Rivista "IBC" XXVI, 2018, 1

territorio e beni architettonici-ambientali / leggi e politiche, progetti e realizzazioni

Alberi da tutelare come castelli, palazzi storici, chiese, opere d’arte.
Il Verde è immobile

Rosella Ghedini
[IBC]

Il 2018 è l’anno europeo dedicato al Patrimonio Culturale. L’ha stabilito l’Unione Europea con la decisione del Parlamento Europeo 2017/864, con l’obiettivo generale di “incoraggiare e sostenere l'impegno dell'Unione, degli Stati membri e delle autorità regionali e locali, in cooperazione con il settore del patrimonio culturale e la società civile in senso lato, inteso a proteggere, salvaguardare, riutilizzare, rafforzare, valorizzare e promuovere il patrimonio culturale dell'Europa”. L’espressione “patrimonio culturale”, così come il francese patrimoine, richiama il valore intrinseco, economico dei beni; l’inglese heritage evoca la provenienza dei beni, che ci ritroviamo come eredità dal passato, tramandati dai predecessori agli attuali aventi diritto per “eredità”; essendo questi beni carichi di una ricchezza di interesse collettivo l’“erede” è la collettività. Per definizione il patrimonio culturale è l’insieme di beni che per particolare rilievo storico, culturale ed estetico sono di interesse pubblico e costituiscono la ricchezza di un luogo e della relativa popolazione. Devono essere quindi a disposizione e di competenza della collettività e con tali finalità devono essere conosciuti, fruibili e tutelati.

Il Codice dei beni culturali e del paesaggio (22 gennaio 2004, n. 42) all’art. 2 comma 1 stabilisce che “il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici”; comprende pertanto gli alberi monumentali, anche se non sono ancora specificatamente nominati. Lo saranno con il decreto legislativo 63 del 2008, che integra il precedente in relazione al paesaggio, tramite il quale gli alberi monumentali vengono riconosciuti a tutti gli effetti tra i beni che costituiscono il patrimonio culturale.

Fino al 2013 in Italia gli alberi monumentali non sono stati trattati a livello normativo in maniera univoca in quanto non esisteva una legge nazionale di inquadramento per la loro individuazione e tutela. Le Regioni singolarmente, prevenendo i tempi, hanno autonomamente previsto forme di gestione e salvaguardia di questo preziosissimo ed eccezionale “patrimonio culturale”. La Regione Emilia-Romagna con la legge regionale 2/77 ha previsto all’art. 6 disposizioni di particolare tutela per esemplari arborei singoli o in gruppi, in bosco o in filari, di notevole pregio scientifico o monumentale, prevedendo l’individuazione degli stessi in appositi elenchi. È stata predisposta una banca dati degli alberi monumentali tutelati a livello regionale, aggiornata periodicamente, consultabile al link http://ibc.regione.emilia-romagna.it/argomenti/alberi-monumentali Comprende ad oggi oltre 500 schede di piante tutelate, tra alberi singoli, in gruppi, in bosco o in filari, e di queste l’assoluta maggioranza è costituita da specie del gruppo delle querce.

Con la legge n. 10 del 2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi” lo Stato ha finalmente dettato un quadro normativo di livello nazionale stabilendo una definizione univoca di “albero monumentale”, la predisposizione di un censimento su tutto il territorio e adeguate strategie di difesa e sanzioni per gli abusi e i danneggiamenti.

La Legge fornisce la definizione di albero monumentale con l’art. 7, comma 1, come segue:

1. Agli effetti della presente legge e di ogni altra normativa in vigore nel territorio della Repubblica, per “albero monumentale” si intendono:

 a) l'albero ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l'albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, per rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali;

 b) i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani;

 c) gli alberi ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private.

 

L’attività di censimento si è svolta su tutto il territorio, gestita del Corpo Forestale dello Stato con il coinvolgimento di Regioni, Province e Comuni. Il lavoro si è concluso al termine del 2017 e con il decreto n. 5450 del 19.12.2017 è stato approvato il primo elenco degli alberi monumentali d’Italia, pubblicato dal MiPAAF ( Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ) sul suo sito e consultabile al link https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/11260 L’elenco comprende 2.407 alberature suddivise per regioni; si tratta di un primo elenco che verrà periodicamente aggiornato.

