Rivista "IBC" XVIII, 2010, 3

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / inchieste e interviste, interventi, progetti e realizzazioni

Perché la Linea Gotica non riesce ancora ad attirare le migliaia di visitatori che camminano lungo i sentieri del Carso o le spiagge della Normandia? Cosa c'è, cosa manca e cosa occorre per varare un progetto all'altezza della storia.
Concordare sulla Linea

Roberto Bacchilega
[architetto]

Gli eventi tragici legati alle due guerre mondiali hanno avuto come teatri quasi tutti i paesaggi d'Europa: paesaggi ricchi di storia, di cultura e di memorie che sono stati terribilmente feriti dalla cieca violenza delle battaglie e dal passaggio devastatore dei fronti. Questi paesaggi, che raccontano la nostra storia recente, sono tuttora disseminati di segni di quegli eventi; segni ancora vivi, perché fortemente evocativi e portatori di emozioni forti per chi ha preso parte a quei fatti, ma anche per chi li ha solo sentiti raccontare. Segni che, opportunamente preservati e valorizzati, possono dare ancora oggi il senso di quelle immani tragedie e aiutare a mantenere viva la memoria di quei giorni anche dopo la scomparsa dell'ultimo protagonista di quegli eventi.

L'attività professionale di architetto del paesaggio mi ha spinto a indagare, dal mio particolare osservatorio, quali possono essere i rapporti che si instaurano tra paesaggio e memoria storica, quali esiti possono scaturire da questi rapporti e quali dovrebbero essere i criteri da seguire per rendere i luoghi di memoria vivi, conosciuti e visitati, in maniera che possano assolvere in pieno alla loro funzione di patrimonio storico-culturale e di testimonianza per noi contemporanei e per le generazioni future.

Tra una spiaggia della Normandia, una montagna nel Carso, un prato nella campagna belga, una abbazia con il suo giardino nel Lazio, per fare solo qualche esempio, sono evidenti le differenze esterne: il mare, le rocce, la vegetazione, la morfologia, l'architettura... Eppure questi paesaggi e questi siti così diversi hanno tutti qualcosa in comune: sono stati i teatri di alcuni degli avvenimenti drammatici che hanno segnato indelebilmente il secolo scorso. E ne portano le tracce: in Normandia, i resti del porto artificiale sulla spiaggia di Arromanches, la spiaggia di Omaha con il monumento ai caduti, un bunker tedesco a Longues Mer; sul Carso, i resti delle trincee della Prima guerra mondiale; in Belgio, il memoriale di Malmedy che ricorda l'eccidio di cento prigionieri americani da parte delle SS; a Montecassino, l'abbazia ricostruita.

Questi paesaggi, che conservano, anche se non sempre in modo immediatamente visibile, la memoria di eventi così tragici, sono percorsi annualmente da centinaia di migliaia di persone. La memoria della storia recente si sta sempre più qualificando come arricchimento dell'offerta turistico-culturale di un territorio. Da una veloce e sommaria indagine, senza la pretesa di fornire dati rigorosi ma solo con l'intento di avere un quadro di massima delle potenzialità in campo, risultano attivi, oltre ai numerosi itinerari sui luoghi dei fatti storici:

· in Normandia: 26 cimiteri e 6 importanti musei, fruiti annualmente da oltre ottocentomila visitatori;

· nel Triveneto: decine di chilometri di percorsi (intrecciati con quelli del Club alpino italiano e di altre associazioni), resti di forti, trincee e acquartieramenti, con una sessantina tra sacrari, cimiteri e musei, visitati da oltre duecentocinquantamila persone;

· sulle Ardenne: cimiteri, memoriali (quello di Malmedy è il più famoso) e musei (oltre una trentina), frequentati da circa centomila persone all'anno, provenienti in gran parte da oltreoceano;

· a Cassino: 5 cimiteri e 2 musei, che accolgono oltre venticinquemila visitatori all'anno.

Anne Leslie Saunders, docente di Lingua e letteratura latina e Cultura rinascimentale presso il College di Charleston, negli USA, ha recentemente pubblicato una guida sui luoghi della Seconda guerra mondiale in Italia e stima che il numero potenziale di turisti di lingua inglese interessati a ripercorrere i luoghi dei principali eventi della campagna d'Italia possa essere molto simile a quello dei visitatori statunitensi che ogni anno approdano in Normandia.1

I territori che ho menzionato sono mete turistiche molto frequentate per le testimonianze storico-artistiche presenti e per gli ambienti naturali, ma a queste peculiarità si è aggiunto il patrimonio storico-culturale rappresentato dai luoghi e dai percorsi della memoria. Di questo arricchimento dell'offerta turistica hanno ovviamente beneficiato tutte le strutture ricettive e di servizio presenti sul territorio: alberghi, agriturismi, ristoranti, cantine, negozi, agenzie e guide turistiche. Le relazioni e interazioni tra paesaggi tutelati e memorie storiche, conservate e valorizzate, hanno dato evidentemente buoni frutti.

E della nostra Linea Gotica? Cosa si può dire? Nel vasto territorio interessato dall'ultima difesa tedesca in Italia, come sappiamo, si trovano tantissimi siti di interesse storico-culturale e testimoniale: trincee, bunker, rifugi, acquartieramenti, cimiteri, monumenti, percorsi, cippi, lapidi, musei e collezioni private, che riguardano sia l'epopea della lotta partigiana e delle stragi di civili, sia le storie di tutti quei soldati che, provenendo da paesi lontani, qui hanno combattuto e sono caduti. Questi luoghi, così profondamente segnati dagli orrori della guerra, rappresentano non solo un giacimento della memoria per noi e per le generazioni che verranno, ma anche un'opportunità di valorizzazione territoriale e di sviluppo economico sostenibile, così com'è stato per la Normandia o le Ardenne.

