Rivista "IBC" XII, 2004, 4

Dossier: Per qualche riga in più - Quando le istituzioni comunicano i beni culturali

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /

Introduzione

Ben(i) comunicati? era il titolo del dossier del numero 4/2002 di "IBC", dedicato al tema della comunicazione dei beni culturali, nel quale intervenivano giornalisti ed esperti dei media che si occupano di questa materia, a cui spesso è riservato uno spazio marginale o che rischia, talvolta, di essere trattata con scarsa competenza. Muovendo anche dalle considerazioni di quel fascicolo, nel 2003 a Bologna l'Istituto regionale per i beni culturali (IBC) e l'Istituto Gramsci Emilia-Romagna (IGER) realizzarono un convegno: "Accesso alla cultura. Comunicazione ed economia dei beni culturali tra pubblico e privato". L'incontro intendeva riflettere sulla possibilità del pubblico di ricevere un'informazione corretta e soddisfacente sull'offerta culturale, ed analizzava il modo in cui le istituzioni riescono a comunicare e a conseguire adeguata visibilità per gli eventi e le manifestazioni che realizzano.

Dei numerosi contributi di quella giornata di studi - introdotta da un intervento di Gian Mario Anselmi, direttore dell'IGER (già pubblicato sul n. 3/2003 di "IBC"), e animata anche da alcuni degli autori del dossier sopra citato - abbiamo collazionato in queste pagine quelli che costituiscono più direttamente una prosecuzione del discorso avviato dalla nostra rivista (il corpus integrale degli interventi può essere consultato sul sito dell'IBC www.ibc.emilia-romagna.it, e su quello dell'Istituto Gramsci, www.iger.org). Se il precedente inserto componeva, infatti, una sorta di dibattito virtuale articolato prevalentemente tra giornalisti, desideriamo ora proporre - non tanto sul tema della comunicazione, bensì dell'informazione, due concetti spesso erroneamente sovrapposti - un dialogo affidato a chi opera nel tessuto istituzionale dei beni culturali e a chi ne studia gli aspetti legislativi e gestionali, i quali non possono, certo, essere disgiunti dai risvolti mediatici che oggi riguardano gli eventi sociali e culturali.

Così la relazione di Marco Cammelli, studioso del diritto, costituisce la premessa metodologica ai successivi interventi, in quanto pone in evidenza i nodi che la pubblica amministrazione affronta quando vuole offrire informazione su ciò che realizza. Al contributo di Francesco Sicilia, non per nulla alla guida della Direzione generale per i beni librari e le istituzioni culturali del Ministero per i beni e le attività culturali, fa seguito l'esperienza, venata da forti difficoltà, di Giuseppe Gherpelli, che in qualità di citymanager della Soprintendenza archeologica di Pompei ha dovuto affrontare anche l'esigenza di ristabilire rapporti di corretta informazione e di comunicazione in un territorio tanto noto nell'immaginario collettivo, ma al quale necessitava una rigenerata gestione complessiva. Angelo Varni, che siede nel consiglio di amministrazione di una fondazione bancaria, ed è anche il direttore della Scuola di giornalismo dell'Università di Bologna, ha a sua volta illustrato come le fondazioni bancarie, nell'ambito dei contributi stanziati per le attività culturali, sentano l'esigenza di dare un'informazione da cui si possa evidenziare nelle scelte operate una sottesa progettualità radicata nel territorio.

Alle riflessioni maturate da chi esercita le sue competenze nel pubblico e nel privato si sono proficuamente intrecciate le considerazioni di uno studioso dei media come Peppino Ortoleva, che ha indagato nella complessa dinamica della domanda e dell'offerta culturale, nelle diverse tipologie di pubblico e nei linguaggi della comunicazione verbale e visiva, per tracciare l'ondivaga situazione della memoria culturale di un paese che dovrebbe salvaguardare meglio le sue peculiarità, ma invece guarda troppa televisione e si entusiasma per un "pacchetto" esotico tutto compreso.

Le riflessioni emerse da questi interventi come del resto da tutti i contributi di quella giornata di studi, affidata nelle conclusioni a Ezio Raimondi, sono un invito a proseguire la quotidiana, doverosa ricerca per realizzare un'informazione corretta che educhi a scegliere e a valutare, ad esercitare la sensibilità e il gusto del nostro palato intellettuale.

[V.C., V.F., S.S.]

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