Concentrandoci sul territorio emiliano-romagnolo, gli esemplari di competenza inseriti nell’elenco nazionale sono 107, distribuiti in tutte le province. Di questo nucleo censito sul territorio, 34 piante sono sottoposte già a tutela regionale e sono presenti nella banca dati della Regione gestita dall’Istituto per i beni artistici culturali e naturali. Esistono quindi piante meritevoli del titolo di “monumentale” che sono rimaste escluse dalle precedenti procedure di individuazione regionale o che hanno acquisito tale titolo in base ai criteri meglio definiti dalla normativa nazionale. Parimenti nella banca dati regionale sono contenute piante che negli ultimi decenni, per varie ragioni, hanno perso le caratteristiche di monumentalità; a causa per esempio di deperimento progressivo per senescenza o per attacchi parassitari; in alcuni casi le piante sono addirittura morte; oppure sono schiantate per eventi meteorici importanti come eccessivi carichi di neve, forti raffiche di vento o fulmini.

Sono comunque opportuni momenti di verifica e aggiornamento della banca dati regionale sia per l’accertamento degli alberi già contenuti, sia per l’integrazione di quelli nuovi censiti a livello nazionale. Questa è l’occasione ideale per fare ordine nella materia e per arrivare a definire un quadro il più possibile concreto e aggiornato di questo patrimonio dal valore inestimabile, ponendosi come obiettivo la conoscenza degli alberi, la loro salvaguardia e non ultima la loro accessibilità e fruibilità, come per qualsiasi altro bene culturale, monumenti, chiese, musei, cultura e tradizioni.

Gli alberi sono gli esseri più longevi del pianeta; sono molto forti, robusti; tra questi il gruppo delle querce eccelle e si dimostra molto adattabile alle condizioni ambientali. Tra gli alberi monumentali del nostro territorio esso costituisce il gruppo di gran lunga più rappresentato, così come per il resto del nostro Paese; sui 107 beni individuati nella nostra regione oltre il 25% appartiene al gruppo delle querce.

In Italia già da prima dell’ufficializzazione dell’elenco attuale esistevano casi di alberi eccezionali dichiarati “monumenti”; ne è un esempio la “querciadelle Checche”, famoso esemplare di Rovere ( Quercus petraea) cresciuto in Val d’Orcia in località Checche (significa “gazze”) nel Comune di Pienza, in provincia di Siena, in uno degli scorci paesaggistici più belli d’Italia.

L’età viene stimata intorno ai 300 anni, l’altezza è di 19 metri, la circonferenza del tronco di 4,90 mt., il diametro della chioma di 34 mt. Durante la Seconda Guerra mondiale fu utilizzata dai partigiani come riparo per le munizioni. Una pianta con un notevole significato storico e paesaggistico per il suo territorio. Nel 2014, a seguito di un imperdonabile atto di vandalismo, ha subito danneggiamenti per distaccamento di una grande branca, che costituiva una parte cospicua del volume della chioma. Grazie all’attività di mobilitazione e di sensibilizzazione di un gruppo locale di cittadini si è ottenuto per la quercia delle Checche il riconoscimento del Ministero per i Beni Culturali (MiBACT) quale bene immobile da sottoporre a tutela in quanto ritenuto di particolare interesse pubblico e la dichiarazione di “monumento verde”.

Altro particolarissimo esempio è quello della foresta fossile di Dunarobba, località in Comune di Avigliano Umbro, provincia di Terni; si tratta di ciò che resta, circa 50 tronchi, di un antichissimo bosco di gigantesche conifere del genere Taxodium, probabilmente una forma estinta di sequoia, risalente a 3 milioni di anni fa, alla fine del Cenozoico, nel Pliocene superiore; era cresciuto sulla sponda di un immenso lago che occupava gran parte dell’attuale Umbria al tempo in cui vivevano i mammut e altri animali preistorici. Il progressivo interramento all’interno di un’area paludosa ha permesso la conservazione dei tronchi nella loro posizione di vita oltre al mantenimento delle caratteristiche del legno originario. Si tratta insomma di un rarissimo sito paleontologico di grande importanza scientifica, un monumento naturalistico unico al mondo.

Ma la monumentalità degli alberi non è solo quella delle emergenze eccezionali. L’albero è un “monumento” in virtù delle dimensioni potenziali nella fase matura del suo sviluppo e per la longevità.

Gli alberi più alti della terra sono enormi, superano i 100 mt. di altezza; sono sequoie e si trovano nel continente americano. Ad oggi l’albero ritenuto più alto al mondo appartiene alla specie sequoia sempervirens e vive in California; è alto 115 mt. e ha un’età presumibile attorno ai 2500 anni; è stato scoperto nel 2006 e ha superato precedenti primati di altezza; non è detto che non esistano alberi ancora più alti, ad oggi non ancora identificati. In Italia gli alberi, anche i monumentali, raggiungono altezze molto più contenute; comunque pur sempre di diverse decine di metri, dai 40 ai 50 metri, dimensioni ragguardevoli per il nostro territorio.

