Rivista "IBC" XXVI, 2018, 3

Dossier: La città in prima visione. Nasce I-Media-Cities, il portale che raccoglie i patrimoni delle cineteche europee

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier / media, progetti e realizzazioni

L'eredità di un visionario

Gian Luca Farinelli
[Direttore Fondazione Cineteca, Bologna]

Tra i tesori dell’eredità di Renzo Renzi ce n’è uno in particolare che considero prezioso. Penso al suo slancio visionario, all’ostinazione nel vedere realizzati progetti innovativi e spesso controcorrente. Lui aveva immaginato la Cineteca di Bologna come poi di fatto è diventata: “Il palazzo dei suoni e delle visioni”.
Nel descrivere il palazzo, già nei primi anni settanta, immagina le salette di consultazione, le attività laboratoriali per i giovani, a cui fare toccare con mano la pellicola (“film da smembrare, nastri da srotolare, gettare nei cesti, ad un fine appropriante e demitizzante”). In Cineteca di fatto si conserva e si restaura, ma anche – e soprattutto – si studia; ci si appropria dei film e delle immagini.
Non è tutto. Renzo Renzi sviluppando un rapporto sentimentale con la città di Bologna, pur essendo nato altrove, ha sostenuto fortemente nei primi anni sessanta, nell’ambito dei lavori della Commissione Cinema, lo sviluppo delle raccolte dedicate alla storia locale (libri, fotografie, documentari e film realizzati a Bologna).
Grazie a questa eredità la Cineteca, oltre a conservare e promuovere il patrimonio cinematografico, ha dunque il compito di raccogliere e rendere accessibile il patrimonio di immagini (fisse e in movimento) relative alla nostra città. Renzi crede fortemente nel fatto che lo studio, e la ricerca sulle fonti, generi maggiore consapevolezza e che i fatti del passato possano chiarire, dare una risposta al presente: “Il palazzo dovrebbe diventare il tempio della coscienza critica, dove si impara a non lasciarsi incantare tanto facilmente (come è successo a noi). L’occhio vigile, anche l’orecchio. E non solo per il cinema, ma anche per i nuovi mezzi, i video-tapes, ecc.” ( La sala buia: diario di un disamore, 1978). Non a caso Renzi scelse di cedere i propri archivi e le proprie collezioni, incluse migliaia di fotografie di Bologna, per farne il primo nucleo di una istituzione aperta a tutti, un luogo consacrato allo studio e alla ricerca. In questi cinquant’anni la Cineteca è arrivata a raccogliere oltre due milioni di fotografie (tra il 1870 e il 2000) e migliaia di ore di filmati relativi alla città.

Forti di questa eredità, non potevamo non aderire a un progetto come I-Media-Cities, orientato verso nuove modalità di ricerca e studio della storia e dello sviluppo urbano delle città europee.
La Cineteca ha condiviso sul portale del progetto oltre 8000 fotografie (in gran parte inedite) e quasi duecento ore di filmati di Bologna, dal 1900 agli anni Novanta.

Data la ricchezza del patrimonio conservato, non è stato semplice individuare le immagini più rappresentative dei vari decenni, ma, di certo, ci ha guidato il lavoro di ricerca avviato per la selezione dei materiali confluiti in seguito nella mostra Bologna fotografata; un’esperienza che ci ha permesso di attraversare tre secoli di storia della città, grazie al medium fotografico.
Il gesto di pubblicare o mettere in mostra le immagini del passato, rende a sua volta necessario un lavoro di analisi e ricostruzione del contesto storico in cui queste sono state prodotte. Ed è proprio questo il gesto che dobbiamo insegnare. Oggi purtroppo non è sufficiente rendere accessibili le fonti, ma occorre accompagnare i visitatori (a volte distratti); occorre fare in modo che si soffermino davanti a un documento il tempo sufficiente a domandarsi: come, quando e perché questo evento si è prodotto?
Mai come ora abbiamo accesso alle fonti, ai documenti, alle immagini del passato. Ci troviamo dunque in una posizione assolutamente privilegiata rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto. E, paradossalmente, mai come ora riscontriamo invece una perdita di identità. Il dove, come, quando, perché, sembrano sfuggirci completamente. Quali sono stati i passi, in termini sociali, politici e culturali, che ci hanno fatto arrivare qui? Questo è il problema più serio di oggi.
C’è necessità di rimettersi a scavare e riappropriarsi delle origini, delle radici che ci hanno alimentato. Ripartendo proprio dalla storia locale.
Non è facile in un'epoca in cui chi fa ricerche su web è considerato semplicemente un utente (uno user) e i comunicatori ci insegnano che è vincente solo l'informazione trainata da immagini accattivanti: più breve è il tempo di un video in streaming e maggiori sono le possibilità di catturare l’attenzione del distratto utilizzatore. Ecco perché sviluppare una piattaforma come I-Media-Cities, che riserva il giusto tempo all'analisi e alla ricerca, significa andare in controtendenza (il nostro padre fondatore credo avrebbe apprezzato!) 

