Rivista "IBC" XXVII, 2019, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni

Un percorso espositivo e un catalogo sul paesaggio nell’arte contemporanea tra il mutare degli stili e dei linguaggi.
Panorama

Claudia Collina
[IBC]

Daniele Jallà, Presidente di ICOM Italia, nella prefazione della pubblicazione del censimento Musei e Paesaggi culturali in Emilia-Romagna, fatto in occasione della conferenza internazionale di Milano del 2016, esaltava il ruolo del museo capace di travalicare i propri confini per estendersi al territorio in una prospettiva che “assegna ai musei anche la responsabilità del paesaggio culturale: come interpreti dei suoi caratteri costitutivi, custodi dei suoi valori storici e culturali, osservatori (critici) della sua evoluzione, attori di un’educazione al patrimonio culturale che includa il paesaggio in tutte le sue forme, promotori del coinvolgimento attivo delle popolazioni non solo nella sua salvaguardia e conservazione, ma nei processi di trasformazione ed evoluzione che lo interessano”. ( 1) Con l’esposizione Panorama. Approdi e derive del paesaggio in Italia, a cura di Claudio Musso, la Fondazione del Monte a Bologna si fa alfiere di questa ultima estensione attraverso una scelta, di cinquanta opere d’arte di diciassette artisti del Novecento e del presente, volta a testimoniare e a riflettere sui mutamenti più attuali del paesaggio ispirandosi dichiaratamente all’indimenticabile e articolata mostra Paesaggio. Immagine e realtà, tenutasi alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1981. ( 2)

In realtà, la mostra Panorama si insinua nei due varchi lasciati: nel testo introduttivo di quel catalogo, Tomàs Maldonado si soffermava su criteri e concetti che avevano portato alla polifonia di “reti di saperi” costitutivi un “progetto di progetti” ad ampio raggio e respiro culturale, autonomi ma dialettici e convergenti, sul tema del paesaggio; tale riflessione escludeva volutamente “il paesaggio ‘degradato’” per riservare a un ulteriore momento il punto su una così delicata situazione, allora ai suoi esordi. Inoltre, la cogente disamina di Claudio Cerritelli sul paesaggio nell’arte contemporanea rimaneva circoscritta alle avanguardie storiche, anche se lasciava un messaggio finale di grande attualità: “la quantità di problemi presente nello sforzo di conoscere il ‘paesaggio’ nell’arte contemporanea costituisce un campo di irruzioni continue e insinuanti, un labirinto senza percorsi definitivi, un’immagine senza racconto ma con infinite tracce di cammino”. ( 3)

Claudio Musso s’incammina tracciando i suoi percorsi critici – con l’ausilio in catalogo della sapiente ekphrasis di Massimo Leone e delle sorprendenti, erranti esplorazioni di Piero Zanini – fissando da subito i suoi quattro punti cardinali di riferimento: schizzi di paesaggi urbani di Antonio Sant’Elia del 1912, Pianura uno Pianura due di Mario Schifano del 1971, New New York e La prima città da Le dodici città ideali di Superstudio eseguite tra il 1969 e il 1971, e quattro scatti emblematici del territorio regionale e non di Luigi Ghirri, Cervia, Via Emilia, Delta del Po e Passignano, della seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso. Tra queste direzioni, fisse e fondamentali, Musso sviluppa alcune interessanti riflessioni su argomenti come il paesaggio degradato che, negli ultimi quarant’anni, ha raggiunto apici inaccettabili nel “consumo di suolo incontrollato, l’inquinamento indiscriminato e lo strapotere privato sugli spazi pubblici” unitamente allo sviluppo nell’arte di “un fascino indiscreto per i luoghi dell’abbandono che la crisi dell’industria e la speculazione edilizia si lascia alle spalle”; il rapporto osmotico tra paesaggio e memoria personale e collettiva e, infine, il paesaggio percepito, immaginato e anche reinventato. Il suoi pensieri trovano nelle opere di Andreco, Riccardo Benassi, David Casini, Mauro Ceolin, Andrea Chiesi, , Luca Coclite, Valentina D’Amaro, Andrea De Stefani, Martino Genchi, Daniel Gonzàles, Filippo Minelli, Margherita Moscardini, Giovanni Oberti, Francesco Pedrini, Laura Pugno, Marco Strappato, Davide Tranchina e una partitura sintattica e visiva efficace e ordinata con alcuni acmi di notevole qualità, con il meritevole e riuscito intento di documentare le ricerche artistiche della contemporaneità, volte sempre più alla sperimentazione di innesti poetici e tecnici tra concettuale, figurativo simbolico, oggettuale e installazioni, fotografia e pittura; quest’ultime sublimi in purezza nelle opere di Andrea Chiesi, Valentina D’Amaro, Davide Tranchina e Luigi Ghirri che, nella sua breve Introduzione nel catalogo Paesaggio. Immagine e realtà lasciava, con soggettiva universalità, un insegnamento di saggezza indicando nel “distacco che non dimentica una sottile adesione” ( 4) l’atteggiamento più consono a chi interpreta il paesaggio con le arti visive.

Catalogo:

Panorama. Approdi e derive del paesaggio in Italia, a cura di Claudio Musso, catalogo della mostra, 26 gennaio – 13 aprile 2019, Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Ravenna, Danilo Montanari Editore, 2019.

 

1. D. Jalla, Musei e paesaggi culturali in Emilia-Romagna, a cura di V. Galloni, M. Sani, Ferrara, SATE, 2016 p. 5.

2. Paesaggio. Immagine e realtà, a cura di T. Maldonado et al., Milano, Electa, 1981.

 3. C. Cerritelli, La conoscenza del paesaggio tra avanguardia e non-avanguardia, in Idem, p. 35.

4. L. Ghirri, Introduzione, in Idem, p. 278.

 

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