Questa è solo la parte visibile dell’albero; altrettanto importante, grande e voluminosa è quella che non si vede, cioè l’apparato radicale. Per i grandi alberi cresciuti in condizioni ideali, con tanto spazio a disposizione, l’estensione delle radici supera quella della chioma proiettata al suolo; possono espandersi anche per ulteriori 10 mt. oltre la chioma. L’età dell’albero è un parametro più difficile da valutare; la certezza è data dal conteggio degli anelli di accrescimento del tronco; per gli alberi vivi si può procedere per stime considerando che l’albero continua a crescere per tutta la vita ma con ritmo via via più lento e arrivando a rimpicciolire la sua mole nelle ultime fasi della sua esistenza. Si riduce l’altezza, ma il tronco continua a crescere depositando sui precedenti, per ogni anno, un nuovo anello di legno di accrescimento.

L’età massima è molto variabile in funzione sia della specie che della localizzazione, rispondendo al criterio generale dell’esistenza di una relazione inversa con la velocità di crescita.

L’albero più vecchio del pianeta di cui si ha notizia è un Pinus longaeva di età stimata oltre i 5000 anni; si trova negli Stati Uniti, in California, sulla catena delle White Mountains ad oltre 3000 metri di altitudine su suolo arido e roccioso. Per proteggerlo da possibili atti di vandalismo la sua ubicazione esatta viene mantenuta segreta e non vengono divulgate fotografie. Oltre che per la mole e per l’età, l’albero può avere dignità di “monumento” anche per ciò che rappresenta per l’uomo.

Anticamente gli alberi venivano venerati e i boschi ospitavano i rituali religiosi delle civiltà antiche, come oggi le cattedrali. Le foreste erano luoghi sacri alla divinità e hanno suggerito all’uomo le forme per i templi antichi che venivano costruiti su colonne ispirandosi agli imponenti tronchi degli alberi.

L’albero è stato un fondamentale supporto per l’uomo: fin dall’inizio delle civiltà ha fornito cibo e rifugio, ha incarnato nel suo immaginario la forza della natura, la ciclicità e il rinnovamento della vita con la sua trasformazione ogni anno dovuta al passare delle stagioni, morendo apparentemente ad ogni inverno e rinascendo puntualmente alla primavera successiva. È stato fin dall’inizio identificato come simbolo del sacro, del divino; questo processo è avvenuto in ogni civiltà, in ogni cultura, radicandosi delle tradizioni e nel folklore di ogni popolo.

Il senso di sacralità connesso agli alberi e la stretta relazione uomo-natura sono stati fortemente repressi dall’avvento delle religioni monoteiste, ma ancora oggi si possono riconoscere elementi sopravvissuti di questo ancestrale patrimonio spirituale. Rivolgendo lo sguardo agli alberi monumentali della nostra regione è facile riconoscere alcuni esempi di questa attenzione particolare e attaccamento dell’uomo ai grandi alberi. Il Cipresso di San Francesco di Villa Verucchio nel riminese si trova all’interno del convento della Santa Croce; è un Cupressus sempervirens alto 25 metri e con l’incredibile età stimata di 800 anni; caso unico per la specie in Italia. La sua longevità è quasi inspiegabile se rapportata alla specie, alla collocazione e considerando i vari tentativi di incendio perpetrati dai soldati all’epoca di Napoleone. Questa rara longevità è al momento oggetto di uno specifico studio finalizzato a scoprirne i motivi nei “segreti” celati nel suo legno. La leggenda racconta che il cipresso deriva dalla miracolosa germogliazione del bastone di San Francesco in occasione della visita del Santo nel territorio riminese nel XIII secolo; oggi continua a rappresentare una testimonianza della propensione ecologica del messaggio francescano.

La “grande rovere” di Montarsolo, nei pressi di Cortebrugnatella in provincia di Piacenza, morta ormai da anni, è stata da sempre fortemente legata al territorio; sotto le sue fronde il 29 agosto di ogni anno si raccoglie ancora oggi la gente del circondario in occasione della festa della Madonna della Guardia. Era la più grande e più vecchia quercia della nostra regione; aveva una circonferenza del tronco di 722 centimetri ed era tutelata dal 1987. Vittima di un fulmine è andata incontro a sbrancamenti e ad un progressivo deterioramento fino alla morte. Oggi non è più vincolata ma continua ad essere protetta per la sua “popolarità” e per la tradizione della festa che perpetua, svolgendosi ancora oggi ai suoi piedi, nel boschetto circostante. Secca ma in piedi, salda nella sua postazione, sorretta da corde e tiranti per motivi di sicurezza, continua a svolgere la sua atavica funzione di simbolo della sacralità di quel luogo e la comunità locale non è ancora pronta per rinunciare ad essa.

