Rivista "IBC" IX, 2001, 1

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

Chatwin e il tesoro di Fullol

Beatrice Furlotti
[stagista IBC]
"Ho capito molte cose in questo viaggio. Sai, sono molto importanti per me. Hanno un effetto purgativo. Ho quasi trent'anni e invece di sentirmi in trepidazione per questo fatto, e immagino che non sia proprio il caso, mi fa piacere e ho deciso di fare qualcosa a proposito. Voglio diventare uno scrittore serio e sistematico". Così scrisse Bruce Chatwin, allora ventinovenne, nella lettera alla moglie Elizabeth in cui la invitava a raggiungerlo in Afghanistan. Era l'estate del 1969 e Bruce era in viaggio da ormai due mesi per condurre le sue ricerche di studente di archeologia insieme all'antropologo Peter Levi. Il viaggio si concluse -queste poche righe ne sono la prova- con la decisione di lasciare quegli studi per diventare scrittore.
Questo il punto focale del volume, che è il catalogo della mostra "Bruce Chatwin e il tesoro perduto di Fullol", patrocinata dall'Università di Bologna e tenutasi a Palazzo Poggi dal 29 settembre al 3 ottobre 2000. Arricchito da una serie di interventi firmati dall'archeologo Maurizio Tosi e dall'antropologo Franco La Cecla entrambi professori all'Ateneo di Bologna nonché curatori della mostra, il catalogo si è guadagnato l'assegnazione dell'importante Premio Creola per l'anno 2000.
E' importante sottolineare tuttavia che l'opera non è soltanto il racconto di un viaggio virtuale attraverso la complessa interiorità dello scrittore, ma è anche e soprattutto il racconto di un viaggio reale in una terra affascinante e tuttora poco conosciuta. Chatwin scrive, disegna e fotografa l'Afghanistan prima della guerra, alla ricerca delle tombe dei nomadi sugli alti pascoli. Racconta l'incontro con una cultura profondamente diversa da quella europea ma che dalla storia europea ha attinto, racconta di popoli transumanti e di minareti abbandonati.
E racconta affascinato di un tesoro, da lui battezzato il "tesoro di Fullol", ultima testimonianza di un'antichissima civiltà. I reperti, custoditi nel museo di Kabul, furono da Chatwin accuratamente disegnati sull'inseparabile taccuino e da Tosi successivamente fotografati. Quei disegni e quelle foto sono oggi tutto ciò che ci resta: il tesoro di Fullol scomparve pochi anni dopo, inghiottito dalla guerra.
Viaggio reale e viaggio interiore insieme a braccetto, dunque. Il primo permise di approfondire le ricerche sugli influssi della cultura greca all'interno dell'Asia e fece conoscere al mondo occidentale il tesoro di Fullol. Il secondo si rivelò essere la svolta fondamentale nella vita di Bruce Chatwin, che lo portò a diventare quello che per noi oggi è: un uomo dalla personalità straordinaria, che viaggiò per scrivere e scrisse per viaggiare, un uomo in cui queste due dimensioni -lo scrivere e il viaggiare, appunto- si fondevano in una inscindibile unità.

Bruce Chatwin: viaggio in Afghanistan, a cura di M. Tosi e F. La Cecla, Milano, Bruno Mondadori, 2000, 62 p., L. 28.000.

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