Attraverso l’ambiente digitale di I-Media-Cities, gli archivisti hanno selezionato percorsi di ricerca, ma l’interesse è nel fatto che essi possono interagire, ricevere repliche e annotazioni da chi approda sul portale e – aspetto ancora più interessante – le ricerche si possono estendere a raccolte provenienti da più archivi di diverse città europee. Infatti, grazie alla rete delle cineteche europee, alle partnership sempre più frequenti, abbiamo oggi maturato metodologie ed esperienze che ci permettono di condividere le raccolte e gettare le fondamenta per progetti sempre più ampi che vanno nella direzione di un autentico portale europeo degli archivi.
In poche parole, il carattere transnazionale del patrimonio è uno degli elementi di forza del progetto. Questo è reso possibile dalla partecipazione di altri otto archivi europei, e, in parallelo, dall’intervento di università ed enti di ricerca che contribuiscono all'analisi e alla contestualizzazione dei documenti.
Grazie al confronto con i partner europei sono emersi temi comuni, come l’espansione delle città, il destino delle periferie, l'erosione delle campagne, l'evoluzione dell'industria e del commercio, lo sviluppo delle vie di comunicazione.
Gli strumenti informativi avanzati, applicati alla ricerca (sviluppati dal Cineca e dai colleghi di Fraunhofer), potenzieranno il gesto d'analisi e – attraverso lo studio comparato dei risultati – emergeranno nuovi scenari che daranno vita a nuovi saperi.

Uno sguardo ai documenti selezionati

Grazie alle collezioni fotografiche è stato possibile ricostruire i momenti di grande trasformazione dell'assetto urbano della città di Bologna. Sul portale sono presenti tutte le fasi dell'abbattimento delle Mura medievali, avviato – tra le polemiche – nel gennaio del 1902. Tra le voci che si opposero alle demolizioni, ricordiamo quella di Alfonso Rubbiani e di Giosuè Carducci. Ma prevalse la posizione dell’Amministrazione pubblica che impiegò nell'impresa quasi cinquecento disoccupati. Straordinarie immagini di inizio secolo ci raccontano come si trasforma Piazza Maggiore: da luogo di mercato a sede delle cerimonie laiche e religiose; dalla visita ufficiale di Vittorio Emanuele III, alla fotografia commovente del pranzo natalizio offerto agli spazzacamini nel dicembre 1907, negli spazi di Sala Borsa.
L'autorevole Studio fotografico Camera, attivo tra la fine dell’Ottocento e il 1986 è una fonte preziosa per ricostruire i principali avvenimenti storici: soprattutto riguardo agli anni Venti, Trenta e Quaranta.

I fotoreporter Aldo Ferrari e Nino Comaschi sono invece gli interpreti del Secondo dopoguerra. Entrambi si spingono ben oltre i fatti di cronaca e realizzano inediti ritratti di bolognesi alle prese con il quotidiano.
Tra i film, abbiamo ovviamente scelto di pubblicare i documenti più antichi che conserviamo: oltre ad un noto filmato sulla città del 1911, proponiamo sul portale il Primo giro ciclistico, con l'arrivo di una tappa nell'affollata Bologna del 1909.
Sono gli anni in cui si diffonde in città l’uso del cinematografo. E tornando alla tappa ciclistica, non è un caso che la fascinazione stia tutta nella ripresa del movimento, della velocità, e del tempo, quel che la fotografia non riesce a restituire.

