Rivista "IBC" XIV, 2006, 4

biblioteche e archivi / interventi, progetti e realizzazioni, storie e personaggi

Il manoscritto cinquecentesco della Historia di Guastalla, acquisito dall'IBC e affidato alla Biblioteca "Panizzi" di Reggio Emilia, racconta molte storie inedite. Tra queste, un antico mito arabo della creazione del mondo...
La storia di una 'historia'

Franco Bacchelli
[ricercatore in Storia della filosofia all'Università di Bologna]

Dice la prima cosa che Dio creasse fu la carta, poi lo stile [...].

Bernardino Baldi, Scelta dal Historia del Giudice Mechbeldin...

 

Bernardino Baldi (1553-1617) è figura ben nota agli studiosi del tardo Cinquecento italiano;1 le sue molte opere edite e inedite, infatti, servono bene a illustrare non solo la perdurante ricchezza e complessità della cultura italiana tra Cinquecento e Seicento, ma anche certe sue pensose e doloranti crisi. Nato a Urbino da una famiglia ragguardevole, legata per interessi e per incarichi di corte agli ultimi duchi della dinastia roveresca, il Baldi trascorse la vita tra la sua città natale, Roma e soprattutto Guastalla, dove Ferrante Gonzaga, principe di quel piccolo stato, lo aveva creato Abate della Collegiata di San Pietro, che egli, dopo esser stato ordinato prete nel 1585, resse per quasi trenta anni.

Il Baldi fu un intellettuale dai multiformi interessi, caratterizzato da una febbrile sete di sapere e da una enorme capacità di lavoro, che giunse a coltivare a livello non dilettantesco un buon fascio delle molte scienze e delle molte conoscenze linguistiche comprese nel cursus studiorum rinascimentale. Discepolo in gioventù di due grandi matematici quali Federico Commandino e Guidobaldo del Monte e autore egli stesso di opere di geometria, architettura e meccanica, il Baldi fu il primo in Italia a tentare una storia della matematica, le Vite dei Matematici scritte tra il 1587 e il 1595, che comprendono anche la più antica biografia conosciuta di Niccolò Copernico.2 Buon conoscitore del greco e dell'ebraico biblico e postbiblico, durante il soggiorno romano degli anni 1598-1600 egli apprese con rapidità anche l'arabo prendendo lezioni da Giovanni Battista Raimondi, collaboratore, a Roma, di quella Stamperia Medicea fondata dal cardinale Ferdinando dei Medici che produsse in Occidente una prima serie organica di libri arabi.3

Una disciplina di rigore, questa della matematica e della filologia, che non fu inutile al Baldi quando egli dovette comporre per l'ultimo duca d'Urbino, Francesco Maria della Rovere, due notevoli scritture storiche, la Vita e fatti di Federigo da Montefeltro e il Della vita e de' fatti di Guidobaldo I da Montefeltro; opere in cui si ritrovano, per districarsi nelle vicende dell'antefatto medievale della dinastia feltresca e roveresca, la stessa metodologia rigorosa, lo stesso rifiuto per le tradizioni favolose di origine dinastica o municipale, che caratterizzano le contemporanee grandi storie del Sigonio. Una qualità di metodo e di scrittura che si può osservare ora anche nell'Historia di Guastalla, un'opera rimasta inedita, che era sino a oggi conosciuta solo per le citazioni che ne aveva fatto nel tardo Settecento il padre Ireneo Affò nella sua Istoria della città e ducato di Guastalla4 - un libro il cui valore storiografico supera di molto, col suo respiro muratoriano, il livello delle storie locali italiane del Settecento - e che si era poi di nuovo smarrita nel turbine delle vendite all'asta ottocentesche.

Proprio il manoscritto autografo di quest'opera, quello stesso consultato dall'Affò, è ora rigalleggiato alla superficie del mercato antiquario ed è stato, questa volta, prontamente acquistato dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) e depositato poi nelle raccolte della Biblioteca comunale "Antonio Panizzi" di Reggio Emilia (panizzi.comune.re.it). Tutti i manoscritti autografi delle tante opere inedite di Bernardino, infatti, e molti dei volumi della sua biblioteca, erano passati per eredità alla grande famiglia urbinate degli Albani ed erano quindi entrati a far parte della grande biblioteca formata nel palazzo romano degli Albani dal papa di questa famiglia, Clemente XI.5 Poi con le guerre napoleoniche comincia la dispersione dei manoscritti del Baldi; così alla fine del Settecento parecchi di essi finiscono alla Biblioteca nazionale di Napoli e alla biblioteca dell'Ecole de Médecine di Montpellier e il resto di essi viene poi alienato dagli eredi Albani in una grande vendita all'asta avvenuta a Roma negli anni 1857-1858. Altri ancora è probabile che siano andati perduti nel naufragio avvenuto nel 1862 presso Gibilterra di una nave che trasportava a Berlino materiale stampato e manoscritto acquistato a Roma dal Governo prussiano. Un importante gruppo di manoscritti matematici del Baldi - comprato nel 1857-1858 dal principe Baldassarre Boncompagni, un geniale cultore di storia della matematica medievale - si era poi disperso di nuovo alla morte di questi in una nuova sciagurata asta e solo una piccola parte di essi, tra cui il manoscritto autografo delle Vite dei Matematici, è stata rinvenuta in questi anni nella biblioteca del Centro internazionale di studi rosminiani di Stresa (Verbania).6

