Rivista "IBC" XI, 2003, 2

Dossier: Non solo film

biblioteche e archivi, dossier /

Non solo film

Brunella Argelli
[IBC]

Questo dossier nasce dalla consolidata collaborazione della Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna con la Cineteca del Comune di Bologna, la Soprintendenza archivistica per l'Emilia-Romagna e la sezione regionale dell'ANAI - Associazione nazionale archivistica italiana, in vista della proficua partecipazione al convegno internazionale "La memoria del cinema. Archivisti, bibliotecari e conservatori a confronto", Torino, 28-31 maggio 2003, organizzato dall'ANAI in occasione del suo XXVII congresso nazionale.

La Soprintendenza per i beni librari e documentari ha voluto per l'occasione realizzare un primo strumento conoscitivo dei principali fondi archivistici e documentari di interesse cinematografico e delle istituzioni deputate alla loro conservazione in Emilia-Romagna, promuovendo questa iniziativa editoriale che si è concretata in tempi strettissimi grazie alla partecipazione attiva delle istituzioni culturali che hanno fornito i dati spesso inediti relativi ai propri fondi, e grazie all'apporto di Francesca Boris, Paolo Caneppele, Siriana Suprani e Gilberto Zacchè che, rappresentando gli enti sopra menzionati, hanno efficacemente contribuito all'elaborazione del dossier.

Negli interventi che precedono le schede si è inteso sottolineare il ruolo della documentazione archivistica come fonte primaria per una storia del cinema che tenga conto anche del contesto che si articola al di fuori dei contenuti intrinseci dell'opera filmica; si è voluto poi offrire un'anteprima sulle prospettive della fruizione in una struttura tra le più avanzate, recentemente ampliata e potenziata, con l'intervista al direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli e si è raccolta una preziosa testimonianza dell'opera di Renzo Renzi. Protagonista indiscusso della storia del cinema non solo in Emilia-Romagna e di esperienze editoriali uniche per la promozione della cultura cinematografica in Italia e nel mondo, Renzi è fautore oggi di un'esemplare operazione culturale, sostenuta dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari, che vede il suo archivio e la sua biblioteca acquisiti, inventariati e catalogati per la conservazione e la consultazione presso la Cineteca di Bologna. Infine si è dedicato uno spazio alla banca dati on-line dei luoghi e dei nomi della storia del cinema in Emilia-Romagna.

Con la rassegna dei principali archivi del cinema si è inteso disegnare una prima mappa rappresentativa, certamente non esaustiva, da un lato della già nota molteplicità e vivacità dei soggetti istituzionali costituitisi in regione per documentare e conservare la memoria del cinema, dall'altro della ricchezza di un patrimonio documentario di grande rilievo, più conosciuto e valorizzato sul versante dei film e degli audiovisivi, ma molto meno esplorato su quello dei materiali cosiddetti non filmici. A questi materiali e particolarmente alla documentazione archivistica il gruppo di lavoro ha dedicato un'attenzione specifica finalizzata innanzitutto ad una prima rilevazione.

E tuttavia si fa presto a dire "archivi del cinema"!1 Collezioni di pellicole, di fotografie, raccolte di materiali pubblicitari, manifesti e locandine, archivi veri e propri di cineasti, di sale cinematografiche, di enti promotori di concorsi e rassegne, carte di enti pubblici, e così via. Nel 1995 la sezione Emilia-Romagna dell'ANAI dedicò agli archivi del cinema un approfondimento sulle colonne di "Cronache archivistiche" che riassumeva in brevi ma efficaci note questioni di fondo come l'ambigua definizione stessa di archivi cinematografici, il rapporto recente e tutto sommato sofferto tra l'archivistica classica e queste "nuove fonti", i problemi connessi al loro proliferare e ad una normativa ancora inadeguata.2