Caso analogo è quello dell’attaccamento dimostrato dall’amministrazione comunale di Campagnola dell’Emilia, in provincia di Reggio Emilia, all’“Olma”, un olmo campestre gigante, purtroppo disseccato nel 2013. Si stima potesse avere dai 300 ai 400 anni, era tutelato dalla Regione Emilia-Romagna a partire dal 1981 e lo è tutt’ora. Si è deciso di mantenere il vincolo sull’albero anche se morto e di conservare ad ogni costo ciò che resta dell’albero per l’elevato valore identitario che rappresenta per il suo territorio.

Il legame è tale che la comunità e le istituzioni locali non intendono assolutamente rinunciare alla pianta e si stanno interrogando su come poter mantenere e valorizzare in qualche modo la struttura secca dell’albero rimasta in piedi per garantirne comunque la memoria.

Questi esempi singolari ci trasmettono l’esistenza di valori che continuano ad essere attribuiti ai grandi alberi e che vengono tramandati da lontano, dal nostro passato. Così come l’usanza diffusa su tutto il territorio di collocare tra le chiome di alberi speciali le icone e le rappresentazioni mariane. O la consuetudine di piantare nelle aree dedicate alla sepoltura dei morti determinate specie di alberi, primi fra tutti i cipressi.

Sono consuetudini, usi, tradizioni, che vengono da lontano, fortemente radicate nella nostra cultura, la cui conoscenza arricchisce ed integra il valore del patrimonio costituito dagli alberi monumentali. Questo aspetto, fino ad oggi non molto esplorato, può rappresentare una pista di ricerca da percorrere per migliorare lo stato conoscitivo della materia e per un potenziale allargamento dell’interesse a nuove frange di pubblico, non necessariamente sensibili solo agli aspetti scientifici e naturalistici. Tutto ciò potrebbe sicuramente agevolare la tutela e rendere questo patrimonio più interessante e accessibile per la collettività.

Riferimenti bibliografici:

Giganti Protetti. Gli alberi monumentali In Emilia-Romagna, a cura di Teresa Tosetti e Carlo Tovoli, Bologna, IBACN - Editrice Compositori, 2002.

Arboretum di Dunarobba, a cura di Giuseppe Massari, Comune Di Avigliano Umbro, 2008.

Giganti da proteggere. Conservazione e gestione degli alberi monumentali, a cura di Teresa Tosetti, Bologna, IBACN – Clueb, 2008.

Verde maestà. L’albero tra simboli, miti e storie, a cura di Carlo Tovoli Carlo, Bologna IBACN, 2013.

Giuseppe Barbera, Abbracciare gli alberi, Milano, Il Saggiatore, 2017.

Peter Wohlleben, La saggezza degli alberi, Milano, Garzanti, 2017.

Riferimenti normativi:

Decisione (ue) 2017/864 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 17 maggio 2017 relativa ad un Anno Europeo del Patrimonio Culturale (2018) http://musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2017/07/Anno-europeo-del-patrimonio-culturale-2018.-Decisione-UE-2017_864-del-Parlamento-europeo-e-del-Consiglio-17-maggio-2017.pdf

D.L.gs. 22 gennaio 2004, n. 42 - Codice dei beni culturali e del paesaggio http://www.gazzettaufficiale.it/anteprima/codici/beniCulturali

Decreto Legislativo 26 marzo 2008, n. 63 "Ulteriori disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, in relazione al paesaggio" http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/08063dl.htm

Legge regionale 24 gennaio 1977, n. 2

Provvedimenti per la salvaguardia della flora regionale -Istituzione di un fondo regionale per la conservazione della natura - Disciplina della raccolta dei prodotti del sottobosco

http://demetra.regione.emilia-romagna.it/al/articolo?urn=er:assemblealegislativa:legge:1977;2

 

Banca dati degli alberi monumentali tutelati dalla Regione Emilia-Romagna http://ibc.regione.emilia-romagna.it/argomenti/alberi-monumentali

la Legge n. 10 del 2013 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi” http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/02/01/13G00031/sg

D.M. n. 5450 del 19.12.2017 Decreto di approvazione dell’elenco nazionale degli alberi monumentali http://www.agricultura.it/wp-content/uploads/2017/12/Decreto_approvazione_elenco_nazionale_Alberi_Monumentali3.pdf

 

Azioni sul documento

Elenco delle riviste

    Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Cod. fiscale 800 812 90 373

    Via Galliera 21, 40121 Bologna - tel. +39 051 527 66 00 - fax +39 051 232 599 - [email protected]

    Informativa utilizzo dei cookie

    Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271
    Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, [email protected], [email protected]