Rivista "IBC" XXVI, 2018, 2
biblioteche e archivi / convegni e seminari, didattica, interventi
Tranne che per rare eccezioni, l’insegnamento della Storia continua a pagare le conseguenze del maggior difetto che l’affligge da molto tempo: quello di essere proposto male e percepito peggio, secondo un circolo vizioso che pare difficile rompere. Lo stridore tra il nozionismo prevalente che lo caratterizza e gli intenti formativi di una scuola in via di rinnovamento, tra un metodo trasmissivo ancora preponderante e l’esigenza di coinvolgere gli scolari sottraendoli ad una passività estraniante è venuto emergendo sempre più distintamente negli ultimi decenni ed è apparso tanto più insopportabile per gli insegnanti più sensibili e solleciti a recepire e concretizzare le nuove istanze. Di fronte all’indifferenza, all’estraneità e alla passività che compromettono la percezione della Storia da parte degli studenti, le risposte che più coerentemente debbono essere perseguite sono esattamente il loro contrario: motivare, coinvolgere e attivare.
Per intraprendere percorsi educativi che portino ad acquisire consapevolezza, responsabilità, autonomia di pensiero e capacità progettuali è opportuno che si propongano e si utilizzino valide forme di apprendimento attivo, che non puntino solo all’acquisizione di conoscenze, ma anche alla padronanza delle competenze e delle abilità che consentono di accrescerle e di rinnovarle. L’esigenza di conoscere per orientarsi e per poter scegliere e decidere in piena coscienza che ha attraversato tutte le culture e tutte le generazioni umane, è oggi amplificata da un’inedita accelerazione nel cambiamento di scale di valori, comportamenti e contesti ambientali. In considerazione di queste continue trasformazioni è essenziale adottare le strategie didattiche più idonee a rendere efficace l’insegnamento della Storia in tutti i gradi scolastici, avvalendosi anche degli strumenti tecnologici più aggiornati, ma puntando soprattutto ad un apprendimento attivo che si avvalga del contatto e del dialogo con le fonti, le impronte lasciate da tutti i fatti sotto forma di manufatti, di testimonianze, di documenti, di resti, di tracce, di sintomi e di indizi.
D’altronde proprio per affrontare l'ampio tema delle opportunità che le fonti archivistiche offrono alla didattica della Storia e a quella del Patrimonio, occorre partire dall'ammissione che non tutte le pratiche condotte sull'utilizzo degli archivi per favorire l'apprendimento sono coerenti ed apprezzabili. Come per la didattica museale, in assenza di quell'afflato motivazionale che deriva dalla consapevolezza del nostro rapporto con la Storia e dalla rivelazione del nesso che lega l'apprendimento alle fonti, il rischio sempre incombente è quello di trasformare tali occasioni in esperienze negative e controproducenti che chiudono per sempre i rapporti intrapresi. è quindi preliminare riscoprire i nostri legami con la Storia constatando che intorno e dentro di noi i lasciti del passato condizionano inevitabilmente tutti i momenti della nostra esistenza; non c’è aspetto della nostra vita che non contenga i retaggi di innumerevoli vicende accadute nell’arco della Storia, tanto che si può affermare che la nostra vita non comincia affatto con il concepimento e con la nascita, ma ben prima. È un’emozione scoprirsi depositari e portatori delle eredità di innumerevoli persone vissute tanto o poco tempo fa, femmine e maschi, vinti e vincitori, protagonisti e comparse; persone che hanno sofferto e gioito, amato e odiato, dai lontani millenni della protostoria fino ad oggi. La nostra attuale esistenza si presenta pertanto con gli aspetti e i caratteri unici e originali che ha assunto dalla confluenza delle eredità del passato con i contesti e gli influssi del presente. Ogni persona è la risultante, il volto attuale ed esclusivo di una linea evolutiva unica e personale, che non ha eguali tra tutti gli altri esseri umani; d’altronde è anche compartecipe di un cammino comune, perché tutti, davvero tutti, possiamo vantare la stessa ascendenza a quei lontani progenitori che iniziarono l’avventura umana su questo pianeta lasciandoci innumerevoli eredità. Dovremmo pensarci più spesso, soprattutto quando ci sentiamo inutili e depressi, ingranaggi passivi di una macchina massificante; forse ci servirebbe ad acquisire maggior rispetto per noi stessi e per gli altri e a puntare a mete che mettano a frutto queste nostre potenzialità. Inoltre è davvero emozionante constatare che ogni volta che due persone si incontrano, a incontrarsi sono due storie così profonde e uniche e allo stesso tempo così condivise e legate e che la conoscenza reciproca può divenire un’esperienza affascinante.
