Rivista "IBC" XV, 2007, 1

Dossier: La storia torna a scorrere

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, dossier /

Una ruota: l'emblema di una lunga storia

Stefano Pezzoli
[IBC]

Dal 22 al 25 marzo 2007, nella XIV edizione del Salone di Ferrara (www.salonedelrestauro.com), come in altre occasioni precedenti, l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) presenta un intervento di restauro: quest'anno è relativo a un manufatto idraulico, la ruota di una gualchiera operante sino agli anni Trenta del Novecento lungo il Canale delle Moline a Bologna. Tale ruota venne tolta dall'alloggio originario a seguito di lavori di copertura del canale avvenuti nei primi anni Settanta e poi esposta presso il Museo della civiltà contadina di San Marino di Bentivoglio, nella pianura fra Bologna e Ferrara.

L'opportunità di questo restauro va al di là del mero intervento di salvataggio di un singolo manufatto storico (in questo caso un pezzo novecentesco recante segni di diversi aggiustamenti), e vale soprattutto come recupero dell'ultima ruota esistente di questo genere fra quelle che ancora operavano verso la metà del secolo passato, superstite testimonianza di una secolare attività di sfruttamento dell'energia idraulica nella città di Bologna. E pure segno tangibile di un'altra realtà urbana, che ora sta riemergendo dopo alcuni decenni d'oblio, quella di una città percorsa da canali, come veicoli d'approvvigionamento idrico e motori di numerose attività manifatturiere. Non è ancora stato stabilito ove questa ruota verrà collocata in futuro, ma l'evento del suo recupero sta comunque tutto nel riconoscimento di una storia della città, dentro il suo organismo, nel cuore della sua vicenda storico-economica.

Questa ruota si collega pertanto al tema complessivo della "recente riscoperta" delle acque a Bologna. Dal piano regolatore del 1889, il primo, che con la sua griglia si sovrapponeva senza la minima "tolleranza" per le canalizzazioni esistenti, si deve arrivare all'odierno Piano strutturale comunale per vedere riconosciuta importanza alle vie d'acqua storiche e soprattutto per vedere prospettata una valorizzazione ambientale. In mezzo c'è solo una storia di occultamento dei corsi d'acqua, maleodoranti e altamente inquinati perché ridotti a fognature. L'inversione di tendenza accade verso la metà degli anni Ottanta con il risanamento igienico dei canali di Reno e delle Moline, dai quali sono sviate le acque nere. Da questa prima operazione riparatrice si passa a una serie di più o meno importanti eventi che toccano diversi luoghi delle acque sia nel centro urbano che nella periferia, e oltre il confine comunale bolognese.

Il primo intervento, nel 1994, ha emblematicamente recuperato il significato della forza motrice dell'acqua, produttrice di energia elettrica, rinnovando quell'ultima significativa innovazione nella dimensione "industriale" dei canali bolognesi che fu la realizzazione della centrale idroelettrica del Battiferro, fra 1898 e 1901, con lo sfruttamento di una caduta d'acqua del canale Navile. Parliamo della moderna centrale idroelettrica del Cavaticcio, che approfitta di un salto di 14 metri sul condotto derivato dal canale di Reno, al di sotto di largo Caduti del lavoro: progettata dall'Ufficio tecnico del Comune di Bologna insieme all'ingegnere Paolo Lamberti, veniva ad attuare un progetto del 1911 che non fu realizzato, e può produrre oltre otto milioni di chilowatt di energia pulita all'anno, pari a un equivalente consumo di oltre due milioni e trecentomila chili di olio combustibile.

Poco tempo dopo, fra il 1996 e il 1997, l'amministrazione comunale attua una radicale opera di risanamento igienico-sanitario del tratto urbano interrato del torrente Aposa, il corso d'acqua che assecondò il più antico insediamento bolognese, quello di epoca villanoviana. La riscoperta dei resti di un ponte romano (già individuato nel 1914) inglobati nel condotto, sotto la centralissima via Rizzoli, segmento urbano della via Emilia e decumano massimo di Bononia, ha suscitato grande interesse nella cittadinanza e ha stimolato pari curiosità su tutto l'insieme del sistema idraulico storico bolognese.

Di lì a poco, nel 1998, lungo le vie Malcontenti e Piella la demolizione di obsoleti servizi igienici pubblici (i "vespasiani") ha permesso la riappropriazione della visuale su due tratti scoperti del canale delle Moline, nel cuore del centro storico, in una dimensione sorprendentemente suggestiva, che rinvia a proposizioni pittoriche della prima metà dell'Ottocento (Antonio Basoli e Luigi Venturi). E anche in questo caso si è potuta constatare da parte dei cittadini una consapevole e diffusa condivisione della qualità del sito riscoperto.

