Rivista "IBC" XIX, 2011, 2

territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / pubblicazioni

Il castello e la campagna. Castel Guelfo di Bologna nei secoli XIV-XVIII, a cura di L. Grossi, Bologna, Pendragon, 2010.
Castel Guelfo: il disegno della campagna

Stefano Pezzoli
[IBC]

Pare quanto mai appropriata la dedica a Lucio Gambi che apre il volume uscito nello scorcio dell'anno passato in occasione del settecentenario di Castel Guelfo, centro di cerniera fra la pianura orientale bolognese e il territorio imolese. Gambi, infatti, fu prezioso consigliere e supervisore di precedenti opere: una dedicata alla vicenda storica del luogo (Castel Guelfo di Bologna dal Medioevo al Novecento, 2000), un'altra sulle fonti cartografiche storiche pertinenti l'ambito vasto in cui è inserito il territorio di Castel Guelfo (Le fonti geoiconografiche del territorio bolognese orientale, 2000), e un'altra ancora basata su di un'analisi interdisciplinare, archeologica, geologica e storica mirata a ricostruire il modo di abitare in età antica e medievale (Castel Guelfo di Bologna: un caso di studio. Geologia, archeologia e storia dell'insediamento tra Idice e Sillaro, 2003).

Pertanto, in questo recente volume, curato come i precedenti da Lorella Grossi, dell'insegnamento di Gambi rimane la decisa capacità di fondere geografia e storia per interpretare la vicenda insediativa di un territorio di confine fra il Trecento e il Settecento. Nel primo capitolo, Marinella Zanarini approfondisce la fondazione nel 1310, da parte dei bolognesi, di due fortificazioni nel territorio del Medesano: una, Castel Guelfo, resterà nel tempo; un territorio che era appartenuto alla Chiesa imolese: la studiosa, attraverso la lettura di documenti d'epoca, analizza la riorganizzazione dei terreni agricoli che conseguentemente impose la necessità di difenderli, realizzando due centri chiusi da barriere difensive.

L'immagine del territorio compare dal secondo saggio, di Paola Foschi, che propone l'esame di una mappa del 1477 relativa ai confini fra Bologna e Imola. La pianta, conservata presso l'Archivio di Stato di Bologna nel fondo "Assunteria di Confini e Acque", è disposta con l'ovest in alto e seleziona corsi d'acqua, strade e abitati, questi ultimi rappresentati con vignette che mostrano le località più importanti col disegno delle mura, delle torri, delle porte (Imola la più complessa, Castel Guelfo, Castel San Pietro e Dozza più sintetiche), mentre le altre appaiono come singole case col coperto a due spioventi. La descrizione del suolo è muta, tranne che nell'area settentrionale del territorio rappresentato, ove schizzi imitativi di piante palustri segnalano la presenza di aree vallive. Vi sono simbolizzate le possibili modalità di viaggio: un asino munito di basto e una piccola barca con conducente al remo che scende la corrente in corrispondenza di Portonovo di Medicina. La compilazione di questo documento, prezioso anche per le sue indicazioni toponomastiche, deriva dalla controversia fra Imola e Bologna, insorta poco dopo la metà del XV secolo, sui confini fra i rispettivi territori.

Maria Luisa Bisognin, nel suo capitolo, espone la mappa rilevata dal perito Giovanni Antonio Conti nel 1707, prima rappresentazione misurata dell'odierno territorio comunale, dove il centro storico è raffigurato dal solo perimetro murario, mentre nella campagna compaiono i segni confinari delle proprietà, la trama viaria, e soprattutto i nuclei poderali raffigurati in veduta prospettica, con anche qualche reale segno di riconoscimento: torri colombare, fornaci e porticati. Una pianta che costituisce un vero e proprio catasto metrico particellare, rimasto però amputato nei registri e nelle rubriche d'accompagnamento, per cui non è interpretabile nei criteri di stima dei terreni; ma è un esempio interessante, che anticipa notevolmente l'opera di accatastamento nella Legazione bolognese.

Il volume procede con un intervento di Anna Rosa Bambi sull'opera dei periti agrimensori in età moderna, ovvero quei tecnici al servizio dei privati, ma anche di pubblici organismi, che fra la fine del Quattrocento, sino all'epoca napoleonica, redassero stime di terreni con relative mappe. Conseguente a questo intervento, e conclusivo del volume, è il regesto delle perizie agrimensorie relative al territorio di Castel Guelfo fra il XVI e il XVII secolo, regesto curato dalla stessa Anna Rosa Bambi insieme a Maria Luisa Bisognin, Maurizio Molinari e Alessandra Scagliarini. La schedatura è tratta dal fondo archivistico "Studio Hercolani, Periti Agrimensori" conservato presso l'Archivio di Stato di Bologna, costituito da 132 volumi suddivisi per nome del perito. Vivace e curioso l'apparato illustrativo, con porzioni di campagna, dove nel reticolo misurato sul terreno si affacciano brani di vedute su strade alberate, case e rustici efficacemente ritratti (con le loro pertinenze di aie, forni, pollai, pozzi, maceri, capanne, fornaci), su chiese e oratori, e pure su relitti medievali, come i resti di castelli distrutti.


Il castello e la campagna. Castel Guelfo di Bologna nei secoli XIV-XVIII, a cura di L. Grossi, Bologna, Pendragon, 2010, 119 pagine, 20,00 euro.

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