagina 282.

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