Rivista "IBC" IX, 2001, 4

leggi e politiche, storie e personaggi

Il caso "San Biagio"

Franco Bazzocchi
[caposervizio dell'Assessorato alla cultura del Comune di Cesena]

Il Centro culturale "San Biagio" è stato istituito nel 1979 dall'Amministrazione comunale di Cesena; un ex convento del Seicento, ristrutturato e attrezzato come centro culturale, - ospita il Centro Cinema, la Pinacoteca comunale e l'Istituto musicale comunale "A. Corelli", ed è sede dell'Assessorato alla cultura. Il Centro Cinema è un settore di questo assessorato e si occupa sia di cinema (con una sala cinematografica di 112 posti che proietta cinema d'essai tutte le sere e una biblioteca specializzata in cinema) che di audiovisivi (con una videoteca assai fornita e una sala video).

La videoteca si è costituita a cominciare dal 1981 effettuando registrazioni dalla RAI in tre quarti di pollice e in mezzo pollice. Sono stati anche acquistati dalla RAI una serie di titoli, ma poiché nei primi anni Ottanta era alquanto difficoltoso tenere i contatti con gli uffici commerciali della RAI, l'acquisto si è fermato ad un centinaio di videocassette in tre quarti di pollice. È invece cresciuta notevolmente l'attività di registrazione, di film e di documentari, mentre in tempi più recenti - soprattutto da quando i costi si sono notevolmente abbassati - si è iniziato anche ad acquistare sul mercato dell'home video (attualmente siamo a circa 2.500 titoli di questo tipo, mentre circa 8.000 sono le videocassette che contengono le registrazioni RAI, film e documentari).

Lo scopo di questa attività era quello di archiviare materiale utile per le scuole, così da poterlo poi rendere disponibile, schedato e organizzato in un catalogo tematico, gratuitamente, agli insegnanti e alle associazioni culturali della città. Dal 1983 una convenzione fra il Comune di Cesena e la Provincia di Forlì rende disponibile questo servizio anche ai comuni della provincia forlivese (allora 50) dando un contributo annuale al Comune di Cesena per il lavoro di "copia" (così si esprimeva esplicitamente la convenzione), per l'acquisto di attrezzature per la videoregistrazione e per l'acquisto di videocassette vergini. I comuni che intendevano aderire alla convenzione contribuivano con una quota di 50 lire per abitante.

Dal 1983, quindi, l'adesione alla convenzione di quasi tutti i comuni della provincia di Forlì stimola un forte lavoro di copia dagli originali RAI (acquistati o registrati via etere), che vengono frequentemente richiesti dagli insegnanti; si acquistano diversi videoregistratori che vengono poi organizzati in serie per tale operazione e una centralina di montaggio in mezzo pollice e in tre quarti: quest'ultima viene utilizzata per montare sia le produzioni interne del Centro Cinema, che nel frattempo si cominciano a girare essendo state acquistate anche due telecamere per registrazioni semiprofessionali, sia le produzioni delle scuole di Cesena o dei comuni convenzionati.

È questa la situazione che trova la Guardia di finanza il 17 agosto 1995, data del primo sequestro. La polizia tributaria era apparsa al "San Biagio" qualche giorno prima, inviata dalla Procura della Repubblica di Forlì a seguito di una lettera di un cittadino che invitava le forze dell'ordine a verificare se era vero, come si diceva in un articolo di un giornale locale della fine di giugno, che la sala cinema del "San Biagio" proiettava film senza avere licenza e agibilità per pubblici spettacoli. La Guardia di Finanza, constatato il fatto che effettivamente non esistevano né licenza né agibilità (ma in quel momento la sala era chiusa per il periodo estivo e senza le poltrone perché stavano iniziando i lavori di ristrutturazione) continua ad occuparsi del "San Biagio" visitando per vari giorni gli uffici della segreteria comunale, dell'economato e dell'Assessorato alla cultura.

Il 17 agosto la Finanza si ripresenta e resta negli uffici del Centro Cinema dalla mattina fin dopo la mezzanotte. Questa volta il mandato riguarda un controllo sull'IVA e sulle imposte dirette. Dopo aver rovistato un po' dappertutto e prelevato diversi documenti dall'archivio del Centro Cinema i finanzieri arrivano al magazzino degli originali e a quello dei nastri video pronti per la distribuzione (che tuttavia, essendo agosto, era sospesa). Viene così contestata la trasgressione dell'articolo 171 della legge 633 del 1941 sul diritto d'autore: le videocassette non hanno il bollino della Società italiana autori e editori - SIAE, quindi debbono considerarsi copie pirata e vanno sequestrate (non ci si pone minimamente il problema se una videoteca possa detenere materiale di questo tipo).

