Rivista "IBC" XXVII, 2019, 4

musei e beni culturali / convegni e seminari, interventi

Cattolica, quarant’anni di “Che cosa fanno oggi i filosofi?”. Ricordando Remo Bodei.
Riflessioni filosofiche in biblioteca

Marcello Di Bella
[Curatore della rassegna]

Avevo invitato Remo Bodei lo scorso aprile anche per la nuova edizione della rassegna organizzata dalla Biblioteca comunale di Cattolica “Che cosa fanno oggi i filosofi?” che ora è in corso. A giugno, stranamente data la ben nota puntualità e gentilezza, ancora nessuna risposta, ma a luglio mi raggiunge una sua telefonata in cui con voce flebile mi avverte di non poter accettare per ragioni, gravi, di salute. Replico proponendogli di mantenere a scopo “apotropaico” il programma di massima che prevedeva la sua conferenza su Kant nel gennaio 2020. Accetta, direi per estrema cortesia, ma a settembre mi conferma l’impossibilità. Muore il 7 novembre.
Vorrei dunque iniziare questa breve memoria su una piccola manifestazione che comincia ad avere i suoi anni con le parole molto generose del filosofo Remo Bodei, in risposta a un mio invito a partecipare alla edizione 2017/2018 della rassegna “Che cosa fanno oggi i filosofi?” intitolata L’educazione (buona). Visioni e visuali: “Verrò volentieri l'11 febbraio a parlare di Estetica, come tu proponi. Nel pregustare l'occasione per rivederci e nel salutare, come si direbbe pomposamente ma in verità, il grande precursore di tutti i festival culturali italiani” (19 settembre 2019)”.
Ovviamente c’è qui molta bonaria ironia, ma devo dire che, per quanto riguarda il Festival della filosofia di Modena, di cui era direttore scientifico, Remo (forse posso rispettosamente chiamarlo per nome vista la nostra trentennale amicizia) mi diceva spesso che il modello originario era quello proposto dalla Biblioteca comunale di Cattolica.
Si può ricordare con l’occasione che la manifestazione fu ideata quaranta anni fa, nel settembre 1979, con il contributo fondamentale di Umberto Eco, nel cui studio bolognese e poi nella sua casa di Monte Cerignone furono messe a punto le linee della prima edizione: per il Comune di Cattolica c’erano l’Assessore alla Cultura, Attilio Giacchini Bigagli, recentemente scomparso, e l’allora direttore della Biblioteca e ancor oggi curatore Marcello Di Bella. La rassegna continuò per vent’anni, sospesa per quindici e ripresa, con successo, nel 2015 per iniziativa dell’Assessore alla cultura Anna Sanchi e poi dal suo successore Valeria Antonioli.
Vidi Bodei per la prima volta nel maggio 1988, quando intervenne in un convegno, organizzato dalla stessa biblioteca, promosso dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e curato da Gian Mario Cazzaniga, Domenico Losurdo e Livio Sichirollo (poi pubblicato in Edizioni QuattroVenti, 1989) dal titolo Tramonto dell’Occidente? L’intervento di Bodei, molto dotto ma godibile anche perché ricco di suggestioni, fin dal titolo I “grandi attimi” oltre il tramonto.
Oltre alla stampa degli atti di questo convegno la Biblioteca comunale di Cattolica ne conserva i video, così come è avvenuto per le altre iniziative, più o meno filosofiche. Un accenno è d’obbligo al patrimonio audiovisivo, realizzato alla fine degli anni Settanta con i mezzi non professionali allora disponibili e che ha bisogno di ulteriori interventi per la sua conservazione e tutela, oltre quelli già stanziati anni or sono dall’IBC.
Bodei, riferendomi alla mia parcellare esperienza, intervenne parecchie volte a Cattolica, ma anche a Rimini e a Pesaro, città in cui ho operato in qualità di responsabile delle istituzioni culturali.
A mettere insieme i suoi contributi in video ne uscirebbe una bella serie, forse da collocare in rete, previo, in molti casi, di appropriato restauro; materiale multiverso nei contenuti, sempre affrontati con lo scrupolo di un grande storico della filosofia, per nulla impettito, originale come è proprio di un vero maestro.
Gli argomenti delle conferenze si sono sempre inseriti in cicli legati sempre (almeno ottativamente) da un filo conduttore unitario.
A Cattolica, soprattutto, poi a Rimini e Pesaro, Bodei si è occupato di psicologia, ontologia, linguaggio, metafisica, filosofia della storia, antropologia ed estetica. In questo ultimo campo resta esemplare un seminario tenuto nel corso di tre pomeriggi nel giugno del 1990, Finestre sul mondo. Filosofia e arte come fonte di conoscenza.