Altro piccolo gioiello che mostriamo per la prima volta in questo contesto, è infatti il filmato della fine degli anni Venti di una gara di “Velocino”, una sorta di bicicletta con il sellino sulla ruota posteriore e il manubrio ripiegato all'indietro, inventato nel 1928 dal bolognese rag. Ernesto Pettazzoni. Oltre agli scorci inediti della città, in parte ancora da identificare (per il lavoro di identificazione di strade e monumenti e il contesto storico di riferimento, sarà prezioso il lavoro del nostro partner, L’Istituto per i Beni Culturali della Regione), il fascino del filmato risiede pure nella colorazione arancio della pellicola (si tratta di una tecnica di imbibizione diffusa proprio in quegli anni).
Non è un caso che in tante raccolte europee si trovino oggetti analoghi, ovverosia legati ai mezzi di locomozione. Di qui nasce il focus sull’evoluzione dei mezzi di trasporto e la viabilità e, in parallelo, l’attenzione ai mutamenti urbanistici.

Scorrendo avanti nel tempo, troviamo invece materiali che ci presentano sguardi inediti su fatti noti: ad esempio, la visita di Mussolini a Bologna nel 1926 (di cui esistono ampie testimonianze fotografiche). Non mancano i film di propaganda del P.C.I nel secondo dopoguerra, epoca in cui il partito era impegnato nella campagna per il disarmo e si opponeva ad accogliere i missili Polaris. Sono gli anni della Guerra Fredda, dell’incubo per l’uso delle armi atomiche.
La selezione dei materiali non ha dimenticato di sottolineare e documentare, sul piano della politica nazionale, le campagne per una maggiore autonomia degli enti locali, la denuncia delle speculazioni edilizie, la battaglia contro il carovita, la riforma scolastica, fino alla lotta contro la censura democristiana.
Di grande interesse i materiali girati dalla Questura di Bologna, testimonianza unica dell’epoca dello stragismo. Un esempio: il 9 agosto 1974 si svolgono a Bologna i funerali di Stato delle vittime della strage del treno Italicus. Piazza Maggiore è gremita. I carri funebri arrivano alla Basilica di San Petronio. Tra le autorità presenti, Enrico Berlinguer e Amintore Fanfani. In aereo giunge anche il Presidente della Repubblica Giovanni Leone.

Vale la pena segnalare anche le riprese di Giorgio Manoni per un film poi non finito. Sono i giorni traumatici fanno seguito al 2 agosto 1980: la piazza non riesce a contenere tutte le persone che vi ci sono riversate. La vediamo ripresa da una finestra del Comune. La folla applaude, qualcuno alza il pugno. Davanti alla chiesa, Renato Zangheri tiene un discorso. Accanto a lui, il Presidente Sandro Pertini. Volti commossi tra la folla.
Inedite anche le tre ore di riprese nell’area del cantiere in cui sorgono le Torri di Kenzo. Tra il 1980 e 1982 sono documentate tutte le fasi della costruzione e lo sviluppo del quartiere “fieristico” di Bologna. Documento unico per chi fa ricerca nel campo dell’architettura o dell’urbanistica. 

Le aspettative

Date le potenzialità del progetto, ci attendiamo e auspichiamo che I-Media-Cities sia il punto di partenza per ulteriori sperimentazioni in varie direzioni. Di certo potrà essere una base importante da cui partire per nuovi percorsi educativi, da proporre alle scuole e ai più giovani. Ma, oltre alla didattica, ci aspettiamo che da questo progetto prenda le mosse, come già accennato, un futuro portale degli archivi europei. Fungerebbe da essenziale strumento di conoscenza, di nuova consapevolezza, anche politica, proprio perché le sue radici sarebbero immerse nella concretezza dei luoghi (le città) e della loro storia, mentre le diramazioni (gli studi e le ricerche) condurranno verso nuovi modi di vedere e intendere l’Europa.

 

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