Rivista "IBC" XXVII, 2019, 4

Dossier: Esplorazioni sul patrimonio culturale in Europa

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

Il patrimonio digitale

Nevena Marković
[Ricercatore presso Institute of Heritage Sciences (Incipit CSIC)]
Hannah Smyth
[Ricercatore presso University College London]
William Illsley
[Ricercatore presso Università di Göteborg]
Carlotta Capurro
[Ricercatore presso Università di Utrecht]

Quest’ambito di ricerca esplora l'impatto degli archivi digitali e del patrimonio culturale digitale su coloro che ne sono coinvolti a diverso titolo, in particolare in termini di espressione e costruzione di identità individuali e collettive. È necessario infatti analizzare e valutare le implicazioni della digitalizzazione e della diffusione online del materiale archivistico e del patrimonio, comprenderne i contesti e soppesarne le conseguenze. I ricercatori su questo tema stanno quindi valutando, adottando e sviluppando metodologie per identificare gli impatti individuali e collettivi del coinvolgimento con gli archivi digitali e i meccanismi di divulgazione del patrimonio. Le ricerche pur diverse, sono fra loro correlate: analizzano il coinvolgimento con archivi digitali e il patrimonio culturale tra diverse comunità in diverse località europee e le questioni di identità che ne emergono (Hannah Smyth, William Illsley); esplorano le politiche del patrimonio culturale digitale e l’impatto delle mostre di archivi digitali (Carlotta Capurro); e anche, infine, utilizzano la tecnica della cartografia emozionale per ripensare come l’informazione spaziale sulle emozioni possa essere usata nelle pratiche sul patrimonio (Nevena Marković).

Georeferenziare le emozioni, creare luoghi
Nevena Marković 

La ricerca esplora il nuovo concetto cartografico di ‘cartografia emotiva’ (Nold 2009), analizzando le pratiche e i significati cartografici, come anche la correlazione fra  emozionale, culturale e sociale, spaziale e digitale.  La ricerca si basa sulla ‘geografia emozionale’ (Davidson, Bondi & Smith 2007), interpretando le mappe come un’accumulazione multistratificata, e ripensa la cartografia emozionale come un’allegoria in termini di rappresentazione e semantica, sia (carto)grafica che cognitiva. In che modo le emozioni modellano i luoghi e come le emozioni sono a loro volta modellate dai e nei luoghi, in una relazione biunivoca fra luoghi e persone? Come gli stati emotivi si connettono ai luoghi e nei luoghi? In che modo le tecniche di mappatura emozionale possono essere applicate per comprendere, sentire e cartografare i processi patrimoniali? La ricerca parte da questi interrogativi in quanto disegna approcci cartografici ai livelli nascosti dei luoghi, quelli dove si condensano memorie, emozioni, dimensioni temporali. Disegnata su di un insieme - il Corpus delle Cartografie Emotive – riflette sullo stato dell’arte di quest’area emergente: a partire dai metodi e dalle tecniche di processi cartografici, della rappresentazione, dell’interpretazione. In secondo luogo la ricerca analizza la semantica e la fluidità di termini e concetti identificati nell’insieme di partenza ed elencati nel “Lexicon della cartografia emotiva”. Infine, monitorando e cartografando le politiche spaziali delle emozioni, attraverso l’uso di metodi etnografici quali le metodologie del cammino, la cartografia emotiva è adoperata come strumento per il pensiero riflessivo (spaziale) sul patrimonio e come parte di una più profonda comprensione  della cartografia come pratica, ricerca, metodo e metafora.

Digital archives and articulating identity Archivi digitali e costruzione identitaria
Hannah Smyth

La ricerca esplora l’interconnessione fra archivi digitali, patrimonio e commemorazione. L’oggetto di indagine riguarda la presenza digitale di questo decennio di centenari in Irlanda, quindi il periodo 2012-2023, durante il quale vengono commemorati i centenari di diversi momenti di importanza nazionale e internazionale attraverso l’apparato culturale dello stato irlandese. Questi centenari sono stati caratterizzati da un'ondata di progetti di digitalizzazione: gli archivi digitali commemorativi così costituiti sono stati analizzati attraverso le metodologie dei critical heritage studies, quali elementi di un progetto di identità nazionale guidato dallo stato. I temi di interesse sono quelli dell'identità e del genere, in particolare intorno al centenario della Rivolta di Pasqua del 1916, nonché la risposta dei social media a questo centenario. A tal fine, sono stati analizzati alcuni casi studio relativi ad archivi istituzionali e digitali oltre che i dati sui social media. Questi casi studio illustrano il ciclo di vita di una collezione di archivi digitali, la complessa relazione tra digitalizzazione, "democratizzazione" e accesso e il ruolo degli archivi digitali commemorativi nel sostenere e sfidare le narrazioni nazionali e nel rafforzare il patrimonio istituzionale tanto quanto le identità individuali e collettive. Questi risultati saranno contestualizzati attraverso l'analisi testuale del discorso pubblico online intorno al centenario del 2016 usando le metodologie delle discipline umanistiche digitali. Sostenuto dal discorso femminista critico, l'obiettivo è quello di situare e comprendere questi archivi digitali e le risposte del pubblico al centenario nella loro realtà sociale storica e contemporanea (Thylstrup 2018).