Remo Bodei ha dato anche un contributo in favore di biblioteche, in articolare a Pesaro, a sostegno della Biblioteca Oliveriana con un testo premesso al catalogo di una mostra curiosa intitolata Intus labor in cui tra l’altro scrive: “Una biblioteca antica è dotata di una vita latente, che si risveglia e fermenta attraverso il suo uso, lavorandoci dentro e trasformandola in un labirinto/laborinto, dove – come nelle moderne installazioni – chi vi entra non è soltanto uno spettatore passivo: interagisce con quanto incontra”.
Più avanti, una bella formula augurale:
“Buon viaggio all’interno di questa capsula del tempo e buon atterraggio, poi, dopo aver aperto e ossigenato la vostra mente!”.
In un’altra occasione, un articolo per il primo numero della nuova serie di Studia Oliveriana del 2015 intitolato La gratuità del sapere:
"Se mi è permesso citare un’esperienza personale, ricordo che, diverso tempo fa, nel tenere una lezione al CERN di Ginevra, dissi, pensando di scandalizzare i fisici presenti, che la filosofia non serve a nulla, come, peraltro, la musica di Mozart. Con mia sorpresa vidi Edoardo Amaldi sostenere animatamente che avevo perfettamente ragione non solo per quanto riguardava la filosofia e le materie umanistiche, ma anche per le scienze, e aggiungere che non sopportava che si imponessero progetti di ricerca troppo vincolanti. Condivideva implicitamente l’affermazione di Montaigne, secondo cui il mondo non è che una scuola di ricerca".
Per altro, ci informa oggi Gino Roncaglia su Facebook, che la Gran Bretagna ha chiuso, secondo quanto riferisce il 6 dicembre scorso “The Guardian”, dal 1910 a oggi, 800 biblioteche. Non è ovviamente un buon segno, nonostante le biblioteche pubbliche italiane spesso svolgano notevoli attività culturali.
Ho letto in proposito nel numero di settembre 2019 de La Piazza di Rimini l’articolo di Lisa Delbianco in cui si presenta il programma di incontri filosofici promossi per l’autunno dalla Biblioteca comunale di Misano.
Si inizia con Umberto Galimberti, si conclude con Ivano Dionigi, sotto il titolo generale J’accuse: cito questi nomi per significare il tono della manifestazione che dal 1992 non cessa di mantenere e incrementare l’interesse, il valore civile e culturale, rivolgendosi a un pubblico molto numeroso (ma non a una folla indiscriminata).
Mi sento così autorizzato a esprimere qualche considerazione prima di dare notizia di una analoga iniziativa che si sta svolgendo nella Biblioteca comunale di Cattolica.
Innanzitutto, circa la supposta insignificanza delle biblioteche, bisognerà prima specificare che un unico termine viene usato per entità molto diverse tra loro e fra queste, ovviamente quelle immateriali offerte dalla rete.
Ciò detto, mi viene spontaneo ricordare il 23 aprile dello scorso anno quando, tra le altre iniziative, si tenne nel teatro Galli di Rimini un incontro per i quattrocento anni della biblioteca Gambalunga, aperto dal sindaco della città, Andrea Gnassi.
Il sindaco, premesso che le biblioteche sono “un luogo fisico, un luogo intellettuale, un luogo dello spirito”, osservava che tanti mestieri sono scomparsi, come quello di accenditore di fanali, centralinista, carbonaio, e anche il lavoro di bibliotecario sarebbe prima o poi svanito, per mancanza di biblioteche, in via di estinzione, intorno alle quali poneva l’inoppugnabile quesito: “Chi l’ha detto che le biblioteche debbano essere eterne?”.
Proseguiva però concedendo che non tutto si trova online e che sono necessarie piattaforme garantite dalla funzione pubblica come un luogo libero e indipendente di conoscenza; terminava il discorso facendo molti auguri di prosperità alla attempata Gambalunga.
Qui il primo cittadino della capitale turistica della Riviera non faceva altro che dare voce al pensiero dei più, i quali, per inciso, il problema, quello del ruolo delle biblioteche pubbliche, non se lo pongono proprio.
Tuttavia, i più, per fortuna, non sono tutti e le biblioteche non sono solo luoghi di conservazione, raccolta, ordinamento, catalogazione, messa a disposizione, promozione di libri e altri materiali più o meno cartacei, di interesse storico, documentario, artistico, ma luoghi in cui professionisti, quali i bibliotecari sono o dovrebbero essere, cooperano nella diffusione della conoscenza, e del diletto, deposti in pagine di carta stampata o in file, in rete e non.