In totale il sequestro riguarda 2.168 nastri che vengono sigillati dentro gli armadi nei locali della distribuzione video. Qualche mese dopo verranno trasferiti nei locali dell'agenzia SIAE di Cesena, visionati da due ispettori inviati da Roma e di nuovo sigillati e depositati nei sotterranei del tribunale di Cesena. Vengono sequestrati e piombati anche i videoregistratori usati per fare copie e la centralina di montaggio. Una stanza del laboratorio video, quella della centralina, viene chiusa completamente.

Sette mesi dopo, nel febbraio del '96, la Guardia di Finanza compirà un secondo sequestro, questa volta di circa 8.000 nastri video: sono tutti gli originali delle registrazioni RAI risparmiati la prima volta. Al dirigente, al caposervizio, al caporeparto, al tecnico e vengono inviati degli avvisi di garanzia: si ipotizzano i reati di riproduzione di opere altrui senza l'autorizzazione degli autori e di introduzione in commercio delle suddette riproduzioni a scopo di lucro. Gli avvisi di garanzia risparmiano totalmente le autorità politiche che hanno dato vita dalla fine degli anni Settanta all'attività del Centro.

A seguito dell'invio dell'avviso di garanzia e del rinvio a giudizio al 27 marzo 1999 (ovvero quattro anni dopo), i funzionari concordano questa linea con l'avvocato scelto per la propria difesa: l'azione dei funzionari comunali si è mossa all'interno della convenzione del 1983 fra il Comune di Cesena e la Provincia di Forlì e approvata dal consiglio comunale di Cesena; le finalità del servizio sono culturali e didattiche: le videocassette sono destinate alle sedi scolastiche e quindi a luoghi "privati" e non pubblici, non aperti al pubblico ma riservati esclusivamente agli studenti e agli insegnanti di ogni singola scuola; il lavoro di copia si compiva per creare un nastro di sicurezza o veniva usato unicamente per proiezioni interne al Centro culturale "San Biagio", destinate alle scuole o per motivi di studio.

Il contatto con il consulente di diritto d'autore Marco Marandola ci ha permesso di precisare ulteriormente la linea di difesa facendo riferimento a tutti quei casi in cui la legge permette le utilizzazioni libere delle opere dell'ingegno.1 Ecco in sintesi i punti chiave della strategia difensiva:

1) l'articolo 69 della legge 633/1941 permette alle videoteche pubbliche il prestito di videocassette regolarmente acquistate purchè siano trascorsi 18 mesi dalla loro immissione sul mercato;

2) l'articolo 3 della legge 93/1992, dichiara che nella vendita di videocassette vergini una parte delle royalties va riconosciuta agli autori quale indennizzo dei diritti non incassati per le opere che con quelle videocassette si registreranno, per uso privato e senza scopo di lucro, senza pagamento di alcun diritto d'autore;

3) poiché l'uso della videocassetta registrata via etere, ad esempio per fini privati e personali e senza scopo di lucro, è riconosciuta dalla legge, diviene indispensabile definire con precisione i concetti di "pubblico" e "privato", definizione che porta a stabilire che l'attività della videoteca del Centro "San Biagio" era "privata" perché prestava videocassette gratuitamente - prestito e non noleggio - su richiesta scritta ad insegnanti o scuole ben identificate e non a tutti in modo indifferenziato (solo in questo caso l'attività di prestito sarebbe da configurarsi come pubblica);

4) allo stesso modo diventa indispensabile definire lo scopo di lucro, che nel nostro caso non si configurava: sia perché quanto entrava ogni anno dal contributo a seguito della convenzione (circa 18 milioni di lire) era nettamente inferiore al costo del servizio (circa 100 milioni di lire) e quindi si doveva considerare quale parziale contributo a copertura della spesa (come recitava la convenzione), sia perché il contributo veniva incassato dalla ragioneria comunale e negli uffici della videoteca non esisteva alcun passaggio di denaro né gli accusati erano stati visti incassare denaro né erano state sequestrate ricevute che registrassero un incasso.