E ora riemerge, come si è detto, l'Historia di Guastalla e legato insieme a essa un fascio di manoscritti baldiani estremamente interessanti; quasi più, direi, dell'Historia di Guastalla stessa. Ma procediamo a una sommaria descrizione del codice. Il manoscritto si presenta con una rilegatura dei primi dell'Ottocento in mezzo marocchino verde; sulla costola campeggia lo stemma degli Albani, quei tre monti sormontati da una stella che ritroviamo ripetuti come ornamentazione architettonica in tanti luoghi della meravigliosa Villa Albani a Roma. La rilegatura è probabilmente posteriore al periodo in cui l'Affò, prima del 1785, col favore di donna Marianna Cybo Albani e dell'abate Gaetano Marini, poté consultare l'Historia.7 A quel tempo, infatti, l'Historia si doveva presentare come codice a sé; poi i bibliotecari di casa Albani fecero rilegare assieme a essa vari fascicoli manoscritti, tutti autografi del Baldi, senza darsi molto pensiero dell'uniformità di argomento.

Così nelle prime 94 carte noi troviamo appunto la Historia di Guastalla raccolta da Bernardino Baldi da Urbino Abbate di S. Pietro ne la detta Terra l'anno MDLXXXXIII. E ora che per la prima volta, dopo l'ispezione fattane duecento anni or sono dall'Affò, possiamo leggere le prime pagine dell'Historia, è interessante vedere quando il Baldi, nel gettare lo sguardo sulle origini prime di Guastalla, si trova alle prese col periodo più oscuro della storia italiana, quello del regno longobardo; e qui, ancor più che nelle Vite dei duchi d'Urbino, può osservarsi all'opera il suo metodo di vaglio delle poche fonti e la sua capacità di ridurre a convincente narrazione, all'interno di una generale conoscenza delle istituzioni longobarde, una serie così lacunosa e leggendaria di fatti. Le successive 17 carte del codice contengono La guerra di Volterra di Biagio Lisci; seguono una breve Istoria del Calvinismo, di 19 carte, e 13 carte con una traduzione in italiano dall'arabo, la Scelta dal Historia del Giudice Mechbeldin figliuolo di Sciahna giudice in Aleppo nominato lo Specolatore de la Scienza prima e seconda, a margine della quale compaiono parecchie correzioni e molte citazioni arabe del testo tradotto.

L'Historia e la Scelta compaiono negli elenchi di opere stampate e manoscritte del Baldi compilati dal Crescimbeni e dall'Affò;8 il testo del Lisci, invece, e l'Istoria del Calvinismo sono due novità non notate dai due studiosi perché forse confusi al loro tempo nella biblioteca Albani in qualche informe farragine di autografi baldiani. Il primo di questi ultimi due scritti, La guerra di Volterra, è la traduzione in volgare eseguita dal Baldi della narrazione latina del sacco di Volterra, compiuto nel 1472 dalle milizie fiorentine capitanate dal duca d'Urbino, Federico da Montefeltro. Autore è il volterrano filomediceo Biagio Lisci, che la compose ai primi del 1473 e la dedicò a Federico;9 il Baldi la lesse certo in quella copia di dedica, conservata allora nella grande biblioteca dei duchi d'Urbino, che ora è il codice Vaticano Urbinate 1202. La traduzione è certo uno dei lavori preparatori per la grande Vita e fatti di Federigo da Montefeltro; e infatti la cronaca del sacco contenuta nella Vita è praticamente un estratto, una citazione quasi letterale, del volgarizzamento della narrazione del Lisci ora riemerso. Il frammento di Istoria del Calvinismo è un inizio di storia del movimento ugonotto in Francia di incerta data, apparentemente scritto "perché la mia Italia con l'esempio de le miserie altrui riconoscesse la felicità propria", ma compilato certo per venire incontro a quella generale curiosità per le lotte religiose francesi che produsse, per esempio, il Discorso intorno alla sedizione nata nel Regno di Francia l'anno 1585 di Torquato Tasso, o quella serie notevole di scritti di vari letterati originatasi tra il 1567 e il 1570 dal quesito posto dal cardinale Marco Antonio da Mula sul perché il mondo antico non avesse mai patito di guerre di religione.10

