Rivista "IBC" XIV, 2006, 4

musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni

Andy Warhol's Timeboxes, a cura di G. Salvaterra, Milano, Federico Motta Editore, 2006.
Un artista in scatola

Priscilla Zucco
[collaboratrice dell'IBC]

L'artista è Andy Warhol e le scatole sono le Time Capsules che dal 1974, in concomitanza con un trasloco, l'artista cominciò a riempire mensilmente di carte e oggetti vari, come inviti, lettere, fatture, riviste, cioccolatini, capi di vestiario, bigiotteria e chincaglieria da mercato delle pulci. Su ogni scatola era poi annotata la datazione. Alla sua scomparsa le scatole erano in tutto 612: attualmente sono conservate negli archivi dell'Andy Warhol Museum di Pittsburgh.

Intorno alle capsule del tempo e al loro significato è concepita la mostra "Andy Warhol's Timeboxes" curata da Gianni Salvaterra, che il 22 luglio 2006 ha inaugurato il nuovo Centro espositivo d'arte moderna e contemporanea nell'ex Pescheria centrale di Trieste (www.andywarholtimeboxes.com). Sotto le grandi arcate della primitiva aula di vendita sono stati creati sei ambienti delimitati da scatole di cartone e rivestiti all'interno da carte da parati di Warhol. Ogni installazione è dedicata ai principali aspetti della sua creatività: gli screen tests, gli oggetti culto disegnati o trovati (soprattutto scarpe e brillanti artificiali), i ritratti serigrafici dei personaggi famosi, i lungometraggi di sperimentazione concettuale, la rivista "Andy Warhol's Interview" pubblicata a partire dal 1969, le copertine di incisioni discografiche, i ritratti di famiglia, i certificati personali, la Silver Factory con le fotografie di Stephen Shore.

Mentre nell'esposizione l'assenza delle reali Time Capsules orienta la lettura piuttosto sulla pratica artistica di Warhol, nel catalogo che l'accompagna, sempre curato da Gianni Salvaterra, emerge più chiaramente la loro polisemanticità in quanto luogo privilegiato per un'analisi della personalità sia privata che professionale dell'artista ma anche della collettività che lo circonda. Poiché "ogni Time Capsule è in rapporto con l'artista, ma in misura di molto maggiore è in rapporto con il suo tempo", scrive Robert Resenblum nel saggio di apertura. La Time Capsule si eleva così al rango di sito archeologico dove rintracciare lo zeitgeist dell'epoca.

Gli interventi di tre personalità dell'Andy Warhol Museum di Pittsburgh - Tom Sokolowski, direttore; Matt Wrbican, assistente archivista; John W. Smith, assistente del direttore per la ricerca e le collezioni - considerano le Time Capsules rivelatrici degli aspetti più intimi di Warhol, quelli che egli preferiva celare nella vita sociale. Come il collezionismo onnivoro, non solo rivolto a pezzi importanti quali il mobilio ottocentesco e l'argenteria Art Déco, ma anche agli oggetti di arte popolare legati al periodo della sua adolescenza. Questi oggetti, per la loro quotidianità e familiarità, sembrano parlare dello scorrere del tempo e delle nostre vite.

L'ossessione collezionistica e la raccolta cospicua di documentazione iconografica e testuale sono anche alla base delle produzioni artistiche warholiane. La catalogazione dei materiali delle Time Capsules, oltre a fornire le fonti per la ricostruzione biografica, ha portato alla scoperta di un'annotazione che rivela l'intenzione di Warhol di vendere le stesse Time Capsules come opere d'arte ("Dovrei cercare di rendere ogni scatola un po' interessante, dovrei metterci almeno un capo di abbigliamento, tipo una maglietta o un paio di mutande"). Nel loro contenuto apparentemente casuale potrebbe dunque celarsi la chiave compositiva dell'estetica pop.

Il catalogo, oltre che nella multicolore versione bilingue curata graficamente dall'artista americano amico di Warhol, Kenny Scharf, esiste anche in una edizione limitata molto costosa che con pop-up e invenzioni mobili si ispira all'Index (Book) warholiano.

 

Andy Warhol's Timeboxes, a cura di G. Salvaterra, Milano, Federico Motta Editore, 2006, 344 p., euro 60,00.

 

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