Rivista "IBC" XX, 2012, 1

musei e beni culturali / convegni e seminari, restauri, storie e personaggi

"Orsi a Novellara. Un grande manierista in una piccola corte", Novellara (Reggio Emilia), Teatro della Rocca Gonzaga, 19 novembre 2011.
Alla corte di Orsi

Elisabetta Landi
[IBC]

All'importante mostra reggiana del 1987 su Lelio Orsi aveva fatto seguito, a distanza di pochi mesi (gennaio 1988), il convegno allestito nel Teatro della Rocca Gonzaga di Novellara a cura dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC). Il 19 novembre 2011, a cinquecento anni dalla nascita del pittore, il Comune di Novellara, in collaborazione con la Provincia di Reggio Emilia e la Soprintendenza ai beni artistici e storici di Modena e Reggio Emilia, ha organizzato in quella stessa sede una giornata di studi per celebrare il maestro, e fare il punto sulle acquisizioni scientifiche più recenti.

Lelio Orsi (Novellara, 1508 o 1511-1587), tra le maggiori personalità del Cinquecento emiliano e per quarant'anni al servizio dei Gonzaga, ha lasciato un'impronta indelebile sul volto rinascimentale di Novellara. Il disegno per il centro storico, con le case porticate che si affacciano sulla piazza, è opera sua, e così pure la decorazione di tanti edifici, commissionati dalla corte. Lelio fu pittore prolifico, e gran disegnatore, oltreché scenografo e architetto. Tra le sue imprese più impegnative si ricorda la decorazione del salone del Casino di Sopra, il suo più vasto e articolato progetto, che su tre ordini e per la lunghezza di tre pareti rappresenta le allegorie della Pace, della Guerra, delle Arti e dell'Agricoltura, intervallate da cariatidi e telamoni. In deposito presso la citata Soprintendenza, il complesso si trova al Museo Gonzaga dal 1988, mentre in occasione del convegno del 2011 ha lasciato la Galleria Estense di Modena, anche se per poco, l'affresco con il Ratto di Ganimede: il capolavoro, già sito nel camerino omonimo della Rocca, è organizzato come un cielo rotante che ricorda la cupola del Correggio.

Con Allegri, e con Nicolò dell'Abate, Lelio fu il protagonista della stagione artistica che nel XVI secolo interessò le piccole corti del territorio reggiano. Erano centri vivacissimi, e ultimi baluardi dell'estremo feudalesimo rinascimentale emiliano: oltre a Novellara, Correggio, Scandiano, Sassuolo. Come ha spiegato Massimo Pirondini, esperto del pittore e presente al convegno con una relazione sugli acquisti orsiani del Museo civico di Novellara, Orsi fu una personalità straordinaria, nota agli studiosi e agli addetti ai lavori ma ancora oggi relativamente poco nota. Questo per tre ragioni. Prima di tutto, l'ambito geografico circoscritto della sua vita, che si svolse essenzialmente in provincia, fra Novellara e Reggio (nonostante i ripetuti intervalli a Roma e a Venezia), in una zona, quella dell'Emilia occidentale, trascurata dalla storiografia del tempo: se il Vasari dedicò poche pagine al Correggio, ignorò del tutto Lelio Orsi. Poi, la dispersione di molti dei suoi dipinti, per non parlare degli affreschi, e la vocazione di questo artista a un'elaborazione grafica "di nicchia", dalla quale scaturirono i disegni oggi in gran parte al Louvre e presso i più importanti musei inglesi e statunitensi; una produzione raffinatissima, ma riservata a pochi collezionisti e intenditori. Infine, l'appartenenza a una cultura di corte, la cultura della Maniera, e a un ambito intellettuale dai temi ermetici, lo stesso del Parmigianino, sottovalutato fino alla metà del secolo scorso. Questa situazione, però, oggi si è ribaltata, e stime elevatissime alle quali vengono battuti i lavori di Lelio Orsi ne testimoniano la riconsiderazione.

Rilanciare la figura del pittore e farla conoscere al grande pubblico, ripercorrendone la produzione, è stato lo scopo del convegno. Qui si è parlato della decorazione padana (Mazza), dell'urbanistica del rinascimento (Baricchi, Cristoforetti), del Museo Gonzaga di Novellara (Pirondini), del Castello di Querciola (Costa), dell'oratorio del Gonfalone (Vannugli), e inoltre di collezionismo (Ciampolini), di attribuzioni (Carofano), degli artisti più vicini all'arte di Lelio (Negro) e specialmente di Raffaellino da Reggio, attivo per la corte di Novellara (Bigi Iotti) e per la Sala del Fico (Zavatta): uno straordinario ambiente, che, restaurato dall'IBC grazie alla legge regionale 18-2000, testimonia della maestria dell'Orsi nel progettare la regia dell'insieme con grottesche e finte architetture, espressione della raffinatezza della corte padana nel XVI secolo.

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