A Casalecchio di Reno, all'incipit del canale, nello stesso 1998 veniva recuperato a migliorata fruizione pubblica il terreno adiacente allo sbarramento fluviale, quello che in anni lontani aveva avuto la funzione (e pure la denominazione) di "lido", spazio per attività balneari a surrogato di quelle marine. E contemporaneamente la chiusa monumentale sul Reno si vedeva valorizzata da un efficace impianto di illuminazione.

A seguire si possono ricordare capillari interventi lungo tutta l'asta del sistema canale di Reno e canale Navile: dal restauro della casa di guardia alla Chiusa di Casalecchio a quello del settecentesco Ponte Nuovo nella periferia a nord di Bologna, dalla riapertura del canale alla Grada, appena oltre le mura trecentesche, al riattamento della conca di navigazione al Battiferro. Episodi tenuti insieme da una percorribilità ciclabile al seguito del corso d'acqua, da tempo realizzata compiutamente fra Casalecchio di Reno e il centro storico di Bologna, in parte praticabile ma necessitante di una definitiva sistemazione nel percorso settentrionale, fra la città e i quartieri periferici, dove si trova l'importante Museo del patrimonio industriale e dove spiccano cinque antichi sostegni per la navigazione, l'ultimo dei quali, a conca ovoidale, progettato dal Vignola.

Quest'ultima parte è stata oggetto di un radicale lavoro di pulizia dell'invaso che ha dimostrato, tra l'altro, l'utilizzo del condotto negli anni come discarica, ed è stata corredata da una nuova segnaletica che consente un migliore utilizzo del tracciato, ma restano tuttavia da compiere ancora importanti lavori migliorativi. Oltre Bologna, verso nord, si segnalano ancora due importanti realizzazioni degli ultimi tempi: la riapertura del canale nel centro storico di Bentivoglio, con un ritorno a una caratterizzazione storica fra il castello bentivogliesco, il prezioso palazzo Rosso di Alfonso Rubbiani e gli opifici che lo affiancavano; più oltre, sull'argine sinistro del canale, è stata aperta una strada ciclabile che unisce la frazione di Pegola al capoluogo di Malalbergo, dove anticamente la navigazione accedeva all'ampio invaso delle valli.

Non è poi cosa secondaria, tornando a Bologna, ricordare anche ulteriori interventi che sono stati progettati o per lo meno prospettati, opere di valorizzazione e di recupero della memoria. Si possono citare le aperture del canale di Reno, una in via della Grada, a ridosso della ex pellacaneria dal lato rivolto alla via San Felice (di cui esiste già un progetto di massima del Comune), l'altra in via Riva di Reno, alle spalle della chiesa della Madonna del Ponte delle Lame. E poi: l'apertura di un breve tratto del canale Cavaticcio, dove era il porto urbano di Bologna, a ridosso dell'edificio della Salara. Ancora, proseguendo verso est il corso del canale che sta sotto via Riva di Reno, all'incrocio con via Galliera, si evidenzia la possibilità di mettere in vista, sotto una lastra di vetro, il sottostante ponte medievale a schiena d'asino. Più oltre, dove il canale delle Moline sottopassa l'omonima via, una piccola porta e una scaletta conducono a uno spazio a pelo d'acqua ove nei primi del Novecento era attiva una turbina per la produzione di energia elettrica: restano ancora le opere civili e il manufatto meccanico potrebbe essere riproposto e pure valorizzata la vista dall'alto, ripristinando un affaccio sulla rapida dell'acqua che qui si manifesta.

Di una possibile realizzazione di grande impatto per la produzione di energia elettrica (una ruota idraulica alla Canonica di Casalecchio) si parla in un apposito capitolo di questo dossier. Concludo dicendo che l'antico percorso dei canali di Reno, Moline, Cavaticcio e Navile (ma anche quello del canale derivato dal Savena, nel tratto fra San Ruffillo e Chiesa Nuova) collega lungo tutto il suo ramificato sviluppo urbano una successione di parchi pubblici, e fuori città vaste zone umide, di grande interesse naturalistico, come pure diversi luoghi culturali: dalla Certosa monumentale al Castello di Bentivoglio, passando per la Cineteca comunale, la Galleria d'arte moderna e il Museo del patrimonio industriale.

 

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