Rivista "IBC" X, 2002, 2

territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni, restauri

Il 9 aprile 2002 il Parco Ducale di Parma è stato riaperto dopo un complesso restauro.
Parma ritrova il suo parco

Emanuele Mussoni
[architetto]

Il Parco Ducale di Parma, con le sue seducenti prospettive e canocchiali ottici è stato ufficialmente inaugurato il 9 aprile 2002, a conclusione di un restauro che è da annoverarsi fra gli interventi più significativi degli ultimi anni in Europa sui "monumenti vegetali". L'impresa, che ha comportato nove miliardi di lire di spesa - sette dei quali messi a disposozione dalla Cassa di Risparmio di Parma - ha donato al parco una veste simile a quella che appariva ai visitatori di 200 anni fa, poiché le linee guida del suo restauro avevano lo scopo di rivalorizzare il disegno tracciato nel Settecento dall'architetto Ennemond Alexandre Petitot, per volere dei Borbone.

L'intervento, che ha investito anche il recupero dei bellissimi edifici storici compresi nel parco (dalle Serre Comunali e degli Aranci, al prezioso Palazzetto Eucherio Sanvitale, al tempietto d'Arcadia, tutti resi funzionali quali sedi di attività di servizio o manifestazioni), ha comportato la piantumazione di 460 nuovi alberi, l'abbattimento di 180, e la cura con flebo contro i lepidotteri di 600 tra platani ed ippocastani. Sono state inoltre piantati 6000 nuovi esemplari di carpino ed acero campestre messi a dimora per ricomporre più di 6 km di siepi e sono stati rigenerati 45 mila metri quadrati di prato, mentre se ne è creato di nuovo per 26 mila. Fondamentali infine per la buona riuscita dell'intero lavoro sono stati il restauro di tutti gli elementi scultorei di J.B. Boudard e il rifacimento di tutta la pavimentazione (80100 mq), in stabilizzato di frantoio, che a differenza del precedente asfalto permette alle radici di respirare e dona un piacevole candore alle profonde prospettive dei viali.

Il progetto di questo complesso restauro è opera dell'architetto Massimo Iori del Comune di Parma con la collaborazione dell'architetto Paola Cavallini. Al loro fianco hanno lavorato, per la parte botanica, l'Università di Parma, l'Ufficio Verde Pubblico del Comune, l'agronomo Laura Gatti e la società Demetra. La consulenza storica è stata invece assicurata dall'Ufficio Patrimonio Artistico del Comune di Parma e dall'architetto Carlo Mambriani, consulente della Fondazione Cariparma (e autore insieme a Massimo Iori della direzione artistica dei lavori). Per un intervento di tale rilievo non poteva mancare un comitato scientifico internazionale composto da diversi studiosi come Bruno Adorni, Carmen Feliù, Susanna Braga, Vincenzo Cazzato, Maria Augusta Favali, Lucia Fornari Schianchi, Elio Garzillo, Giovanni Godi, Domenico Luciani e Monique Mosser.

C'è da augurarsi che il felice esito di questo importante restauro, che ha ridato vita a uno dei giardini francesi più belli e documentati in Europa, possa essere d'esempio e stimolo per altre città italiane, in molte delle quali la committenza pubblica non è sempre cosi illuminata.

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