Dopo il sindaco, Luciano Canfora, protagonista anche a Cattolica il 10 novembre, tenne una lezione da maestro, quale lui è, sul tema del rapporto tra biblioteche e politica. L’esordio fu eloquente:
“Le biblioteche non sono un oggetto pacifico, ma sono un oggetto inquietante, straordinario, un oggetto da tenere sotto controllo […]”.
Dunque, a mio parere, la biblioteca comunale di Misano offre l’esempio di una modalità di operare in cui la dottrina specifica di natura biblioteconomica, il cui terreno è oggi molto vasto, agisce anche all’esterno delle mura istituzionali, collegandosi alle origini del pensiero critico, cioè libero e argomentato come quello, ad esempio, della filosofia.
Il nuovo ciclo, promosso come in passato dall’Assessorato alla Cultura e organizzato dalla Biblioteca comunale di Cattolica, ha come tema/titolo La morale oggi, vista da filosofi e intellettuali di rilievo, in qualche caso meno noti, con riferimento e “in compagnia” di alcuni classici del pensiero, antichi e moderni: Socrate, Aristotele, Aristippo, Agostino, Tommaso d’Aquino, Marx, Nietzsche, Heidegger, Levi−Strauss.
Luciano Canfora ha aperto la rassegna il 10 novembre parlando di Socrate e del processo a lui intentato, un luogo cruciale per la riflessione sul rapporto tra morale individuale e leggi dello stato e in generale sul concetto di democrazia. Matteo Nucci (17 novembre), scrittore, uomo di teatro, saggista e grande cultore dei classici, specie greci, si è presentato con Aristippo, fondatore della scuola cirenaica e di una linea edonistica che pone al centro il piacere fisico.
Simona Tiribelli, classe 1993, vincitrice di una prestigiosa borsa di Studio Fullbright per un periodo al MIT in un gruppo di ricerca sul rapporto tra etica e intelligenza artificiale, ha assunto (1° dicembre) il punto di vista di Aristotele su digitale e libertà.
Riccardo Fedriga (12 gennaio), storico della filosofia (e delle idee) nell’Università di Bologna, ci introdurrà nell’universo dei casi morali esaminati da Tommaso d’Aquino, “dottore angelico” per la Chiesa Cattolica e culmine del pensiero medioevale. Marino Niola (19 gennaio), nel decennale della morte di Claude Lévi−Strauss commenterà l’attuale ossessione per il cibo a partire dai primordi di quella che oggi chiamiamo “cucina”.
Paolo Ercolani (26 gennaio) punterà lo sguardo su Nietzsche e sul rovesciamento dei valori propugnato dal filosofo tedesco che ha influenzato idee e comportamenti nel Novecento e oltre. Il 2 febbraio Stefano Petrucciani, professore ordinario di filosofia politica alla Sapienza di Roma, studioso e interprete autorevole in modo particolare di Marx e delle linee di pensiero a lui ispirate, parlerà di ciò che Marx fa emergere dai sotterranei della coscienza; Francesca Brencio (9 febbraio), che unisce le ricerche filosofiche a quelle psicologiche e psichiatriche, insegnando a Siviglia e Oxford, mostrerà un Heidegger per molti aspetti premonitore della situazione attuale.
Infine, Gaetano Lettieri, anche lui professore ordinario alla Sapienza, dove insegna storia del Cristianesimo e delle chiese, chiuderà in compagnia di Agostino d’Ippona, dottore e santo della Chiesa Cattolica per la quale è doctor gratiae, sondando con lui l’imperscrutabilità del giudizio morale.
Accompagnano le conferenze schegge dall’archivio video all’inizio di ciascuna.

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