Rivista "IBC" XXVII, 2019, 4
Dossier: Esplorazioni sul patrimonio culturale in Europa
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /
Negli ultimi anni, i titoli di testa sui cambiamenti climatici o i rifugiati sono diventati la norma sui media europei. Sia che si tratti degli avvertimenti sulla catastrofe climatica in un articolo di prima pagina o di un editoriale su come "gestire" i rifugiati, entrambi i fenomeni stanno giocando e giocheranno un ruolo cruciale nella formazione del futuro (incerto) dell'Europa.
Il primo tema di CHEurope, che consiste in due progetti di ricerca, studia i legami tra patrimonio culturale e queste due complesse tematiche, entrambe collegate agli ambiti socio-politici ed economici, oltre che naturalmente ambientali.
I progetti intendono esplorare il possibile ruolo del patrimonio, le sue connessioni e implicazioni con due delle maggiori sfide che l’Europa si trova a fronteggiare. La presenza del patrimonio in questi fenomeni è analizzata al di fuori dei percorsi accademici, lavorando sul campo con professionisti del patrimonio, organizzazioni di base e persone direttamente coinvolte, a vari livelli. In questo modo, il patrimonio, nelle sue pratiche e nella sua creazione, è studiato, sia attraverso il discorso ufficiale delle istituzioni politiche e culturali (Janna oud Ammerveld) che attraverso quello non ufficiale, quale ad esempio quello sulle pratiche alimentari dei rifugiati (MarcelaJaramillo).
La crisi dei migranti e il futuro del patrimonio europeo
Marcela Jaramillo
Obiettivo della ricerca è l’esplorazione di come le pratiche alimentari dei rifugiati siriani siano state strumento per facilitare la loro integrazione nel contesto sociale portoghese. Nell’ambito del patrimonio il cibo è stato inserito dal momento in cui si è cominciato a percepirlo come elemento identitario di una cultura o di una nazione. Ramshaw afferma che “non è quindi sorprendente che esista una forte e durevole relazione fra patrimonio e cucina. Si potrebbe addirittura dire che per conoscere un popolo occorre conoscere il cibo di cui si nutre. Ingredienti, preparazione e consumo possono riflettere molti aspetti di una regione o una nazione” (Ramshaw 2017, 53). L’ UNESCO ha d’altro canto legittimato questo riconoscimento con l’inserimento delle preparazioni culinarie francesi, della cucina del Messico/Michoacán e del pan di zenzero croato nella Lista del patrimonio culturale intangibile nel 2010: da allora sono stati iscritti nella Lista altri 29 elementi collegati al cibo. Su altro versante, gli studi critici del patrimonio si concentrano sull’analisi del patrimonio privo dell’ufficialità fornita da poteri istituzionali quali lo Stato o l’UNESCO. In quest’ottica, la ricerca esplora come le pratiche connesse all’alimentazione dei rifugiati siriani in Portogallo, pur se patrimonio culturale non “ufficiale”, hanno dimostrato di essere efficaci strumenti per raggiungere una piena integrazione sociale.
Nell’ambito della così detta “crisi europea dei migranti” sono così emerse in Portogallo molte iniziative mirate all’integrazione dei rifugiati, moltissime delle quali connesse alle pratiche alimentari dei rifugiati, quali ad esempio laboratori di cucina, eventi gastronomici e lo sviluppo di ristoranti e servizi di catering. La ricerca esamina come il governo portoghese, le organizzazioni non governative e la società civile usano le pratiche dei rifugiati connesse al cibo per favorire la loro integrazione nel paese e come i rifugiati rispondano – negativamente o positivamente – alle connesse richieste politiche e sociali.
L’analisi considera anche come le pratiche alimentari dei rifugiati siriani si stanno adattando e rimodellando, assumendo nuovi significati nel corso del processo di integrazione. Infine, l’analisi mette in discussione quanto ampiamente il “ponte” fra culture possa essere costruito a partire da queste pratiche di cucina dei rifugiati quale forma di patrimonio migrante. Il progetto di ricerca presenta i risultati del lavoro sul campo durante il quale sono stati utilizzati interviste, osservazione partecipata e risorse audiovisuali presso organizzazione non governative, ristoranti e negozi connessi a vario titolo alle pratiche culinarie dei rifugiati siriani.