Di maggior interesse è la Scelta dal Historia del Giudice Mechbeldin figliuolo di Sciahna giudice in Aleppo. Il Baldi ha qui volgarizzato l'inizio del Tarikh, cioè del compendio della storia del mondo sino al 1404, di Muhibb al-Din Abu 'l-Fadl Muhammad Ibn al-Shihna, un giurista di Aleppo,11 famoso soprattutto per Le perle scelte, una descrizione di questa città come essa si presentava all'inizio del XV secolo, che ha meritato anche una moderna traduzione francese.12 Va innanzitutto notato che, secondo il Brockelmann, a tutt'oggi è noto solo un manoscritto arabo del Tarikh di Muhibb al-Din Ibn al-Shihna, conservato ora in una biblioteca di Aleppo; ma evidentemente un altro esemplare di questo era disponibile in Italia nel tardo Cinquecento. Esso non faceva certo parte del piccolo fondo di manoscritti arabi della biblioteca urbinate approdato poi interamente alla Biblioteca Vaticana; più verosimilmente il codice del Tarikh era nelle mani del Raimondi, maestro di arabo del Baldi, o era addirittura di proprietà del Baldi e l'indicazione di esso si cela dietro uno degli oscuri lemmi indicanti manoscritti arabi di quel catalogo della propria biblioteca composto dallo stesso Baldi, che è ora il manoscritto 4060 della Biblioteca Casanatense.13

Ma il volgarizzamento del Baldi testé riemerso è importante anche per un altro riguardo. Le traduzioni dall'arabo prodotte in Occidente tra il secolo XIV e il secolo XVI, come del resto quelle ben più numerose del periodo precedente, interessano di solito solo testi filosofici e scientifici; e per di più esse riguardano solo produzioni comprese tra i secoli IX e XII, il periodo, cioè, di massima fioritura della cultura araba, quello in cui essa parve sopravanzare la scienza latina e bizantina. Il tardo Medioevo e il Rinascimento europei, quindi, non si interessarono mai né a scritture arabe di storia, né a testi arabi a loro contemporanei o vicini di appena un secolo o un secolo e mezzo. Per questo un capolavoro filosofico come il Discorso sulla Storia universale di Ibn Khaldun scritto all'inizio del XV secolo non fu mai conosciuto dall'Occidente latino, né giunse quindi mai a essere tradotto prima della rinascita degli studi arabi avvenuta nell'Ottocento. Qui, con Scelta dal Historia del Giudice Mechbeldin figliuolo di Sciahna giudice in Aleppo, ci troviamo di fronte per la prima volta, nel panorama di versioni tardomedievali e rinascimentali in lingue occidentali dall'arabo, a un testo storico, scritto poco più di un secolo e mezzo prima di questa sua versione volgare e, per giunta, appartenente a un periodo della cultura islamica di solito trascurato dagli umanisti.

La Scelta dal Historia del Giudice Mechbeldin figliuolo di Sciahna giudice in Aleppo ha certo attratto l'interesse del Baldi quando egli conduceva i suoi studi esegetici sui primi libri del Vecchio Testamento,14 e traduceva e commentava il Targum aramaico di Onkelos.15 Come tante cronache o storie universali medievali occidentali e orientali, il testo di Muhibb al-Din Ibn al-Shihna inizia, infatti, dalla creazione del mondo e riporta una leggenda cosmogonica di origini antichissime, preislamiche, che solo in parte corrisponde a quella implicita nel Corano; una serie di miti, insomma, mai venuti a conoscenza della cultura cristiana, i quali correvano paralleli - tollerati e discussi a livello dotto e semidotto, sia nel mondo islamico sia nell'ebraismo medievale - al racconto approvato della Genesi o agli sparsi accenni cosmogonici del Corano; quelli, per intendersi, così ben studiati nella prima sezione del libro di Louis Ginzberg su Le leggende degli Ebrei o esposti nella bella voce KHALK (creazione) di The Encyclopaedia of Islam.

