Rivista "IBC" XXVII, 2019, 3

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"Antico e non antico. Scritti multidisciplinari offerti a Giuseppe Pucci", a cura di Valentino Nizzo e Antonio Pizzo, con la collaborazione di Elena Chirico, Sesto San Giovanni (Milano), Mimesis Edizioni 2018.
Antico o non antico?

Maria Luigia Pagliani
[Istituto nazionale studi verdiani]

Prima di entrare nel vivo del volume occorre delineare brevemente la personalità ed il percorso culturale e professionale, o meglio i percorsi, di Giuseppe (Pino) Pucci, cui il libro è dedicato in occasione del suo settantesimo compleanno. L’opera infatti, che nel titolo richiama la nozione di multidisciplinarità, rispecchia interessi che dall’archeologia si dilatano all’antropologia, alla recezione dell’antico nel mondo contemporaneo (dal cinema, all’arte, al fumetto), alla storia della disciplina. Giuseppe Pucci, come lui stesso ha ricordato in un convegno tenutosi a Roma nel novembre del 2018 intitolato Archeologia ’68: 50 anni, si forma nel gruppo Dialoghi di Archeologia, scava con Andrea Carandini alle terme del Nuotatore ad Ostia e vive in prima persona, da protagonista, gli anni ’70 e il passaggio da un’archeologia di matrice ancora antiquaria al moderno scavo stratigrafico e alla lettura dei resti materiali, in cui lo stesso Pucci si distingue come ceramologo. Ben presto i suoi interessi si allargano. Lo testimonia lo stesso Pucci nella bella conversazione con Antonio Pizzo che apre il volume a lui dedicato. Una insopprimibile curiosità lo spinge, ad affrontare via via a partire dagli anni 2000, all’apice della carriera accademica, nuovi percorsi di ricerca, in un’ottica antropologica e sociologica, non per moda o per conquistare i lettori ma per meglio capire, col rigore che ha sempre connotato i suoi studi, il lascito dell’antico nella società e nella cultura di oggi.

Amici, allievi e colleghi di varia formazione e ruolo hanno dunque raccolto nel volume contributi diversi, che dialogano con la pluralità di interessi del dedicatario. Nella difficoltà di rendere adeguatamente conto, in poco spazio, di sessanta saggi diversi mi limito a richiamare alcuni temi in modo inevitabilmente schematico e riduttivo, consapevole dell’inevitabile sinteticità che non rende conto della complessità dei temi e delle argomentazioni, apprezzabili solo con una attenta lettura del libro.
I contenuti spaziano, come già accennato, in ambiti molto ampi, dall’italianistica alla storia dell’arte, all’estetica, dalla storia romana alla storia dell’archeologia, dall’approfondimento antropologico o sociologico alla revisione di singoli materiali o categorie di oggetti, fino alle più generali alle riflessioni di metodo. Ne risulta un libro che, ben lontano dall’essere solo una miscellanea celebrativa, raccoglie e sviluppa al proprio interno temi fra loro tangenti che ricostruiscono una immagine quanto mai viva e vitale delle discipline dell’antico nelle loro diverse specializzazioni in un costante dialogo fra antico e moderno, che appassiona il lettore e lo costringe a frequenti cambi di piano e di prospettiva.

Affiorano i ricordi personali, le esperienze vissute col dedicatario, ma anche la fitta rete di relazioni che ha suggerito, sviluppato e alimentato molte ricerche e tanti dei temi trattati: dalle esperienze comuni di scavo ai filoni di studio avviati e poi ripresi da altri in una pluralità di voci e di interpretazioni. Di tutto rilievo, e non poteva essere diversamente, lo spazio dedicato al rapporto antichità e cinema, dal muto a pellicole più recenti. Sono molte le riletture di singoli manufatti archeologici, reinterpretati alla luce di un più ampio contesto storico e interdisciplinare o dei nuovi strumenti tecnologici. Nessuna disciplina, neppure la storia dell’arte contemporanea sfugge al confronto con l’antichità e con ciò che ne rimane. Spicca anche uno dei temi più cari a Giuseppe Pucci: il rapporto fra antropologia e antico. Di qui i miti declinati in diversi contesti culturali o le riflessioni sulle categorie care alla sociologia e più in generale alla metodologia storica. L’intreccio complesso e imprescindibile della cultura antica e di quella dell’oggi connota il libro che si distingue non solo per la qualità e il rigore dei contributi ma anche per una intensa partecipazione affettiva e civile. Alla fine della lettura il pensiero non può non correre al titolo che Saul Bellow diede al suo intervento al IV Congresso di Studi Verdiani di Chicago (1974): A matter of soul.

Al volume hanno contribuito: C. Ampolo, R. Andreotti, M. Bettini, S. Bruni, P. Butti de Lima, G. Cambiano, D. Campanile, F. P. Campione, L. Canfora, M. Celuzza, M. Centanni, E. Chirico, C. Cieri Via, F. Coarelli, M. E. D’Amelio, P. D’Angelo, G. M. Della Fina, F. Desideri, G. Di Giacomo, M. Éloy, D. Evola, L. Faedo, F. Fimiani, E. Franzini, A. Gabucci, C. Gasparri, A. Gatti, F. Graziani, P. G. Guzzo, M. Harari, E. La Rocca, M. Latini, M. Lentano, G. Lombardo, D. Manacorda, L. Mancini, C. Marconi, C. Mascione, M. Medri, M. E. Micheli, P. Montani, E. M. Moormann, V. Nizzo, M. L. Pagliani, C. Pavolini, G. Pedrucci, P. Pensabene, F. Pesando, A. Pinotti, A. Pizzo, A. B. Sangineto, S. Settis, M. Squire, S. Tedesco, G. Tol, M. Torelli, A. Valentini, J. P. Vallat, A. Van Oyen, R. G. Vennarucci, M. Wyke.

 

Volume

Antico e non antico. Scritti multidisciplinari offerti a Giuseppe Pucci, a cura di Valentino Nizzo e Antonio Pizzo, con la collaborazione di Elena Chirico, Sesto San Giovanni (Milano), Mimesis Edizioni 2018.

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