Rivista "IBC" XXVI, 2018, 3

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Recensione al libro "Francesco Arcangeli maestro e fratello", a cura di Andrea Emiliani, Bologna, Edizioni Minerva, 2018.
Un cavaliere coraggioso

Maria Luigia Pagliani
[Istituto nazionale studi verdiani]

Nel novembre 2015, a cento anni dalla nascita di Francesco Arcangeli (Bologna 1915-1974), un convegno, dal titolo L’opera e la memoria di Francesco Arcangeli ne ricordò la figura e l’impegno critico. A circa due anni da quell’appuntamento appare, a cura di Andrea Emiliani, legato ad Arcangeli da un rapporto di discepolato e di fraterna amicizia, il libro che raccoglie, oltre ai contributi di quel giorno, anche le voci di amici, colleghi e allievi che hanno voluto testimoniare il debito culturale verso lo storico dell’arte bolognese.

Il volume a più voci Francesco Arcangeli maestro e fratello accompagna il lettore in un percorso biografico e di studio che ricostruisce vicende di critica artistica nel più ampio contesto storico e politico nazionale. A delineare la figura e l’opera dello studioso bolognese contribuiscono: Adriano Baccilieri, Andrea Battistini, Jadranka Bentini, Andrea Buzzoni, Aristide Canosani, Flavio Caroli, Piero Del Giudice, Vittorio e Andrea Emiliani, Ornella Fanti, Vera Fortunati, Claudio Nembrini, Werner Oechslin, Renato Roli, Michela Scolaro, Claudio Spadoni, Bruno Toscano, Ranieri Varese.

I diciotto saggi, non vincolati da rigide scelte curatoriali, restituiscono di Francesco Arcangeli un’immagine viva, complessa, sfaccettata ove l’affetto, le amicizie, la conoscenza, il sapere, la condivisione, il rispetto, la coscienza civile compongono il suo peculiare modo di essere critico d’arte e al tempo stesso insegnante e amico.

“Momi Arcangeli ‒ scrive Vittorio Emiliani nel suo saggio ‒ si stagliava come un cavaliere coraggioso, pronto a combattere per le proprie idee e convinzioni, laico e appassionato, subendo dalla vita ferite cruente e però rialzandosi, finché poté, per combattere ancora con le armi dell’autonomia di giudizio, della libertà, della sperimentazione, di una consapevole modernità”.

Le pagine del libro accompagnano il lettore attraverso polemiche e conflitti artistici, vicende storiche, eventi politici, problemi didattici, scelte culturali in un momento, quello del secondo dopoguerra, di forte tensione democratica e civile. Ben lontano dall’essere solo un ricordo celebrativo, le pagine, con le scritture diverse ma sempre accomunate da una rara fluidità e chiarezza, si propongono come un’appassionante lettura anche per i più giovani. Questi, che non hanno mai conosciuto il protagonista del libro, ormai distanti da quegli avvenimenti e da quel mondo, possono avvicinarsi con immediatezza ad un contesto culturale e di vita che difficilmente può essere pienamente compreso attraverso un manuale o una narrazione strettamente accademica.

Alla fine gli autori e i lettori riconosceranno in Francesco Arcangeli quelle virtù che Giacomo Leopardi a lungo cercò e infine trovò nel suo maestro Pietro Giordani: “Oh quante volte […] ho supplicato il cielo che mi facesse trovare un uomo di cuore d’ingegno e di dottrina straordinario, il quale trovato potessi pregare che si degnasse di concedermi l’amicizia sua. E in verità credeva che non sarei stato esaudito, perché queste tre cose, tanto rare a trovarsi ciascuna da sé, appena stimava possibile che fossero tutte insieme. O sia benedetto Iddio (e con pieno spargimento di cuore lo dico) che mi ha conceduto quello che domandava, e fatto conoscere l’error mio […]”.

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