L'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), attraverso l'elaborazione del progetto regionale "Linea Gotica", ha svolto un immane lavoro di documentazione e individuazione di siti interessati dalla lotta di liberazione e dal passaggio del fronte e ha posto all'attenzione degli amministratori pubblici il problema della tutela e della valorizzazione di tutto quel patrimonio storico: un patrimonio la cui importanza, per la vastità e l'ampiezza degli attori coinvolti nel conflitto, supera i confini regionali e nazionali.2

I finanziamenti, finora stanziati con il metodo del bando, sono stati frammentari e hanno portato risultati inferiori alle potenzialità del progetto. Oggi i tempi sembrano però maturi per fare un salto di qualità, per portare il progetto al rango di vero e proprio sistema integrato, e a un livello internazionale di conoscenza, di visibilità e di fruizione. Ma è chiaro che occorre uno sforzo da parte di tutti i soggetti coinvolti, in primo luogo degli enti pubblici, ma anche delle forze economiche, in particolare di quelle legate al turismo, che devono mettersi in gioco e investire anche le loro risorse in questo progetto, perché si sta parlando di un patrimonio che, oltre ai fondamentali aspetti culturali e di conservazione della memoria storica, rappresenta un'innegabile opportunità di sviluppo economico, come accade nelle realtà già citate.

Non è però sufficiente mettere in campo un progetto generale ben studiato, la volontà politica e cospicue risorse economiche: per ottenere buoni risultati, occorre una grande volontà di collaborare tra tutti i soggetti coinvolti e altrettanta chiarezza su quali debbano essere i criteri da seguire per progettare, recuperare e mantenere i "luoghi della memoria". In un documento elaborato dal Memoriale di Caen, in Normandia, si afferma che un luogo di memoria si caratterizza per avere un forte valore di evocazione e per essere un luogo di identità che trasmette al visitatore profonde emozioni e stimoli di riflessione.3 L'intervento di tutela, di recupero o di semplice consolidamento, perciò, deve essere effettuato con la massima leggerezza: per evitare di alterare queste caratteristiche e permettere al visitatore di sentirsi partecipe dell'accaduto.

Ai criteri di tipo valoriale è necessario aggiungere considerazioni di ordine tecnico-pratico, perché il restauro e la conservazione fisica di questi luoghi mantengano uno stretto rapporto con il paesaggio circostante. A questo scopo diventa indispensabile:

· operare un restauro rigorosamente scientifico degli elementi e dei manufatti da conservare, senza avventurarsi in ricostruzioni forzate;

· preservare il più possibile lo spazio vitale del luogo di memoria, per garantirne nel tempo l'integrità e la dignità;

· mantenere, quando esistenti e non troppo alterati, i rapporti spaziali e visuali con il paesaggio circostante, soprattutto quando sono funzionali alla comprensione del luogo;

· nella progettazione di percorsi, segnaletica, pannelli esplicativi, manufatti, sedute, funzionali alla fruizione del luogo, evitare il più possibile l'utilizzo di prodotti standardizzati, ma cercare di contestualizzare il nuovo intervento attraverso un disegno originale degli elementi, integrato nel luogo e ispirato ai fatti che vi si sono svolti, e l'utilizzo di materiali congrui alla sistemazione;

· inserire un'opera o una installazione artistica in grado di aggiungere ulteriore pathos, utilizzando anche la forza dell'arte come veicolo della memoria.

L'assenza di tutti o di alcuni di questi criteri rischia di vanificare, o quantomeno sminuire, la portata della testimonianza.

La collaborazione e l'integrazione fra i vari soggetti in campo (enti pubblici, forze economiche, storici, progettisti, artisti...) ma, soprattutto, l'individuazione di criteri progettuali condivisi, sono aspetti fondamentali per perseguire e garantire quegli standard di qualità formale e funzionale che possono fare di un "luogo di memoria" un posto da visitare e far visitare: un'esperienza e un ricordo indimenticabile, da raccontare.


Note

(1) A. L. Saunders, A Travel Guide to World War II Sites in Italy. Museums, Monuments, and Battlegrounds, Charleston (South Carolina, USA), Travel Guide Press, 2010 (travelguidepress.com).

(2) Si veda in proposito il sito web dell'IBC: www.ibc.regione.emilia-romagna.it/wcm/ibc/menu/istituto/04attivita/13progetti/prog/lineagotica.htm. Più in generale, sulle nuove modalità di trasmissione della memoria del XX secolo: Che il viaggio non sia stato inutile. Il Novecento: storie, memorie e luoghi, a cura di P. Tamassia, "IBC", XVIII, 2010, 2, pp. 49-72.

(3) Si veda in proposito l'intervista a Claude Quétel, già direttore scientifico del Mémorial de Caen: V. Paticchia, Comunicare la storia, "IBC", VIII, 2000, 1, pp. 28-29; ora in: Una parola dopo l'altra. Interviste e conversazioni sulle pagine di "IBC", a cura di V. Cicala e V. Ferorelli, Bologna, Bononia University Press - Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2010, pp. 39-43.

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