Ma a conclusione di questa breve notizia del codice riemerso vale la pena di riportare il brano iniziale di questa storia mitologica sino all'età del Diluvio, anche perché essa contiene nell'incipit un'affermazione - caratteristica, per esempio, di certi circoli cabalistici ebraici o di certi sostenitori arabi della coeternità a Dio del Corano - che fa di Dio innanzitutto un affiliato della confraternita dei letterati e che sarebbe ben degna di figurare come motto di qualsiasi istituto per i beni culturali:

 

Dice la prima cosa che Dio creasse fu la carta, poi lo stile, poi la scorza del ovo; questa fece divenir acqua e pose il trono suo sopra l'acqua dopo fece la sedia, dopo l'aere, dopo i cieli, dopo il sostegno del trono, dopo gli angeli, dopo la sostanza del uovo e guardovvi dentro e si liquefece et entrovvi il fumo e di questo furono fatti i cieli, de la schiuma fu fatta la terra e del onde i monti. Dopo fece le stelle e l'anima e pose le stelle nel cielo ottavo, il zodiaco nel cielo nono e sopra questo gli spiriti e sopra la stanza ne la quale sono le tenebre e la stanza ne la quale è la luce e questi sono settantamila ricettaculi. Dopo fece la cataratta ch'è la porta del cielo per la quale scendono gli angeli e da la quale cascaron l'acque nel tempo del Diluvio; sotto la terra fece sette gehenne e sotto quella mari grandi; e sotto ciascuno un angelo grande i cui piedi si posano sopra una pietra di gemma verde sostenuta da un gran toro che si chiama Chintan; questo è fermato sopra una gran balena chiamata Behemoth. I primi che habitassero la terra furono i genii (cioè spiriti) e vi habitarono settantamila anni, ma quando rebellarono gli mandò Dio in ruina e diede l'habitation loro agli angeli per mille anni. Dopo fabricò Adamo di polvere de la terra, dopo lo condusse al cielo e fecelo adorare dagli angeli,16 dopo lo pose nel paradiso (nel horto) ove s'addormentò e fece de la sua costa Eva e sterono nel paradiso mezo giorno e cinquecento anni, di poi feceli discendere in terra appresso la Mecca e visse Adamo novecento e trent'anni e la somma del numero de' figliuoli suoi e de le figliuole di quelli quarantamila avanti la morte sua.

 

Note

(1) Sul Baldi abbiamo tre egregi lavori: I. Affò, Vita di Monsignore Bernardino Baldi da Urbino primo Abbate di Guastalla, Parma, presso Filippo Carmignani, 1783; G. Zaccagnini, Bernardino Baldi nella vita e nelle opere. Seconda edizione corretta e notevolmente ampliata con Appendice di versi e prose inedite, Pistoia, Società anonima tipo-litografica toscana, 1908; A. Serrai, Bernardino Baldi. La vita, le opere, la biblioteca, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard, 2002.

(2) Per la biografia del Copernico - edita ora criticamente in B. Baldi, Le Vite de' Matematici. Edizione annotata e commentata della parte medievale e rinascimentale, a cura di Elio Nenci, Milano, Franco Angeli, 1998 - si veda: B. Bilinski, La Vita di Copernico di Bernardino Baldi dell'anno 1588 alla luce dei ritrovati manoscritti delle "Vite dei Matematici", Wroclaw, 1973 (Accademia polacca delle scienze. Biblioteca e centro di studi a Roma, Conferenze, Fascicolo 61).

(3) Documento e frutto di questi studi arabistici sono la traduzione italiana della Geografia universale di al-Idrisi che è contenuta nel codice H 299 della biblioteca della Facoltà di medicina dell'Università di Montpellier.

(4) I. Affò, Istoria della città e ducato di Guastalla, Guastalla, nella Regio-ducale Stamperia di Salvatore Costa e compagni, 1785-1786 (2 volumi).

(5) Per le vicende delle varie biblioteche possedute dagli Albani si veda: A. Serrai, Bernardino Baldi, cit., p. 37, nota 47 con bibliografia. Clemente XI voleva pubblicare gli inediti del Baldi e in previsione di questa pubblicazione aveva dato l'incarico a Giovan Mario Crescimbeni di scrivere una particolareggiata Vita di Bernardino Baldi, che rimase anch'essa inedita, ma che servì poi di fonte principale per la citata Vita dell'Affò ed è stata quindi ampiamente sfruttata dal Serrai. Il manoscritto della Vita del Crescimbeni conservato nella Biblioteca "Albani" passò poi alla Biblioteca "Boncompagni", fu acquistato all'asta di quest'ultima nel 1898 dall'avvocato romano Luigi Celli e da lui fu quindi donato nel 1939 al Collegio missionario Antonio Rosmini di Porta Latina a Roma. Ora è conservato nella biblioteca del Centro internazionale di studi rosminiani di Stresa (Verbania).