Senza addentrarsi nelle problematiche specifiche inerenti il documento filmico (ad es. la sua interpretazione come fonte, il trattamento delle collezioni, ecc.), è oggi sempre più evidente il rapporto organico, anche di complementarietà, che lega queste "nuove fonti" alla fonte per eccellenza che è il documento scritto, oltre che ad altri nuovi materiali come ad esempio la fotografia. Innanzitutto per la semplice ragione che è caratteristica frequente degli archivi contemporanei la commistione di materiali di natura diversa, documenti cartacei manoscritti e a stampa, materiali grafici su supporti diversi, documenti sonori e audiovisivi; ma soprattutto perché nel caso degli archivi di interesse cinematografico, i cosiddetti materiali non filmici possono contestualizzare la fonte filmica, sia essa intesa come opera d'arte che come documento storico per leggere la contemporaneità, e documentare l'ampio spettro delle attività sia direttamente connesse a singoli processi di creazione e produzione cinematografica (dall'ideazione alla scrittura, alla promozione) sia correlate ai processi sociali, culturali, informativi, economici e così via, solo apparentemente extrafilmici e in realtà comunque condizionanti (il consumo, la circolazione, il controllo, ecc.).

Se le guide e i censimenti degli archivi audiovisivi già realizzati in Emilia-Romagna hanno dato visibilità secondaria e inevitabilmente parziale a tali materiali, presi in considerazione solo in presenza di collezioni audiovisive, con questa ricognizione l'ottica è stata rovesciata mettendo in primo piano identità e consistenza di documenti che, in presenza o meno di materiali filmici, sono in gran parte ancora poco conosciuti agli stessi conservatori e dunque ancora poco esplorati dalla ricerca.

I dati sono stati presentati privilegiando la quantità delle informazioni anche a discapito in alcuni casi dell'omogeneità di dati e descrizioni, a volte dettagliate e a volte sommarie. Oltre ai dati anagrafici, si è cercato di dar conto sinteticamente della storia e delle attività delle istituzioni culturali sia nella loro funzione di conservatori, sia in quanto soggetti produttori essi stessi, come nel caso della organizzazione di festival e concorsi cinematografici e dell'attività editoriale. Sono poi stati rilevati dati identificativi e quantitativi dei nuclei documentari conservati, con descrizioni approfondite laddove possibile di singoli fondi e dei relativi soggetti produttori e notizie sulla consultabilità. Nel caso dei fondi documentari conservati in istituti non specificamente dedicati al cinema, le informazioni sul conservatore si limitano ai dati anagrafici mentre sono fornite informazioni dettagliate sui rispettivi complessi documentari e sui soggetti che li hanno prodotti.

Per quanto riguarda gli enti conservatori, il quadro è articolato e per così dire trasversale rispetto alle finalità specifiche o prevalenti dei singoli istituti. Le differenti tipologie istituzionali emerse, le cineteche innanzitutto e le istituzioni culturali dedicate ad autori di cinema, ma anche le biblioteche di ente locale, il museo, l'archivio di Stato, l'archivio provinciale, suggeriscono di proseguire in futuro con iniziative che vadano oltre la vetrina delle realtà già note e più rappresentative, per perlustrare altri istituti archivistici, biblioteche, centri di documentazione, musei, altri enti presenti sul territorio tra cui i teatri. Ciò significa prendere atto non solo della ricchezza, della complessità, della presenza diffusa di questi fondi, e della opportunità di proseguire negli interventi di recupero e salvaguardia dei fondi privati,3 ma anche della necessità di operare per la valorizzazione con metodologie operative e risorse professionali in grado di garantire strumenti di conoscenza adeguati alle differenti tipologie di aggregazioni documentarie e capaci di istituire relazioni e raffronti tra i diversi materiali.

 

Note

(1) Si richiama, riadattandola alle circostanze, una felice espressione volta a sottolineare la complessità dei materiali sottesa al termine audiovisivo in Enzo Ciarravano, Il lavoro del catalogatore, in Il documento audiovisivo: tecniche e metodi per la catalogazione, Roma, Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, 1995, p. 9.

(2) T. Di Zio, G. Zacchè, Gli archivi del cinema, "Cronache archivistiche", 7, 1995, pp. 4, 7-8.

(3) Tra gli altri, oltre all'archivio Renzi, si segnala il "Progetto Zavattini" intrapreso fin dal 1988 dalla Regione Emilia-Romagna insieme con il Comune di Reggio Emilia per l'inventariazione del suo archivio e il deposito presso la Biblioteca municipale Panizzi.

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