Heritage in the Digital Making 
William Illsley  

La ricerca si concentra sull’analisi dell’interrelazione fra il mondo digitale e l’ambiente storico. Per identificare le differenti modalità di trasmissione del patrimonio, lo studio ha valutato in modo esaustivo il ruolo dei database derivati dall’archeologia preventiva ( Historic Environment Records - HERs)(Illsley 2019). A livello internazionale, questi database sono comunemente  la principale fonte di informazioni prima degli scavi archeologici. Poiché si tratta in gran parte di dati a libero accesso, si presume spesso che svolgano un ruolo nella trasmissione del patrimonio. L'analisi mette in discussione questi presupposti, in particolare dal punto di vista sociologico; ipotizzando che gli aspetti propri alla gestione del patrimonio non funzionino allo stesso modo per un pubblico universale. Per confrontare gli aspetti della digitalità, inoltre, è in corso uno studio incentrato sulla creazione e l'esposizione di una ricostruzione virtuale della città di Göteborg nel XVII secolo.  Obiettivo di uno stage presso il Museo della città (Göteborgs Stadsmuseum), tale studio analizza il concetto di viaggio nel tempo (Petersson & Holtorf 2017), la capacità embrionale della digitalità nel processo di creazione del patrimonio della città e il suo potenziale per la riproposizione di narrazioni pubbliche. La ricerca si concluderà tracciando il rapporto tra spazio urbano e rappresentazione narrativa della città nella letteratura moderna e postmoderna. Dal punto di vista cronologico, questi periodi coincidono con l'avanzata dell'urbanità postindustriale, nonché con l'ascesa dell'immagine in movimento. Strumenti per analizzare il paesaggio urbano, queste rappresentazioni verranno lette in analogia agli sviluppi contemporanei della visualizzazione 3D e della rappresentazione spaziale.

Curare il patrimonio digitale
Carlotta Capurro 

Obiettivo di questa ricerca è indagare gli effetti della trasformazione digitale (digital turn) sulle istituzioni culturali, analizzando l’impatto della combinazione del fattore umano e della tecnologia sui processi di digitalizzazione (Cameron 2018). Il progetto si propone quindi, da un lato, di individuare i ruoli e le specifiche responsabilità dei diversi attori (le istituzioni, i consulenti esterni, il pubblico,…) che collaborano alla creazione di collezioni che includono il patrimonio culturale digitale ( digital heritage) e, dall’altro, analizza come le infrastrutture digitali impongono un nuovo livello di significato al patrimonio culturale, e come questo, a sua volta, influenzi il modo in cui il patrimonio digitale è creato, usato e quindi percepito dal pubblico (Thylstrupp 2019). Per questa ragione, il progetto esamina l’intero ciclo di vita del patrimonio digitale, dalla sua creazione, alla catalogazione, all’uso in ambito museale, così da determinare gli assunti tecnologici, etici e culturali insiti nei processi di digitalizzazione e quale ne sia l’impatto sul pubblico fruitore. Molte ricerche hanno infatti fino ad ora analizzato i processi con cui i musei sviluppano le proprie politiche di collezione, documentazione e presentazione delle collezioni (Bennett et al. 2017), mentre minore attenzione è stata dedicata ai processi curatoriali delle collezioni digitali, dove il patrimonio digitale è divenuto parte integrante dell’esibizione. Il principale oggetto di studio di questa ricerca è Europeana, la piattaforma Europea dedicata al patrimonio digitale. Inaugurata nel 2008, Europeana aggrega oltre 57.6 milioni di oggetti digitali provenienti da circa 4000 istituzioni culturali, ed è per questo il più vasto progetto culturale digitale, e motore di digitalizzazione, in Europa. Lo studio di Europeana viene effettuato combinando ricerca etnografica, metodologie delle digital humanities e analisi critica dei testi, allo scopo di determinarne il ruolo nella definizione delle politiche europee relative al patrimonio digitale.

Conclusioni

Concetto sempre più pervasivo nella quotidianità, il digitale richiede una crescente capacità di coniugare rapidità a comprensione. Per adeguarsi a queste prospettive, le ricerche di quest’area tematica implicano un ampio spettro di metodologie quantitative e qualitative, necessarie sia per la creazione di archivi digitali che risorse per il patrimonio culturale e per valutarne l’uso e l’impatto nell'etnografia digitale e nell'antropologia. Analizzando come noi attori del patrimonio manipoliamo la digitalità per alterare le pratiche riconosciute, miriamo a comprendere come la digitalità ci cambia sia come beneficiari che come partecipanti alla comunicazione e alla trasmissione del patrimonio culturale. Un tale approccio intende riflettere criticamente anche sul ruolo della digitalità come mediatore tra istituzione e utente e su come gli utenti possono influenzare la prassi attraverso la loro impronta digitale.

Riferimenti bibliografici

Bennett, T., Cameron, F., Dias, N., Dibley, B., Harrison, R., Jacknis, I. & McCarthy, C. 2017, Collecting, Ordering, Governing: Anthropology, Museums and Liberal Government, Durham & London: Duke University Press.
Cameron, F. 2018, Posthuman Museum Practices in Braidotti, R. & Hlavajova, M. (eds.), Posthuman Glossary, Bloomsbury Academic, pp. 349-352.
Davidson, J., Bondi, L. and Smith, M. 2007, Emotional geographies, Hampshire, UK: Ashgate Publishing.
Illsley, W. 2019, Problematizing the Historic Environment Record: Comments on persistent issues in England and Sweden, “Conservation and Management of Archaeological Sites”, n. 21, pp. 113-134.
Nold, C. (ed.) 2009, Emotional cartography: technologies of the self. London: Space Studios.
Petersson, B., Holtorf, C. 2017, The Archaeology of Time Travel: Experiencing the past in the 21st Century, 
Oxford: ArchaeoPress Publishing Ltd.
Thylstrup, N.B. 2019, The Politics of Mass Digitisation, Cambridge and London: MIT Press.

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