In definitiva ciascuno di noi nasce in un ambiente modellato dalle generazioni precedenti ed è erede di un patrimonio di caratteri fisici e genetici, di attitudini mentali, di cultura e di comportamenti a cui aggiunge man mano le conoscenze, le inclinazioni, le convinzioni e le aspirazioni che trae dalla propria esistenza. Cercare di conoscerlo ci può essere di aiuto per orientarci e divenire protagonisti e partecipi attivi delle vicende attuali. È dunque vero che “la Storia siamo noi” e che di conseguenza conoscere se stessi e gli altri costituisce da sempre uno dei migliori antidoti all'incomprensione e all'ostilità, alla difficoltà di comunicare e all'isolamento.
Altre motivazioni all’apprendimento si possono trarre dagli aspetti epistemologici che riguardano la Storia e le sue fonti partendo dai molteplici equivoci che insidiano i loro significati e abbandonando lo stato confusionale che deriva dal fatto che la stessa parola “Storia” viene comunemente e indifferentemente usata per indicare due concetti dai significati diversi e per molti aspetti opposti. Per superare questa pericolosa ambiguità si deve precisare che la Storia propriamente detta è composta dal complesso di eventi, fenomeni ed evoluzioni che si sono verificati da quando la specie umana è apparsa e si è sviluppata; quindi è costituita dalle res gestae, cioè dalle cose accadute in questa microscopica porzione del passato. Finché non viene sottoposta all’osservazione e all’interpretazione delle nostre menti, ha i caratteri dell’oggettività e dell’inscindibilità perché tutti i fatti grandi o piccoli che la compongono hanno mutato la realtà precedente, producendo cambiamenti reali e concreti, irreversibili e irripetibili che si sono attuati indipendentemente da ogni percezione, osservazione e giudizio e che quindi sono privi di coloriture, accezioni e suddivisioni finché non siamo noi ad attribuirgliele.
Ben altro si intende quando con lo stesso lemma "Storia" si indicano studi, testi, racconti che scaturiscono dall'interpretazione delle tracce lasciate dagli eventi e che dovrebbero rientrare nella Storiografia. Essendo frutto di interpretazioni influenzate e condizionate dal clima culturale e politico in cui opera l’interprete, la Storiografia è soggettiva, parziale e provvisoria. La differenza tra Storia e Storiografia è quindi analoga a quella che c'è tra un fatto e il suo ricordo, tra vivere una vicenda e raccontarla. Essere consapevoli di questa distinzione consente di rimuovere la presunta sacralità e irremovibilità della Storia libresca e di aprire gli orizzonti della didattica promuovendo e consentendo un rapporto diretto tra scolari e fonti e un apprendimento attivo, gratificante ed efficace attraverso la lettura di queste “sorgenti” da cui può sgorgare la conoscenza storica.
Nel loro insieme le fonti fanno parte del Patrimonio, l’eterogeneo e multiforme insieme di lasciti e risorse materiali e immateriali nel quale confluiscono e si sedimentano i caratteri, i beni, i valori e i saperi ambientali, storico artistici, scientifici e ideali. In ambito didattico il Patrimonio offre una valida alternativa ai modelli trasmissivi e si rivela un approdo auspicabile ed uno sfondo integratore di rilevante valenza formativa; è un’occasione di acquisizione, costruzione e produzione del sapere che esige la confluenza di competenze e conoscenze in un intreccio interdisciplinare. Consente inoltre di pervenire a forme concrete di cittadinanza consapevole ed attiva attraverso percorsi formativi di censimento, adozione, tutela e valorizzazione delle sue componenti che vedono gli studenti come protagonisti. Con queste finalità nel 2008 è stato istituito presso il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna il Centro Internazionale di Didattica della Storia e del Patrimonio (DiPaSt), sede e fulcro di raccordo nazionale e internazionale,che promuove innumerevoli attività presso le scuole di ogni ordine e grado, tra cui i “Parlamenti degli studenti” e la “Festa internazionale della Storia”.
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