Il cambiamento climatico e il future del patrimonio europeo
Janna oud Ammerveld
La ricerca si basa sulla concezione del cambiamento climatico come “iperoggetto”. Si tratta del termine coniato dal filosofo Timothy Morton, secondo il quale il cambiamento climatico in quanto fenomeno non si manifesta solo fisicamente, come clima e neppure come insieme di dati statistici, o come registrazioni delle perturbazioni climatiche, ma allo stesso tempo come elemento che agisce a livello delle reti discorsive e sociali (Morton 2013). Per questa ricerca tali reti consistono nelle organizzazioni che elaborano le politiche sul patrimonio e che operano a livello nazionale in Inghilterra (
Historic England) e in Svezia (
Swedish National Heritage Board). Per analizzare quali cambiamenti introduca il cambiamento climatico in queste reti, la ricerca si struttura a partire da questa domanda: come affrontano i responsabili delle politiche del patrimonio il cambiamento climatico e come agiscono e reagiscono in risposta ai problemi contemporanei e futuri connessi a questo ‘iperoggetto’?
Attraverso un lavoro etnografico presso queste due organizzazioni, la ricerca esplora come i responsabili delle politiche si attivino nei confronti del cambiamento climatico, come lo inseriscano all’interno della loro attività e della loro missione istituzionale e quali nuove iniziative siano avviate su questo tema specifico.
La ricerca inizia quindi dando conto dell’attività passata ed attuale all’interno della rete organizzativa a partire da quando il cambiamento climatico è divenuto oggetto delle politiche elaborate. Benchè le iniziative e gli studi stiano per lo più avvenendo all’interno delle singole organizzazioni, il coinvolgimento di
Historic England nel
Climate Heritage Network dimostra che il settore del patrimonio culturale intende prendere parte attiva e dar voce a ciò che questo ambito può apportare nei dibattiti sul cambiamento climatico confrontandosi con organizzazioni esterne. Nella fase successiva la ricerca analizzerà queste risposte, verificando se si allineano o si discostano dall’attuale dibattito su questo tema presente nella società, un esempio del quale sono le proteste di
Extinction Rebellion che si stanno svolgendo in Gran Bretagna e gli scioperi scolastici per il clima iniziati da Greta Thunberg a Stoccolma. Attraverso questo approccio la ricerca esplorerà quali narrazioni sul cambiamento climatico e, nello specifico, quali narrazioni del patrimonio sono elaborate da queste organizzazioni. In fine, il progetto cercherà di indagare quali possibili altre narrazioni potrebbero essere espresse, sviluppando così il potenziale del patrimonio culturale in una varietà di possibili scenari futuri, sia negativi che positivi.
Conclusioni
Il cambiamento climatico e le migrazioni sono entrambe prodotti e produttori di complesse resti eterogenee costituite da agenti umani, non umani e inanimati che, proprio a causa della loro complessità, disegnano un futuro incerto. Le ricerche affrontano questo aspetto studiando il ruolo che il patrimonio assume e potrebbe assumere in questi fenomeni in Europa e cercano di approfondire la comprensione di queste relazioni e le loro implicazioni per la costruzione di scenari di futuro sostenibili: quale futuro configurano le pratiche connesse al patrimonio? E per chi o cosa è predisposto questo futuro? Questi studi costituiscono una prima base per interpretare il patrimonio come quello di un elemento indispensabile per affrontare questi problemi cruciali per l’Europa ed avere un ruolo attivo nella costruzione di scenari alternativi.
Riferimenti bibliografici
Morton, T. 2013,
Hyperobjects: Philosophy and Ecology after the End of the World, Minneapolis: University of Minnesota Press.
Ramshaw, G. 2017,
Food Heritage and Nationalism, in Dallen J. Timothy (ed.),
Heritage Cuisines: Traditions, identities and tourism, Abingdon and New York: Routledge.
UNESCO,
The List of Intangible Cultural Heritage and the Register of good safeguarding practices https://ich.unesco.org/en/lists (visited at 20th June 2019).
‘Zaytouna’ è un negozio di prodotti mediorientali aperto nel 2017, nel pieno della così detta “crisi europea dei migranti”. È frequentato non solo da cittadini portoghesi che vogliono sperimentare ricette di quella regione, ma anche dalla comunità mediorientale che desidera prepararsi il cibo “di casa” (Marcela Jaramillo)
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