Tuttavia un primo problema che si è venuto a creare in occasione della seduta del 27 marzo 1999 è stata l'azione della RAI, istituzione pubblica invitata come testimone e invece costituitasi parte civile perché secondo il suo ufficio legale avrebbe avuto un danno dalla nostra attività. La Radiotelevisione ci chiedeva così un equo indennizzo. Solo un accordo extragiudiziale, che ancora oggi deve essere perfezionato, ci ha permesso di estrometterla alla seconda udienza.

Nel secondo incontro è stato possibile ascoltare alcuni testimoni dell'accusa ma la loro posizione in qualche caso si è rivelata a noi favorevole. Ad esempio il rappresentante dell'ufficio antipirateria della SIAE, chiamato a rispondere alla domanda del giudice se la videoteca poteva detenere quelle videocassette che lo stesso funzionario aveva esaminato e schedato, ha dichiarato che non era compito suo stabilirlo. A suo parere quelle cassette non erano regolari perché prive di bollino SIAE: che poi fosse o meno lecito per la videoteca del "San Biagio" detenerle non era compito suo determinarlo.

La convocazione dei testimoni della difesa e il confronto fra il nostro esperto e quello dell'accusa riuscì a determinare l'infondatezza dell'accusa di scopo di lucro nell'attività della videoteca del "San Biagio", tesi assunta pienamente dal giudice nella sentenza che dopo l'ultima seduta del 7 aprile 2000 è stata depositata mandando assolti gli imputati perché il fatto non sussiste. Successivamente ci sono state riconsegnate le videocassette sequestrate ed è iniziato il lavoro di sistemazione e riordinamento. Purtroppo il servizio di prestito a scuole e istituzioni culturali non è ancora ripartito a causa dell'indisponibilità dei vecchi locali (attualmente occupati dall'ufficio Cultura) e dei nuovi, destinati a questo scopo con un progetto di ristrutturazione di una parte del Centro culturale ma non ancora restaurati e attrezzati. Nel frattempo il Centro "San Biagio" ha arricchito la propria videoteca teatrale con le registrazioni degli spettacoli passati al Teatro "Bonci" dopo il restauro degli inizi del '96, e con l'archivio video del critico Terzi fatto in gran parte di film in lingua francese; si è completato inoltre l'archivio di "Videoland", il concorso delle produzioni video degli enti pubblici, giunto ormai ad un migliaio di titoli.

Ma la legislazione del diritto d'autore non si è fermata alla legge 633 del 1941. Il 18 agosto 2000 è stata licenziata una nuova legge, la numero 248, nata con l'obiettivo di completare quanto la legge precedente lasciava nell'incertezza. Purtroppo non ci sembra che ciò si sia realizzato: la legge 248 precisa alcune cose e ne lascia nell'incertezza altre, rimandando quindi alla legge precedente. Il punto fondamentale per le videoteche riguarda il prestito di videocassette e la necessità che qualsiasi videocassetta circolante debba avere un bollino vidimato dalla SIAE. Un coordinamento, costituito a Cesena nell'ottobre scorso durante le giornate di "Videoland 2000" fra i rappresentanti delle videoteche di Cesena, Venezia e Pordenone, sta cercando di stabilire una sorta di protocollo di intesa fra la SIAE e le videoteche di maggiore rilevanza, in modo da regolamentare la gestione delle videocassette nelle videoteche/biblioteche/mediateche pubbliche o aperte al pubblico ai sensi della recente legge di tutela del diritto d'autore. Si sono tenuti due incontri ma ancora nulla si è potuto stabilire. Si è in attesa, inoltre, di un regolamento attuattivo dei principali articoli di questa legge, che presto il nuovo governo dovrà liquidare: quello precedente era arrivato alla sua definitiva redazione, ma non era riuscito a portarlo all'approvazione.

 

Note

(1) Di Marco Marandola, sulla normativa del diritto d'autore - con riferimento anche agli audiovisivi -, si veda l'articolo pubblicato nella rubrica "Biblioteche e Archivi" del numero precedente di "IBC" (9, 2001, 2, pp. 16-21).

 

Azioni sul documento

Elenco delle riviste

    Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Cod. fiscale 800 812 90 373

    Via Galliera 21, 40121 Bologna - tel. +39 051 527 66 00 - fax +39 051 232 599 - [email protected]

    Informativa utilizzo dei cookie

    Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271
    Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, [email protected], [email protected]