(6) Anche il codice delle Vite de' Matematici ha seguito gli stessi passaggi di proprietà della Vita di Bernardino Baldi del Crescimbeni accennati nella nota precedente.

(7) I. Affò, Istoria della città e ducato di Guastalla, cit., I, p. VI: "Recatomi in fatti a Roma, niuna cosa mi fu più a cuore, che il far diligente ricerca della Storia inedita di Guastalla, che aveva lasciata il celebre suo primo Abate Monsignor Bernardino Baldi. L'adito ottenutomi da sua Eccellenza la Signora Principessa Donna Marianna Cybo Albani di poter liberamente far uso della sceltissima Biblioteca del Signor Principe suo Consorte, trovar mi fece quell'opera, che indarno avrei cercato altrove. Vidi in essa con mia sorpresa inseriti vari pregevolissimi documenti per l'addietro a me ignoti, pe' quali mi rallegrai di non aver prima d'allora pensato a far uso pubblico della mia Storia".

(8) Ripubblicati in A. Serrai, Bernardino Baldi, cit., pp. 136-155 (per la menzione dell'Historia e della Scelta in questi elenchi si vedano rispettivamente: p. 148, nota 288; p. 149, nota 293).

(9) Il Libellus de direptione suae patriae del Lisci è stato pubblicato ne Il Sacco di Volterra nel MCDLXXII. Poesie storiche contemporanee e commentario inedito di Biagio Lisci volterrano tratto dal Cod. Vat. Urbinate 1202, a cura di L. Frati, Bologna, Romagnoli dall'Acqua, 1886, pp. 113-159.

(10) Al dibattito parteciparono Fabio Benvoglienti, Fabio Albergati, Uberto Foglietta, Rinaldo Corso e Giovanfrancesco Lottini. Tutti questi notevoli pareri sono, tranne quello del Benvoglienti, ancora inediti.

(11) Per lui si veda: G.C. Brockelmann, Geschichte der Arabischen Literatur, Leiden, Brill, 1943-1949, II, p. 53 e Supplementbande, Leiden, Brill, 1937-1942, II, pp. 40-41 (nome completo secondo il Brockelmann: Abu 'l-Fadl M. b. M. b. M. b. as-Sihna Muhibaddin al-Halabi); The Encyclopaedia of Islam, alla voce: IBN AL-SHIHNA, Muhibb al-Din Abu 'l-Fadl Muhammad.

(12) Cfr. J. Sauvaget, "Les perles choisies" d'Ibn ach-Chihna, Beirut, 1933.

(13) Il catalogo casanatense, autografo del Baldi, elencante sia stampe sia manoscritti, è stato edito in A. Serrai, Bernardino Baldi, cit., pp. 261-752. Per i lemmi dei manoscritti arabi, qualche volta incomprensibili, si veda: Ibidem, pp. 312, 376, 420, 569, 592, 694. Colgo l'occasione per segnalare dove siano finite alcune stampe e un manoscritto elencati nel catalogo casanatense e riconoscibili ora dalla firma del Baldi visibile sul frontespizio. Do inizialmente la pagina dell'edizione Serrai e il numero da lui attribuito al lemma e poi l'attuale luogo di conservazione della copia: p. 401 (Ms. 22. C. 138: "Cosmici elegiae"): il codice è ora conservato nella Biblioteca comunale di Padova; p. 539 (55.I.87: Zonara): ora Sala 5 H* II 13 della Biblioteca comunale dell'Archiginnasio di Bologna; p. 719 (98. T. 40: Tertulliano): ora Sala 4 U II 10 della stessa biblioteca; p. 645 (83.P.129: Polibio): ora Sala 5 D V 33 della stessa biblioteca; p. 335 (8.A.166: Anticlaudianus e Claudiano): ora Sala 16 c VII 3 della stessa biblioteca.

(14) Frutto dei quali furono i Commentaria in primum caput Geneseos ora smarriti, ma consultati ancora dal Crescimbeni e dall'Affò: A. Serrai, Bernardino Baldi, cit., p. 141, nota 260.

(15) Era un'opera in cinque volumi ora smarrita, ma descritta ancora, quando era nella Biblioteca "Albani", dal Crescimbeni e dall'Affò: Ibidem, p. 141, nota 257.

(16) Leggenda ermetica e poi gnostica, accolta nel Corano (Sura II 34 e Sura VII 10).

 

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